HA INDAGATO PER FARSI LEVARE L'INCHIESTA E DIVENTARE EROE NAZIONALE

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INES TABUSSO
00domenica 21 ottobre 2007 15:23


Ministero della Giustizia
Roma, 19 ottobre 2007
Comunicato stampa

Catanzaro: dichiarazione ministro Mastella

Apprendo da notizie giornalistiche che sono stato iscritto nel registro degli indagati della procura della Repubblica di Catanzaro. Se così è - e non dubito perché spesso alla stampa sono fornite notizie che dovrebbero essere riservate in quanto coperte dal segreto d'indagine - dichiaro di attendere serenamente gli sviluppi di questa situazione.

La mia tranquillità deriva dal fatto di essere completamente estraneo alle vicende per le quali mi si muoverebbe addebito. Ribadisco, come ho avuto modo di ripetere a più riprese, di non essere mai stato iscritto a nessuna loggia massonica, né in Italia né all'estero, e di non aver mai partecipato a comitati d'affari o a singoli affari, come testimonia la mia trentennale vita pubblica e parlamentare nella prima, nella seconda e spero anche nella terza Repubblica.

www.giustizia.it/ministro/com-stampa/xv_leg/19.10.07.htm




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LA STAMPA
21/10/2007 (9:18)
“Mi hanno fermato sul traguardo”
Trasferimento.
Il ministro della Giustizia aveva chiesto al Csm di spostare il magistrato
GUIDO RUOTOLO

www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200710articoli/26862gi...

Mi hanno bloccato. Ero in dirittura d’arrivo, entro dicembre avrei chiuso la parte più importante della inchiesta “Why Not”, quella sulla ricostruzione dei flussi di finanziamento. Ci sono riusciti, come del resto hanno fatto con l’inchiesta “Poseidone” che proprio sulla linea del traguardo mi è stata tolta». Non ci sta, il sostituto procuratore Luigi De Magistris, anche se è consapevole che l’avocazione da parte della Procura generale del fascicolo «Why Not», l’inchiesta che vede indagati tra gli altri il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e il ministro di Giustizia, Clemente Mastella, è un atto insindacabile.

Dottor De Magistris, il Codice di procedura penale prevede la possibilità di avocazione. Secondo le indiscrezioni, il procuratore generale ha ravvisato elementi di incompatibilità. «Incompatibilità? Mi dovevo astenere dal proseguire le indagini? E’ fuori dalla grazia di dio. Anche il Csm, quando ha deciso di rinviare al 17 dicembre la decisione sul mio trasferimento d’ufficio cautelare chiesto dal Guardasigilli, mi ha messo nelle condizioni di poter proseguire le indagini. Quello che è accaduto è un ulteriore tassello dell’attività di contrasto nei miei confronti».

Non esagera nel dire che siamo alla fine dell’autonomia e indipendenza della magistratura e dello Stato diritto?
«Ci stiamo avviando al crollo dello Stato di diritto e, per quanto riguarda il mio caso, alla fine dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura come potere diffuso».

Perché?
«E’ normale che quando chiudo inchieste su omicidi, traffici di droga e di esseri umani ricevo il plauso delle istituzioni, quando invece indago sui rapporti opachi tra politica, istituzioni, appalti e fiumi di risorse pubbliche divento un soggetto socialmente pericoloso? Via “Poseidone”, via “Why Not” e poi il trasferimento cautelare. Quali conclusioni devo trarre? Non ci sono più le condizioni perché possa lavorare nella normalità, soprattutto quando si toccano certi interessi».
E’ solo contro il resto del mondo? Abbandonato anche dai suoi colleghi?
«Dagli ultimi eventi, emerge sempre di più un ruolo determinante in questa trama di ostacoli alla mia attività, dei poteri occulti che, evidentemente, trovano terreno fertile anche all’interno della magistratura».

Accuse pesanti. Ma lei ha mai chiesto di poter lavorare insieme ad altri pm?
«Credo nel pool, per avere scambi di opinione, per poter lavorare insieme ad altri colleghi. L’ho chiesto ma non ho mai avuto ascolto. Non è vero che sono isolato all’interno del Palazzo di giustizia di Catanzaro. Tanti colleghi mi hanno espresso solidarietà in silenzio, quella visibile invece è stata l’ostilità di una parte della magistratura».

