Metallo - IX parte

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GildorTheKing
00martedì 20 settembre 2005 13:01
Dopo lo spiacevole impatto con la mia famiglia è arrivato il freddo. E’ come se il gelo dei loro occhi e dei loro cuori fosse penetrato a fondo nella mia anima. A volte il loro ricordo mi fa persino dubitare di averne ancora una di anima! Ci sarà ancora la mia essenza? Incastonata stretta stretta tra fili di rame e circuiti? O sono soltanto il continuo pulsare di un cuore di silicio? Ma questi sono solo miei futili pensieri, il freddo è reale, e ancora non sono riuscito a liberarmene. Come spiegare una cosa del genere? E’ difficile rendere a parole una sensazione simile per uno che non ha più una vera epidermide, né carne, né ossa, anzi, il termostato interno del mio supporto (a volte chiamarlo “corpo” mi sembra quasi inappropriato) è in grado di autoregolarsi per rendermi adattabile ad ogni condizione termica, beh, dovrebbe adattarsi… Il suo regolare funzionamento dovrebbe permettermi di cazzeggiare nudo per il Polo Nord senza risentire di alcuna conseguenza, come di camminare in tuta da sci e maglione nel cuore dell’Africa. Inizialmente pensammo tutti ad un guasto, cosa che non faceva impazzire di gioia quelli della Cyber Trade®: tutto il materiale era stato controllato ripetutamente, ogni singolo componente, prima di essere montato, era stato testato ed approvato, poteva il prototipo essersi guastato dopo così poco tempo? Fui sottoposto ad una lunga ed estenuante serie di test, che mise a durissima prova la mia pazienza e la mia dignità. Mi aprirono più volte, e lo fecero letteralmente! Voi non potete immaginare cosa si provi a vedere la propria pelle che viene tagliata e sollevata, ed il proprio corpo aprirsi come un armadietto, un braccio smontato ed appeso ad un macchinario fantascientifico, una gamba piegata in avanti di 120°, l’altra abbandonata su un tavolo; il tutto senza provare il minimo dolore, sia chiaro, stiamo sempre parlando di un corpo robotico, una macchina, ma il mio caro vecchio cervello organico pulsava di disagio, faticava per istinto ad accettare che quello che riceveva tramite i miei sensi artificiali fosse realtà, tentava di mandare scariche di dolore ad apparati neuronali inesistenti, non concepiva l’idea di assistere impotente al deassemblamento del proprio supporto fisico. Eppure dovevo abituarmi a tutto questo, e la cosa più impressionante è che ci sto riuscendo, certo, devo ancora fare qualche piccolo sforzo, ma ormai tutte queste stranezze sono diventate la mia routine.
Insomma, mi hanno fatto un’infinità di test di varia natura, ma non è stato trovato nulla di irregolare nel sistema, nemmeno un nanoide fuori posto, ed hanno archiviato il problema dicendomi che si trattava solo di un disturbo passeggero. Ed intanto io ho ancora freddo.
Mi è capitato di rado di rimanere completamente nudo, sono affascinato e soddisfatto del mio nuovo corpo, ma, come accadde la prima volta, quando mi specchio, invece di me stesso vedo un estraneo che mi somiglia molto. Ho già scritto diverse volte che hanno modellato questo… questo robot come un mio perfetto sosia, ma, ovviamente, non può essere tutto completamento uguale, anzi, alcune cose sono state volontariamente “migliorate” (pare che abbiano voluto farmi un piacere!): mi hanno lasciato le cicatrici principali, tenevo molto ad alcune di loro (le nostre cicatrici ci ricordano indelebilmente passi del passato, che probabilmente faremmo meglio a non dimenticare), ma tanti piccoli difetti estetici sono stati eliminati. La mia muscolatura, benché artificiale, è più soda e formata, ed anche il mio… insomma, avete capito… anche quello è più grande, e la cosa m’imbarazza, e non poco. Sarò stupido, non lo so, ho ottenuto un corpo esteticamente più bello, oltre che notevolmente più forte e funzionale, eppure fatico ad associare l’immagine che vedo a qualcosa di reale (e poi a cosa serve tanta bellezza quando coloro che ami ti temono?). Per questo, se già prima mi mostravo nudo più raramente, ora tento di coprirmi anche di più, è irrazionale per un essere in pratica totalmente artificiale, me ne rendo conto, eppure la cosa mi sembra lenire anche il freddo che provo, oltre che il disagio interiore.
Il freddo… ancora questo freddo… ho persino cominciato a dormire con una coperta, mentre prima utilizzavo soltanto un leggero lenzuolo di cotone, che era comunque superfluo, ma serviva a dare a me stesso una parvenza di normalità. Forse qualcuno si starà chiedendo perché mai dormivo, e forse qualcuno si risponderà che ciò mi serviva per ricaricare delle fantomatiche batterie. In effetti anche quello sarebbe un buon motivo, la mia fonte energetica non è perpetua, ma voglio ricordare che anche se il mio corpo è completamente meccanico e non necessita del minimo riposo, la mia mente resta pur sempre umana e biologica, e come tale ha bisogno di rilassarsi e rimanere in stand by per un po’, esattamente come quella di tutti.
Un brivido mi scuote, facendomi tremare leggermente. Speriamo che passi presto.




NOTA:
Cari lettori, il racconto è stato completato, e conta in tutto 14 capitoletti, quindi, se volete sapere cosa succede, mi dovrete sopportare ancora per altre 5 volte! Dopodichè sarete liberi d'insultarmi impietosamente ;) [SM=x832010]
A presto
Amarganta
00martedì 20 settembre 2005 14:36
....come

....5...solo 5????????????? [SM=x832011]
paranoimia
00mercoledì 21 settembre 2005 23:40
5? Addirittura 5??????? E come faccio ad aspettare???????

Questo racconto a puntate mi ha fatto venire in mente un aneddoto che ho letto tanto tempo fa. Come al solito la mia memoria difettosa ricorda solo parzialmente gli eventi (Amarganta lo sa [SM=x831999] )...
Parlava di un grande del feuilletton che scriveva appunto a puntate. Le puntate si scrivevano e vendevano man mano, quindi mentre la gente leggeva il romanzo era ancora in gestazione. Le riviste raggiungevano i paesi lontani per mare, mica c'erano internet e i cellulari, e la gente si era appassionata tanto alle vicende dell'eroina di uno di questi romanzi che non parlava d'altro... al punto che all'arrivo nel porto della nave che portava la nuova puntata del romanzo, già da lontano qualcuno pare gridasse qualcosa come "Si è poi salvata XXXXXXX?????"
Non ricordo l'autore, non ricordo il libro, non ricordo l'eroina... e nemmeno se al poveretto fu risposto.
Ma lo capisco: mi sento come lui [SM=x831998]





Mhh... potrebbe diventare un gioco a quiz, rimettere insieme i pezzi della memoria della para [SM=x832026]
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