Tensioni anche in Egitto, proteste in piazza anti-Mubarak

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binariomorto
00mercoledì 26 gennaio 2011 00:00
Egitto, migliaia in piazza morto un poliziotto
Suez, proiettili gomma uccidono 2 manifestanti.
El Cairo, agente muore calpestato dalla folla


IL CAIRO - La protesta indetta per oggi da movimenti e partiti anti-governativi egiziani si e' tradotta, al Cairo, in violenti scontri lungo le strade principali della capitale. La polizia, nella centrale piazza Taharir, vicino al Museo Egizio, e' stata attaccata dai manifestanti con un fitto lancio di sassi, che ha costretto gli agenti a indietreggiare, nonostante si fossero schierati con un grande dispiegamento di blindati e avessero reagito lanciando lacrimogeni. Secondo gli organizzatori della protesta, in piazza sono scesi in 25 mila. ''Mubarak vattene'' e ''Pane e liberta''' sono gli slogan gridati dai manifestanti.

MORTO UN POLIZIOTTO CALPESTATO IN SCONTRI - Un agente di Polizia è morto dopo essere stato travolto negli scontri che hanno opposto manifestanti e forze dell'ordine nel centro del Cairo. Lo riferisce il sito internet del partito Wafd spiegando che l'agente è caduto ed è rimasto calpestato nella ressa.

MORTO MANIFESTANTE A SUEZ - Un giovane manifestante e' morto dopo essere stato colpito da un proiettile di gomma durante scontri con le forze dell'ordine a Suez. Lo riferiscono fonti della sicurezza egiziane. Si tratta della prima vittima fra i manifestanti della giornata di protesta indetta oggi.

IN 20 MILA MANIFESTANO AD ALESSANDRIA - In 20 mila sono scesi in piazza anche ad Alessandria d'Egitto per chiedere lavoro e la fine del regime di Mubarak. Lo riferisce la rete satellitare Al Jazira, secondo la quale ci sono stati scontri nella città portuale egiziana e si sono verificati anche vari feriti.

MANIFESTANTI IN CENTRO CAIRO, MUBARAK VATTENE - ''Mubarak vattene'' e ''pane e liberta''. Sono questi gli slogan che gridano alcune decine di di migliaia di dimostranti che in questo momento hanno il controllo della piazza centrale del Cairo, Taharir, come ha constato l'ANSA sul posto. La polizia si e' ritirata nelle strade laterali e in questo momento c'e' un momento di calma negli scontri. Si sentono le sirene delle ambulanze. La piazza e' accanto al Museo Egizio che, secondo fonti della sicurezza, non e' stato coinvolto negli incidenti.

SCONTRI CON LA POLIZIA- Si sono fatti piu' violenti gli scontri a piazza Taharir, nel centro del Cairo. I manifestanti hanno attaccato la polizia con un fitto lancio di sassi. Le forze di sicurezza, come ha constatato l'ANSA sul posto, sono state costrette a ritirarsi dalla piazza malgrado il fitto lancio di lacrimogeni e l'impiego di blindati e idranti.
Si stanno svolgendo al Cairo le manifestazioni indette per la Giornata della Collera. In quella che si sta tenendo nella centrale Piazza Tahrir, accanto al Museo egizio, si sono verificati scontri tra manifestanti e polizia che hanno fatto cinque feriti. A Mohandesim, nel grande viale intitolato alla Lega Araba, un gruppo sempre crescente di manifestanti, almeno 2.000, gridano 'Fuori, fuori' e 'Vattene, vattene' rivolto al presidente Mubarak. Il gruppo viene seguito a distanza da un massiccio spiegamento di forze antisommossa.

La 'giornata della collera' è convocata da un gruppo di partiti di opposizione e di movimenti della societa' civile per protestare contro la carenza di lavoro e contro le misure repressive. Sui siti internet degli organizzatori continuano ad essere rilanciati messaggi che riconvocano, da un momento all'altro, le manifestazioni perche' i siti individuati fino a ieri sono da questa mattina fortemente presidiati dalla polizia. In particolare il piazzale antistante l'universita', secondo alcuni testimoni, e' presidiato da una ventina di camion blindati della polizia. Molte strade del centro citta' sono bloccate o presidiate da mezzi blindati. Situazione analoga anche ad Alessandria, dove fonti locali riferiscono che tutto il centro della città è presidiato dalla polizia e molte strade sono bloccate, per impedire l'accesso ai luoghi di raduno. Gli organizzatori pensano dei cambiare luogo e ora della manifestazione, tenendo informati i contestatori con messaggio all'ultimo momento su Facebook. In un'intervista uscita questa mattina sul quotidiano Al Ahram, il ministro dell'Interno egiziano Habib El Adly ha affermato che i servizi di sicurezza ''non tollereranno alcuna minaccia ai beni e alla sicurezza del paese''. ''Questi giovani incoscienti - ha aggiunto il ministro - non hanno alcuna influenza e i servizi di sicurezza sono capaci di dissuadere qualsiasi azione illegale''.

Fonte: ANSA
binariomorto
00mercoledì 26 gennaio 2011 00:00
IMPOSTO IL COPRIFUOCO AD ALESSANDRIA

Cairo, in piazza proteste anti-Mubarak
Scontri con la polizia, tre morti

Le forze di sicurezza sono state costrette a ritirarsi
Feriti e arresti, Twitter e Facebook bloccati


MILANO - Esplode nuovamente la violenza in Egitto con due morti a Suez e uno al Cairo, e il coprifuoco imposto ad Alessandria dalle 23 alle 6 del mattino. Nel centro della capitale sono scoppiati incidenti tra polizia e manifestanti, 25 mila secondo gli organizzatori che sventolavano bandiere egiziane e tunisine: negli scontri, affermano fonti ufficiali, sarebbe morto un poliziotto e altri agenti sarebbero rimasti feriti. Al Cairo, nella centrale piazza Tahrir, accanto al Museo Egizio, la polizia ha sparato lacrimogeni e ha usato gli idranti, mentre i dimostranti hanno risposto lanciando sassi. Incidenti sono in corso anche nella zona circostante. Si parla di una ventina di dimostranti arrestati finora. Manifestazioni si sono svolte, oltre che al Cairo e a Suez (dove sono morti due dimostranti), anche ad Alessandria, Porto Said, Assyut e altre città.

CONTINUANO GLI SCONTRI - In piazza Tahrir i manifestanti hanno attaccato la polizia con un fitto lancio di sassi. Le forze di sicurezza, come ha constatato l'agenzia Ansa sul posto, sono state costrette a ritirarsi dalla piazza malgrado il fitto lancio di lacrimogeni e l'impiego di blindati e idranti. Secondo l'Osservatorio informativo egiziano Rasad al-Ikhbari, una rete di monitoraggio composta da giornalisti e attivisti d'opposizione, almeno 200 mila persone sarebbero scese in strada in tutto l'Egitto per contestare Mubarak. La polizia egiziana avrebbe arrestato 600 manifestanti, in particolare nei dintorni della sede del Parlamento e in piazza Tahrir.

SOCIAL NETWORK - Le autorità egiziane avrebbero intimato ai provider che operano in Egitto di rendere impossibile l'accesso a Twitter e Facebook, utilizzati da molti giovani manifestanti per organizzare le proteste. Secondo quanto si legge sulla Bbc, Twitter è ormai bloccato da alcune ore, mentre i telefoni cellulari non funzionano in tutta l'area attorno al Cairo. Problemi di connessione si registrano anche per Facebook, a cui gli utenti egiziani riescono a connettersi solo a tratti.

USA APPOGGIANO MUBARAK - Il governo Mubarak «è stabile e sta cercando soluzioni per rispondere alle legittime necessità della popolazione», ha affermato il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, commentando le manifestazioni antigovernative in Egitto.

Fonte: CorrieredellaSera
binariomorto
00giovedì 27 gennaio 2011 11:00
Egitto, nuovi violenti scontri
Uccisi un civile e un agente

Il ministero dell'Interno proibisce gli assembramenti. Ma la protesta non si ferma. Due vittime nella capitale. A Suez incendiato il palazzo del governo, e in altre località. Decine di feriti e 500 arresti. "Twitter e Facebook bloccati", ma Il Cairo nega. Gli Usa: "Rispetto per i diritti di riunione e parola"

IL CAIRO - Nuove manifestazioni e nuovi scontri in Egitto, malgrado il governo avesse proibito ogni forma di assembramento e avesse annunciato il pugno di ferro contro la protesta, la prima nei 30 anni al potere del presidente Hosni Mubarak. In serata nella capitale un civile e un poliziotto sono rimasti uccisi. La repressione che ieri è costata la vita ad almeno quattro persone e ha provocato decine di feriti, unita alle voci secondo cui le autorità stanno censurando pesantemente il web, suscita preoccupazione in ambito internazionale. La Casa Bianca ha ammonito che "gli Usa sostengono i diritti universali di riunione e parola". Dalla Farnesina intanto arriva l'invito alla prudenza per gli italiani che si trovano in Egitto, cui è consigliato di evitare i luoghi di assembramento.

IL VIDEO DELLA RIVOLTA - LE FOTO

Nuovi scontri al Cairo. Il "Movimento 6 aprile", tra gli animatori delle proteste di martedì, ha nuovamente esortato la gente a raggiungere la principale piazza del Cairo, la stessa dove all'alba la polizia ha sparato gas lacrimogeni e usato idranti. Le forze dell'ordine sono
state schierate a Tahrir Square e hanno bloccato l'accesso alla piazza, di fatto blindata. Mentre in mattinata avevano rapidamente disperso i manifestanti che si erano radunati all'esterno di un palazzo giudiziario nel centro della capitale e altri in periferia, nel pomeriggio hanno avuto più difficoltà e si sono verificati nuovi scontri. In serata gli agenti hanno usato pallottole di gomma contro circa 500 dimostranti che dalla via dove si trova il Consolato italiano si dirigevano verso il ministero degli Esteri, sul vicino lungo Nilo. E violenti scontri si sono verificati di fronte alla sede del Partito nazionale democratico, al potere.

Malgrado la repressione la protesta non si ferma. Il gruppo Khaledsaid, fra gli organizzatori delle manifestazioni, ha invitato anche con messaggi sms a scendere di nuovo in piazza venerdì prossimo dopo le preghiere.

Violenze a Suez. Oltre che al Cairo, ci sono state nuove proteste nel Sinai, ad Alessandria e in alcune località del delta del Nilo. Ma soprattutto a Suez, dove un gruppo di manifestanti ha appiccato il fuoco al palazzo del governo e ha tentato di dare alle fiamme anche la sede locale del Partito nazionale democratico. La polizia è intervenuta lanciando gas lacrimogeni e l'amministrazione della città del nord-est, una delle più calde della protesta anti-governativa dove ieri sono state uccise tre persone, ha ordinato la chiusura dei negozi. Secondo le forze dell'ordine, gli scontri di oggi hanno provocato almeno 70 feriti, 55 tra i dimostranti e 15 tra gli agenti.

Arrestate 500 persone. Il ministero dell'Interno ha fatto sapere che chiunque parteciperà alle proteste verrà fermato e incriminato. Fonti della sicurezza hanno riferito che nella sola giornata di oggi sono state arrestate 500 persone. Il bilancio include i 121 simpatizzanti dei Fratelli Musulmani arrestati durante un sit-in ad Assiut, in Alto Egitto, e altre 90 persone fermate in mattinata al Cairo.

Corrispondente Guardian denuncia: "Arrestato e malmenato". Una testimonianza diretta delle violenze della polizia contro i manifestanti arriva da Jack Shenker, corrispondente al Cairo del quotidiano britannico The Guardian, che ha raccontato di essere stato malmenato dalle forze dell'ordine e arrestato, ieri sera, mentre seguiva i disordini in piazza Abdel Munim Riyad. Il giornalista è però riuscito a fuggire e ha documentato quanto successo con il suo registratore: ha raccontato di essere stato picchiato e atterrato da due agenti in borghese dei servizi di sicurezza egiziani e quindi trasportato in un ufficio governativo. Quando si è accreditato come giornalista britannico, sia in inglese che in arabo, è stato nuovamente picchiato e insultato da un ufficiale anziano. E' stato poi caricato su un cellulare della polizia insieme a oltre 40 manifestanti, alcuni dei quali gravemente feriti. Quando i funzionari hanno cercato di prelevare il figlio di Ayman Nour, dissidente di primo piano, tutti i prigionieri si sono scaraventati contro i portelloni del van riuscendo così a fuggire.

"Il figlio di Mubarak fuggito a Londra", ma il partito smentisce. Si susseguono, intanto, voci su alti dirigenti che starebbero lasciando il Paese. Il Times of India ha riportato che il figlio di Mubarak, Gamal, destinato a succedere al padre, sarebbe fuggito a Londra ieri, in aereo, insieme alla moglie e ai figli. Ma la notizia - ripresa dal sito arabo con sede negli Stati Uniti Akhbar-al-Arab - è stata smentita da fonti aeroportuali. Anche un alto dirigente del Partito nazionale democratico, citato dal sito della Cnn in arabo, afferma che Gamal Mubarak "segue la situazione dal Cairo".

"Twitter e Facebook bloccati". Anche oggi, numerose fonti segnalano il blocco dei social network in tutto il paese. In particolare, Twitter, che ancora una volta si è rivelato una preziosa fonte di notizie e di coordinamento nella rivolta, sarebbe bloccato da ieri per moltissimi utenti. "Crediamo che lo scambio aperto di informazioni porti vantaggio alle società e permetta ai governi di comunicare meglio con la gente", si legge su un messaggio diffuso sul sito, che conferma l'interruzione del servizio. Anche il collegamento a internet risulta a tratti bloccato. Secondo fonti vicine al movimento anti-Mubarak, anche Facebook, che ospita la pagina del "Movimento 6 aprile", è inaccessibile. Un portavoce del social network a londra ha fatto sapere che non si è registrata alcuna variazione significativa nel traffico dall'Egitto. Da parte sua, il governo egiziano nega di essere intervenuto per impedire l'accesso ai siti, ribadendo che rispetta la libertà di espressione.

Le reazioni. L'acuirsi della tensione in Egitto preoccupa gli Usa, il principale alleato del Cairo, che hanno esortato il governo egiziano "a recepire le aspirazioni del popolo portando avanti le riforme politiche, economiche e sociali che possono migliorare la vita della gente e aiutare l'Egitto a prosperare. Gli Usa sono impegnati a lavorare con l'Egitto e il popolo egiziano per raggiungere questi obiettivi". Da Parigi il ministro degli Esteri Michèle Alliot-Marie esprime rammarico "per le vittime", mentre Il capo della diplomazia della Ue, Catherine Ashton, lancia un appello alle autorità egiziane a "rispettare e proteggere il diritto dei cittadini egiziani a manifestare le loro aspirazioni politiche attraverso dimostrazioni politiche". L'Ue "segue da vicino le manifestazioni e le considera un segnale delle aspirazioni di molti egiziani sulla scia degli eventi verificatisi in Tunisia", aggiunge la portavoce Maja Kocijancic. Da Berlino il ministro degli Esteri Guido Westerwelle si dice molto preoccupato per la situazione, e ha fatto appello a tutte le forze politiche per far cessare le violenze.

In Italia, il ministro degli Esteri Franco Frattini si augura che "Mubarak continui, come sempre ha fatto, a governare con saggezza e lungimiranza" perché "l'Egitto è punto di riferimento per il processo di pace che non può venire meno" e per scongiurare una "deriva fondamentalista". La Farnesina raccomanda prudenza agli italiani nel Paese e consiglia "di evitare luoghi di eventuali manifestazioni ed assembramenti".

Primo ministro Nazif: Garantiremo libertà d'espressione purché legittima. Dopo gli appelli della diplomazia internazionale, il primo ministro egiziano Ahmed Nazif ha dichiarato che il governo egiziano intende "garantire la libertà di espressione purchè questa sia manifestata con mezzi legittimi".

Fonte: Repubblica
binariomorto
00venerdì 28 gennaio 2011 00:31
Scontri nel Sinai, ucciso manifestante
È tornato El Baradei: "Sto col popolo"

La protesta blocca l'autostrada che collega a Israele. Violenze a Suez e Ismailia, cortei ad Alessandria e Assiut. Al Cairo, aeroporto in stato d'emergenza per il ritorno da Vienna del Nobel per la pace: "Mubarak se ne deve andare, pronto a guidare la transizione"

IL CAIRO - La tensione cresce di ora in ora in Egitto, dove il contagio della rivolta popolare che in Tunisia ha costretto alla fuga l'ex presidente Ben Ali mette a rischio il regime di Hosni Mubarak dopo 30 anni di potere assoluto. E domani grande manifestazione di piazza con El Baradei, tornato in patria, a guidare l'opposizione. Oggi un manifestante è stato ucciso nei violenti scontri in corso in una cittadina del Sinai, El Sheikh Zouayed, a pochi chilometri dal resort del Mar Rosso di Sharm el Sheik. Si chiamava Muhammad Atef, aveva 22 anni. E' stato raggiunto dal proiettile esploso da un agente di polizia, è morto sul colpo. Fonti locali parlano di "campo di battaglia", negozi chiusi e scambio di colpi d'arma da fuoco tra manifestanti e polizia. In strada sono almeno in diecimila e hanno anche bloccato l'autostrada internazionale che collega Israele all'Egitto.

