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udineipp53
00martedì 20 novembre 2012 13:40


L'Italia e i costi dell'unità

Sotto il profilo economico l'unificazione d'Italia è stata vantaggiosa per tutti i cittadini dei sette Stati che componevano la penisola a quel tempo? Di Vito Tanzi

Sotto il profilo economico l'unificazione d'Italia è stata vantaggiosa per tutti i cittadini dei sette Stati che componevano la penisola a quel tempo? Questioni che si riflettono anche sull'Italia di oggi, analizzate da Vito Tanzi nel suo Italica: Costi e Conseguenze dell’unificazione d’Italia. L'autore stesso presenta qui i contenuti del libro.

Il libro Italica: Costi e Conseguenze dell’unificazione d’Italia cerca di giudicare quell’importante evento storico non dal punto di vista tradizionale, che mette l’enfasi sugli aspetti patriottici ed eroici dell’unificazione, ma piuttosto dal punto di vista di costi e benefici, mettendo l’enfasi sulle conseguenze economiche dell'unificazione. In quest'ottica, l’unificazione appare meno vantaggiosa per il popolo italiano, e specialmente per i cittadini che vivevano allora e vivranno poi nel Mezzogiorno d’Italia. Il problema non è l’unificazione di per sé, ma alcune delle decisioni prese nei momenti cruciali, decisioni assunte da persone che avevano una scarsa conoscenza di tutto il territorio del nuovo paese.

PRIMA DELL'UNIFICAZIONE

Il libro parte da alcune premesse. (a) Fino al Risorgimento non esisteva nella penisola una unità culturale, con interessi comuni, che permettesse di considerarla una nazione. (b) Nei secoli, alcuni pensatori avevano sognato l’esistenza di una nazione italiana. Ma erano pochi e generalmente rimanevano isolati. (c) Durante il Risorgimento, la penisola comprendeva sette stati con leggi diverse, con differenze linguistiche importanti, e con pochi contatti tra loro. Solo il due per cento circa della popolazione della penisola era capace di parlare l’italiano. Le varie regioni erano caratterizzate da tradizioni e storie molto diverse. La storia del Nord era stata molto diversa da quella del Sud. (d) Alcuni territori erano controllati da potenze straniere, in particolare dall’Austria. (e) Il Piemonte, che aveva origine francese o dove molti parlavano ancora francese, aveva avuto regnanti con un’ambizione storica: espandersi verso la pianura padana. (f) Il Risorgimento era stato un movimento principalmente di elites. Specialmente nel Sud, l’appoggio popolare era stato molto ridotto, mentre la Chiesa continuava ad avere molta influenza. (g) Cavour, Garibaldi e Mazzini, gli architetti dell’unificazione, non erano “tipici” italiani. Venivano da un piccolo angolo del territorio italiano. Garibaldi era addirittura nato in un territorio (Nizza) che in seguito diventò francese e che non fu mai reclamato dall’Italia, come invece lo furono Trieste e Fiume. (h) L’impresa dei Mille fu un atto di eroismo o di banditismo romantico? Il Regno di Napoli non era in mano a stranieri. Quale giustificazione legale aveva un'impresa che portò all'invasione di un territorio (il Regno di Napoli) riconosciuto diplomaticamente da tutti i paesi, incluso il Regno di Sardegna? Il Regno di Napoli non aveva mai fatto guerra a nessuno e aveva grandi tradizioni culturali. Per di più il re di Napoli e il re di Sardegna erano cugini. La madre dell’ultimo re di Napoli, Francesco II, era una Savoia.

Sotto il profilo economico l'unificazione d'Italia è stata vantaggiosa per tutti i cittadini dei sette Stati che componevano la penisola a quel tempo? Di Vito Tanzi

DOPO L'UNIFICAZIONE

L’unificazione creò uno stato unitario molto centralizzato, con funzionari piemontesi mandati ad amministrare tutti i territori del Regno d’Italia. Fu un'amministrazione molto pesante, che causò molte difficoltà e forte reazioni.
I soldati piemontesi furono spediti nel Mezzogiorno prima per conquistare il Regno di Napoli, dopo l’avventura garibaldina, e poi per sconfiggere il brigantaggio. Ma per vari aspetti il brigantaggio era una reazione, spesso armata, a quelle che molti consideravano forze di occupazione. La lotta al brigantaggio fu una specie di guerra civile che provocò decine di migliaia di vittime e che contribuì alle precarie condizioni delle finanze pubbliche del nuovo regno. Dette vita anche a un antagonismo tra le popolazioni del Sud e quelle del Nord, antagonismo che contribuì a creare il divario Nord Sud.
Dopo l’unificazione, gli enormi debiti del Regno di Sardegna - contratti per fare le “guerre d’indipendenza” e per costruire il grande sistema di ferrovie e strade del Piemonte prima dell’unificazione - furono scaricati sul Regno d’Italia. Quindi, l’Italia intera pagò per lo sviluppo delle infrastrutture del Piemonte voluto da Cavour. Al momento dell’unificazione, il Piemonte era talmente indebitato, e aveva un disavanzo nei conti pubblici talmente elevato che rischiava il fallimento. La scelta era unificazione o fallimento. Scelse l’unificazione e le sue finanze furono salvate dalla creazione del Regno d’Italia, che ebbe un re piemontese.
Al tempo dell’unificazione c’era poca differenza nel reddito medio tra Nord e Sud dell’Italia, e l'emigrazione dal Sud era scarsa. L’unificazione contribuì a creare il problema del Mezzogiorno, non solo col trasferimento del debito piemontese sul resto d’Italia, ma anche attraverso altri fattori : (a) il forte aumento delle tasse nel Mezzogiorno, necessario per portare le basse tasse del Regno di Napoli al livello, molto piu alto, di quelle del Piemonte, che diventarono le tasse italiane; (b) la rapida applicazione dei bassi dazi doganali del Piemonte al Regno di Napoli. L'intervento distrusse l’industria del Sud, fino allora protetta da alti dazi doganali; (c) il governo del nuovo regno cercò di migliorare i conti pubblici non solo aumentando le tasse al Sud, ma anche vendendo molti terreni demaniali ed ecclesiastici del Regno di Napoli. La privatizzazione di terreni della Chiesa, che avevano aiutato i contadini poveri a sopravvivere, distrusse la ristretta rete di welfare che esisteva per aiutare i più poveri; (d) gli investimenti e la creazione di istituzioni necessarie per lo sviluppo economico (per esempio una rete bancaria) riguardarono soprattutto il Nord; (e) a causa del forte peggioramento delle condizioni economiche, i meridionali cominciarono d emigrare in gran numero, sia verso il Nord che verso l’estero e specialmente nelle Americhe. In particolare all’inizio, emigrano principalmente i più abili; (f) Napoli, che era stata una delle tre più grandi città d’Europa, soffrì un permanente declino economico e culturale.



Inviato da Claudio Severin

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