ALL'ASTA LA VALIGETTA CHE INCASTRO' MARIO CHIESA MA TOGNOLI INVOCA IL RITORNO DI "UNO COME BETTINO"

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INES TABUSSO
00mercoledì 30 maggio 2007 18:57


CORRIERE DELLA SERA
30 maggio 2007
All'asta la valigetta che incastrò Mario Chiesa
L'iniziativa lanciata dalla trasmissione radio «Caterpillar»
Luca Magni la mette in vendita: nel 1992, con una telecamera nascosta, svelò il mondo delle mazzette dando il via a Mani Pulite


MILANO - C'era il trucco e il «signor tangenti» ci cascò in pieno. Un pomeriggio del 17 febbraio '92, in via Marostica 8 a Milano, fu una valigetta a incastrare Mario Chiesa, il potente presidente del Pio Albergo Trivulzio, «grand commis» del Partito socialista di Bettino Craxi. A stringerla in una mano c'era un imprenditore di 32 anni, Luca Magni, titolare di una piccola impresa di pulizie, la ILP di Monza, che lavorava anche per la Baggina, come viene chiamata a Milano la storica casa di ricovero per anziani. Nel taschino della giacca Magni aveva una penna che in realtà era una microspia. Nella ventiquattr'ore era nascosta una telecamera ma Chiesa non si accorse di nulla interessato com'era più alla bustarella da 7 milioni, la tangente pattuita su un appalto di 140 milioni assegnato da Chiesa alla ILPI. Così fu beccato il «mariuolo», secondo la celebre definizione craxiana, in una giornata che diede il via al putiferio di Tangentopoli. Il libro «Mani Pulite. La vera storia» di Barbacetto, Gomez e Travaglio lo raccontò bene: «Questi soldi sono miei», azzarda (Chiesa, ndr). «No, ingegnere, questi soldi sono nostri», replicano gli uomini in divisa. Allora chiede di andare in bagno e si libera delle banconote di un'altra tangente, da 37 milioni, gettandole nella tazza del gabinetto. Poi viene arrestato e portato nel carcere di San Vittore.

¦ La valigetta simbolo di Mani Pulite: guarda
www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/05_Maggio/30/pop_valiget...


ALL'ASTA - Quindici anni dopo, Caterpillar, il popolare programma di Radio2 condotto da Massimo Cirri e Filippo Solibello, fa rivivere quei momenti, un pezzo di storia italiana, mettendo all'asta la valigetta-trappolone. Sarà questo il pezzo forte dell'Asta della Legalità che si terrà venerdì 15 giugno sulla spiaggia di Senigallia durante il decimo Caterraduno, l'annuale festival degli ascoltatori di Caterpillar. È stato lo stesso Luca Magni, l'imprenditore monzese che collaborò con Antonio Di Pietro, a offrire lo storico reperto. Il ricavato della vendità andrà a favore dell'associazione Libera di don Luigi Ciotti per il finanziamento di una cooperativa di giovani che a Mesagne, nel brindisino, coltiveranno la terra confiscata alla Sacra Corona Unita. Sul sito di Caterpillar www.caterueb.rai.it tutti i dettagli per la partecipazione all'asta.




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CORRIERE DELLA SERA
30 maggio 2007
Tognoli: alla sinistra per vincere manca uno come Bettino Craxi
di Paolo Foschini

«Beh, non mi meraviglia per nulla».
Carlo Tognoli, scusi ma...
«Perché, c'è di che stupirsi?
Appunto, è che adesso lo dicono tutti.
«Ah, no! Io questa cosa la dico da anni, e il fatto incredibile invece è proprio questo: che il centrosinistra continui a non volerla vedere se non dopo. Sempre dopo».
Allora la ridica.
«È semplice: finché la sinistra non ricomincerà a occuparsi sul serio dei ceti medi, soprattutto in Lombardia, continuerà a perdere. Senza speranza. E ora le dico di più: lo sa chi gli manca per vincere, al centrosinistra di qui?».
Perché, lei lo sa?
«Naturale. Bettino Craxi».
Un passo alla volta: cioè?
«Voglio dire che "quella" sinistra, allora, se ne occupava eccome del ceto medio».
Perciò dice "ricominciare"?
«Certo. Insomma, l'elettorato di queste parti è cambiato per tanti aspetti ma al fondo è sempre quello sa? Non è vero che il ceto medio produttivo lombardo sia diventato tendenzialmente di destra. Anzi...».
Però è lì che ha votato.
«Solo perché lì ha trovato chi lo rappresenta. Ma il nostro ceto medio, nelle città e nei comuni lombardi, ha da sempre e di suo una mentalità riformista. È una fetta di elettorato pari al 30-40 per cento, ed è su quella che si vincono le elezioni».
E perché invece si perdono?
«Perché l'elettore medio lombardo è riformista sì, ma senza le spinte demagogiche della sinistra massimalista: e su questo la sinistra lombarda, o almeno gran parte di essa, è rimasta purtroppo molto indietro».
Eppure Ferrante aveva perso per un soffio, la Provincia è pur in mano alla sinistra...
«Sono conferme di quel che dico. Ferrante poteva anche vincere, se solo la sinistra ci avesse creduto di più, proprio perché non veniva dalla sinistra d'apparato. Quanto a Penati è stato proprio il suo atteggiamento moderato a premiarlo, oltre magari a fattori congiunturali. Per il resto i fatti sono fatti».
E dicono?
«Che a Milano la sinistra prende sberle dal '93. Con l'aggravante, adesso, di perdere anche in Comuni come Rho, San Donato...».
Perché ha perso il contatto con la "sua" gente, lei dice.
«Perché non ha più, dentro il proprio ambito, quello che una volta era il partito socialista. Basta confrontare i numeri di oggi con quelli di 15 anni fa».
E i famosi problemi trascurati? La sicurezza, il lavoro, gli immigrati...
«Ma questi sono i problemi di sempre! Perché, il centrodestra li ha affrontati? Un corteo, questo è stato il contributo dell'attuale amministrazione di Milano in tema di sicurezza. Non è che la sinistra se ne sia disinteressata, di queste cose».
E allora?
«Ha dato la "sensazione" di disinteressarsene, perché questo è il messaggio che trasmette la sua componente radicale. Ed è una componente che, vero o no, dà l'impressione di condizionare e tirarsi dietro il resto ».
È un problema di alleanze?
«Non minimizziamo. È un problema di scelte politiche».
E di persone?
«Anche, sì. Ma le due cose coincidono. E traduco: la verità è che da quando non c'è più Craxi la sinistra moderata non ha più un leader a rappresentarla. E mi ci metto anche io, scusate. Ai nostri tempi, a Milano, la "nostra" sinistra aveva il 20 per cento».
Nostalgie a parte, come se ne esce?
«Guardando la realtà. E poi con un robusto rinnovamento. Il modello è Blair. Ricominciare dalle partite Iva. Organizzare e offrire soluzioni al popolo dei precari, anziché limitarsi a cavalcare il loro lamento. E per finire un'altra cosa».
Quale?
«Quella che non ha fatto l'ex Pci poi Ds e così via: un intenso lavoro di "educazione" sul suo elettorato. Perché è vero che esistono riforme impopolari ma necessarie, che toccare le pensioni e risanare le casse non porta voti. Ma bisogna saperlo spiegare, comunicare, motivare. Altrimenti si perde».



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