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il giorno che c'era un bel jackpot sul quintè avevo preparato un articolo che il giorno dopo di quello che scrivevo si è avverato quasi tutto
purtroppo non sono riuscito ad entrare nel forum per problemi tecnici cosi non ho potuto postarlo e mi sembrava inutile pubblicarlo a corsa avvenuta
la mia sintesi o meglio teoria era molto semplice
quando il riporto sul quintè diventa importante in un campo dove fra fratelli ,cugini e parenti
sono quasi tutti in pista se vogliono è molto facile aggiustare la corsa
dovete partire dal presupposto che la maggior parte di chi si cimenta e lavora nel mondo ippico
non vive nell'oro ma è un ambiente dove la povertà si tocca con mano e i cavalli devono mangiare oltre a loro tutti i giorni compresi i loro familiari e i premi vengono pagati con ritardi assurdi
e non mi và di parlare di alcuni personaggi molto discutibili che si aggirano nelle scuderie
perchè ci sarebbe da parlare per ore e ore
ricordatevi sempre dove ci sono scommesse e girano euro di pulito c'è molto poco
e per pochi spiccioli ucciderebbero pure la madre
probabilmente qualcuno se ne sarà già dimenticato ora vi giro alcuni articoli riguardanti il mondo ippico specialmente dove si parla di tris
quando vogliono combinare la corsa e questo lo dico perchè usano sempre il solito sistema
ai primi due posti fanno arrivare anchè cavalli favoriti ma poi al terzo e quarto posto
fanno arrivare cavalli meno quotati e al quinto ritorna un cavallo normale
questa corsa con importante riporto fu disputata il 27/06 a ss.cosma damiano
adesso guardate le quote del terzo quarto e sesto arrivato perchè anche il sesto avrebbe pagato 66 per coprirsi di un eventale rottura dei cavalli che avevano nei primi cinque posti
perchè è un classico far arrivare cavalli di quota in quei posti per far saltare tutti i sistemi
mi sono accorto molte altre volte vediamo se domani adottano lo stesso sistema per intascarsi tutto il cocuzzaro
chiaro le mie sono solo ipotesi che però hanno trovato fondamenta nel tempo
osservate bene le quote
11 DREAMOFDERBY PAR G.DI NARDO 1.80
2 DEMETRIA OP F.TUFANO 91 7.00
14 DOMINO DEGLI DEI V.D'ALESSANDRO JR 66.00
13 DUBAI PAX L.CUOZZO 27.00
1 DRUSO V.LUONGO 12.00
5 DRUSO NERONE GPD S.BORRINO SR 55.00
3 DAFNE D'OR R.GALLUCCI 13.00
7 DOTATUSS S.DI VINCENZO 11.00
8 DONATELLO WF C.MAIONE 9.50
9 DUCA DAN C.LAUDISIO 45.00
10 DISCOVERY JET SAV.GALLO
9 DYSIS DEL CIRCEO FIL.GALLO rit
DARDO MP GR.D'ALESSANDRO JR 14,00
DANCER REGAL A.SIMIOLI 14,00
quinte 7.500,00 euro
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Scommesse a 'nero' e corse Tris truccate
Gestivano un giro nazionale di scommesse clandestine sulle corse dei cavalli, ma anche sul campionato di calcio e sulla formula 1. Qualche volta truccavano anche le gare (solo quelle dei cavalli). I risultati di una competizione importanti come la Tris sono stati alterati 9 volte in tre mesi. La Dia (direzione investigativa antimafia) di Firenze, assieme ai Nas, alla polizia di Empoli e alla Guardia di Finanza romana, ha condotto un' indagine, coordinata dal pm fiorentino Luca Turco, che oggi ha portato in carcere 10 persone. Altre 44 sono indagate e sono state perquisite. Due degli arrestati sono toscani, Marco Bedani, che raccoglieva scommesse a Livorno e Giuseppe Marconcini di Empoli. Le scommesse clandestine non venivano prese solo da allibratori clandestini ma anche in cinque agenzie ufficiali di Toscana, Lazio e Lombardia. L' inchiesta ha fatto scoprire 9 Tris truccate nell' estate del 2001, a cui vanno aggiunte 5 del ' 99, già individuate dagli investigatori in una prima tranche dell' inchiesta. Le 14 gare sono state corse negli ippodromi di Siena, Livorno, Tor di Valle, Formia, Napoli, Cesena Ponte Cagnano, Albenga e Corridonia. Diversi i metodi utilizzati per alterare i risultati: dal pagamento dei fantini, con compensi da 1000 a 2500 euro, al cambio dei cavalli, all' utilizzo di sostanze dopanti per gli animali. Le accuse per arrestati e denunciati (fantini, allibratori, proprietari, allevatori e allenatori di cavalli) sono di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frode in competizioni sportive e di esercizio abusivo attività di scommessa. (mi.bo.)