Tensione in tutto il Paese. Stesso scenario a Suez, dove tra spari e lancio di lacrimogeni sono andati a fuoco vari edifici dell'amministrazione locale, una caserma dei pompieri e una parte dell'ospedale pubblico, distrutti quattro blindati delle forze di sicurezza. Nella città portuale a nord-est del Cairo, nella fitta sassaiola tra polizia e dimostranti sono rimaste ferite 35 persone, di cui cinque agenti. Trenta gli arrestati. Altri 10 blindati sono arrivati dal Cairo per mettere in sicurezza gli uffici governativi e la sede del Partito Nazionale Democratico del presidente Mubarak. A Suez la protesta si è quindi estesa alla zona industriale, dove circa 300 operai delle acciaierie hanno fatto un sit-in chiedendo l'aumento del salario. Scontri in corso anche a Ismailia, nel nord del paese. Inizialmente dispersi dalla polizia, i manifestanti si sono riorganizzati dando vita a un duro confronto con le forze dell'ordine, con fitte sassaiole. Trenta gli arrestati. Manifestazioni pacifiche si segnalano invece ad Alessandria e ad Assiut, nell'alto Egitto.

Mubarak apre ai giovani. Mentre nel paese infuria la protesta, la tv del Qatar al Jazeera dà notizia di un vertice di governo al Cairo per decidere quali iniziative assumere in vista delle grandi manifestazioni annunciate per domani. In contemporanea, si è svolto un vertice del Pnd. Dopo mezz'ora ha parlato Safwat El Sherif, presidente del Consiglio della Shura, paragonabile al Senato, per dire che i giovani, le loro richieste, i loro bisogni e il loro diritto di esprimersi con ogni mezzo sono "nel cuore del presidente egiziano Hosni Mubarak e del partito di governo". El Sherif ha sottolineato la necessità che "i giovani si calmino" perché il partito è impegnato ad affrontare le loro difficoltà. Voci raccolte tra i giornalisti, ma non confermate ufficialmente, hanno riferito che nella sede era presente il figlio del presidente, Gamal.

Il pugno duro del regime. Le parole distensive di El Sherif contrastano con la durezza con cui l'apparato repressivo colpisce la protesta popolare: dall'inizio delle manifestazioni di piazza di martedi scorso, sono finite dietro le sbarre almeno mille persone, come riferisce un responsabile della sicurezza. Smentita dalle autorità egiziane l'incriminazione di quaranta persone per aver cercato di "rovesciare il regime", secondo quanto aveva riportato la tv satellitare Arabya. I fermati, spiegano fonti della sicurezza, sono accusati di manifestazione non autorizzata, danneggiamento di luoghi pubblici e di blocco stradale. Con il manifestante ucciso oggi nel Sinai, sale a sette il numero dei morti dall'inizio della protesta, anche se un anonimo responsabile della sicurezza sostiene che le due vittime di ieri, un agente di polizia e una donna, sarebbero morte a causa di un incidente stradale, investite da un'auto nel centro del Cairo. "E' in corso un'indagine" aggiunge la fonte. Il nesso tra l'incidente e i disordini era invece stato accreditato in precedenza da un'altra fonte della sicurezza e da ambienti medici.

El Baradei è tornato. La protesta potrebbe essere spinta anche dal ritorno in patria - ieri sera - di Mohamed El Baradei, ex presidente dell'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica), che parteciperà, nelle vesti di maggior punto di riferimento dell'opposizione, alla grande manifestazione. Il suo auspicio - espresso appena arrivato al Cairo - è che il regime di Mubarak capisca che il cambiamento è necessario, cessi la violenza e punti al cambiamento pacifico: "Non c'è modo di tornare indietro". "Continuerò a sostenere il cambiamento e chiedo al regime di fare altrettanto prima che sia troppo tardi", ha affermato El Baradei, accolto da simpatizzanti, e da una mole di giornalisti internazionali, sotto una vigilanza stretta della sicurezza. "Tutte le richieste di apertura di riforma sono state ignorare - ha insistito il leader del Movimento per il cambiamento egiziano - e quindi bisogna dare merito ai giovani che sono andati in strada".

La rabbia dei manifestanti. "Sarà domani il vero giorno della collera in tutto il paese" annunciano i dirigenti del raggruppamento "Forze Popolari" nel corso del congresso del Fronte Democratico in corso ad 'al-Sharqiya', 100 chilometri a nord del Cairo. Lo riporta il sito dei "Fratelli Musulmani" egiziani. Il cartello dei partiti di opposizione comprende il Partito del Lavoro, il partito liberale al-Ghad, il partito nasseriano e l'associazione nazionale per il cambiamento di El Baradei. All'Ansa, il portavoce dei "Fratelli Musulmani" egiziani, Essam Eryan, assicura che la loro partecipazione alle manifestazioni popolari indette per domani sarà "di massa, ma pacifica". Un ritorno, quello di El Baradei, visto con grande preoccupazione dalle autorità. L'ex direttore dell'Aiea è atterrto al Cairo con un aereo di linea proveniente da Vienna e per tutto il pomeriggio la polizia è stata dispiegata in forze nei pressi e all'interno del terminal 3 degli arrivi.

El Baradei: "Voglio un nuovo Egitto". Ancora prima che la folla scendesse nelle strade del Cairo, El Baradei aveva commentato gli eventi tunisini considerando "inevitabile" che quell'esempio fosse seguito anche nel suo paese. Il premio Nobel si dice pronto "a guidare la transizione, se il popolo lo vorrà". Parlando ai giornalisti, in attesa dell'imbarco a Vienna, El Baradei, dichiara di voler "assicurare che tutto si svolga in maniera pacifica e regolare. La mia priorità immediata è di vedere un nuovo Egitto e di veder nascere questo nuovo Egitto grazie a una transizione pacifica". El Baradei poi attacca frontalmente il segretario di Stato americano Hillary Clinton, per aver giudicato "stabile" la posizione del governo egiziano. "Sono rimasto allibito e sconcertato dalle sue parole - scrive il leader dell'opposizione - Che cosa intendeva con stabile, e a quale prezzo? E' la stabilità di 29 anni di leggi d'emergenza, un presidente con un potere imperiale per 30 anni, un Parlamento che è quasi una beffa, una magistratura che non è indipendente? E' questo che Hillary Clinton chiama stabilità? Sono sicuro di no. E spero che non sia lo standard che Clinton applica ad altri Paesi".

L'Ue: rispettare il diritto al dissenso. Dal capo della diplomazia dell'Unione europea, Catherine Ashton, giunge l'invito alle autorità egiziane di "rispettare" il diritto dei loro cittadini a manifestare pacificamente per la difesa dei loro diritti e a scarcerare i dimostranti pacifici fermati. Ma su Mubarak inizia a farsi sentire anche il pressing della Gran Bretagna, ex madrepatria coloniale decisa a non ripetere gli errori della Francia, troppo passiva all'inizio della crisi tunisina. In un'intervista al programma "Today" su Bbc Radio4, il ministro degli Esteri William Hague invita l'Egitto a compiere qualche passo in direzione delle riforme politiche per placare le "legittime rivendicazioni" dei manifestanti, "tanto economiche che politiche". "Ogni paese è differente - precisa Hague - e non dobbiamo cercare di dettare la nostra volontà, ma in generale ritengo che sia importante in questa situazione rispondere in modo positivo alle legittime richieste di riforme; è importante muoversi verso apertura, trasparenza e maggiori libertà politiche".

Il Borsa cede, il campionato si ferma. Intanto, gli effetti della rivolta popolare contro Mubarak si fanno sentire anche alla borsa del Cairo, dove si registra una giornata nera. Il listino principale, l'egx30, chiude in calo del 10,5%. In mattinata gli scambi sono stati temporaneamente sospesi quando l'indice segnava un calo di oltre il 6%. Male anche la valuta locale, la sterlina egiziana, scesa ai minimi da 6 anni contro il dollaro americano. Secondo quanto riporta il quotidiano al-Alam al-Youm, il presidente della piazza egiziana, Khaled Serry Seyam, dice no agli allarmismi e chiede agli investitori di mantenere la calma per non fomentare panico ingiustificato. Si ferma anche il campionato di calcio: rinviato il prossimo turno, decisione non giustificata ufficialmente dalle autorità, anche se dettata dal timore che i tifosi possano cogliere l'occasione per manifestare contro il governo.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00sabato 29 gennaio 2011 00:57
Egitto, Mubarak destituisce il governo
Usa: "La soluzione venga dal popolo"

Il presidente parla alla tv e promette riforme al termine dell'ennesima giornata di proteste. Caos nella capitale e negli altri centri principali del Paese. Almeno venti vittime e oltre mille feriti. Libero dagli arresti domiciliari il leader d'opposizione El Baradei. La polizia si ritira, arrivano i militari. In fiamme la sede del partito del presidente. Il monito dell'Onu. La Casa Bianca: "la soluzione venga dal popolo"

IL CAIRO - "Il governo egiziano si è dimesso e domani verrà nominato un nuovo esecutivo che varerà nuove misure per la libertà e la democrazia". Lo ha detto il presidente egiziano Hosni Mubarak in un discorso televisivo alla nazione. Il leader egiziano ha deciso di parlare al Paese dopo l'ennesima giornata di scontri, al culmine di un escalation di violenze che sta mettendo seriamente in discussione la tenuta del suo regime.

Mubarak: "Resto presidente, dispiacere per le vittime". Un intervento del presidente egiziano era stato annunciato fin dal pomeriggio, ma Mubarak è apparso in tv solo a tarda notte. Inizialmente si era parlato di una dichiarazione televisiva del presidente del Parlamento, una voce che aveva fatto pensare a una soluzione "tunisina" della crisi, con Mubarak rimpiazzato dall'uomo che la Costituzione indica come successore in caso di impossibilità del presidente a governare. Parlando alla tv di Stato, Mubarak ha subito chiarito di non aver nessuna intenzione di lasciare il potere. Le violenze, ha detto, "sono un complotto per destabilizzare, i nostri obiettivi saranno raggiunti con il dialogo". Allo stesso tempo, il presidente si è detto "estremamente dispiaciuto" per le vittime delle manifestazioni e ha promesso "nuove misure" per la democrazia. Poi il messaggio alla piazza: "Questa sera ho chiesto al governo di dimettersi e domattina darò incarico per formare il nuovo esecutivo". Un segnale di discontinuità che, nelle speranze del regime, dovrebbe servire a disinnescare il malcontento popolare facendo rientrare una rivolta sempre più fuori controllo.

Vittime in tutto il paese, assalto ai palazzi del potere. Neanche il coprifuoco ha fermato la protesta popolare. Nonostante l'intervento dei blindati dell'esercito, i dimostranti impegnati dal mattino nel "venerdì della collera" - così gli oppositori hanno ribattezzato questa giornata - hanno occupato le principali città. Assaltando i palazzi del potere, dai ministeri alla sede del partito del presidente. Tentativi di saccheggio al Museo Egizio, successivamente messo in sicurezza dall'esercito. La tv di Stato ha annunciato il coprifuoco, fino alle 8 di domani, nella capitale, a Suez e Alessandria. Sale il bilancio delle vittime, almeno venti fra il Cairo, Suez, Alessandria; a Porto Said è morto un dimostrante di appena 14 anni. Un'altra persona è morta nel Sinai e vi sarebbero anche due vittime tra le forze dell'ordine. I feriti sono oltre mille. Circa 400 le persone arrestate. La Casa Bianca: "Questa crisi può essere risolta solo dal popolo egiziano".

AUDIO Dall'inviato Renato Caprile

FOTO / DOSSIER VIDEO

"L'esercito è con noi". Impossibile, per la polizia, sedare la protesta. Mubarak ha inviato l'esercito. Ma la situazione è in continua evoluzione: un convoglio di blindati è stato ripreso da Al Arabiya mentre sfilava per le vie della capitale, applaudito dai manifestanti che invocavano la fine del regime di Mubarak, al grido di "l'esercito è con noi". Il cancelliere tedesco Angela Merkel chiede a Mubarak di autorizzare manifestazioni pacifiche. Anche dal ministero degli Esteri italiano un fermo invito all'"immediata cessazione di ogni tipo di violenza", al rispetto delle "libertà civili, di espressione e comunicazione incluso il diritto allo svolgimento di manifestazioni pacifiche".

Bloccati web e mobile. Il segretario generale delle Nazione Unite Ban Ki-Moon intima: "La libertà di espressione deve essere rispettata". Ma oggi è difficile anche comunicare. Al Cairo le connessioni internet sono bloccate, saltate anche le comunicazioni fra telefoni cellulari. Il servizio sms era già inutilizzabile da alcune ore. L'operatore di telefonia mobile britannico Vodafone fa sapere di aver sospeso la copertura su richiesta del governo egiziano. Una mossa che il dipartimento di Stato Usa condanna con un messaggio su Twitter: "Siamo preoccupati per il fatto che le comunicazioni, compreso internet, i social media e perfino questo messaggio tweet, sono bloccati in Egitto", si legge nel messaggio firmato dal portavoce del dipartimento P.J. Crowley.

La Casa Bianca. E se in un primo momento, dagli Usa, era arrivato il monito del segretario di Stato Hillary Clinton che aveva chiesto di "evitare la violenza, rispettare i diritti umani, mantenere aperti i canali di comunicazione", poco dopo è la Casa Bianca a prendere posizione. La situazione "può essere risolta solo dal popolo egiziano", dice il portavoce Robert Gibbs. Il presidente Obama (che, fa sapere Gibbs, "oggi non ha parlato con Mubarak") ha convocato i vertici della sicurezza nazionale per discutere della crisi. Attraverso le parole del portavoce, gli Usa sollecitano il governo egiziano ad "affrontare immediatamente le rimostranze del tutto legittime" degli egiziani. "La violenza non è la risposta", ha detto Gibbs, aggiungendo che la situazione rappresenta un'importante opportunità per procedere a riforme economiche e politiche.

Gli Usa: "Internet è un diritto fondamentale". "In più occasioni - ha ricordato - il presidente Obama ha sottolineato l'importanza che gli Usa danno alle libertà fondamentali. E anche il libero accesso a internet rientra nei diritti fondamentali". Poi l'esortazione alla "moderazione", nel rispondere ai manifestanti, rivolta alle forze di sicurezza. Infine, l'annuncio che gli Stati Uniti rivedranno la loro politica di aiuti nei confronti dell'Egitto "sulla base degli eventi che avranno luogo nei prossimi giorni".

El Baradei è a casa. Mohammed El Baradei non è più ai domiciliari. La sorella Layla assicura che "sta bene, a casa, la sua abitazione non è più circondata dalla polizia". Si erano inseguite notizie contrastanti sulla sorte di El Baradei. Secondo alcuni testimoni, si trovava alla testa di una marcia pacifica nelle strade del Cairo. In mattinata si era diffusa la notizia che fosse stato "trattenuto" dalla polizia per evitargli di partecipare alle manifestazioni. Secondo altre fonti, infine, si trovava agli arresti domiciliari. Il leader dell'opposizione, rientrato ieri sera da Vienna, dopo aver concluso il suo mandato di direttore dell'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, in mattinata aveva preso parte alla preghiera del venerdì in una moschea nel quartiere di Giza. Subito dopo, la folla aveva iniziato a inveire contro Mubarak, innescando l'intervento delle forze speciali. A quel punto la polizia avrebbe impedito a El Baradei di mettersi alla testa delle manifestazioni. Oltre all'ex direttore dell'Aiea, bloccato anche Osama al-Ghazali, presidente del Fronte democratico.