Si è chiesto il perché?
«Questa parte della magistratura è completamente interna al sistema di collusione».

Si sente un eroe o un martire?
«Sono un magistrato normale, che rispetta profondamente la Costituzione repubblicana, che cerca di svolgere il proprio dovere nel modo migliore possibile e con tanto amore».

Oltre centomila firme in calce a un appello a suo favore, trecento magistrati che solidarizzano con lei. Neppure ai tempi di Mani Pulite è accaduto quello che sta avvenendo per lei. Perché?
«Si è compresa qual è la vera posta in gioco: l’autonomia e indipendenza della magistratura in una regione così particolare qual è la Calabria. E’ apparso evidente il fortissimo isolamento istituzionale nel quale sono stato imprigionato. L’opinione pubblica calabrese è molto più matura di quanto non lo sia stata ai tempi di Mani pulite».

Oggi la magistratura è più forte o più debole?
«Più debole per via delle riforme legislative e poi perché una parte si è messa in sonno».

Lei è d’accordo con la separazione delle carriere?
«Se vi fossero delle garanzie costituzionali, sì».

Dovendo fare un bilancio, non trova nessuno spunto di autocritica da fare? «Lavorando in queste condizioni impossibili e in questo contesto ambientale, di errori ne avrò anche fatti. Devo dire con onestà che non ho nulla da rimproverarmi se non quello che per il lavoro ho trascurato gli affetti familiari».

Lei è incompatibile con Catanzaro o è Catanzaro ad essere incompatibile con lei? «Sono incompatibile con una parte del sistema giudiziario calabrese e con una fetta consistente del sistema che governa questa regione. Non lo sono con una quota significativa della magistratura e, soprattutto, con la maggioranza della società civile e la sua proiezione politica. Che ha capito che l’unico movente che mi ha spinto nella mia attività è la ricerca della verità».




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21/10/2007 - "CORRIERE DELLA SERA", Pag. 3
"CONTRO DI ME I POTERI OCCULTI ORA RISCHIO PALLOTTOLE E TRITOLO"
Intervista a: LUIGI DE MAGISTRIS
di: CARLO VULPIO

www.corriere.it/cronache/07_ottobre_21/vulpio_de_magistris_intervis...




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LA REPUBBLICA
21 ottobre 2007


IL PG TOGLIE A DE MAGISTRIS L'INCHIESTA SU MASTELLA

di FRANCESCO VIVIANO

www.difesa.it/Sala+Stampa/Rassegna+stampa+On-Line/PdfNavigator.htm?DateFrom=21-10-2007&pdf...





Intervista al pm di Catanzaro a cui la procura generale ha avocato l'inchiesta
dopo l'iscrizione al registro degli indagati del ministro Clemente Mastella
De Magistris:"Mi cacciano perchè indago
Così torniamo all'epoca fascista"
"Oggi il tema in gioco è se tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge
Faccio le corna, ma dopo che mi hanno tolto le inchieste resta solo l'eliminaziione fisica"

di ATTILIO BOLZONI

Ha appena saputo. E comincia a parlare: "Siamo alla magistratura degli Anni Trenta, siamo tornati a un ordinamento giudiziario gerarchizzato proprio dell'epoca fascista". Il sostituto procuratore Luigi De Magistris sceglie con cura le parole, prova a stare calmo nonostante tutto quello che gli sta rotolando addosso. Dice: "Prima mi tolgono l'inchiesta Poseidone, poi il tentativo di allontanamento, poi ancora l'avocazione dell'inchiesta Why Not, faccio le corna ma dopo rimane solo l'ipotesi della soppressione fisica". Il magistrato è nella sua casa di Catanzaro. Risponde a tutte le domande che può. Da qualche minuto ha avuto notizia dalle agenzie di stampa che gli hanno "tolto" anche l'altra indagine, si sfoga: "Stento a crederci, mi sembra una barzelletta".

