Lettera amarissima di un professore

squyncy
00domenica 18 gennaio 2009 09:09
Foglio 31 Dicembre 2008

di Gianfranco Cappello
Lettera amarissima di un professore di medicina

LO CONFESSO, HO CURATO
LA NUTRIZIONE ASSISTITA
IN DECINE DI CASI ENGLARO
Sono un professore dell` Università di Roma La Sapienza, tra i primi in Italia e nel mondo a occuparmi di nutrizione artificiale. Devo confessare di aver dedicato la mia vita a questo tipo di trattamento e di aver trattato almeno quattomila pazienti a lungo termine. Nella quasi totalità dei casi queste cure sono state fatte a domicilio con la collaborazione della famiglia del paziente. La metà di questi pazienti era in condizioni di vita quasi vegetativa e io li ho fatti sopravvivere per anni a una morte che era quasi certa fin dall`inizio. Per farvi capire, si trattava di migliaia di casi Englaro che io ho messo in trattamento con nutrizione artificiale e che poi ho curato personalmente, senza capire quello che stavo facendo. Perché mi rendo conto oggi, viste le considerazioni espresse da autorevoli scienziati ed esperti di etica sul caso Englaro, che questa pratica è criminale: ho allungato colpevolmente le sofferenze di uomini e donne senza alcun motivo, visto che la speranza di un recupero era quasi nulla. Sono stato un aguzzino e li ho fatti soffrire inutilmente. Come scusante, ho il fatto che la "pessima" università dove ho studiato e dove ora insegno mi aveva inculcato il concetto che il compito del medico è quello di difendere la vita, nei limiti del possibile. Invece apprendo che questo concetto, valido ai tempi di Ippocrate, oggi deve essere rivisto. Anzi, prossimamente il giuramento di Ippocrate conterrà una "postilla Englaro" che lo adeguerà ai tempi nuovi. Altra mia scusante è il fatto che le migliaia di parenti di pazienti, miei complici in questo misfatto e che mi hanno aiutato a mandare avanti la nutrizione artificiale, mai mi hanno fatto notare l`enormità di quello che stavamo facendo. Anzi, mi pregavano di prolungare le sofferenze dei loro, ed erano così sadici da piangere - probabilmente di rabbia - tutte le volte che ne moriva qualcuno. Sempre a mia scusante, posso portare il fatto che non ho visto mai l`ombra di una sofferenza in questi pazienti, che mi sembravano incoscienti al punto da non avvertire quasi lo stimolo dell`introduzione di un ago per la flebo. Ma illustri scienziati dicono che questi pazienti soffrono moltissimo. Ho una sola perplessità: non ho mai visto uno solo di questi illustri scienziati al capezzale di uno dei miei pazienti. Ma forse li hanno visti altrove, oppure sono scienziati così illustri che non hanno neanche la necessità di vedere e toccare le cose. C`è un`altra stranezza: i parenti dei miei pazienti, che li curano personalmente e a casa loro da molti anni (29 pazienti sopravvivono da più di dieci anni) giurano che non li vedono soffrire. Invece il papà della Englaro, che per molti anni ha scelto di far curare la sua figliola in una clinica e da altri, la vede soffrire atrocemente. Bisognerebbe meditare su questo punto e forse gli illustri scienziati potrebbero illuminarci. Comunque sia, dobbiamo ringraziare il caso Englaro perché finalmente, in una società veramente moderna, si parla di "vita degna di essere vissuta". Anche qui sto imparando delle cose che non immaginavo neppure. Ho visto almeno quindicimila pazienti nella mia - adesso criminale - pratica della nutrizione artificiale e molti di essi avevano una qualità di vita molto scadente: ferite aperte, tumori dolorosi, paralisi incredibili. Molti non potevano parlare e molti di quelli che parlavano non sapevano dire cose sensate. Ma quelli che parlavano e potevano ragionare, pur vivendo in quelle condizioni, non mi hanno mai fatto sapere che intendevano rinunciare a vivere. Anzi, mi stimolavano a farli vivere ancora, cosa che io, colpevolmente, ho fatto sempre. Capisco adesso che avrei dovuto negare il mio aiuto e avrei dovuto spiegare loro che non ha significato vivere certi tipi di vita. Da oggi, illuminato dal caso Englaro, dirò a tutti i parenti dei miei pazienti che il tempo speso a farli sopravvivere è tempo perso e che il loro sforzo di farli vivere, il rinunciare da anni a ogni vacanza, lo spendere soldi per medicine, il passare i giorni e le notti a quel capezzale è il frutto di menti malate, probabilmente sadiche. Farebbero bene ad andare da uno psicologo, come ho deciso anche io di fare da oggi. Mi sembra anzi strano che, leggendo del caso Englaro, tutti questi parenti non siano venuti, numerosi, al Policlinico Umberto I° per protestare e accusarmi del tragico errore in cui li ho indotti.
Mara_b
00domenica 18 gennaio 2009 09:32
E meno male che esistono persone come il professore in questione.
Non tutti sono come quella minoranza e dal padre della Englaro, che auspicano l'eutanasia.