Arrestati giornalisti. Quattro reporter francesi sono stati arrestati. Si tratta di un giornalista di Le Figaro e un collega del Journal du Dimanche, un reporter di un'agenzia fotografica e un collaboratore del magazine Paris Match. Sarebbero almeno dieci i giornalisti arrestati. La polizia avrebbe anche aggredito numerosi reporter, di media locali e internazionali. La testimonianza di Assad Sawey, reporter della Bbc, andato in onda con una benda sulla testa e la camicia sporca di sangue. "Stanno prendendo di mira i giornalisti - denuncia - hanno preso la mia telecamera e dopo avermi fermato hanno cominciato a colpirmi con spranghe di ferro, come quelle usate qui per macellare gli animali, e hanno usato manganelli elettrici per darmi la scossa". La tv satellitare Al Arabiya lancia un allarme sulla sorte di una sua troupe inviata al Cairo: non ha più sue notizie da questa mattina, quando è scesa in strada per seguire le manifestazioni.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00sabato 29 gennaio 2011 01:00
Egitto, altri venti morti.
Mubarak annuncia: subito un nuovo governo

Almeno 1.000 feriti al Cairo. Blindati davanti a sede tv. Polizia ferma 400 persone


IL CAIRO - Il Cairo brucia. Come Alessandria, Suez, Ismailia, Porto Said. Il venerdi' della collera ha incendiato le folle e le piazze egiziane e il coprifuoco imposto a meta' pomeriggio non e' servito a riportare la calma, costringendo l'esercito a intervenire. In nottata, il presidente Hosni Mubarak ha rotto il silenzio e dagli schermi tv ha parlato alla Nazione annunciando il siluramento del governo e il varo domani di un nuovo esecutivo. Nemmeno la misura senza precedenti, come l'ha definita il Segretario di stato Usa Hillary Clinton, di spegnere internet e l'intera rete di cellulari in Egitto e' servita a contenere le folle, che si sono ritrovate all'uscita della preghiera del venerdi', cosi' come indicavano gli appelli alla mobilitazione diffusi su Facebook nei giorni scorsi. E' stato l'inizio di una giornata di scontri e di sangue, conclusasi con un bilancio di almeno una ventina di morti, di cui undici solo a Suez, cinque al Cairo, due a Mansura e uno nel Sinai. Dall'inizio, martedi' scorso della 'rivoluzione del 25 gennaio', le vittime sono almeno 25 o 26. Nella sola capitale i feriti sono oltre mille. Anche le truppe su blindati e mezzi cingolati hanno avuto difficolta' a domare i manifestanti. In serata, sulle tv arabe, e su twitter si sono susseguiti messaggi che parlavano di vip e tycoons in fuga precipitosa dal Paese su aerei privati, a anche di ''responsabili'': tanto che erano girate voci che lo stesso presidente Mubarak stesse lasciando il Paese e che il suo abbandono sarebbe stato annunciato dal presidente del Parlamento in un discorso. Ma a parlare e' stato invece Mubarak, che - oltre ad annunciare il cambio di governo - si e' detto ''estremamente dispiaciuto'' per le vittime e ha invitato a interrompere immediatamente gli atti di violenza e sabotaggio: le violenze sono un ''complotto per destabilizzare la societa''', ha accusato il presidente, denunciando la presenza di ''infiltrati''. I ''nostri obiettivi - ha sottolineato - non saranno raggiunti con la violenza ma con il dialogo nazionale''. Dopo il crescendo di manifestazioni che sono andate ingigantendosi man mano che avanzavano per le citta' egiziane, e' cominciata nel primo pomeriggio la guerriglia urbana al Cairo. Polizia contro manifestanti, pietre e bottiglie contro lacrimogeni. Dopo ore di scontri violenti Mubarak ha deciso di imporre il coprifuoco dalle 18 alle 7 del mattino. La rivolta, che in serata ha preso una piega ancora piu' violenta quando i manifestanti al Cairo hanno cominciato ad appiccare il fuoco ad autoblindo e al palazzo sede del partito del presidente, ha accolto in patria il leader del Movimento per la Riforma Mohammed el Baradei, rientrato ieri per partecipare alle manifestazioni odierne. Ma alla marcia l'ex capo dell'Agenzia Atomica Internazionale non e' mai andato. Dopo essere andato in una moschea nel quartiere di Giza, ed esservi rimasto bloccato all'interno, facendo pensare per qualche tempo che fosse stato arrestato, El Baradei e' uscito e si e' recato a casa, dopo e' rimasto. Infondate, hanno detto alcuni familiari, anche le voci che fosse stato posto agli arresti domiciliari. L'esercito ha cominciato a dispiegarsi nelle strade delle citta' egiziane verso le 19 locali, le 18 in Italia, accolto con entusiasmo dalla folla che aveva a lungo invocato il suo intervento per mettere fine alle violenze di strada. Subito dopo ha cominciato a schierarsi attorno ai siti sensibili nelle capitale, ad Alessandria e a Suez. Al Cairo le truppe hanno preso possesso della televisione di stato dopo che un gruppo di manifestanti aveva tentato di occuparla. L'esercito ha anche messo in sicurezza il museo del Cairo, che secondo voci incontrollate era stato saccheggiato in serata. Secondo la tv Al Jazira un gruppo di persone ha anche fatto una catena intorno all'edificio per fare da scudo umano. Le scene di violenza in tutto l'Egitto hanno suscitato grande apprensione nelle diplomazie internazionali preoccupate che venga inghiottito dall'instabilita' un paese baluardo degli Usa e dell'Occidente nella Regione. La Farnesina ha chiesto la cessazione immediata delle violenze, invitando al dialogo costruttivo fra istituzioni e societa' civile. Hillary Clinton ha sollecitato le autorita' egiziane a tenere conto delle richieste degli egiziani che ''hanno il diritto di vivere in una societa' democratica che rispetta i diritti umani fondamentali''. Il Segretario generale dell'Onu Ban ki-Moon ha chiesto rispetto totale della liberta' di espressione. Preoccupata l'Ue e anche la Francia, che si e' attivata per ottenere la liberazione di quattro giornalisti fermati dalle forze di sicurezza mentre seguivano le manifestazioni. La rivolta che gia' giovedi' aveva provocato un tonfo della Borsa egiziana, sta colpendo anche il turismo, settore trainante dell'economia. L'associazione dei tour operator che raccoglie il 70% degli operatori italiani ha deciso di sospendere i voli verso il Cairo e le principali citta' egiziane. Anche la compagnia di bandiera egiziana ha deciso di non volare da e per l'Egitto fino alla mattina di oggi.

Fonte: ANSA
binariomorto
00sabato 29 gennaio 2011 15:59
Scontri e morti in tutto l'Egitto
Il presidente in tv: "E' complotto"

Mubarak invia i soldati a sostenere le forze di sicurezza.
Ma in molti casi la folla accoglie con applausi i militari.
Tentativo di saccheggio al museo egizio del Cairo:
ma è stata la folla stessa a organizzare un cordone contro i predatori


IL CAIRO - Nemmeno la notte ferma la battaglia del Cairo. Anzi, complici il buio, addirittura la incattivisce. Le schermaglie della mattina tra polizia e dimostranti alla sera si trasformano in guerriglia Ormai si spara nelle strade e si incendia. Nel centro, in prossimità dei grandi alberghi, come nella periferia di questa sterminata città. Dai manganelli ai fucili, dalle pietre alle molotov, il passo è stato breve.

Solo nella capitale i morti sarebbero almeno una quindicina, i feriti oltre mille, gli arrestati quasi cinquecento. Numeri che ovviamente non trovano conferme ufficiali. Internet è infatti out, la telefonia mobile pure e quella fissa vicina al collasso. Ma nemmeno il regime riesce a impedire che le notizie in qualche modo filtrino. Mubarak proclama il coprifuoco, schiera l'esercito e annuncia un discorso in tivù, che arriva all'una di notte.
Il rais annuncia per oggi un rimpasto del governo, dice di avere "ascoltato le lamentele e la sofferenza del popolo", garantisce che se le manifestazioni sono avvenute è stato grazie alla "libertà di espressione garantita" dal suo Paese, ma ammonisce che "c'è una linea sottile fra caos e libertà", e nel caos - sostiene - si intravede un complotto da parte di potenze esterne. Suo "primo dovere" è "vegliare sulla sicurezza del Paese". Non permetterà al "caos" di dilagare. "Non si raggiungono gli obiettivi con la violenza, ma con il dialogo", esorta il rais. Le prime reazioni della piazza, però, non gli darebbero ragione.

Nel pomeriggio si rincorrono voci su imprenditori e politici che lasciano il Paese a bordo di aerei privati. La sede del partito del Presidente è stata presa d'assalto e data alle fiamme. Mentre brucia uno dei simboli di un potere che non vuole morire, la folla incendia camionette, auto in sosta, copertoni, stazioni di polizia, prima di marciare verso il ministero degli Esteri e la tivù di Stato, altri due odiati simboli del potere. Poi si dirige compatta verso piazza Tahrir, dove tutto è cominciato e dove ci sono altri palazzi del potere. Quella piazza che è stata off-limits per tutto questo venerdì di paura. Mentre anche intorno ai grandi alberghi, in cui sono ancora migliaia i turisti, l'area diventa irrespirabile e il rumore degli spari non è poi così lontano, Mubarak si vede costretto a schierare i soldati. Fanno dunque la loro comparsa, per la prima volta da quando è iniziata la crisi, anche i carri armati. Ma i militari non intervengono. Anzi in molti casi fraternizzano con i manifestanti che stringono loro le mani applaudendo e gridando: "L'esercito è con noi".

Mubarak come Ben Ali? Difficile crederlo, nonostante i vignettisti già lo ritraggano col valigione pieno di dollari mentre corre trafelato verso un aereo saudita. Lui non fuggirà, dice chi lo conosce bene. Venderà cara la pelle. Resisterà. Sparerà, se è necessario. A patto sempre che l'esercito sia disposto a seguirlo fino in fondo. E poi l'Egitto non è la Tunisia, gli americani non sembrano ancora disposti a mollarlo per sponsorizzare un nuovo corso che potrebbe rivelarsi un salto nel buio. C'è tutto, niente sarà più come prima in Egitto. Soprattutto dopo quest'ultimo venerdì di sangue e di scontri. Con centinaia di migliaia di persone in piazza a gridare la loro collera.

"No a Mubarak", "No al governo", "Siete nemici di Dio". Al Cairo, ad Alessandria, a Suez, nel Sinai. Ovunque, da Nord a Sud di questo paese. Chiedono pane, lavoro, giustizia e dignità. Hanno trovato il coraggio di gridarlo in pubblico mentre per anni hanno temuto anche solo di sussurrarlo agli amici più cari. E oggi che è il gran giorno sono tutti lì, a dispetto di uno spiegamento di forze dell'ordine mai visto. Con le principali arterie del centro della capitale completamente blindate, con insormontabili barriere di agenti anti-sommossa schierati coi loro scudi per file, a distanza di un centinaia di metri gli uni dagli altri. Una muraglia umana invalicabile che qualcuno prova inutilmente a sfondare. Lacrimogeni, proiettili di gomma, pallottole vere, manganelli, idranti.

Pur di fermarli la polizia sembra disposta a tutto. Ma quelli, giovani e meno giovani e perfino bambini, crescono di ora in ora come un fiume in piena. Impossibilitati a riunirsi in un unico grande corteo, sono costretti a tentare sortite dalle vie laterali che portano a Ramses Street, il lungo viale che finisce in piazza Tahrir, l'obiettivo finale dei manifestanti, dove c'è la presidenza del Consiglio. È lì che infuria la battaglia e sempre più persone richiamate dagli spari, dal fumo dei gas, dopo aver fermato l'auto in seconda, terza, quarta fila, seguono dagli spalti del ponte "6 ottobre", urlando a loro volta invettive contro il regime. Qualcosa di assolutamente inedito nel trentennale regno di Hosni Mubarak.

Com'era prevedibile il lungo "venerdì della collera" inizia al Cairo poco dopo la fine della preghiera. Intorno alle 13 la prima salva di lacrimogeni rende irrespirabile l'aria disperdendo i fedeli appena usciti dalla grande moschea Al Fath, che si affaccia proprio su Ramses Street. È solo l'inizio di una sarabanda che sarebbe continuata per tutta la giornata su vari fronti della capitale. Nel sobborgo di Dokki, proprio davanti all'hotel Sheraton, uno degli scontri più duri e cruenti. Fra manifestanti e forze dell'ordine. Turisti terrorizzati, auto incendiate, violente cariche e fuggi fuggi generale. Esattamente come in prossimità della moschea-università Al Azhar, maggiore centro teologico sunnita della capitale.

A Mohamed El Baradei, il premio Nobel per la Pace, esponente di spicco dell'opposizione al regime, autocandidatosi a guidare la transizione, arrivato al Cairo ventiquattr'ore prima di questa grande manifestazione di popolo, viene di fatto impedito di uscire dalla moschea nella quale è andato a pregare. Originale forma di arresti domiciliari, studiata, come dire, ad personam. Per impedirgli cioè di capeggiare politicamente la rivolta. L'uomo ha le carte in regola per succedere alla presidenza anche se il regime in questi mesi più volte ha provato a screditarlo, dipingendolo come distaccato dalla realtà egiziana, come un agente di potenze straniere, pubblicando perfino foto di Laila, la figlia in costume da bagno e del suo matrimonio dove viene servito del vino. Farlo passare, insomma, come un corpo estraneo per scioccare la società musulmana conservatrice.

Che il regime temesse questa manifestazione che già si annunciava come la più imponente e nervosa degli ultimi anni, lo si è capito già alle nove del mattino, quando Internet improvvisamente non ha dato più segni di vita. Un paio d'ore dopo collassava anche la telefonia mobile, locale e internazionale. Impedire ogni forma di comunicazione è l'ordine partito dall'alto. E così tutto l'Egitto rimaneva completamente isolato. Le notizie della notte, gli ultimi filmati fruibili attraverso YouTube avevano mostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che la situazione stava precipitando. Le immagini provenienti da Suez, da Alessandria, dal Sinai e da Ismailia raccontavano di battaglia vera, di morti, feriti, incendi, saccheggi. E come nel disperato tentativo di limitare i danni, il regime procedeva ad arresti in massa. Soprattutto nelle file dei Fratelli musulmani, inclusi i due portavoce, Essam El Eriane e Mohamed Mursi.

Dopo quella che sembrava una pausa alla fine di una giornata campale, la situazione finiva fuori controllo. I manifestanti riuscivano in qualche modo, complice forse la stanchezza dei poliziotti, a ricompattarsi. E alla fine avevano la meglio. Riuscivano a raggiungere il palazzo del Partito nazionale democratico del raìs, il ministero degli Esteri, la tivù di Stato e li incendiavano. Qualcuno tenta di saccheggiare il Museo Egizio ma è la stessa folla a organizzare un cordone contro i predatori. Poi il caos totale. Iniziava una lunghissima notte di incendi, saccheggi, vendette private e regolamenti di conti. La prossima mossa tocca a Mubarak. Le promesse, Ben Ali docet, non basteranno.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00sabato 29 gennaio 2011 16:03
Il Cairo, 50mila in piazza: "Mubarak via"
finora oltre 100 morti, è sfida al coprifuoco

Il governo si è dimesso. L'esercito invita a evitare gli assembramenti.
Carri armati circondano piazza Tahir. La polizia spara ad Alessandria.
Scontri a Ismailia. Fonti ospedaliere: ieri nella capitale 30 vittime, di cui due bambini.
El Baradei: "Torno in strada per il cambiamento". Appello Ue: "Cessi la violenza"


IL CAIRO - L'Egitto è in fiamme. A decine di migliaia in piazza chiedono che il presidente Mubarak lasci, assalti ai ministeri rintuzzati a colpi di arma da fuoco dalla polizia. La gente sfida il coprifuoco: a migliaia restano per strada. Manifestazioni non solo nella capitale, ma anche in altre città. E un bilancio di almeno 100 morti dall'inizio della rivolta. I cambiamenti politici si susseguono a velocità vertiginosa: dopo discorso alla nazione pronunciato ieri dal presidente, il governo del premier Ahmed Nazif si dimette. Un portavoce di gabinetto fa sapere che in giornata il presidente annuncerà il nome del nuovo primo ministro. Ahmad Ezz, uno degli uomini d'affari più in vista del paese e segretario aggiunto del partito di Mubarak, il Pnd, si è dimesso e stando ad indiscrezioni starebbe pensando di fuggire all'estero.

Alle 16 ora locale (le 15 in Italia) scatta il nuovo coprifuoco ma in piazza Tahir, al Cairo, sono ancora decine di migliaia i manifestanti che da stamane hanno ripreso a inveire slogan contro Mubarak. La piazza, epicentro delle manifestazioni di protesta di ieri, è circondata dai blindati dell'esercito egiziano. Al Jazeera riferisce di un nuovo assalto della folla al ministero dell'Interno, con la polizia che ha aperto il fuoco. Nello scontro sarebbero rimaste uccise tre persone. La tv satellitare riporta anche di scontri a fuoco nei pressi della zecca della Banca centrale d'Egitto e di una folla di dimostranti in marcia verso la sede della televisione pubblica.