Che costa sta accadendo dottor De Magistris?
"Il dato è quello dell'impossibilità materiale di svolgere il proprio ruolo. Se è vero, se è vero perché io non ho ancora ricevuto alcuna notifica, ci avviamo al crollo dello stato di diritto. E un altro punto nevralgico è quello dell'articolo 3 della Costituzione che qui si sta mettendo in gioco: i cittadini italiani sono tutti uguali davanti alla legge?"

Tutti i cittadini italiani sono uguali davanti alla legge?
"Se uno arresta chi fa la tratta di esseri umani o i trafficanti di droga gli arrivano i telegrammi e gli applausi, gli dicono che è il magistrato più bravo d'Italia. Ma poi viene cacciato quando indaga sulla pubblica amministrazione. Cosa significa allora? A questo punto la partita non può essere più - visto che il tema è così alto - trasferite o non trasferite De Magistris. Io pongo un altro problema: un magistrato così può rimanere in magistratura. E io, così lo so fare il magistrato, anche se mi mandano a Bolzano o a Novara o a Cagliari. Questo è il tema che è in gioco nel Paese: se un magistrato può continuare a indagare su tutti i cittadino o no".


Lei cosa sa di questa avocazione?
"Di ufficiale nulla. Ma se la ragione è quella sull'omessa astensione nel conflitto con il ministro, questo è un fatto senza precedenti. In questo caso la magistratura, intesa come potere diffuso sul territorio, perde completamente la sua autonomia".

Sembra che il procuratore generale Dolcino Favi abbia motivato il suo provvedimento per l'articolo 412, cioè l'avocazione delle indagini preliminari per mancato esercizio dell'azione penale o per la non archiviazione nei termini stabiliti dalle legge.
"Se è così, è ancora peggio. Le indagini preliminari sono in corso e quella norma può intervenire solo quando scadono i termini delle indagini. Le mie indagini erano in pieno svolgimento. Quindi, quella norma, è completamente inapplicabile".

Si sentirebbe allora in grado di affermare che c'è stata una forzatura, se fosse andata davvero così?
"Se fosse andata così, sarebbe un eufemismo dire che c'è stata una forzatura. E poi, poi io in queste ore mi sono fatto una domanda: come è che la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati di Mastella, una notizia così riservata, è uscita su Libero? Io credo che faccia parte di una vera strategia della tensione. Prima la fuga di notizie su Prodi, poi la revoca delle indagini, poi l'articolo di Libero che è servito a scatenare un processo mediatico per arrivare all'avocazione. Senza questa fuga di notizie su Mastella, non sarebbe accaduto tutto questo. E poi il procuratore generale non potrebbe sapere della notizia di Mastella, è vietato dalla legge. Di quella iscrizione lo può sapere il procuratore della repubblica, il procuratore aggiunto. Il procuratore generale non può conoscere le indagini. E la velocità del suo provvedimento mi ha lasciato esterrefatto".

De Magistris, cosa farà adesso?
"Scriverò a chi di dovere, questa avocazione è un ulteriore tassello di ciò che mi sta accadendo da tre anni a questa parte".

Si rivolgerà al Csm? Denuncerà tutto a un'altra procura?
"Investirò più di un'autorità. Indagavo su un sistema di potere e mi hanno spogliato di tutte le inchieste".

Ci spieghi meglio..
"Il segnale che hanno lanciato è molto chiaro: la magistratura non può più indagare in alcune direzioni. Questo è evidente. Poi è anche la conferma di come una parte del potere giudiziario sta dentro il sistema. Una parte della magistratura è funzionale a certi sistemi oggetto di investigazioni, è fondamentale capire questo. Ecco perché si pone in discussione l'agibilità democratica all'interno della magistratura. Da un lato c'è un ritorno alla magistratura degli Anni Trenta, con segni sintomatici di quel periodo del prefascismo e del fascismo. E cioè la possibilità del ministro di trasferire in via cautelare dei magistrati. Si ritorna al periodo in cui il potentino del paese, il signorotto che chiede l'allontanamento del pretore che magari dava fastidio e poi arrivavano gli ispettori e in una settimana quel pretore lo cacciavano via. Si torna alla magistratura ipergerarchizzata, l'avocazione senza alcuna giustificazione, la magistratura in una posizione di avvilimento totale. Immaginate il messaggio che sta passando in questo momento nei confronti di tutti i colleghi".