MICHELE BOCCI
16 ottobre 2002
adesso vi riporto un articolo del 2014
17/05/2014
L’ippodromo del Garigliano, a Santi Cosma e Damiano, travolto da un’indagine dei carabinieri del Nas di Latina.
Alcuni cavalli sarebbero stati dopati. Alcune persone sono state già denunciate con l’accusa di aver truccato alcune competizioni sportive a cui hanno partecipato i cavalli sottoposti al trattamento farmacologico. A quanto emerso sarebbero stati usati farmaci corticosteroidi e vasodilatatori cerebrali.
L’ipotesi di reato, per adesso, è maltrattamento di animali. Ma gli accertamenti sono ancora in corso.
Sotto la lente d'ingrandimento dei magistrati sono finite 27 corse tris e supertris nel periodo che va dal 19 dicembre del 2006 al 27 giugno del 2007. Di cui 3 sono state disputate a Firenze, 6 a Roma, 4 a Bologna, 2 a Modena, 2 a Padova, 2 a Torino, 2 a Modena, 2 a Trieste, una a Milano, una a Castelluccio dei Sauri e altre in località non individuate. Non sempre, secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti il “giochino” andava a buon fine come nella Supertris di Tor di Valle del 1 giugno 2007.
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Elhert, sostiene la magistratura lucchese, avrebbe offerto mille euro al driver tedesco Heinz Wewering, uno dei più quotati a livello europeo, affinchè con il suo cavallo Boom facesse in modo di non arrivare tra i primi cinque. Ma il driver tedesco avrebbe rifiutato la combine. O come alle Mulina, quando si verificò un incidente nella tris del 22 dicembre del 2006. Le altre volte sarebbe finita decisamente meglio. Come il 17 febbraio del 2007 sempre a Tordivalle, dove il gruppo si sarebbe assicurata una vincita pari a 85 volte la giocata effettuata. Bene anche a Torino quattro giorni dopo con una vincita di 30mila euro.
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L’ippodromo: Cosa nostra, i driver e le gare truccate «Non tutti ci stavano, ma vinti anche 400 mila euro»
13/12/2018 di Antonio Mercurio, Tempo di lettura 3 min
«La tris è molto complicata perché non tutti i fantini si facevano convincere. Però ti permettevano di andare a incassare quei cento, centocinquanta, duecentomila euro dalle corse truccate». E in una sola gara, rivela un collaboratore di giustizia, «persino 400 mila euro». All’ippodromo la mafia, infatti, era di casa, in grado di controllare la sorte delle gare, truccandone il risultato. Un fenomeno che avrebbe garantito introiti ingenti a Cosa nostra, già emerso da precedenti inchieste, poi sfociato nell’interdittiva della prefetta Antonella De Miro che ha portato alla chiusura della Favorita, lo scorso anno, per «infiltrazioni mafiose». Il blitz dei carabinieri, scattato ieri notte, conta nove indagati e tra questi ci sono driver, allenatori, gestori di scuderie che devono rispondere a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa e frode in competizione sportiva. Quattro le gare ippiche che, alla luce delle indagini condotte, sono risultate «palesemente truccate», disputate tra il 2016 e il 2017 negli ippodromi di Palermo, Taranto e Follonica.