L'atmosfera resta molto tesa e i manifestanti sembrano intenzionati a ignorare il coprifuoco, nonostante gli appelli dell'esercito. Attraverso la tv di Stato, i vertici militari hanno chiesto alla popolazione di evitare gli assembramenti e di rispettare il coprifuoco. Rientrato dagli Usa il capo di stato maggiore egiziano, Sami Anan, ieri alla guida di una delegazione militare a colloquio con il Pentagono. Al Jazeera riferisce che l'esercito considera pericolosissimo l'attuale "vuoto di sicurezza": le forze armate assicurano il loro impegno a non fare uso della violenza contro i cittadini, ma di avere ricevuto "l'ordine di usare la mano pesante con chi viola il coprifuoco".

Nel corso della mattinata, mentre le autorità estendevano dalle 4 del pomeriggio di oggi fino alle 8 di domani mattina ora locale il coprifuoco nelle città del Cairo, Alessandria e Suez, la folla in piazza Tahir è cresciuta di numero fino a raggiungere almeno le 50mila persone. La polizia ha sparato ed esploso gas lacrimogeni per allontanare un migliaio di persone all'assalto del ministero dell'interno e, successivamente, ha sparato in aria per disperdere un gruppo di manifestanti che tentava di entrare nel Parlamento, secondo quanto riferiscono fonti dei servizi di sicurezza egiziani. Il capo delle antichità egiziane, Zahi Hawass, ha raccontato alla tv di Stato di un tentativo di saccheggio respinto al Museo Egizio. Negli incidenti sarebbero però andate distrutte due mummie di faraoni. Poi la polizia è praticamente scomparsa dalle strade del centro, lasciando ai blindati dell'esercito il presidio delle sedi istituzionali.

Scontri ad Alessandria, Ismailia, Suez. Nel pomeriggio era prevista una nuova manifestazione ad Alessandria d'Egitto, ma i manifestanti sono scesi in strada sin dal mattino e testimoni parlano di scontri e polizia che spara. A Ismailia, città sul canale di Suez, migliaia di lavoratori portuali si sono confrontati con agenti che volevano impedire loro di raggiungere il luogo di lavoro. Gli agenti hanno risposto con lacrimogeni e proiettili di gomma. Cortei in corso anche a Suez.

Incertezza sul bilancio delle vittime. Il ministero della Sanità egiziano parla di 38 morti nelle violenze di ieri, il "Venerdi della collera" inscenato dall'opposizione in tutto l'Egitto: 12 al Cairo, uno a Giza, tre a Porto Said, 8 ad Alessandria, 12 a Suez e due a Mansura. Dati che stridono con le cifre diffuse da altre fonti. Secondo i testimoni sul luogo, 30 corpi, tra cui quelli di due bambini, sono stati portati all'ospedale Damardash. Il corrispondente di Al Jazeera da Alessandria sostiene di aver visto in obitorio i cadaveri di 23 persone. E a Suez la protesta è costata almeno altre 11 vite. Per Al Jazeera, il bilancio provvisorio dei disordini scoppiati in tutto l'Egitto da martedì scorso è di oltre 100 morti.

Infiltrati islamici dalla Striscia di Gaza. A Rafah, alla frontiera con la striscia di Gaza, i dimostranti hanno attaccato la sede della prefettura, secondo testimoni sarebbero stati uccisi tre agenti di polizia. Nella zona circolano inoltre voci riguardanti palestinesi di Gaza che attraversano il valico di Rafah ed entrano in Egitto approfittando dell'assenza dei controlli di polizia. Secondo l'inviato di Al Jazeera, vi sarebbero anche decine di miliziani islamici che, approfittando del caos, si stanno infiltrando in Egitto.

Carceri nel caos. Durante la notte si sarebbe verificata anche l'evasione di centinaia di detenuti comuni dalle celle di sicurezza di alcuni commissariati del Cairo. Secondo l'inviato di Al Jazeera, per alcune ore c'è stato un vuoto nella gestione della sicurezza, in particolare quando la responsabilità è passata dalla polizia all'esercito. L'evasione avrebbe avuto luogo in quell'intervallo.

El Baradei: "Gli Usa scelgano con chi stare". Mentre i Fratelli musulmani con un comunicato lanciano un appello per un "pacifico passaggio dei poteri", torna a farsi sentire Mohammed El Baradei, ieri trattenuto per ore agli arresti domiciliari. "Mubarak deve andarsene - ha dichiarato l'ex direttore dell'Aiea, Nobel per la Pace e leader delll'opposizione in un'intervista a France 24 - Il presidente non ha compreso il messaggio del popolo egiziano e il suo discorso è stato del tutto deludente. Le proteste continueranno con intensità ancora maggiore finché il regime non cadrà. Mubarak anunnci le dimissioni, avvii la transizione verso democrazia, sciolga il Parlamento e indica elezioni democratiche". El Baradei ha esortato gli Usa a schierarsi: "Devono scegliere tra il popolo egiziano e il regime".

Mubarak a Re Abdallah: "Situazione stabile". A Mubarak giunge invece la solidarietà di re Abdallah, che riferisce di un suo colloquio telefonico con il presidente egiziano. Al sovrano saudita, Mubarak avrebbe detto che in Egitto "la situazione è stabile. Il mondo non ha visto altro che le azioni di alcuni gruppi che non vogliono stabilità e sicurezza per gli egiziani".

Lega Araba: "Politica egiziana cambi". Il segretario della Lega Araba, l'egiziano Amr Moussa, ha detto oggi che "la politica in Egitto va cambiata. Bisogna prendere in considerazione la rabbia del popolo egiziano'". Anche l'Unione africana, per voce del presidente della sua commissione, Jean Ping, in conferenza stampa ad Addis Abeba, si dice "preoccupata" per le violente manifestazioni di protesta e per la situazione politica in Egitto.

Iran: "Egitto, onda islamica di giustizia". Dall'Iran, attraverso un portavoce, il ministero degli Esteri Ramin Mehman-Parast dichiara che le proteste in Egitto sono in linea con "un'ondata islamica" che vuole "la giustizia". "La Repubblica islamica dell'Iran - ha aggiunto il portavoce del ministro di Teheran - si aspetta che le autorità egiziane ascoltino la voce della nazionale musulmana dell'Egitto, vengano incontro alle sue giuste richieste ed evitino il ricorso alla violenza contro questa ondata islamica che si muove con il movimento del popolo".

Ue: "Cessino le violenze". Il presidente dell'Unione Europea, Herman Van Rompuy, ha lanciato un appello perché cessino le violenze in Egitto, siano rilasciate tutte le persone arrestate per ragioni politiche, inclusi i politici, sia fissato un processo di riforme. ''Il rispetto per i diritti fondamentali dell'uomo - dice Van Rompuy -, come la libertà di espressione, il diritto di comunicare, il diritto di riunirsi in assemblee libere come pure l'inclusione sociale sono elementi costitutivi della democrazia che la gente egiziana, in particolare i giovani, stanno cercando di ottenere''.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00domenica 30 gennaio 2011 00:14
Il capo dei servizi vice di Mubarak
un mediatore fra Israele e palestinesi

Il generale Omar Suleiman noto per la sua azione diplomatica nella difficile situazione dei territori occupati. Sarà lui a prendere il potere se il presidente dovesse lasciare


IL CAIRO - Il generale Omar Suleiman, numero uno dei potenti servizi segreti egiziani dall'inizio degli anni Novanta, è l'uomo che potrebbe prendere le redini del potere in Egitto. Nel mezzo della crisi e delle proteste contro Hosni Mubarak, la notizia della sua nomina alla vice-presidenza significa che, in caso di necessità, sarà lui a sostituire il raìs.

Se a Suez i manifestanti che sfidano il coprifuoco hanno festeggiato in piazza, poco dopo al Cairo è esplosa la protesta contro il capo dei servizi esterni egiziani. A differenza dei precedenti responsabili dei servizi segreti, Suleiman è noto sulla scena politica internazionale per il suo impegno, sin dal 2000, dopo lo scoppio della Seconda Intifada, nella difficile mediazione tra le fazioni palestinesi e tra i gruppi palestinesi e Israele. Con il suo impegno si è conquistato la stima di diplomatici europei, israeliani e statunitensi.

Arrivato ai vertici all'inizio degli anni '90, Suleiman deve gran parte della sua notorietà al ruolo di mediazione svolto all'indomani della seconda Intifada. In questo ruolo ha conquistato il rispetto della comunità internazionale, Israele e Usa in testa. Nato nel 1935 a Qena, nel sud dell'Egitto, arrivò al Cairo a 19 anni per frequentare l'Accademia militare. Riceve poi un addestramento avanzato in Unione Sovietica. Ha partecipato ai conflitti arabo-israeliani del 1967 e 1973. Il suo peso all'interno del regime lo ha portato negli ultimi mesi ad essere il candidato preferito dall'apparato militare alla successione a Mubarak, in alternativa al figlio del leader Gamal.

In uno dei dispacci pubblicati da Wikileaks e provenienti dall'ambasciata Usa del Cairo, datato 2007, l'allora ambasciatore americano Francis J. Ricciardone ragionando sul dopo-Mubarak profetizzava che Suleiman poteva essere nominato vicepresidente: "Un presunto suo amico ci ha detto che detesta l'ipotesi di una presidenza a Gamal, e che è anche personalmente irritato da Mubarak, che gli ha promesso anni fa di nominarlo vicepresidente". Ma non lo aveva poi fatto, fino ad oggi. "In ogni caso, chiunque sia il successore di Mubarak - scriveva ancora Ricciardone - "la sua priorità sarà costruire un supporto popolare. Ci si aspetta quindi che il neo-presidente adotterà toni anti-americani in pubblico, nello sforzo di dimostrare la sua buona fede nazionalista agli egiziani e potrebbe porgere un ramoscello d'olivo ai Fratelli Musulmani".

Fonte: Repubblica
binariomorto
00lunedì 31 gennaio 2011 14:08
Mubarak a premier: contattare le opposizioni

Alcuni vandali hanno cercato di saccheggiare il tempio di Karnak a Luxor, ma sono stati fermati

Non si placa in Egitto la rivolta contro il regime di Hosni Mubarak. Anche ieri migliaia di manifestanti sono scesi in piazza sfidando il coprifuoco, in vigore fino alle 8 di stamani e poi di nuovo dalle 15. In piazza Tahrir al Cairo anche il leader d'opposizione Mohammed El Baradei, che si dice pronto alla presidenza. Almeno 150 i morti dall'inizio della crisi.

Basta con le critiche al regime del presidente egiziano Hosni Mubarak, che invece va sostenuto, nell'interesse dell'Occidente e del Medio Oriente nel suo complesso. E' l'invito, riferisce il giornale Haaretz, che di fronte alle rivolte popolari di questi giorni nel paese delle piramidi i vertici politici d'Israele hanno rivolto attraverso canali confidenziali agli Stati Uniti e ai governi europei.

Oggi gli organizzatori del movimento di protesta popolare in Egitto hanno lanciato un appello ad uno sciopero generale, e per domani indetta una manifestazione al Cairo, dove si conta di portare in strada almeno un milione di persone contro Mubarak.

Ulteriore estensione del coprifuoco: oggi entrera' in vigore a partire dalle ore 14 (le 13 in Italia). Lo scrive Al Jazira. Ieri, le autorita' avevano deciso di anticipare l'inizio del coprifuoco alle 15 invece che alle 16. La misura restera' in vigore fino alle 8 del mattino successivo .

Grandi manifestazioni di protesta hanno preso il via ad Alessandria, Suez e Porto Said.

MUBARAK A PREMIER, CONTATTARE LE OPPOSIZIONI - Secondo il giornale governativo al Ahram, Mubarak ha chiesto al primo ministro Ahmed Shafik di mettersi in contatto con le opposizioni.

TENTANO SACCHEGGIO TEMPIO LUXOR, FERMATI - Secondo la tv satellitare al Arabyia vandali hanno cercato di saccheggiare il tempio di Karnak a Luxor, ma sono stati fermati.

Fonte: ANSA
binariomorto
00martedì 1 febbraio 2011 00:00
Migliaia in piazza, domani sciopero generale
L'esercito: "Non useremo la forza"

Usa e Ue non si schierano ma chiedono una transizione ordinata verso le libere elezioni. Il nuovo governo respinto dai Fratelli musulmani e dagli oppositori, ma il vicepresidente Suleiman annuncia l'apertura del dialogo con tutte le opposizioni. Sostegno dei Paesi arabi e di Israele, che temono i fondamentalisti. Coprifuoco anticipato alle 14

IL CAIRO - Il presidente Hosni Mubarak è sempre più sotto assedio in Egitto: anche l'esercito dichiara di trovare giuste le rivendicazioni del popolo, e garantisce che non userà la forza contro i manifestanti. I tentativi di placare la rivolta non sembrano dare risultati: nel settimo giorno di manifestazioni piazza Tahrir, cuore delle proteste al Cairo, si è nuovamente riempita con decine di migliaia di persone che, sfidando il coprifuoco (che è stato anticipato alle 14, le 13 in Italia), chiedono la fine del regime. I manifestanti hanno invocato uno "sciopero generale" a tempo indeterminato a partire da oggi e un "corteo di un milione di persone" per domani al Cairo e - secondo alcune fonti- anche ad Alessandria, con cui sperano di dare la spallata finale a Mubarak. La situazione per il momento è tranquilla, ma è una calma carica di tensione. Manifestazioni anti-Mubarak si sono tenute oggi anche in Italia, a Roma e a Milano.

Per ora il presidente egiziano rifiuta di dimettersi. Nel tentativo di rimanere in sella, ha annunciato il nuovo governo da cui sono spariti l'odiato ministro dell'Interno Habib el-Hadly, principale responsabile per la sanguinosa repressione delle proteste e che controllava le forze di sicurezza accusate di violazioni sistematiche dei diritti umani: al suo posto è andato Mahmud Wagdi, generale di polizia in congedo, ex capo delle istituzioni penitenziarie. Nel chiaro tentativo di giocarsi l'ultima carta, Mubarak ha anche lanciato un appello al dialogo con le opposizioni, subito respinto al mittente dai Fratelli Musulmani: "Troppo tardi". Tuttavia il vicepresidente egiziano, Omar Suleiman, ha annunciato alla tv di aver ricevuto l'incarico di aprire il dialogo con tutte le forze di opposizione.

Con Mubarak si è schierato il papa della chiesa copta, Shenuda III, che ha riferito di aver parlato con il presidente egiziano per augurargli che Dio gli dia la forza e lo protegga per il bene dell'Egitto. Hezbollah, la formazione islamica libanese, ha fatto sapere di appoggiare senza riserva gli egiziani "che combattono e resistono" contro Hosni Mubarak. Mentre la Casa Bianca invoca "una transizione ordinata", chiede di avviare "negoziati con l'opposizione", ma assicura il portavoce Robert Gibbs, "non parteggiamo né per le persone in strada né per quelle al governo". La Ue chiede "nuove elezioni libere e giuste", ma non si schiera. "In Egitto si deve andare verso la democrazia", ha affermato il capo della diplomazia italiana, Franco Frattini, arrivando a Bruxelles per la riunione con i colleghi dell'Ue, ma quello che la comunità internazionale teme fortemente è "una soluzione che porti l'islamismo radicale al potere".

Il Cairo intanto sembra sotto assedio: nei negozi e supermercati cominciano a scarseggiare pane e acqua imbottigliata. La Farnesina ritiene "imprudenti" i viaggi nel paese nord africano e l'Italia ha chiesto alle autorità egiziane di proteggere i cittadini e le missioni diplomatiche Ue e ha inviato un C130 con un nucleo di Carabinieri per la protezione dell'ambasciata. Un centinaio di italiani intanto atterreranno questa sera all'aeroporto di Pratica di Mare con il C-130 dell'aeronautica militare. Tuttavia i turisti non sembrano scoraggiarsi da questi inviti, anche se chi è rientrato oggi fa racconti che dovrebbero indurre alla prudenza: "Abbiamo vissuto momenti di paura: mentre tornavamo, sull'autostrada da Alessandria, abbiamo visto sparare, non sappiamo se fosse l'esercito o la polizia, contro i detenuti evasi, che giravano da tutte le parti. Abbiamo visto dei feriti", raccontano alcuni turisti rientrati oggi a Fiumicino (solo perché la vacanza era finita, non tuttavia per i ripetuti allarmi della Farnesina).

A difendere Mubarak rimangono di fatto parte dei paesi arabi - che temono un ulteriore contagio della "rivoluzione dei gelsomini" e fanno a gara per distinguere la loro situazione da quelle di Tunisi e Il Cairo - e Israele, che ribadisce la volontà di mantenere il trattato di pace con l'Egitto e agita lo spettro di un'altra repubblica islamica.

Al momento, il nuovo governo si è limitato a qualche decisione di ordine pubblico, come il coprifuoco diurno - puntualmente violato dal manifestanti, anche oggi scesi in piazza in migliaia senza che al momento si siano registrate vittime - e alla limitazione e interruzione di alcuni servizi ferroviari e aerei, nel tentativo di minare le mobilitazioni di massa: non molto, considerato che nel Paese lo stato di emergenza è in vigore dal 1981 e non è mai stato revocato.