Si rimprovera qualcosa nel suo lavoro?
"Io ho un rispetto assoluto delle forme, io ritengo che un magistrato per raggiungere risultati deve innanzitutto rispettare la procedura penale. Detto questo, è ovvio e scontato che chi lavora in queste condizioni possa fare errori. Io non mi rimprovero nulla. Ma sono consapevole di aver potuto fare errori, di aver potuto sbagliare. E' umano, ovvio. Che poi abbia fatto errori è tutto da vedere. Io ho subito in questi mesi un processo pubblico senza potermi difendere".

L'iscrizione del ministro Mastella può aver accelerato l'avocazione dell'altra sua inchiesta?
"Sta nei fatti mi pare. Poi parleranno le carte, ma mi pare assolutamente verosimile".

C'è, come dire, una tempistica ritorsiva?
"Io questo non lo posso dire. Però mettendo insieme i fatti... Un'altra cosa mi sembra incredibile: io stavo facendo un percorso di indagine molto lineare e all'improvviso si inserisce una richiesta di trasferimento del ministro che poi - sembrerebbe - è stata utilizzata per dire tu ti dovevi astenere perché c'era la richiesta di trasferimento. Quindi arriviamo al punto che si equipara una richiesta di trasferimento d'ufficio con un atto istituzionale a una specie di denuncia presentata da un indagato. C'è inimicizia, devi astenerti. Una cosa veramente incredibile. E' senza precedenti. Che cosa dovevo fare di fronte a quella richiesta? Dovevo fermarmi, dovevo chiudere le mie indagini? La logica era quella: io dovevo fermare le mie indagini in quella direzione".

O girare le spalle, far finta di non vedere...
"Voglio dire un'altra cosa sul messaggio che stanno mandando. Se io dovessi essere trasferito il magistrato che mi verrà a sostituire cosa farà, come si comporterà? Sa già che, se dovesse seguire le mie orme, andrebbe incontro a un provvedimento disciplinare. Cosa altro deve pensare? O mi fermo o mi tolgono l'indagine. Ecco perché parlo di fine di autonomia e dell'indipendenza della magistratura. E lo dico a ragion veduta. Così non si può più andare avanti, così non ci sono più gli spazi per questo lavoro. E come si fa?".

Lei è diventato, suo malgrado, anche punto di riferimento per un Sud che vuole liberarsi da certi poteri poco trasparenti. Ha qualcosa da dire a quei ragazzi che manifestano per non farla cacciare? Cosa vorrebbe dire a quei giovani calabresi e a tutti gli altri che credono nell'autonomia della magistratura?
"Io innanzitutto credo che questa mobilitazione sia sui diritti e sulla giustizia e non su un giustizialismo o provocata dalla voglia di un tintinnio di manette, di monetine tirate. Questa è una differenza importante con il 1992. Bisogna capire quale è la posta in gioco, questa non è più una questione solo di Luigi De Magistris. Sono convinto che c'è una consapevolezza dei propri diritti, che oggi c'è una grande maturità democratica. Ho ammirazione per quei ragazzi".

Come si sente davvero, cosa prova dentro nel momento che deve lasciare le sue inchieste?
"In una regione che ha decine e decine di magistrati che si trovano in una situazione di opacità assoluta, si va a colpire con tutti i mezzi chi sta cercando di fare un po' di chiarezza sul fiume di finanziamenti pubblici che sono arrivati... ".




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telereggiocalabria.it
De Magistris: "Rischio d'epoca fascista"
2007-10-21
di Alberto Cafarelli

