I figli d'arte sono all'altezza dei genitori? Vieni a parlarne su Award & Oscar.

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Riforma scommesse fatta dal banco e costo Tv ippica

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2017 20:25
21/01/2017 20:25

OFFLINE
Post: 10.749
Registrato il: 19/11/2001
Città: CARRARA
Età: 47
Sesso: Maschile
Una riforma delle scommesse ippiche da strapazzo fatta dal "banco" senza consultare gli appassionati scommettitori (sempre più considerati come mucche da mungere e non meritevoli di alcun rispetto); si continua a non mettere un limite alla percentuale di allibramento e assistiamo (e purtroppo assisteremo) a quote fisse di betflag e di snai assolutamente ladre (se non si mette per iscritto che sulle scommesse semplici a quota fissa le quote non possono superare il 115% l'ippica può chiudere anche subito, perchè lo scommettitore sarà pure una mucca da mungere ma non è detto che sia anche stupido).
A parte il fatto che, scimiottando qua e là l'Inghilterra, chi ha scritto quelle boiate scambia la tassa con il prelievo.
Spassoso il punto in cui si prevede che una parte della tassa sul margine vada a finanziare le immagini ippiche: ahaha, la tv ippica (in un momento in cui i premi al traguardo sono ai minimi storici e vengono pagati in ritardo, con operatori che faticano a mantenere se stessi e i loro cavalli) la Tv ippica dal 2012 al 2016 si è presa 53 milioni di euro (100 miliardi delle vecchie lire) senza creare cultura ippica (anche perchè molti dei neogiornalisti ippici non ce l'hanno proprio una cultura ippica, e sorge il dubbio che siano lì per raccomandazione o perchè amanti o fidanzate di driver, guidatori o persone ippicamente "importanti").
Concordo con quanto detto da Carlo Zuccoli nel Rosso dell'Uovo:
Una serie infinita di castronerie, a dimostrazione (non mi stancherò mai di dirlo) che nessuno, in Italia, ha le basi per costruire un modello di finanziamento dell’ippica, o di suggerire una qualsiasi cosa in questo campo, molto ostico.
In una sede “togata”, come dovrebbe essere una proposta di legge, innanzitutto la terminologia, che è sostanza, dovrebbe essere corretta.
Tutto è copiato (male, molto male, senza capire) dal sistema fiscale applicato nel Regno Unito ai bookmakers locali.
Mi riferisco alla cosiddetta Gross Profit Tax, correntemente abbreviata in GPT, che in quel Paese ha un’aliquota fissa (così deve essere) del 15%, su base settimanale.
I profitti lordi dei bookmakers, cioè il margine che quel mercato genera per i cosiddetti layers, sono tassati, settimanalmente, al 15%, quando settimanalmente esistono.
Si aggiunge il cosiddetto levy, che ora sarà modificato, non nell’aliquota, che è il 10%.
E quell’aliquota (15%) è stato il frutto di studi notevoli fatti da professionisti e si applica su ogni tipo di scommessa, a quota fissa, proposta da quei bookmakers.
In Italia, i proponenti delle modifiche, usano una terminologia completamente errata, e vorrebbero che fossero applicate due aliquote (loro lo chiamano prelievo, ma prelievo non è, perché è una tassa), il 33% per il retail business, le sale corse, e il 37% per l’on.- line business: aliquote buttate lì a caso.
Non riescono a capire che il prelievo è un parametro che si usa per il Totalizzatore e che, direttamente, incide sulla remunerazione degli scommettitori di successo, mentre la tassa, in questo caso sui profitti lordi dei bookmakers (se e quando esistono), non incide, direttamente, sulla remunerazione, salvo un abbellimento delle quote offerte, ma nel caso Italia, data la presenza del Totalizzatore Nazionale, questo non potrà avvenire perché, come ho spiegato mille volte (sempre inascoltato dai “sapientoni” ) la quota fissa e il Totalizzatore Nazionale non possono coesistere.
Poi la liability, la scopertura dei bookmakers nostrani è outrageous, insulta lo scommettitore, e il M.O.L.T di ogni mercato è folle, ma ciononostante, molto spesso il cavallo che vale 6/4 è offerto alla pari o quando vale 4/6 è offerto a 6/4.
Con tutto ciò quei bookmakers perdono, per incapacità assoluta di valutare le chances dei cavalli sui quali offrono le quote.
Tutti copiano (male) da quello che avviene nel Regno Unito, ma non seguono il mercato, a partire dalle H. 18 del giorno precedente, non conoscono allenatori, proprietari, fantini e. soprattutto, non conoscono le caratteristiche delle piste, i terreni, non seguono il mercato nel “durante”, dalle H. 10 di mattina all’off, e non hanno personale ad hoc in loco.
E, per la verità, la Legge vieta loro di fare hedging, ma se fossero autorizzati all’operazione non saprebbero da che parte incominciare.
Le due aliquote dovrebbero applicate esattamente al contrario: chi piů guadagna di piů (il retails business) deve essere tassato di piů dell’on – line business, che guadagna meno.
Il margine della sala corse, in tutto il mondo dove esistono i bookmakers, è minore dell’altro margine (on – line) ed è semplice capire il motivo: che scommette on – line ha vari conti aperti e facendo surfing sul net trova la quota migliore o la quota, a suo parere, sbagliata e colpisce.
Chi entra in una sala corse osserva le quote e scommette o non scommette, ma non gira tutta la città alla ricerca della quota migliore, né si serve del telefonino, perché quello scommettitore dovrebbe avere piů conti aperti, etc. e quel tipo d’individuo non si comporta così.
Per quanto riguarda il cosiddetto palinsesto libero, nell’attuale organizzazione (malata) del betting in Italia, non potrebbe funzionare.
A quel punto ogni bookmakers, per le immagini TV, per i dati, per i diritti a scommettere, dovrebbe firmare contratti, autonomi, con gli ippodromi e con le Autorità estere, e quel costo (5% sui volumi generati) ricadrebbe su di loro, mentre oggi è l’UNIRE che paga per le immagini e per quei diritti a scommettere.
Ma i “riformatori” non hanno l’idea di questi meccanismi.
Il guaio è che l’idea non l’hanno nemmeno le Autorità nostrane o coloro che devono scrivere le norme.
Il risultato sarà il solito pastrocchio all’Italiana: so what?
Qualche “sveltone”, sia pure assolutamente ignorante della materia scommesse, guadagnerà o spera di guadagnare.
Anche l’Ing. Tomaso Grassi e i suoi soci Melzi & Fabbri, attraverso il braccio armato Gualtieri, nel 1995, nel famoso “Martedì nero” del mese di Giugno, speravano di guadagnare con il cosiddetto Riversamento (Totalizzatore Nazionale).
Il risultato è che sono in braghe di tela loro e l’ippica Italiana.
Viva, i nani, le ballerine & i saltimbanchi & i riformatori, of course.
P. S. Ovviamente mi riferisco molto all'applicazione del mercato della quota fissa alle corse Inglesi, perché in Italia il mercato non esiste ed è sottoposto a regole assurde, anche del tipo dell'ora per iniziare a scommettere su di una corsa fissata da AAMS.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:54. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com