Egitto, nuovi scontri: sette morti al Cairo.
Opposizione: "Sangue annulla legittimità Morsi"
Morsi terrà un discorso alla nazione e lancerà un appello per il dialogo, dopo gli ultimi scontri all'esterno del palazzo presidenziale. Ma adesso anche la più alta istanza religiosa del Paese, l'Istituto Al-Azhar, gli chiede di sospendere i decreti e la bozza di Costituzione che amplificano i suoi poteri. Ultimatum della Guardia Repubblicana ai dimostranti: "Sgomberare l'area". Dimissionari tutti i consiglieri presidenziali e il presidente della tv egiziana
IL CAIRO - Il presidente egiziano Mohamed Morsi oggi si rivolgerà alla nazione parlando in televisione, dopo una nuova notte di scontri che hanno causato sette morti e 446 feriti. La fonte, un suo collaboratore, ha aggiunto che Morsi dovrebbe lanciare un appello al dialogo con l'opposizione, ma non ha fatto riferimento a particolari proposte. "Ci sono alcune idee in fase di discussione", ha spiegato, ma di certo "non ci sarà alcun ritorno al passato, anzi, ci saranno passi verso il futuro".
Gli oppositori del presidente chiedono la cancellazione del decreto presidenziale che attribuisce a Morsi poteri straordinari. Il presidente intende far celebrare il 15 dicembre un referendum sulla nuova costituzione, che ha una forte impronta islamica e dalla cui redazione sono di fatto state escluse le forze dell'opposizione. Ma sul presidente ora pesa anche la richiesta di sospendere il decreto giunta dall'Istituto Al-Azhar, la più alta istanza teologica dell'Islam sunnita del Paese.
Morsi, rientrato nel palazzo presidenziale presidiato da almeno tre carri armati, ha incontrato il generale Abdel Fattah al-Sisi, capo dell'esercito e ministro della Difesa, oltre al primo ministro e ai ministri di Interno e Giustizia, per discutere le modalità attraverso cui giungere a una stabilizzazione della nazione dopo gli scontri, in modo da "proteggere le conquiste della rivoluzione", per citare il comunicato diffuso attraverso il sito presidenziale.
Subito dopo il vertice, il generale Mohammed Zaki, comandante della guardia repubblicana, sottolineando che il dispiegamento dei militari mira esclusivamente a riportare la calma e non sarà strumento di oppressione dei dimostranti, ha dato l'ultimatum: la folla dovrà sgombrare l'area intorno al palazzo presidenziale entro le 15 ora locale (le 14 in Italia), vietate tutte le manifestazioni programmate nel pomeriggio. Dopo l'annuncio, testimoni hanno riferito che i manifestanti hanno iniziato ad abbandonare l'area.
Intanto, le immagini televisive hanno testimoniato i tafferugli, gli scontri, i lanci di pietre e i lacrimogeni che hanno incendiato la notte al Cairo.
Migliaia di manifestanti, pro e contro Morsi, si sono radunati davanti al palazzo presidenziale e, secondo il bilancio della procura che sta indagando sugli incidenti, sono sette i morti, 305 le persone arrestate. Il ministero della Sanità, citato dalla tv di Stato, parla di 446 feriti. Violenze anche a Ismailia, dove è stata data alle fiamme una sede del movimento dei Fratelli Musulmani, di cui è espressione Morsi. Anche quella della vicina Suez è stata incendiata.
Una escalation di violenze che ha indotto il presidente della televisione egiziana, Essam el Amir, a presentare le sue dimissioni al ministro dell'informazione, Salah Abdel Maksoud, per protestare contro "la gestione del Paese". Secondo Al Jazeera, si sarebbe dimesso anche il vicepresidente del Partito Libertà e Giusitizia, Rafiq Habib, vicino ai Fratelli Musulmani.
Il leader dei Fratelli Musulmani, Mohamed Badie, a sua volta, ha richiamato la popolazione all'unità: "Le nostre divisioni servono solo ai nemici della nazione". Badie guiderà la cerimonia funebre di sei vittime degli scontri di ieri, rende noto il website del partito della Fratellanza, Giustizia e libertà, cerimonia che si terrà in una moschea davanti al palazzo presidenziale, secondo la Mena.
Intanto, l'opposizione per voce di Mohamed El Baradei condanna le violenze, accusando il presidente Morsi di esserne responsabile e si dice aperta al dialogo a patto che Morsi ritiri il decreto presidenziale con cui si è aumentato i poteri in modo pressoché illimitato. Nella serata di ieri è arrivata una risposta dal primo ministro Hisham Qandil, che si appella alla calma per poter "dare una chance agli sforzi ora in corso per iniziare un dialogo per la riconciliazione nazionale".