E così il pm di Catanzaro Luigi De Magistris dovrà lasciare l'inchiesta Why Not sul presunto utilizzo illecito di finanziamenti pubblici. La prima reazione di De Magistris alla notizia dell'avocazione è stata di sorpresa, ma poi sono subentrati anche altri sentimenti e il magistrato si è spinto oltre. "Rischio le pallottole ed il tritolo, e c'è il rischio è di tornare all'epoca fascista". Il pm, in sostanza, sostiene che in questo momento rischia la vita e che si trova sotto tiro da quando ha iniziato ad indagare sui finanziamenti pubblici europei. "Da allora - afferma - è scattata la strategia delle manine massoniche". De Magistris afferma anche che il procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone è uno dei "principali responsabili" del suo isolamento istituzionale oltre che uno degli autori "del contrasto nei miei confronti all'interno dell'ufficio giudiziario". "Ci avviamo – ha detto ancora De Magistris - al crollo dello stato di diritto alla fine dell'indipendenza e dell'autonomia dei magistrati. Mi sto rendendo conto che probabilmente sono diventato effettivamente socialmente pericoloso, tuttavia continuo a lavorare e non consentirò a nessuno di ledere la mia dignità professionale. Ho fiducia, a questo punto, che il Consiglio superiore tuteli l'autonomia e l'indipendenza della magistratura e soprattutto attendo di sapere se ci siano ancora le condizioni per esercitare questo lavoro in particolare in Calabria o se per caso non sia stato in queste ore abrogato l'art.3 della Costituzione. Se questa è la situazione in cui siamo arrivati, vuol dire che c'é da stare molto attenti”. La notizia, come era prevedibile, ha scatenato le reazioni dei comitati nati a sostegno del magistrato e della sua permanenza a Catanzaro, oltre che di alcuni parlamentari. Il deputato dello Sdi, Giacomo Mancini, ha parlato di "colpo di spugna". Ancora più duro il ministro Antonio Di Pietro: "Lo Stato di diritto finisce nel momento in cui si mina l'indipendenza della magistratura. E minare lo Stato di diritto potrebbe anche portare al capolinea il governo in carica. Ogni qualvolta un magistrato tenta di fare luce su comportamenti poco corretti che riguardano poteri forti – ha osservato l'ex pm di Milano - il suo operato viene passato alle lente d'ingrandimento, fino ad arrivare ad indagare proprio su di lui. Una furbata e un espediente conosciuto per depistare e delegittimare”. Hanno immolato la Giustizia sull'altare del Governo e dei poteri forti". E' invece la reazione dei ragazzi del movimento "Ammazzateci tutti che fanno appello nuovamente al Presidente Napolitano, affinché convochi in seduta straordinaria il Consiglio superiore della magistratura. Forse, continuano i giovani antimafia, stavano per scattare diverse manette intorno ai polsi di importanti e potenti uomini della politica e dell'imprenditoria non solo calabresi". La partita è quindi tutt’altro che chiusa. De Magistris gode dell’appoggio di buona parte della politica che conta e soprattutto dell’opinione pubblica. Staremo a vedere cosa accadrà nelle prossime ore, nei prossimi giorni.





telereggiocalabria.it
Valentino: "Avocazione 'Why Not inevitabile"
2007-10-21
"L'iniziativa del procuratore generale di Catanzaro, inevitabile alla luce del susseguirsi degli accadimenti che hanno caratterizzato l'inchiesta Why Not, rivela come l'applicazione della legge prevalga sugli umori della piazza e sulle sue strumentalizzazioni". A sostenerlo è stato il senatore Giuseppe Valentino, di An, in merito alla vicenda dell'inchiesta tolta al pm di Catanzaro, Luigi De Magistris. "Il procuratore generale di Catanzaro - ha aggiunto - non aveva alternative, la legge gli imponeva di adottare i comportamenti che ha assunto e che vanno considerati con il massimo rispetto. Tacciano i parolai e i mestatori e, soprattutto, tacciano coloro che hanno dovere istituzionale di non fare dichiarazioni circa i processi". "Che la giustizia faccia il suo corso - ha concluso Valentino - nel più assoluto rispetto delle regole. Regole che finora sono state calpestate da inaccettabili protagonismi sorretti da un'assoluta incompetenza".




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PM CATANZARO/ MASTELLA: MI HA INDAGATO PER FARSI LEVARE INCHIESTA
Per piazza Pm è eroe nazionale?
Non confondiamo Barabba con Cristo

Napoli, 21 ott. (Apcom) - "De Magistris mi ha iscritto scientemente nel registro degli indagati di 'Why not', sapendo che interrompeva l'inchiesta, visto che risultati reali fino ad ora non sono arrivati, anche perché ogni volta la Cassazione ha in larghissima misura bloccato i suoi atti. Non si può immaginare che lo abbia fatto per farsi togliere l'inchiesta e diventare eroe nazionale, sapendo che questa è la prassi?". E' questa la lettura che il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, dà della sua iscrizione sul registro degli indagati della Procura di Catanzaro per l'inchiesta 'Why not'.