Ma il sistema che emerge dalle carte dei magistrati che hanno condotto l’inchiesta, sarebbe andato avanti da molti anni sotto il rigido controllo delle famiglie di Resuttana e San Lorenzo. E i guadagni illeciti, almeno in una prima fase, venivano divisi equamente, come rivela Vito Galatolo, ritenuto dai giudici membro di una storica famiglia mafiosa che ricade nel mandamento di Resuttana, quella dell’Acquasanta. Tra i nomi dell’indagine ritorna spesso quello di Giovanni Niosi che, fino a pochi anni fa, avrebbe controllato l’ippodromo per conto di Cosa nostra: «Ha gestito sempre tutte le tutte le corse e tutte le tris che c’erano a paglia – ricostruisce Galatolo – all’ippodromo della favorita, sempre lui, dal 2000 al 2002… a quando c’ero io fuori sempre lui perché lui, con la scusa che faceva il fantino, lui corrompeva chi poteva corrompere: era lui che la gestiva là dentro».
Il meccanismo era semplice: «Quando facevano le tris, allora, lui era quello che dava i soldi ai guidatori “te qua stu milione” ora arriva due milioni a quello, lui era quello che giostrava la corsa», dice ancora Galatolo: in pratica, stabilito chi doveva vincere, «allora gli altri si stavano dietro, il secondo doveva arrivare, questo e il terzo doveva arrivare quello, e così come partivano. E poi Cosa nostra investiva tutti i soldi nelle sale scommesse». Non sempre le cose andavano, però, per il verso giusto e non tutti i fantini si piegavano al volere della mafia: alcuni si ribellavano. «Conosco un fantino incorruttibile, uno che all’ippodromo prendeva legnate dalla mattina alla sera perché non si faceva corrompere, ma Niosi gliene ha fatto dare di legnate». Altri, invece, avrebbero accettato di buono grado, almeno secondo le parole di Galatolo: «Dipende da chi erano i fantini, c’erano fantini che anche con 500 euro si accordavano, ci sono fantini che volevano 2 mila euro, 1500 perché poi lo sanno che poi vanno a passare i guai, se non è oggi è domani, fra 10 anni pagheranno».
Altre conferme arrivano da un collaboratore di giustizia, Sergio Macaluso: «Quando ci sono le corse si mettono d’accordo i fantini, si mettono d’accordo per fare arrivare un cavallo – spiega parlando con i magistrati – Tirano indietro e il cavallo arriva, anche se ci sono stati diversi problemi perché queste cose sono state notate all’ippodromo». Fino ad allora l’ippodromo è «nelle mani di Niosi» ma poi Giovanni viene estromesso perché «si era fregato più di cinquantamila euro dai conti che avevamo fatto», rivela ancora Macaluso.
Ma ci sarebbero anche casi di incassi ingenti, come rivela il collaboratore Manuel Pasta del mandamento Resuttana, nel caso delle tris: «Tramite i fantini si mettevano d’accordo e decidevano l’esito di una corsa. Si andavano a fare le giocate nelle sale scommesse e si incassavano gli introiti. Si facevano due, tre volte l’anno. Però negli ultimi tempi non andava benissimo, insomma non era una corsa, perché la tris è molto complicata, non tutti i fantini si facevano convincere. Però ti permettevano di andare a incassare quei cento, centocinquanta mila euro l’anno, duecentomila euro dalle corse truccate. In una corsa si fecero quattrocentomila euro, una corsa del 2007, con una tris nazionale. Quindi in una tris si possono fare pure trecentomila, quattrocentomila euro».