Mekki: possibili modifiche ad articoli contestati. Gli articoli ''contestati'' della Costituzione possono essere modificati, ha detto il vicepresidente egiziano Mahmoud Mekki, ma non prima del referendum. C'è comunque "una sincera volontà politica di superare l'attuale periodo e rispondere alle richieste della gente", ha affermato Mekki, aggiungendo che "la porta del dialogo è aperta a coloro che si oppongono alla bozza di Costituzione. Dobbiamo trovare una via di uscita e siamo seri nella ricerca del consenso. Non abbiamo alcuna altra alternativa al dialogo'', ha detto Mekki evocando la possibilità di modificare gli articoli ''contestati'' della Costituzione, ammettendo di avere anche lui ''riserve'' sulla dichiarazione costituzionale emessa dal presidente. E ancora: "I manifestanti hanno richieste che devono essere rispettate e delle quali occorre tenere conto'', ha detto il vicepresidente egiziano Mahmoud Mekki.
Da parte sua, Morsi si è limitato ad assicurare tramite il suo portavoce che la presidenza rispetta il diritto alle manifestazioni pacifiche e ha dato direttive alle forze dell'ordine di agire con moderazione.
Scontri davanti al palazzo. I Fratelli musulmani hanno convocato una manifestazione di sostegno al presidente Morsi davanti al palazzo presidenziale. Contemporaneamente, anche l'opposizione egiziana ha chiamato i suoi sostenitori a manifestare. E come prevedibile tra le due fazioni sono scoppiati scontri: sono 'volate' anche molotov, come hanno mostrato immagini delle tv. Mohamed Fadel Fahmy, su Twitter, ha scritto che i Fratelli musulmani hanno distrutto le tende dei manifestanti di piazza Tahrir e che alcune donne sono state colpite con bastoni e pietre. Dopo qualche ora gli islamici, che durante la manifestazione hanno scandito gli slogan "la gente vuole pulire la piazza" e "Morsi ha la legittimità", hanno scacciato gli oppositori del presidente, che si sono rifugiati nelle strade vicine. In un comunicato i Fratelli musulmani hanno poi riferito di avere fermato davanti al palazzo di Ittahadeya tre persone in possesso di pistole e di proiettili. La polizia si è schierata in assetto antisommossa per dividere le due fazioni davanti al palazzo presidenziale.
El Baradei: "Morsi responsabile" ''Alla luce di quello che sta succedendo ora davanti al palazzo di Ittahadeya, ritengo il presidente Mohamed Morsi responsabile della protezione delle manifestazioni pacifiche se vuole preservare quello che gli resta della sua legittimità'', accusa il leader del partito di opposizione Al Dostour, Mohamed El Baradei, che è stato accusato di sovversione insieme agli altri capi dell'opposizione Amr Moussa e Hamdin Sabbahi. Tutti pronti al dialogo se il presidente ritirerà il suo decreto, altrimenti "la battaglia continua".
Dimissionari i consiglieri presidenziali. In seguito alle violenze di oggi, tutti i 17 consiglieri del presidente Mohamed Morsi hanno dato le dimissioni. Malgrado tutto, resta confermato per il 15 dicembre il referendum sulla nuova Costituzione adottata nei giorni scorsi dall'Assemblea del popolo egiziano e che prevede la 'sharia'', la legge islamica, come fonte principale della legislazione nazionale. ''I lavori proseguono'', ha detto Mekki ai giornalisti.
Clinton: "Dialogo urgente". Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha sottolineato la necessità che in Egitto si realizzi un "dialogo trasparente" tra tutte le parti e che nel Paese siano rispettati i diritti di tutti i cittadini. "Gli scontri ai quali assistiamo attualmente dimostrano la necessità urgente di un dialogo che si deve tenere tra tutte le parti in causa", ha dichiarato Clinton, aggiungendo che il popolo egiziano ''merita una costituzione che protegga i diritti di tutti i cittadini, uomini e donne, musulmani e cristiani''.
Protesta a oltranza. I social network hanno lanciato un appello perché vengano forniti cibo e riparo ai manifestanti che hanno annunciato di non voler lasciare i luoghi della protesta fino a che Morsi non ritirerà il decreto del 22 novembre scorso, con il quale si era garantito ampi poteri, "dittatoriali" secondo l'opposizione laica e liberale. L'opposizione chiede inoltre l'annullamento del referendum costituzionale del 15 dicembre e la formazione di una nuova assemblea costituente che "rifletta tutte le categorie" della società egiziana. "Se il presidente non risponde a queste richieste entro venerdì perderà la sua legittimita", ha avvertito il Fronte di salvezza nazionale, che raccoglie 18 movimenti di opposizione, coordinato da El Baradei.
Fonte:
Repubblica