Mastella, conversando a Napoli con i cronisti, riconosce che questo è un "pensar male ma - dice - come sostiene il mio amico Andreotti a pensar male si fa peccato ma certe volte ci si indovina". Il 'cattivo pensiero' di Mastella nasce da una constatazione: De Magistris "non poteva non sapere che con la mia iscrizione l'avocazione sarebbe scattata automaticamente. Finché era coinvolto solo Prodi l'incompatibilità non c'era perché non era il ministro che giudicava, ma invece con me c'è il conflitto di interessi" e quindi, conseguentemente l'avocazione.

Insomma, Mastella contesta soprattutto la scelta dei tempi. Al 20 giugno, racconta infatti il Guardasigilli, dalla Procura di Catanzaro è stato detto "che contro di me non c'era nessun procedimento" quindi "nei confronti di De Magistris ho agito tranquillo e non per difendere me stesso. Poi - aggiunge Mastella - come mai sono stato iscritto nel registro degli indagati solo il 14 ottobre, se i miei presunti reati datavano da prima?". Dunque per Mastella quello del Pm di Catanzaro è stato un comportamento mirato: iscriverlo nel Re.ge per farsi così togliere l'inchiesta e poter gridare all'interferenza politica ma, ribatte il Guardasigilli, "l'interferenza politica non c'è stata".

E le piazze che difendonoDe Magistris? "Se il Paese vuole eroi nazionali di questo tipo che se li tenga. Gli eroi veri sono altri, altro che eroi nazionali, al massimo è un idolo e gli idoli cadono perché sono di carta pesta: non confondiamo gli idoli a cui la piazza fa riferimento, non confondiamo Barabba e Cristo".




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Roma, 21 ott. (Adnkronos/Ign) - "L'inchiesta giudiziaria vada avanti. Io sono il primo a chiedere che vada avanti con velocità processuale. Sono una persona perbene, non voglio più schizzi di fango su di me".

Il ministro della Giustizia Clemente Mastella (nella foto) torna a parlare dell'inchiesta 'Why not' all'indomani della decisione della Procura generale di Catanzaro di avocare l'inchiesta (nella quale sono indagati tra gli altri il presidente del Consiglio Romano Prodi e lo stesso ministro Mastella) al pm Luigi De Magistris. "Sono il primo - si sfoga Mastella - a volere che questa inchiesta vada avanti, io non ho problemi. Vengano ad indagare su di me a Catanzaro o a Katmandu per me è uguale...".

Al Guardasigilli non sono affatto piaciute le ultime dichiarazioni del pm Luigi De Magistris che in un'intervista al 'Corriere della sera' ha dichiarato: ''Dopo un'avocazione di un'inchiesta del genere, distrutto lo Stato di diritto, rischi le pallottole e il tritolo''.

"Non capisco questi toni esasperati, si è parlato di tritolo - protesta il ministro della Giustizia - Stia tranquillo, a me piacciono solo i fuochi pirotecnici... - ironizza -. Comunque l'inchiesta deve andare avanti e anche velocemente, si accerti tutto quello che c'è da accertare su di me".

Poi precisa: "Non c'è un avviso di garanzia. Non l'ho ricevuto né io e mi pare nemmeno il presidente Prodi". Il ministro esclude fino ad oggi di aver ricevuto un avviso di garanzia per l'inchiesta 'Why not' sul presunto uso illecito di finanziamenti pubblici. "Io ho appreso tutto dalla stampa'', sottolinea.

Quindi il Guardasigilli se la prende con il ministro delle Infrastrutture ed ex pm Antonio Di Pietro che ieri aveva solidarizzato con De Magistris: ''Non capisce il diritto, è un analfabeta della materia". "Se leggesse qualche libro di Diritto, avrebbe evitato le gaffe che ha fatto. L'avocazione non significa interruzione dell'inchiesta. Non è un fatto in cui c'è interferenza della politica. E' un fatto che attiene, nell'indipendenza della magistratura, a giurisdizioni diverse".