La vita è nelle mani di Dio che ci ha creato, e noi siamo in obbligo a curare gli ammalati fino all'ultimo respiro.
Non è vero che le macchine ci fanno campare, semmai ci aiutano a campare di piu', ma non ci danno la vita eterna. Quando arriva la nostra ora, con le macchine o senza le macchine, il nostro cuore si fermerà.
Per la Englaro vuol dire che Dio ancora non la deve prendere con sè, quindi facciamo il nostro dovere ad aiutare la Englaro.
squyncy
00lunedì 19 gennaio 2009 13:35
Re:
Mara_b, 18/01/2009 9:32 AM:

E meno male che esistono persone come il professore in questione.
Non tutti sono come quella minoranza e dal padre della Englaro, che auspicano l'eutanasia.

La vita è nelle mani di Dio che ci ha creato, e noi siamo in obbligo a curare gli ammalati fino all'ultimo respiro.
Non è vero che le macchine ci fanno campare, semmai ci aiutano a campare di piu', ma non ci danno la vita eterna. Quando arriva la nostra ora, con le macchine o senza le macchine, il nostro cuore si fermerà.
Per la Englaro vuol dire che Dio ancora non la deve prendere con sè, quindi facciamo il nostro dovere ad aiutare la Englaro.




E` molto triste e doloroso il non sapere o poter capire il loro vero stato di come si possono sentire. Mia madre ha sofferto una malattia per anni era come un vegetale,e` una sofferenza continua vederli soffrire senza parole o gesti ed essere impotenti davanti a tanta sofferenza. La vita e` preziosa,ma quando entrano casi cosi` gravi l`unica cosa da fare e` lasciarli nelle mani di Dio completamente.
God bless

pedrodiaz
00lunedì 19 gennaio 2009 19:13
Lasciarli nelle mani di Dio senz'altro.
Ma non staccare le spine, perchè se l'uomo ha raggiunto questa tecnica non è dovuta a un favore del diavolo, semmai alle scoperte che Dio permette e dona all'uomo, per curarsi.

Se stacchiamo la spina vuol dire che riconosciamo al diavolo il merito delle scoperte scientifiche che migliorano la vita dell'uomo.
squyncy
00martedì 20 gennaio 2009 01:05
Re:
pedrodiaz, 19/01/2009 7:13 PM:

Lasciarli nelle mani di Dio senz'altro.
Ma non staccare le spine, perchè se l'uomo ha raggiunto questa tecnica non è dovuta a un favore del diavolo, semmai alle scoperte che Dio permette e dona all'uomo, per curarsi.

Se stacchiamo la spina vuol dire che riconosciamo al diavolo il merito delle scoperte scientifiche che migliorano la vita dell'uomo.



Certo che hai ragione,non si puo` lasciarli morire cosi` . Credo anch`io che Dio ci metti a disposizione scienza ed altro,per niente ci ha dato tutto cio` che ci serve,basta solamente usare con intelligenza l`aiuto che ci viene dato da Dio stesso. Pero` io ho visto con i miei occhi la sofferenza inutile di chi non si puo` spiegare. Ad un certo punto pensi che sia vita vivere con una spina che ti tiene in vita? Pensi che sia Dio che permette che la giornata dell`ammalato passi tra dolori e frustazioni? Nel passato,nei tempi antichi non avevano questa tecnologia,vivevano finche` arrivava il loro turno. Io vivo da anni con un annerismo al cervello,e chissa` quanto mi rimane da vivere,pero` ho il terrore di farmi operare,non il terrore di morire,ma quello forse di continuare a vivere proprio con una spina. Non e` lei che respira,non e` lei che ha chiesto questo intervento,percio` e` una dolorosa circostanza che pesa sulle coscienze sia di chi la vuol far vivere che di chi per amore preferisce vederla deperire giornalmente fino alla resistenza fisica,ed infine morire . Quando la stavano seppellendo ho pensato " finalmente riposa in pace. Arrivederci mamma,ci rivedremo ancora.Per me non e` stato un addio.La rivedro`"
God bless all.
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