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Corse truccate all’ippodromo di Palermo, con minacce e pestaggi per “convincere” i driver a modificare l’esito delle gare. Un affare da decine di migliaia di euro per Cosa nostra, secondo la Procura, che ora ha portato a quattro condanne e un’assoluzione con il rito abbreviato. Due degli imputati davanti al gup Walter Turturici, Domenico Zanca e Sergio Napolitano, figurano peraltro tra gli arrestati del maxiblitz "Mani in pasta" di martedì, in cui un capitolo cospicuo è dedicato proprio alle combine realizzate dal boss dell’Acquasanta Giovanni Ferrante in diversi ippodromi d’Italia.
Il processo che si è concluso è nato dall’operazione "Corsa nostra" dei carabinieri, messa a segno il 12 dicembre del 2018, quando l’ippodromo di viale del Fante era già chiuso da un anno, per via di un’interdittiva antimafia dell’ex prefetto Antonella De Miro contro la società che gestiva l’impianto, l’Ires.
Nello specifico il giudice ha inflitto 9 anni e 4 mesi e 10 giorni a Zanca, 9 anni e 4 mesi a Massimiliano Gibbisi che, per l’accusa, avrebbe gestito la struttura per conto del clan di San Lorenzo, pur essendo di Pagliarelli, 8 anni e 8 mesi la condanna per Salvatore La Gala e 4 anni quella per Napolitano. Del tutto scagionato, invece, Rosario Profeta, per il quale i sostituti procuratori Amelia Luise e Felice De Benedettis avevano chiesto 4 anni di reclusione. Altri 5 imputati sono stati rinviati a giudizio e vengono processati con l’ordinario dal tribunale: si tratta di Giuseppe Corona, Giuseppe Greco, Giovanni La Rosa, Giovanni Niosi e Antonio Porzio.
A svelare il business sulle corse dei cavalli erano stati anche due collaboratori di giustizia, Silvio Guerrera e Manuel Pasta. Il primo aveva raccontato che Cosa nostra avrebbe incassato "10, 15 mila euro al mese" e il secondo aveva aggiunto che a questa cifra andavano poi sommate tutte quelle ricavate con varie vincite: "20, 25 mila euro" con le gare mattutine, "400 mila euro con una sola tris" e "80 mila euro con un investimento di 24 mila". Pasta aveva anche parlato di una vincita da "18 mila euro" del boss (poi pentito) Maurizio Spataro, così felice per l’incasso che avrebbe regalato "un paio di Tod’s a ognuno di noi".
Guerrera aveva poi raccontato anche delle minacce e della violenza utilizzate per piegare i driver e truccare gli esiti delle corse: "Giuseppe Corona diede legnate a un guidatore perché gli fece perdere 40 mila euro… Dice che il fantino (driver ndr) a lato, che si era preso pure 500 euro, non ha saputo frenare il cavallo… L’indomani Giuseppe era un animale, se ne andò all’ippodromo, entrò dentro la scuderia, gli diede due schiaffoni e il fantino (driver ndr) andò a finire dentro a una mangiatoia dei cavalli e il cavallo se lo stava mangiando".
Sin dagli anni ‘80 diversi collaboratori di giustizia avevano parlato degli interessi dei boss all’ippodromo. Solo in tempi molto recenti, però, si è giunti ad una serie di inchieste sul tema. "Talea", del dicembre 2017, è quella che - pur riferendosi a fatti risalenti al massimo all’aprile 2014 - aveva portato l’ex prefetto a far scattare l’interdittiva contro l’Ires e alla conseguente chiusura dell’impianto (tuttora paralizzato e con oltre 500 persone che di fatto hanno perso il loro lavoro). Nessuno degli appartenenti alla società è però mai finito sotto inchiesta, né finora sono mai emerse intercettazioni con un coinvolgimento diretto dell’Ires negli imbrogli. Anzi, proprio il presidente dell’azienda, Giovanni Cascio, a febbraio del 2017, aveva lanciato l’allarme sulle pressioni della criminalità mafiosa e non nell’impianto, facendo anche bloccare alcune gare per il sospetto di combine.
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Se noi continuamo a giocare pur essendo consapevoli di tutto questo non possiamo lamentarci poi se vediamo arrivi assurdi
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