Per quel che riguarda l'opposizione, i Fratelli Musulmani hanno già respinto la legittimità del nuovo governo, invitando la popolazione a proseguire la manifestazioni fino alla caduta del regime; nel frattempo il premio Nobel Mohammed Elbaradei è stato incaricato dei "negoziati" con il governo, come "guida visibile" delle proteste: ma, come osservano gli analisti, la prima vittima di un cambiamento di regime potrebbe essere proprio l'opposizione laica, minoritaria rispetto alle organizzazioni islamiche come i Fratelli musulmani.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00martedì 1 febbraio 2011 23:27
Mubarak: "Non mi ricandiderò"
Due milioni in piazza al Cairo

Il rais annuncia che resterà in carica fino alle prossime elezioni e poi non si presenterà. In tal senso è arrivata anche una richiesta di Obama. El Baradei gli chiede di lasciare il potere entro venerdì e offre un salvacondotto. Centinaia di migliaia di manifestanti a piazza Tahrir, l'esercito non interviene. Per l'Onu il bilancio dei morti dall'inizio dei disordini è di 300 persone

IL CAIRO - Al termine di una giornata di proteste massicce e pacifiche, con le piazze del Cairo piene di centinaia di migliaia di egiziani che hanno risposto all'appello per la "marcia del milione", il presidente Hosni Mubarak cede alle pressioni e annuncia in un discorso al Paese che rimarrà in carica fino alle prossime elezioni e poi non si ricandiderà. Concessioni che non bastano a placare la protesta: il messaggio del raìs viene accolto dai manifestanti di piazza Tahrir, nel centro del Cairo, al grido di "Vattene! Vattene! Vattene!". Per il premio Nobel Mohammed El Baradei, che ha chiesto al presidente di lasciare il potere al massimo entro venerdì, Mubarak "non ascolta la voce del popolo" e la modifica della Costituzione è una "presa in giro". L'immagine che rimane è quella di piazza Tahrir completamente piena, nonostante le misure prese dalle autorità per impedire le mobilitazioni di massa (interruzione dei collegamenti ferroviari e aerei, e dei servizi internet). Secondo fonti locali nel luogo simbolo della sollevazione popolare contro il regime si sono radunate oggi due milioni di persone. E a migliaia gli egiziani sono scesi in piazza anche ad Alessandria e Suez. Si aggrava intanto il bilancio delle vittime: sono almeno 300 i morti dall'inizio dei disordini secondo Navi Pillay, alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.

Il discorso di Mubarak. "Io non mi candiderò alle prossime elezioni perché ho passato troppo tempo al servizio di questo Paese, ma voglio concludere il mio lavoro nei prossimi mesi facendo sì che ci sia una transizione pacifica", afferma Mubarak al termine di una giornata convulsa. Nel suo discorso alla nazione il presidente insiste molto sulla "transizione pacifica", sul dialogo e sulle necessarie modifiche alla Costituzione per quanto rigurada la durata del mandato presidenziale, le candidature alla massima carica dello Stato e i poteri dell'esecutivo. In quest'ottica sottolinea che ora l'obiettivo prioritario è ripristinare la sicurezza e assicura che l'Egitto uscirà ancora più forte da questa crisi.

"Ho iniziato la formazione di un nuovo governo con nuove priorità e nuove iniziaticve per venire incontro alle esigenze dei nostri giovani, per rispondere alle loro ansie per futuro", spiega precisando che con le forze politiche "sono state discusse tutte le questioni sollevate riguardo alle riforme politiche e agli emendamenti costituzionali che serviranno per trovare risposta alle esigenze di questo popolo e per garantire la sicurezza". Quindi accusa "alcune forze politiche" di aver "respinto l'invito al dialogo" e di essere "rimaste attaccate alle loro priorità senza preoccuparsi della situazione che stiamo attraversando". Gruppi politici, continua il rais, che "vogliono aizzare la gente gli uni contro gli altri, hanno portato a saccheggi, a strade bloccate, ad attacchi ai patrimoni privati e nazionali, alle ambasciate". Mubarak precisa di aver chiesto alle autorità preposte di individuare e punire chi ha creato il caos e ha proposto al Paese di "scegiere tra caos e stabilità".

E nelle battute finali del messaggio trasmesso in diretta tv chiarisce che non intende lasciare il Paese: "Morirò in questa terra. La gente scompare ma l'Egitto resterà e la sua bandiera continuerà a sventolare per sempre".

Obama a Mubarak: "Non si ricandidi". Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama avrebbe chiesto a Mubarak di non ripresentarsi alla guida del Paese e di preparare il terreno per una "transizione ordinata". Un invito che toglierebbe ufficialmente il sostegno Usa al suo alleato arabo. Lo ha reso noto il New York Times, citando fonti diplomatiche americane di Washington e del Cairo. Secondo il NYT, il messaggio di Obama non sarebbe stata "una richiesta perentoria" ma un "fermo consiglio", per avviare un processo di riforme in Egitto che porti a elezioni "libere e giuste" entro il prossimo settembre. Il messaggio del presidente USA è stato portato personalmente al presidente egiziano dall'inviato speciale americano al Cairo, l'ambasciatore Frank G. Wisner.

El Baradei: "Stiamo per voltare pagina". E' da piazza Tahrir, al Cairo, che nel primo pomeriggio arriva l'ultimatum al raìs: "Se non oggi, se ne vada al massimo venerdì" chiede l'ex capo dell'Aiea a cui la frammentata opposizione egiziana ha dato il ruolo di portavoce. El Baradei invita Mubarak a "lasciare" il Paese offrendogli un salvacondotto. "Stiamo per voltare pagina, possiamo perdonare il passato", chiarisce.

L'esercito ha mantenuto l'impegno a non utilizzare la forza contro i manifestanti, ritenendo legittime le rivendicazioni, e non ci sono stati incidenti. Anche i magistrati sono scesi a manifestare "per chiedere un nuovo Egitto e reclamare uguali diritti per cristiani e musulmani". Slogan di protesta scanditi ovunque a gran voce, sovrastati dal rumore degli elicotteri che hanno sorvolato le vie del centro della capitale.

Anche il resto del Paese si è mobilitato: ad Alessandria, la seconda città dell'Egitto, migliaia di cittadini si sono raccolti alla stazione ferroviaria per cercare di raggiungere il Cairo. Ad al-Arish, 250mila persone che volevano partire per la capitale sono state bloccate. Nuove proteste si sono registrate anche a Mansura, Demiat, Damenhur, Menia e Al Kubra. A sostegno dei manifestanti in Egitto si è espresso il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi: "Siamo con voi", ha detto la leader dell'opposizione birmana.

Opposizione rifiuta il dialogo con Mubarak. Forte del sostegno popolare, il Comitato che raccoglie i movimenti di opposizione ha rifiutato le aperture al dialogo del governo e ha rimandato qualsiasi negoziato al dopo-Mubarak, di fatto abbandonato da Stati Uniti ed esercito, i due principali pilastri del suo regime. Nella mattinata si è svolto anche un vertice dei principali gruppi dell'opposizione che ha bocciato la proposta di dialogo avanzata dal presidente. I Fratelli Musulmani, la principale forza islamista, hanno chiesto al presidente della Corte Costituzionale, Faruk Sultan, di destituire Mubarak. La roadmap immaginata dalle opposizioni, dopo la partenza di Mubarak e lo scioglimento del Parlamento, prevede una serie di tappe serrate: la formazione di un governo di unità nazionale poi il voto, la riforma della Costituzione, e nuove elezioni presidenziali.

Amr Moussa e Zewail possibili candidati alla successione. Alla rosa dei possibili candidati per guidare la transizione "ordinata e pacifica" auspicata dalla Casa Bianca si aggiunge anche il segretario uscente della Lega Araba, Amr Moussa, il cui mandato scade fra due mesi; l'ex ministro degli Esteri si è detto disposto a "servire il Paese in qualunque capacità", pur non sbilanciandosi sull'uscita di scena di Mubarak e sottolineando di non "aspirare alla leadership". Per domani è atteso anche l'arrivo in Egitto di Ahmed Zewail, premio Nobel per la chimica, ed altro possibile candidato alla successione del rais. I fratelli musulmani, il gruppo più numeroso dell'opposizione, hanno sottolineato come la priorità del dopo-Mubarak debba essere data all'organizzazione di nuove elezioni legislative, rimandando a una data successiva i negoziati sulla successione del rais. Rimane da vedere quale sarà l'effettiva posizione politica dell'esercito, di fatto al potere dai tempi di Nasser e difficilmente disposto a cedere il passo all'opposizione islamica, anche per timore di perdere i consistenti aiuti militari statunitensi.

Farnesina: Emergenza non è finita. Rimane alto l'allarme sicurezza nel Paese. L'ambasciatore italiano Claudio Pacifico sconsiglia vivamente i viaggi in Egitto e ricorda che anche nelle zone che in questo momento appaiono più tranquille, grazie all'intervento dell'esercito, "la situazione potrebbe cambiare" nel giro di poche ore. Nel Mar Rosso, altra popolarissima destinazione turistica, la situazione appare più tranquilla, ha sottolineato il capo dell'unità di crisi della Farnesina Fabrizio Romano, ricordando agli italiani che si trovano in Egitto la necessità di prestare la "massima prudenza e di tenersi in contatto con l'ambasciata al Cairo e l'unità di crisi". L'emergenza è tutt'altro che finita, ribadisce anche la Farnesina.

Unesco: Proteggere i tesori artistici. L'Unesco lancia un sos per i tesori artistici, l'inestimabile patrimonio custodito nel Paese, che va protetto. Il direttore generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per la Scienza, l'Educazione e la Cultura (Unesco) Irina Bokova ha chiesto oggi l'adozione di tutte le misure di sicurezza necessarie a garantire la tutela dei tesori egizi custoditi al museo del Cairo e di quelli che si trovano a Luxor e negli altri luoghi d'arte del paese. "Il valore dei 120mila pezzi del museo è incalcolabile, non solo dal punto di vista scientifico ed economico", ha sottolineato la Bokova. "Chiedo espressamente che vengano adottate tutte le misure necessarie a tutelare tutti i tesori egizi del Cairo, Luxor e delle altre città storiche".

Rete bloccata ma Google supera la censura. Comunicare con internet e social network nel Paese è molto difficile, a tratti impossibile, ma Google ha ideato un modo per aggirare la censura, collaborando con Twitter. E' stato organizzato un sistema che permette agli egiziani di inviare messaggi nel sito di microblog attraverso i telefoni cellulari, aggirando il blocco di internet. Messaggi che vengono lasciati registrati su una segreteria telefonica e poi trascritti in post su Twitter, permettendo così di aggiornare sulla situazione nel Paese in tempo reale, senza dover usare la rete.

Proteste si allargano a Siria, Yemen e Giordania. La pressione della piazza si fa sentire anche fuori dei confini egiziani. Il re di Giordania, Abdallah II, ha nominato un nuovo premier con l'incarico di realizzare "vere riforme", dopo le proteste svoltesi nel regno hascemita sull'onda lunga delle rivolte nei Paesi nordafricani. Alla guida del governo è stato chiamato Marouf Bakhit. Per giovedì è stata indetta in Yemen una "giornata della collera" analoga a quelle egiziane, mentre su Facebook si moltiplicano gli appelli a manifestare in Siria venerdì prossimo dopo la preghiera settimanale islamica contro "la monocrazia, la corruzione e la tirannia".

Fonte: Repubblica
silvercloud87
00mercoledì 2 febbraio 2011 17:38
Egitto, "morti negli scontri in piazza"
Sospesa l'attività del Parlamento

Violenze nel nono giorno di manifestazioni al Cairo e nelle principali città del Paese, mentre i militari chiedono alla gente di riprendere la vita normale, assicurando che il messaggio di chi protesta è stato udito. Ma l'opposizione annuncia: "Continueremo l'intifada fino alla partenza di Mubarak". Scontri fra i manifestanti ed i sostenitori del presidente, centinaia i feriti. Secondo Al Jazeera ci sono anche vittime. Cnn: "Giornalisti coinvolti nei disordini", troupe straniere aggredite. Molotov contro il museo egizio, principio di incendio. L'accesso alla rete è stato ripristinato, il coprifuoco ridotto di due ore. Secondo la tv di stato, l'attività parlamentare è stata fermata in attesa che i tribunali si pronuncino sui ricorsi sui risultati delle elezioni legislative di novembre contestate dall'opposizione. Europa e Usa: "Transizione cominci subito". Italia: "Preoccupano scontri, riforme urgenti". El Baradei: "Spero che Mubarak lasci prima di venerdì". E accusa: "Gli scontri sono un atto criminale di un regime criminale".

Repubblica.it
binariomorto
00giovedì 3 febbraio 2011 01:05
Morti e feriti in piazza.
Fiamme al museo egizio

Scontri al Cairo tra gruppi pro e contro Mubarak,
Usa condannano violenza contro manifestanti


IL CAIRO - La notte cala sulla piazza e i manifestanti sono sempre li', inneggiano alla caduta del regime, non mollano. Anche dopo un giornata di violenze nella quale migliaia di sostenitori del rais Hosni Mubarak hanno affrontato i manifestanti anti-regime provocando tre morti, fra cui una recluta dell'esercito, e il ferimento di oltre 1.500 persone. Anche dopo l'ennesimo invito a lasciare piazza Tahrir, lanciato dal vicepresidente Omar Suleiman, condizione indispensabile - ha detto - per far partire la transizione politica. Lontanissima l'atmosfera e le scene festose della piazza e del centro del Cairo quando, solo ieri, sono stati 'invasi' da due milioni di manifestanti. Sassaiole, seguite da un fitto lancio di bottiglie molotov, alcune piovute anche nel cortile del museo egizio, la cui delicata antichita' non e' fatta per resistere alla guerriglia urbana. I manifestanti pro Mubarak, che dalla mattina si sono portati attorno alla piazza, hanno anche tentato di caricare i manifestanti contro il rais con cavalli e perfino cammelli. L'esercito non si e' schierato. In mattinata aveva fatto diffondere un messaggio sulle televisione di stato nel quale chiedeva ai manifestanti di ritornare alle proprie case e alla vita di tutti i giorni, perche' le loro richieste erano state comprese e rimaneva il rischio per la sicurezza della citta'. Ma i manifestanti, in piazza da sabato scorso, non hanno ascoltato l'invito e sono rimasti mentre le opposizioni si riunivano per fare il punto dopo il discorso di Hosni Mubarak e l'intervento, due ore dopo, del presidente Usa Barack Obama. In serata il vicepresidente Suleiman ha avvertito che il ''dialogo con le forze politiche dipende dalla fine delle proteste''. Anche se il presidente egiziano ha detto che non si ripresenta' alle prossime elezioni e che avviera' la riforma costituzionale per mettere in gioco anche altri candidati, le opposizioni hanno ritenuto l'annuncio insufficiente per sedersi al tavolo del confronto ed hanno annunciato che l'intifada prosegue. Sempre in mattinata, prima che nella piazza si vedessero scene da guerra civile, erano venuti segnali di un timido ritorno alla normalita' con la ripresa, anche, dei collegamenti a internet. Il coprifuoco e' stato ridotto di due ore ed e' stata annunciata la riapertura delle banche a partire da domenica, consentendo alle gente di ritirare stipendi e contanti dopo giorni di casse chiuse. Segnali anche dalla politica quando il presidente dell'assemblea del popolo, Mohamed Fathi Sorour, ha annunciato che le sedute parlamentari sono sospese fino a quando non saranno valutati i ricorsi per irregolarita' nelle ultime elezioni legislative a novembre. Ma che l'aria nella piazza cominciasse a cambiare lo si e' capito non appena si sono presentati i manifestanti pro Mubarak, arrivando a confrontarsi fisicamente con gli anti rais prima in risse sporadiche e poi in veri e propri tumulti. Fra i manifestanti della piazza girava gia' da questa mattina la voce insistente che dietro i manifestanti per il rais ci fossero agenti in borghese e supporter ''prezzolati'', che stavano provocando la piazza per creare scontri. Circostanza smentita dal ministero dell'Interno, ma che introduce un nuovo elemento di preoccupazione insieme alle intimidazioni anche fisiche contro i giornalisti stranieri. La casa Bianca ha chiesto la fine immediata di ''ogni violenza istigata dal governo'', ed ha reso piu' urgente la richiesta di avviare la transizione immediata, definendola, dopo le violenze di oggi, ''imperativa''. Ma in giornata era gia' arrivato uno stop dal ministero degli Esteri egiziano, secondo il quale questi richiami dall'esterno servono solo ''ad infiammare la situazione interna''.