Capitolo 'De Magistris' a parte, Mastella torna a parlare dello stato di salute del Governo. Ribadendo che "laddove non ci fosse una maggioranza o saltasse al Senato bisogna andare al voto".

A giudicare ''inopportuna'' l'avocazione dell'inchiesta 'Why not' è anche il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Gennaro: "Crediamo che fosse inopportuno farlo adesso - dice Gennaro ai microfoni di radio 24 - siamo di fronte a uno sbocco imprevisto, che toglie l'inchiesta a chi la stava conducendo, dunque un epilogo piuttosto forte che ci lascia perplessi".

Il presidente dell'Anm si dice inoltre d'accordo con De Magistris, che parla di "rischio per l'autonomia e l'indipendenza della magistratura". "Non è lontano dal vero - sottolinea Gennaro - leggeremo attentamente le motivazioni, comunque certo il rischio c'è". "Se questa decisione sarà seguita in futuro da altri provvedimenti analoghi in casi analoghi - conclude - sicuramente sarà un problema, perché non credo che ci siano molti precedenti al riguardo".




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PM CATANZARO/ MARTEDI'CSM DISCUTE AVOCAZIONE E SFOGO DE MAGISTRIS
Caso già ad odg, ma ora sotto i riflettori anche ultime novità


Treviso, 21 ott. (Apcom) - Il provvedimento di avocazione dell'inchiesta 'Why Not', assieme allo sfogo a cui si è lasciato andare il pm di Catanzaro Luigi De Magistris dopo la decisione della Procura generale di togliergli le indagini: martedì al Csm sul 'caso' i riflettori si riaccenderanno. Con un capitolo in più. All'ordine del giorno dei lavori della Prima Commissione la vicenda era già fissata: per decidere come procedere nei confronti del capo della Procura di Catanzaro, Mariano Lombardi, sul cui capo pesa una procedura di trasferimento d'ufficio avviata prima dell'intervento del ministro della Giustizia; ma, soprattutto, per valutare se aprire la procedura anche a carico di De Magistris per diverse vicende già all'attenzione dei consiglieri di Palazzo dei Marescialli.

Vicende che ora si arricchiscono delle novità dell'ultima ora. Perchè le parole alle quali De Magistris si è lasciato andare dopo la notizia dell'avocazione dell'inchiesta non sono piaciute a più di un rappresentante dell'organo di autogoverno delle toghe.

"Martedì - anticipa il consigliere togato Fabio Roia (Unicost) - porterò all'attenzione della Commissione sia il provvedimento di avocazione sia le ulteriori dichiarazioni e denunce di De Magistris, anche in relazione alle accuse che lancia: cercheremo di capire se siamo al tramonto dello stato di diritto o se invece ci sono altri tipi di problemi...".

"Martedì sono all'ordine del giorno della Prima Commissione tutte le pratiche su De Magistris - premette il laico della Cdl Gianfranco Anedda, anche lui componente dell'organismo di Palazzo dei Marescialli -. Ci occuperemo con molta attenzione delle dichiarazioni di De Magistris quando farà i nomi di questi poteri occulti e fornirà elementi concreti. Altrimenti, sono solo insinuazioni, e un magistrato che fa insinuazioni non si comporta in modo corretto e adeguato".

Sulla vicenda "bisogna intervenire presto, è doveroso", è l'appello di Livio Pepino, togato di Magistratura democratica: "C'è una situazione di grave disagio che richiede un intervento tempestivo prima che la situazione degeneri", avverte un altro dei componenti della Prima Commissione.

A segnalare le difficoltà della vicenda, soprattutto ora che è intervenuta l'avocazione, è Dino Petralia, togato dell'altra corrente di sinistra, il Movimento per la giustizia. "Siamo di fronte ad un caso molto dubbio - ragiona - se l'avocazione è stata decisa per 'inimicizia grave'. Un caso diverso se invece la decisione è stata presa sulla base del clamore che c'è sulla vicenda e sulle fughe di notizie. Clamore che potrebbe creare ragioni per avocare l'inchiesta".




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