Fonte: ANSA
binariomorto
00domenica 6 febbraio 2011 00:53
Manifestanti ancora in piazza al Cairo
Usa premono per cambiamento

Dodicesima giornata di proteste, centinaia passano la notte a piazza Tahrir senza disordini. Rivoluzione al vertice del Partito nazionale democratico, lascia anche il figlio del raìs, Gamal. Gli Usa: "Passo positivo". Sabotato gasdotto nel Sinai, chiesa in fiamme. Clinton: "E' la tempesta perfetta, riforme urgenti". Inviato Obama: "Mubarak resti per pilotare transizione", ma la Casa Bianca prende le distanze: "Parla a titolo personale"

IL CAIRO - "Mubarak deve rimanere al potere per pilotare il cambiamento verso la democrazia": la posizione espressa dall'inviato speciale degli Stati Uniti per l'Egitto, Frank Wisner, nell'ambito della conferenza sulla sicurezza di Monaco, sembra una correzione di rotta dopo che Washington ha chiesto più volte nei giorni scorsi una transizione rapida e ordinata e urgenti riforme. Poco dopo la Casa Bianca prende le distanze: Wisner ha parlato a titolo personale, fa sapere. E' stata una giornata caotica sul versante diplomatico, con notizie di dimissioni di Hosni Mubarak dalla presidenza del suo partito prima date e poi negate, e con altre poi smentite circa possibili attentati nei confronti del vicepresidente, Omar Suleiman, oltre alle esternazioni dell'inviato di Obama sconfessate poi da Washington. Intanto, i vertici del Partito nazionale democratico di Mubarak hanno rassegnato le dimissioni, incluso il segretario generale, Safwat el-Sherif, fedelissimo del presidente, e il figlio del raìs Gamal: un'uscita di scena, quest'ultima, giudicata positivamente dall'amministrazione americana. Nuovo segretario generale è il professor Hossam Badrawi, medico, già membro del direttivo del Pnd, ma vicino all'ala più liberale del movimento.

La rivoluzione nel partito di governo arriva mentre piazza Tahrir, al Cairo, nel dodicesimo giorno di agitazione, è di nuovo colma di manifestanti che rifiutano di lasciare il luogo simbolo delle loro proteste. La situazione appare tranquilla. Manifestazioni si sono avute, oltre che nella capitale, anche in altre città, a partire da Alessandria. Rimane però alto il livello di allarme nel Paese: un attentato ha colpito il gasdotto che attraversa la parte settentrionale del Sinai egiziano portando gas in Israele, mentre il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, descrive la situazione come una "tempesta perfetta".

IL FOTORACCONTO - http://tv.repubblica.it/dossier/egitto-caos/egitto-la-diretta-dalla-piazza/61256?video=&ref=HRER3-1

Salta il direttivo del partito al potere. Dimissioni di massa per i vertici del partito del presidente Mubarak. In un primo momento era stato riferito che lo stesso presidente aveva lasciato la guida del Pnd, notizia in seguito smentita. Il nuovo segretario generale Hossan Badrawi diventa anche presidente del comitato politico, al posto di Gamal Mubarak, figlio del raìs, che lascia il suo incarico. Badrawi sostituisce Safwat el Sherif, attualmente anche presidente del consiglio consultivo - la Shura, equivalente al Senato - fedelissimo del raìs e proveniente dai servizi di sicurezza. Secondo il dipartimento di Stato americano, sono partiti i primi colloqui fra governo e opposizione. Le dimissioni di Gamal Mubarak sono viste dagli Stati Uniti come "un passo positivo verso il cambiamento politico che sarà necessario", commenta un funzionario dell'amministrazione Obama, augurandosi che a questo passo ne seguano altri.

Dodicesimo giorno di protesta, il ministro si scusa per i maltrattamenti. Centinaia di dimostranti hanno trascorso la notte ancora una volta accampati a piazza Tahrir: ci sono stati isolati colpi d'arma da fuoco e scontri, ma la notte è trascorsa tranquilla. L'esercito ha presidiato gli accessi al luogo simbolo della rivolta e nella zona circostante sono stati allestiti check-point ogni 200 metri, mentre nuove manifestazioni sono state indette per domani. Intanto, il ministro delle Finanze Samir Radwan si è scusato per i "maltrattamenti" subiti dai giornalisti e dai manifestanti da parte delle forze di sicurezza. "Voglio presentare le mie scuse a tutti i giornalisti, a tutti gli stranieri e a tutti gli egiziani che sono stati vittime di maltrattamenti", ha detto Radwan in un'intervista alla Cnn.

Giornalisti ancora nel mirino. I servizi di sicurezza egiziani hanno arrestato il direttore dell'ufficio di Al Jazeera al Cairo, Abdel Fattah Fayed, e il giornalista Ahmad Youssef, ha annunciato l'emittente araba. I due sono stati liberati diverse ore dopo, come anche gli attivisti di Human Rights Watch e di Amnesty International fermati ieri.

Sabotaggio al gasdotto. L'attenzione questa mattina è stata calamitata dall'esplosione presso un gasdotto egiziano nel Sinai settentrionale, vicino alla cittadina di el-Arash, e che trasporta gas dall'Egitto a Israele e alla Giordania. E' stato subito definito un attacco da parte di "terroristi". Si tratta di "stranieri", secondo fonti locali, che hanno "sabotato" il troncone che trasporta il gas verso Amman. Non risultano vittime e l'erogazione di gas è stata immediatamente sospesa, ma dovrebbe riprendere la prossima settimana. La televisione egiziana ha ricordato che nei giorni scorsi gruppi di estremisti islamici avevano avevano lanciato un appello a "sfruttare" i disordini nel Paese.

Chiesa in fiamme nel Sinai. Una chiesa è stata data alle fiamme nella città di Rafah, nella penisola del Sinai, in Egitto, nei pressi del confine con la Striscia di Gaza. Testimoni hanno riferito di aver udito un'esplosione prima di vedere l'edificio in fiamme. E uno ha raccontato di aver visto uomini armati in motocicletta nei pressi della chiesa, in un'area tuttora scenario delle proteste contro il regime di Mubarak.

Clinton: "Tempesta perfetta, servono riforme urgenti". Di Egitto si è parlato inevitabilmente alla conferenza internazionale sulla sicurezza in corso oggi a Monaco di Baviera dove si è sollevato un coro che invita alla transizione rapida necessaria per la stabilità. L'inviato speciale di Obama si è detto convinto dell'opportunità che Mubarak resti per pilotare la transizione verso la democrazia, ma le sue dichiarazioni sono state rettificate in seguito dalla Casa Bianca, che le ha definite opinioni personali, "di sua esclusiva responsabilità" e non espressione della politica ufficiale dell'amministrazione Obama. Per Hillary Clinton quello che avviene in queste ore nella regione, dall'Egitto allo Yemen, "è la tempesta perfetta quella che spazza in queste settimane tutto il Medio Oriente e i leader regionali devono mettere in atto rapidamente riforme democratiche se non vogliono rischiare maggiore instabilità". "Questo è ciò che ha spinto i manifestanti per le strade di Tunisi, del Cairo e delle città di tutta la regione. Lo status quo semplicemente non è più sostenibile", ha detto ancora il capo della diplomazia Usa, chiedendo "urgenti riforme".

Quartetto: Far ripartire negoziati per la pace in Medio Oriente. Anche alla luce degli eventi "molto drammatici" in Egitto, il processo di pace in Medio Oriente "deve essere rinvigorito", ha detto oggi l'alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, al termine di una riunione del Quartetto dei mediatori per il Medio Oriente tenutasi oggi a margine della conferenza internazionale sulla sicurezza. E' "imperativo" fare di tutto per la ripresa dei negoziati israelo-palestinesi, è l'appello lanciato dal Quartetto. "Più si aspetta, più aumentano le probabilità di avere un Egitto non gradito", ha aggiunto il premier britannico David Cameron, invocando una transizione rapida, necessaria per la stabilità.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00martedì 8 febbraio 2011 22:42
"Piano per transizione pacifica dei poteri"
I manifestanti tornano a piazza Tahrir

L'annuncio del vice presidente Suleiman, che aggiunge: Istituita una commissione per apportare modifiche alla Costituzione, in particolare sul numero delle candidature ammesse alle presidenziali in programma a settembre. Le proteste non si fermano, ancora migliaia di persone nel luogo simbolo della capitale e ad Alessandria. Movimento 6 aprile chiede un'escalation. Gates (Usa): "Cruciale transizione democratica ordinata"

IL CAIRO - C'è un piano ed una tabella di marcia precisa per il trasferimento pacifico dei poteri, in Egitto. Una "road map" annunciata dal vicepresidente egiziano Omar Suleiman, che non placa, però, le proteste: migliaia di persone sono tornate a piazza Tahrir per chiedere le dimissioni del presidente Mubarak, in una delle mobilitazioni più ampie dall'inizio dell'agitazione nel Paese africano, quindici giorni fa. Il movimento del 6 aprile, uno dei promotori della sollevazione, ha chiesto un'escalation, con assedio al palazzo del parlamento, alla sede della televisione ed una marcia verso il palazzo presidenziale, anche se dovesse significare scontri con l'esercito.

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Commissione per emendare la costituzione. Suleiman ha annunciato che Mubarak ha istituito una commissione per emendare la costituzione: la riforma riguarda in particolare il numero delle candidature ammesse alle elezioni presidenziali, che sono previste per settembre prossimo. Mubarak, al potere da trent'anni, ha già annunciato che non correrà per un sesto mandato.

"Il presidente ha firmato un decreto per l'istituzione di una commissione incaricata di sorvegliare il processo di modifiche costituzionali e i richiesti emendamenti legislativi", ha detto Suleiman dopo un incontro con Hosni Mubarak sui risultati dei colloqui con i vari partiti egiziani, secondo quanto riferito dalla tv di stato egiziana.

Il lavoro della commissione inizierà immediatamente, ha fatto sapere Suleiman, riferendo inoltre che l'Egitto "nei prossimi giorni" istituirà una commissione indipendente per indagare sugli attacchi contro i manifestanti di cui sarebbero accusati dei gruppi pro-Mubarak. Il presidente egiziano, ha concluso Suleiman, ha inoltre detto che i dimostranti "non subiranno conseguenze legali, nè restrizioni e che non sarà negato il loro diritto alla libertà di espressione".

Domenica è stato avviato un tavolo negoziale tra il potere in carica e tutte le principale forze di opposizione, fra queste anche i Fratelli musulmani, in vista di "una transizione pacifica del potere basata sulla costituzione".

Migliaia intorno alla sede della Camera, appello ad una "escalation". Ieri notte, al Cairo i manifestanti hanno dormito sotto alcune tende o avvolti in coperte; numerosi di loro si sono accampati ai piedi dei tank dell'esercito dispiegati lungo i vari punti di accesso alla piazza. Su internet il movimento del 6 aprile ha lanciato un nuovo appello per una manifestazione di massa che potrebbe già aver luogo in serata: "Nessuno - si legge sul sito online - può fermarci. Lo facciamo per il nostro paese". In un'intervista alla televisione americana Al Horra, il coordinatore del movimento, Ahmed Maher, ha detto che è necessaria un'escalation nella protesta, con assedio al palazzo del parlamento, alla sede della televisione ed una marcia verso il palazzo presidenziale, anche se dovesse significare scontri con l'esercito.

Wael Ghonim, dirigente della Google e cyber-militante per la democrazia in Egitto, è stato accolto da eroe al suo ingresso nella piazza Tahrir. "Non sono un eroe, voi siete eroi, voi che siete rimasti qui sul posto: dovete insistere perché le nostre rivendicazioni siano accolte, dobbiamo insistere in memoria dei nostri martiri", ha dichiarato Ghonim, più volte interrotto dalla folla che scandiva slogan contro il regime. La gente raccolta nella piazza simbolo della rivolta ha accusato il governo di voler guadagnare solo tempo, giurando di non aver intenzione di mollare finché questa "rivoluzione a metà" non sarà realizzata.

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Centinana di migliaia di persone, secondo Al Jazeera, si sono radunate poi intorno alla sede dell'Assemblea del popolo (la Camera) e intorno al palazzo della televisione di stato, mossesi da piazza Tahrir. Una protesta pacifica, senza alcuna tensione con l'esercito, che aveva bloccato da giorni le strade di accesso alla sede della tv. Anche ad Alessandria, dopo una giornata di relativa calma ieri, la protesta contro il governo ha mobilitato nuovamente migliaia di persone, mostrate da Al Jazeera sfilare per le vie del centro.

Il movimento di protesta è cominciato il 25 gennaio scorso con manifestazioni in tutto il Paese. L'occupazione di piazza Tahrir, diventata il simbolo della rivolta anti-Mubarak, ha preso il via alcuni giorni dopo. Il presidente ha chiesto la formazione di una commissione di inchiesta sulle violenze di mercoledì scorso sulla piazza, dove scontri mortali hanno contrapposto sostenitori e avversari del regime. Secondo Human Rights Watch dall'inizio delle manifestazioni i morti accertati sono 297, ma la cifra effettiva potrebbe essere ancora superiore.

Gates: "Progressi continui verso la democrazia". Il segretario alla Difesa americano Robert Gates ha commentato oggi le rivolte definendole una spontanea manifestazione di scontento della popolazione e ha auspicato che gli altri Paesi della regione ascoltino e diano inizio alle necessarie riforme politiche ed economiche, procedendo nella "direzione positiva" imboccata da Egitto e Tunisia. Gates ha elogiato l'operato dell'esercito, esortando l'Egitto a procedere verso la democrazia con "progressi continui". E' cruciale, ha aggiunto, che l'Egitto faccia progressi verso una transizione democratica "ordinata".

Ashton forse in Egitto la prossima settimana. Nei prossimi giorni, intanto, l'alto rappresentate della Unione europea per la politica estera Catherine Ashton potrebbe andare in Egitto. La Ashton si recherà in missione in Tunisia la prossima settimana e sta verificando se è possibile allargare questa missione ad altri paesi della regione, in particolare l'Egitto, ha confermato la sua portavoce Maja Kocijancic.

Ex ministro Interno indagato per strage capodanno. L'ex ministro dell'Interno egiziano, Habib Adly, è iscritto nel registro degli indagati dalla procura del Cairo perché accusato di avere legami con la strage di Capodanno contro la chiesa copta di Alessandria, nella quale sono morte 24 persone e 90 sono rimaste ferite. ll ministro è stato destituito nelle scorse settimane quando il presidente Hosni Mubarak ha ordinato un rimpasto di governo nel tentativo di placare le proteste di piazza. Una notizia che conferma i sospetti dell'Italia, ha commentato oggi il ministro degli Esteri Frattini, esprimendo anche soddisfazione "perché in Egitto la strada verso la trasparenza è cominciata. Il titolare della Farnesina ha detto: si tratta di "una conferma delle preoccupazioni che ebbi allora, quando chiesi approfondimenti nelle indagini".

Fonte: Repubblica
binariomorto
00venerdì 11 febbraio 2011 00:08
OBAMA: GLI USA FARANNO TUTTO CIÒ CHE POSSONO» PER GARANTIRE «UNA TRANSIZIONE ORDINATA»

Mubarak: «Affido i poteri a Suleiman,
ma resto fino alle prossime elezioni»

L'esercito scende in campo: «Proteggeremo noi la nazione».
La piazza furiosa con il rais che non se ne va


MILANO - La situazione in Egitto sembrava giunta ad un punto di svolta. Ma un discorso in tv del presidente Hosni Mubarack ha riportato indietro le lancette dell'orologio. Il presidente ha detto: «Affido i miei poteri al vice presidente (Omar Suleiman) in base a quanto previsto dalla Costituzione fino alle nuove elezioni che si terranno in settembre a cui non mi candiderò».
Mubarack ha promesso ancora una volta le riforme costituzionali necessarie, ma poi ha ribadito: «Non lascerà mai questa terra». «Non accetterò mai diktat» che arrivano da Paesi «stranieri» ha detto ancora Mubarak robabilmente riferendosi agli Usa. E dal canto suo , il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha annunciato che riunirà il suo staff sulla sicurezza nazionale.
SUOLE - Hosni Mubarak, durante il discorso tv ha precisato di non voler sospendere lo stato di emergenza in vigore dal 1981. Al discorso con cui ha annunciato di voler restare al potere fino alle elezioni di settembre, piazza Tahrir, teatro principale in queste settimane della protesta anti-regime, è esplosa in un urlo di indignazione. «Abbasso Mubarak, Omar Suleiman nulla» hanno gridato i manifestanti alzando le scarpe al cielo in segno di disprezzo e chiedendo all'esercito di intervenire per accompagnarli al palazzo presidenziale. La risposta del vice-presidente egiziano Omar Suleiman è arrivata dal suo intervento televisivo, dopo il discorso di Hosni Mubarak. «La storia è cominciata», ha detto e ha assicurato il suo impegno per un «pacifico trasferimento dei poteri in base alla costituzione».

LA POSIZIONE DEI MILITARI - E dire che in precedenza l'esercito aveva manifestato un presa di distanza dal presidente egiziano. Nel «comunicato numero 1» del Consiglio supremo delle forze armate egiziane è stato annunciato in tv che il consiglio sta esaminando «le misure» necessarie per proteggere il paese. La televisione di stato ha interrotto i programmi per diffondere il breve comunicato letto da un militare in uniforme. Di seguito, la televisione ha mostrato immagini degli ufficiali membri del consiglio, presieduto dal ministro della Difesa, il maresciallo Mohammed Hussein Tantaui. «Tenuto conto della responsabilità delle forze armate e del loro impegno a proteggere il popolo e preservare i suoi interessi e la sua sicurezza; per vigilare sulla sicurezza della nazione e dei cittadini e sulle conquiste del grande popolo egiziano; per sostenere le richieste legittime del popolo, il consiglio supremo delle forze armate si è riunito oggi, giovedì 10 febbraio». Il consiglio «ha deciso di rimanere riunito in sessione permanente per esaminare le decisioni che possono essere prese al fine di proteggere la nazione, le conquiste e le ambizioni del grande popolo d'Egitto».
MISTERO - La tv Al Arabiya sostiene che Mubarak dopo il discorso è diretto a Sharm el-Sheikh e da lì dovrebbe andare in Germania per curarsi.

SCIOPERI E PROTESTE - Nel diciassettesimo giorno della protesta anti-regime alle manifestazioni si aggiungono gli scioperi. Migliaia di lavoratori di varie categorie - dall'industria petrolifera, ai trasporti, alle telecomunicazioni - sono scesi in piazza per chiedere più trasparenza e migliori condizioni salariali, unendosi ai manifestanti di piazza Tharir che chiedono l'uscita di scena di Mubarak.

LA POSIZIONE USA - Sul fronte politico-diplomatico, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha chiamato mercoledì il re dell'Arabia Saudita Abdullah. Lo ha reso noto la Casa Bianca, riferendo che «il presidente ha sottolineato l'importanza di adottare misure immediate per una transizione che sia ordinata, significativa, durevole e legittima, e che corrisponda alle aspirazioni del popolo egiziano». «Il presidente - ha precisato la Casa Bianca - ha riaffermato l'impegno a lungo termine degli Stati Uniti per la pace e la sicurezza nella regione». Obama, ha poi detto che gli Usa faranno «tutto ciò che possono» per garantire in Egitto «una transizione ordinata» verso la «democrazia» e che punti a «libere elezioni».

Fonte: CorrieredellaSera
binariomorto
00venerdì 11 febbraio 2011 22:56
Hosni Mubarak si è dimesso
Nella piazza esplode la gioia

Dopo 18 giorni di protesta le dimissioni del presidente al potere da 30 anni. Centinaia di migliaia di persone in festa in tutto il Paese. Alla guida del Paese le forze armate: "Consapevoli della situazione, stiamo studiando misure". El Baradei: "E' il più bel giorno della mia vita". Amr Moussa: "Ha vinto il popolo"

IL CAIRO - Ci sono voluti 18 giorni di protesta. Poi l'annuncio: il presidente Hosni Mubarak, al potere da 30 anni, si è dimesso e il pieno potere è passato nelle mani delle forze armate che in un comunicato hanno sottolineato di essere "consapevoli della serietà e della gravità della situazione" e di star "studiando la questione per venire incontro alle speranze del popolo". All'annuncio, fatto dal vicepresidente Omar Suleiman, piazza Tahrir è esplosa in un boato di gioia. Mubarak ha lasciato il Cairo per raggiungere, insieme alla famiglia, la sua residenza di Sharm-el-Sheikh. In serata il governo svizzero ha deciso di congelare gli eventuali beni dell'ormai ex leader egiziano nella repubblica elvetica.

L'annuncio di Suleiman. Poche parole, quelle pronunciate da Suleiman per dare attraverso la tv di Stato l'annuncio delle dimissioni: "Cittadini, in nome di Dio misericordioso, nella difficile situazione che l'Egitto sta attraversando, il presidente Hosni Mubarak ha deciso di dimettersi dal suo mandato e ha incaricato le forze armate di gestire gli affari del Paese. Che Dio ci aiuti".

Il comunicato numero 3 delle forze armate. Il Consiglio della Difesa, che guiderà il Paese fino alle elezioni, ha preannunciato misure per la transizione. Dopo aver elogiato Mubarak per essersi dimesso "nell'interesse della nazione" e aver reso omaggio ai "martiri" della rivolta, i militari hanno affermato: "Siamo consapevoli della gravità e della serietà della situazione, così come delle richieste del popolo di avviare mutamenti radicali. L'alto consiglio militare sta studiando la questione per venire incontro alle speranze del nostro grande popolo". Quindi l'annuncio: "Il consiglio diffonderà una dichiarazione in cui definirà i passi, le procedure e le direttive che saranno adottate, confermando al tempo stesso che non c'è altermativa alla legittimità accettabile per il popolo".

In precedenza i vertici militari avevano diffuso il comunicato numero 2 in cui avevano fatto sapere che garantiranno l'attuazione delle riforme politiche annunciate ieri sera da Mubarak, ma al contempo avevano messo in chiaro che sino a quando la situazione nel Paese rimarrà caotica non verrà revocato lo stato d'emergenza in vigore dal 1981. Per Wael Ghoneim, manager di Google per il Medio Oriente, rimesso in libertà tre giorni fa e considerato uno dei simboli della rivolta, il "comunicato numero 2" delle forze armate era "un passo positivo sulla buona strada", posizione che la folla non aveva condiviso.

Le reazioni. ''E' il più bel giorno della mia vita, il Paese è libero!''. Con questo breve messaggio pubblicato su Twitter, il Premio Nobel Mohammed El Baradei, leader dell'opposizione egiziana, ha commentato le dimissioni di Mubarak. Poi ha detto di non volersi candidare alle presidenziali: "Ho vissuto abbastanza - ha detto l'ex presidente dell'Aiea - e sono felice di vedere l'Egitto liberato. La candidatura non è nei miei pensieri". "Ora il futuro dell'Egitto è nelle mani del popolo egiziano", ha dichiarato il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, che si è detto "ottimista" e ha glissato su una sua eventuale candidatura alla presidenza o ad altro incarico.

La giornata. Un altro venerdì carico di attesa e tensione quello vissuto in Egitto dopo che ancora ieri Mubarak aveva dichiarato di non aver intenzione di lasciare. Migliaia di egiziani sono scesi di nuovo in strada per protestare e chiedere al presidente di dimettersi e abbandonare il Paese. Scontri tra manifestanti e polizia a Rafah e ad al-Arish nel nord del Sinai: un morto e una ventina di feriti.

Chiamati a raccolta 20 milioni di egiziani. Oggi un flusso continuo di gente è arrivato in piazza Tahrir, curore della rivolta. Ogni gruppo lo ha fatto a modo suo, con colori, suoni e slogan diversi. L'intento dei promotori della protesta era di riuscire a portare in piazza in tutto l'Egitto ben 20 milioni di persone.

Blog e social network: le 'armi' della protesta. Social network e blog sono state le 'armi' con cui l'opposizione egiziana ha lanciato la sfida a Mubarak. La rete ha avuto un ruolo determinante nel catalizzare la protesta contro il raìs. Così come è avvenuto in Tunisia, dove una sollevazione popolare ha portato alla caduta del presidente Zine El-Abidine Ben Ali, internet è stato lo strumento con cui l'opposizione in Egitto ha diffuso capillarmente le sue rivendicazioni politiche, chiamando a raccolta milioni di persone che sono scese in strada contro Mubarak al Cairo e nelle altre città del paese. Proprio i blog sono stati fondamentali per organizzare la prima imponente manifestazione contro il regime il 28 gennaio, in quella che i leader dell'opposizione hanno ribattezzato il 'Venerdì della Collera'.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00domenica 27 febbraio 2011 00:19
SCONTRI NELLA NOTTE NELLA PIAZZA DELLA LIBERAZIONE

Egitto, la polizia carica i manifestanti

Feriti e arresti tra i giovani che chiedevano di non tradire la Rivoluzione.
Poi le scuse dell'esercito su Facebook


MILANO - Era iniziata come l’ennesima invasione pacifica di piazza Tahrir, rituale ormai il venerdì, per ricordare ai Generali che non devono tradire la Rivoluzione. Si è trasformata nelle prime ore di sabato in uno scontro violento: la polizia militare armata di pistole elettriche e manganelli, i volti coperti da maschere, ha assaltato i 2 mila manifestanti rimasti dopo la mezzanotte per chiedere, soprattutto, la deposizione del primo ministro Ahmed Shafiq, “residuo del vecchio regime”.
I poliziotti delle Forze armate hanno poi sparato in aria e qualcuno tra i manifestanti è caduto per terra, dicono i testimoni, mentre altri tra i militari sgombravano con modi brutali le tende erette di nuovo in Piazza della Liberazione, come nei giorni della rivolta quando l’enorme spianata era diventata un villaggio abitato pure di notte.
Feriti e arresti, tra cui quello di un leader del movimento del 25 gennaio, la “rete” che coordina le mille anime della Rivoluzione e tratta con il Consiglio delle Forze armate che dall’11 febbraio regge l’Egitto con la promessa di farsi da parte compiuta la transizione, formato un governo civile e democratico. Successivamente sulla sua pagina Facebook da poco aperta, l’esercito ha chiesto scusa.

«Il Consiglio non ha dato e mai darà ordine di attaccare i giovani della rivoluzione, sono stati scontri non intenzionali, garantiamo che non accadrà più». L’episodio, di sé poca cosa rispetto ai 18 giorni di scontri e le sue centinaia di morti o a quello che succede ora in Libia, è però importante. Dalla caduta di Mubarak l’esercito, che già prima aveva evitato di reprimere le proteste, ha fatto di tutto per meritarsi la fiducia della piazza e dell’opposizione. Si è subito mosso per emendare la Costituzione con un comitato di esperti civili e di varie posizioni politiche, rifatto in gran parte il governo (lasciando però Shafiq), trattato con tutte le forze politiche, promesso che tra sei mesi si andrà a votare per il raìs e il parlamento. Ha sì proibito gli scioperi esplosi ovunque dopo la fine della dittatura e ancora in gran parte presenti, e ha ribadito che è ora di smettere di protestare. Ma non aveva mai, fino a poche ore fa, usato la forza. Ora, nonostante le scuse, le voci che criticano il fatto di aver affidato all’esercito tanto potere seppur “temporaneo” (la più forte era stata quella del Nobel Mohammed El Baradei) sono aumentate. «Pensavo che le cose cambiassero, volevo dare fiducia ­- ha detto al quotidiano Al Masry Al Youm uno dei manifestanti, Ashraf Omar - ma con questo regime non c’è speranza».

Cecilia Zecchinelli

Fonte: CorrieredellaSera
binariomorto
00mercoledì 9 marzo 2011 00:29
Torna la violenza al Cairo
l'esercito spara in aria

I militari hanno aperto il fuoco per fermare i dimostranti che volevano raggiungere un edificio sede dell'apparato di sicurezza. Formato il governo guidato da Essam Sharaf. Agli Esteri un esponente del movimento di el Baradei

IL CAIRO - Nuove violenze al Cairo dopo la rivolta che ha deposto il presidente Hosni Mubarak. L'esercito ha sparato in aria nel centro della capitale per disperdere i manifestanti che avevano cercato di avvicinarsi a una delle sedi delle forze di sicurezza. Altri colpi d'arma da fuoco sono stati segnalati nei pressi del ministero dell'Interno. I dimostranti erano scesi in piazza per chidere la riforma dell'apparato di polizia. E un gruppo ha denunciato di essere stato attaccato da uomini in borghese armati di coltello.

Numerosi attivisti hanno raccontato su Facebook dell'intervento dell'esercito. I manifestanti, circa 500, si sono concentrati nella zona fra la sede dell'Assemblea del popolo e il ministero dell'Interno, nel pieno centro del Cairo. Alcuni hanno riferito di essere stati minacciati e attaccati da criminali armati e che molte persone sono state fermate. Uno degli attivisti su Facebook ha chiamato a raccolta i manifestanti, chiedendo loro di spostarsi da Piazza Tahrir verso il ministero dell'Interno.

Quasi un mese dopo le dimissioni di Mubarak, è stato formato il nuovo governo guidato da Essam Sharaf. Domani sera l'esecutivo presterà giuramento davanti al capo del Consiglio supremo delle forze armate Hussein Tantawi. Parecchi i volti nuovi. Cambia tra gli altri il ministro degli Esteri: Ahmed Abul Gheit sarà sostituito da Nabil el Arabi, esponente del Movimento per il cambiamento di Mohamed el Baradei che è stato giudice della Corte internazionale di giustizia fino al 2006 e rappresentante permanente dell'Egitto presso le Nazioni Unite. Alla Giustizia andrà Mohamed Abdel-Aziz el-Gendi, ex procuratore generale negli anni Ottanta. Mansur el Essawi sarà ministro dell'Interno. Cambiamenti anche al dicastero della Cultura che sarà affidato a Emad Abu-Ghazi, professore di letteratura all'Università de Cairo per il quale, riferisce l'agenzia Mena, la priorità sarà proteggere le antichità e coinvolgere i giovani nel processo culturale.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00mercoledì 9 marzo 2011 14:39
Scontri tra cristiani e musulmani
Almeno dieci morti al Cairo

Incidenti nel quartiere di Moqqatam. Centodieci persone ferite. I copti protestano da giorni per l'incendio della chiesa ad Atfih. Un sacerdote: i manifestanti attaccati "da delinquenti e salafiti" armati, tutte le vittime "uccise a colpi d'arma da fuoco"

IL CAIRO - Almeno dieci persone sono state uccise e 110 sono rimaste ferite negli scontri tra cristiani copti e musulmani salafiti verificatisi in nottata nel quartiere di Moqqatam al Cairo. Il bilancio delle vittime è stato reso noto dal ministero della Sanità. In precedenza un sacerdote aveva parlato di sei morti tra i copti.

IL VIDEO

Gli incidenti sono scoppiati dopo tre giorni di protesta dei copti per il rogo della loro chiesa avvenuto venerdì scorso ad Atfih, a sud del Cairo. Ieri i cristiani, che nel quartiere di Moqqatam sono in maggioranza, si sono ritrovati di nuovo nello spiazzo antistante la radiotelevisione pubblica. Contemporaneamente un gruppo di salafiti ha dato vita a una manifestazione sotto gli uffici del governo, tirando nuovamente in ballo il caso di una giovane cristiana, sposata a un religioso copto, che sarebbe sparita dopo essersi convertita all'Islam, usato in passato anche da Al Qaeda come scusa per giustificare le stragi contro i cristiani in Iraq.

"Sono stati uccisi tutti da colpi di arma da fuoco - ha raccontato il sacerdote Semaane Ibrahim - anche i feriti sono stati raggiunti da proiettili". Secondo il religioso i manifestanti sono stati attaccati da "delinquenti e salafiti" armati, che hanno anche dato alle fiamme abitazioni e negozi.

Il sito egiziano 'al-Youm al-Sabaa' parla di scontri avvenuti anche in altre zone della città, come Al Qala e Sayda Aisha, e di una cinquantina di feriti ricoverati in sei ospedali diversi della capitale egiziana.

L'attivista e avvocato copto Naghib Gabrail ha riferito che anche stamane quattromila manifestanti si sono radunati davanti alla sede della televisione pubblica, dove stazionano da quattro giorni e altrettante notti. Fonti dell'apparato di sicurezza hanno reso noto che in nottata è stato rilasciato il religioso copto arrestato con l'accusa di aver falsificato i documenti della donna convertita all'Islam. La cui liberazione era una delle richieste dei dimostranti.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00mercoledì 13 aprile 2011 13:43
Mubarak agli arresti per 15 giorni
In carcere anche i due figli

L'ex presidente in custodia cautelare. Ieri durante un interrogatorio davanti al procuratore del Sinai aveva avuto un attacco cardiaco, nella notte una nuova crisi. La misura restrittiva nell'ambito dell'inchiesta sulla repressione delle proteste di massa dello scorso gennaio al Cairo

IL CAIRO - L'ex presidente Hosni Mubarak è stato posto in custodia cautelare per 15 giorni. Lo ha annunciato la procura poco dopo aver attuato la stessa misura nei confronti dei due figli Alaa e Gamal Mubarak. Ieri, durante un interrogatorio davanti a un procuratore del Sinai, l'ex presidente aveva avuto un infarto. Nella notte ha avuto una nuova crisi cardiaca dopo la notizia dell'arresto dei figli, e si trova in terapia intensiva all'ospedale di Sharm el Sheik.

Il provvedimento a carico della famiglia Mubarak è motivato da esigenze investigative in pendenza dell'inchiesta: così ha disposto il procuratore capo per il governatorato egiziano del Sinai del Sud, Abdullah al-Shazli, che ieri aveva interrogato sia lo stesso ex presidente sia Alaa e Gamal, per accertare eventuali responsabilità dirette nella brutale repressione delle proteste in massa iniziate il 25 gennaio scorso in piazza Tahrir al Cairo, culminate l'11 febbraio con la caduta del regime.

DOSSIER VIDEO: L'EGITTO VOLTA PAGINA

In un comunicato pubblicato su una pagina Facebook della procura, un portavoce ha spiegato che il procuratore Abdel Maguid Mahmoud ha ordinato "l'arresto

per 15 giorni" di Mubarak e dei suoi due figli "nel quadro dell'inchiesta" sulle violenze contro i manifestanti, del gennaio e febbraio scorsi. Durante la rivolta persero la vita circa ottocento persone.

Stando a fonti riservate delle forze di sicurezza, i due figli di Mubarak sono stati trasferiti nel penitenziario di Tora, al Cairo, dove sono arrivati in manette. Qui gli è stata consegnata la "divisa bianca" e gli sono stati sottratti i cellulari. Mubarak, che ieri aveva lasciato la propria lussuosa residenza a Sharm el-Sheikh per la prima volta da quando era stato costretto a rifugiarvisi insieme alla famiglia, a bordo di un blindato era stato trasferito anch'egli ad al-Tor, capoluogo del governatorato noto anche come Tur Sinà, per essere interrogato in un commissariato. Si era però sentito male, e i medici gli avevano diagnosticato un attacco cardiaco; il deposto rais, che compirà 83 anni il 4 maggio prossimo, era stato ricoverato a Sharm.

Per i Fratelli Musulmani, la decisione di porre agli arresti Mubarak è coraggiosa e audace, e conferma "la fiducia del popolo egiziano" nei confronti dell'esercito e della procura. Lo ha detto Galal Taggeddine, portavoce dell'organizzazione, aggiungendo che ora è necessario "fissare con urgenza la data del giudizio" nei confronti dell'ex rais e dei suoi due figli.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00domenica 3 giugno 2012 10:58
Mubarak condannato all'ergastolo. Scontri, 20 feriti

L'ex rais egiziano condannato al carcere a vita per avere ordinato di sparare sui manifestanti
di Danila Clegg

IL CAIRO - In un silenzio assoluto, carico di tensione e di attesa, il presidente della corte d'assise del Cairo Ahmad Rifaat ha letto stamane la sentenza con la quale si chiude la parabola politica di Hosni Mubarak, faraone incontrastato per 30 anni e oggi condannato all'ergastolo per le oltre 800 morti di manifestanti durante la rivoluzione che lo ha rovesciato lo scorso 11 febbraio. L'accusa ne aveva chiesto la condanna a morte. Impassibile, con lo sguardo celato da occhiali scuri, protetto dalla curiosità delle telecamere dai due figli, Gamal e Alaa, che si sono messi in piedi davanti alla sua barella, Mubarak ha ascoltato il verdetto senza far trasparire emozioni.

Ha pronunciato una sola parola durante la breve udienza, 'maugud' presente, quando il presidente della Corte ha letto per esteso il suo nome in apertura di seduta. Primo leader deposto dalla Primavera araba a comparire alla sbarra in persona e ad essere giudicato da un tribunale nazionale, Mubarak è stato immediatamente trasportato in elicottero alla prigione di Tora, che dall'aprile scorso ospita anche i suoi due figli. L'ex rais si è rifiutato di scendere e i media ufficiali egiziani hanno dato la notizia che Mubarak era stato colpito da una crisi cardiaca durante il trasferimento. Dopo avere ricevuto le prime cure a bordo del velivolo, l'ottantaquattrenne ex presidente è stato ammesso all'ospedale della prigione.

La sua condanna e quella, uguale, per il suo ex ministro dell'Interno Habib el Adly, hanno scatenato scene di gioia all'esterno dell'aula bunker allestita all'accademia di polizia alla periferia del Cairo. Ma l'entusiasmo è durato il tempo che il presidente della Corte finisse di leggere il resto della sentenza, quella che per insufficienza di prove ha assolto i sei collaboratori di el Adly e che giudica prescritti i reati di corruzione e abuso di potere contestati ai due figli di Mubarak. La gioia si è trasformata immediatamente in rabbia e sconcerto all'interno del tribunale, dove gli avvocati dell'accusa sono saliti sui tavoli per protestare contro la sentenza e per chiedere che la magistratura venga "ripulita". Dal tribunale la protesta si è man mano estesa per le strade e le piazze del Cairo e delle principali città egiziane. In serata piazza Tahrir, luogo simbolo della rivoluzione egiziana, si è riempita di migliaia di manifestanti che hanno inneggiato alla fine del regime militare e alla fine dell'ancien regime.

"Se non riusciremo a restituire il diritto ai 'martiri', moriremo come loro", hanno scandito migliaia di manifestanti, che hanno cominciato ad affluire sulla spianata simbolo al centro del Cairo poco dopo la lettura del verdetto. La sentenza del processo del secolo, come viene definito in Egitto, si intreccia inesorabilmente con le presidenziali egiziane, il cui secondo turno è previsto fra due settimane e che vedrà darsi battaglia l'ultimo premier sotto Mubarak, Ahmad Shafiq, e il candidato dei Fratelli musulmani Mohamed Morsi. La confraternita ha immediatamente definito la sentenza "una farsa" e nel pomeriggio ha annunciato la sospensione della sua campagna elettorale per unirsi ai manifestanti in piazza. Shafiq ha invece affermato di rispettare la sentenza della magistratura, nella certezza che anche il popolo egiziano farà altrettanto. Due dei candidati alla presidenza sconfitti Hamdin Sabbahi, di sinistra, terzo classificato, e Khaled Ali, avvocato e attivista, sono stati accolti dalla piazza in un delirio di entusiasmo. In serata Morsi ha tenuto una conferenza stampa per dire che se eletto presidente farà ricelebrare tutti i processi per le morti della rivoluzione e contro coloro che sono accusati di corruzione.

"Gli egiziani sono perfettamente consapevoli di chi ha sabotato le prove che incriminano Mubarak, el Adly e gli altri e sanno che questo è avvenuto nel quadro dell'ancien regime proprio all'inizio della rivoluzione", ha detto Morsi nel tentativo di accreditarsi come paladino di una rivoluzione alla quale la Confraternita non ha dato grande sostegno quando é esplosa. Le forze armate, dal canto loro, hanno diffuso un solo, significativo comunicato: "Non permetteremo che la democrazia verso la quale l'Egitto si orienta venga sabotata, qualsiasi sia il sacrificio".

Fonte: ANSA
binariomorto
00domenica 10 giugno 2012 14:44
Voci su morte Mubarak ma suo avvocato smentisce
Notizia su alcuni siti arabi. Fonti prigione, resta molto grave


IL CAIRO - Vari siti egiziani e arabi hanno diffuso la notizia della morte dell'ex rais egiziano Hosni Mubarak, ma al momento l'indicazione viene smentita. Secondo uno dei suoi avvocati, Yousri Abdi el Razaq, e fonti della sicurezza della prigione di Tora, l'84enne ex presidente e' tuttora ricoverato in gravi condizioni nell'ospedale penitenziario dove e' stato portato sabato scorso, in seguito alla condanna all'ergastolo per le morti dei manifestanti durante la rivoluzione.

Il sito web giornale online El Dostour e vari attivisti su Twitter hannno riferito della apertura della tomba di famiglia di Mubarak dopo aver ricevuto informazioni sulla sua morte nell'ospedale della prigione di Tora. Fonti di alto livello, citate sulla rete, affermano che Mubarak è morto clinicamente ieri e che gli sforzi per rianimarlo sono tutti falliti.

Fonte: ANSA
binariomorto
00martedì 19 giugno 2012 23:52
Mubarak, nuova crisi cardiaca
I medici: "E' clinicamente morto"

L'ex presidente, in carcere al Cairo con una condanna per ergastolo,
era stato rasportato d'urgenza in una struttura sanitaria militare dopo un nuovo attacco di cuore



IL CAIRO - Hosni Mubarak è "clinicamente morto". Lo hanno riferito all'agenzia di stampa ufficiale egiziana Mena i medici dell'ospedale in cui l'ex rais era stato trasferito dalla prigione in seguito a un infarto. Le condizioni di salute dell'ex presidente egiziano si erano aggravate dal 2 giugno scorso, giorno in cui fu emessa la sentenza che lo condannava all'ergastolo per aver ordinato la repressione che portò alla morte di almeno 850 manifestanti lo scorso anno. La nuova crisi cardiaca ha colpito stasera l'ex presidente egiziano. La televisione di Stato aveva definito "critiche" le condizioni dell'ex raìs, confermando che è stato attaccato a un respiratore artificiale. La notizia è stata riportata anche dall'agenzia stampa di Stato Mena, secondo cui il cuore di Mubarak si è fermato e i medici avevano appunto usato un defibrillatore per farlo ripartire. L'ex presidente è stato trasferito dall'ospedale del carcere di Tora a una struttura militare, come richiesto più volte dalla famiglia. La televisione locale 'Al Hayat' ha trasmesso in diretta l'uscita dell'ambulanza e delle auto di scorta dall'ospedale ed ha inquadrato i blindati che sono stati disposti davanti all'ospedale militare di Maadi in attesa dell'arrivo dell'ambulanza. Pochi minuti dopo l'ambulanza ha raggiunto l'ospedale militare. Poi, in tarda serata, l'annuncio dei medici. Per l'ex Rais non c'è più alcuna speranza.

L'84enne ex presidente è stato condannato all'ergastolo con l'accusa di essere responsabile della strage di civili durante le proteste del febbraio 2011 che condussero alle sue dimissioni. Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli allarmi per la sua salute.

Con Mubarak il 2 giugno scorso il tribunale del Cairo aveva condannato anche il suo ex ministro dell'interno Habib El Adli, entrambi ritenuti responsabili di non aver impedito l'uccisione di 846 manifestanti nel periodo immediatamente successivo al 25 gennaio 2011, durante le proteste che poi portarono alle dimissioni del presidente, l'11 febbraio 2012.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00martedì 26 giugno 2012 00:34
LE ELEZIONI PRESIDENZIALI IN EGITTO, VINCE MORSI.
LA CASA BIANCA: «PASSO IMPORTANTE»

Egitto, vince Mohammed Morsi
«Sarò il presidente di tutti gli egiziani»

Vince l'esponente dei Fratelli Musulmani con il 52% dei voti.
Su Israele: «Rispetteremo i trattati internazionali»


Un risultato impensabile fino a un anno e mezzo fa. Mohammed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani è il nuovo presidente dell'Egitto, con il 51.7% dei voti. Sconfitto l'avversario Ahmed Shafik, che conquista il 48.3% dei voti. La commissione elettorale egiziana, per voce del suo presidente Faruk Sultan, dopo una lunghissima conferenza stampa che ha suscitato grande ilarità su Twitter per la sua prolissità e che ha ripercorso tutti i casi di brogli elettorali, alle 16.30 di domenica ha annunciato i risultati ufficiali del secondo turno delle elezioni presidenziali. La proclamazione era attesa tre giorni fa, ma la commissione ha richiesto ulteriore tempo per valutare i ricorsi presentati dai due candidati in lizza che entrambi rivendicavano la vittoria.

UN MILIONE DI VOTI IN PIU' - Si tratta di una vittoria abbastanza di stretta misura: Morsi ha ottenuto oltre 13 milioni di voti contro gli oltre 12 milioni andati al suo sfidante, Ahmad Shafik, ex premier di Hosni Mubarak. L'affluenza alle urne è stata del 51% degli aventi diritto. Il capo del consiglio militare egiziano Hussen Tantawi ha telefonato al vincitore per congratularsi della sua vittoria, mentre il portavoce del nuovo presidente ha dichiarato: «Siamo arrivati a questo momento grazie al sangue versato dai martiri della rivoluzione. L'Egitto inizierà una nuova fase della sua storia». Le parole, ha aggiunto, non possono descrivere la «gioia in questo momento storico».

PRESIDENTE DI TUTTI - E Mohammed Morsi lancia messaggi di riconciliazione. «Sarò il presidente di tutti gli egiziani» ha detto nel suo primo discorso da presidente dell'Egitto. Il candidato dei Fratelli musulmani ha anche reso omaggio ai «martiri» della rivoluzione e ha assicurato che intende rispettare i trattati internazionali e che vuole la pace. «Manterremo tutti gli accordi e i trattati internazionali perché siamo interessati alla pace dinanzi a tutto il mondo». Il riferimento evidente è all'accordo di pace firmato nel 1979 dall'Egitto con Israele e che è stato tradizionalmente criticato dagli islamisti. L'Egitto è stato il primo Paese arabo e confinante a firmare la pace con Israele e il regime di Hosni Mubarak manteneva una situazione di stabilità alle relazioni bilaterali, anche se questo non coincideva con i sentimenti della strada e della comunità intellettuale. Intanto il Consiglio militare egiziano ha augurato buona fortuna al presidente Mohamed Morsi sottolineando che «questo momento storico necessita di una grande riconciliazione nazionale». Sulla pagina Facebook il Consiglio militare augura a Morsi che possa assumersi la responsabilità «di questo popolo in rivolta che gli ha dato fiducia». Quindi l'invito a migliaia di manifestanti radunati in piazza Tahrir da parte di Mohamed el Beltagui, segretario generale del partito della Fratellanza, Giustizia e Libertà: «Abbiamo un presidente che è il comandate in capo delle forze armate e sta quindi ai militari di ritornare nelle loro caserme».

LA CASA BIANCA - «Gli Stati Uniti si congratulano con Mohamed Morsi per la sua vittoria alle elezioni presidenziali egiziane», è il primo commento arrivato dalla Casa Bianca. Gli Usa hanno definito la sua elezione «una pietra miliare nella transizione dell'Egitto verso la democrazia» e si sono augurati che l'Egitto rimanga «un pilastro di pace, sicurezza e stabilità regionale» e auspicano anche che nelle trattative per il nuovo governo siano consultate tutte le componenti sociali e politiche.

«BUON GIORNO CAIRO» - È la prima volta che i Fratelli Musulmani vanno democraticamente al potere. Nel frattempo migliaia di egiziani che avevano affollato piazza Tahrir in attesa di conoscere, il nome del primo presidente del dopo Mubarak. E all'annuncio della vittoria un boato si alzato dalla piazza, dove i sostenitori di Morsi stanno ballando e cantando. Islamisti fedeli Mohamed Morsi, si sono aggiunti ad altri sostenitori dei Fratelli Musulmani che già affollavano la piazza per protestare contro lo scioglimento del Parlamento da parte della giunta militare. Nel resto della metropoli egiziana ha regnato una calma carica di attesa, inusuale per un giorno lavorativo. Su Twitter la giornalista e attivista Mona Eltahawy, aggredita dalla polizia in piazza Tahrir lo scorso novembre, scrive: «Buongiorno Cairo. Oggi avremo un nuovo presidente. Augurateci buona fortuna». In vista della comunicazione ufficiale dei risultati delle elezioni, nelle strade del Cairo e intorno ai luoghi sensibili è stata rafforzata la sicurezza. Alla polizia è stato ordinato di «affrontare con durezza» ogni violazione della legge, mentre il clima resta teso e si temono violenze successive all'annuncio del risultato del ballottaggio del 16 e 17 giugno. Entrambi i candidati avevano rivendicato la vittoria.

LA RINUNCIA ALLA MILITANZA - E Morsi ha rinunciato alla sua militanza nei Fratelli Musulmani, come aveva promesso che avrebbe fatto se avesse vinto. Lo ha annunciato il Partito Libertà e Giustizia, espressione del gruppo islamista e presieduto dallo stesso Morsi, attraverso il suo account su Twitter.

LA TENSIONE - Circa 2mila sostenitori di Ahmed Shafik si sono radunati invece nel distretto di Nasr City, al Cairo, in attesa del risultato ufficiale. A proposito del timore di disordini, un ufficiale dell'esercito ha dichiarato, dopo che agli agenti schierati in forze è stato ordinato di rispondere con fermezza a eventuali violenze: «Questa volta non scherzeremo, prima siamo stati gentili» con chi ha violato la legge, se necessario sarà imposto un coprifuoco. Blindati e agenti sono stati schierati alle uscite ed entrate dell'aeroporto del Cairo, intorno al Parlamento e nelle strade verso il palazzo del governo.

SI FESTEGGIA ANCHE A GAZA - Festeggiamenti e colpi d'arma da fuoco esplosi in aria a Gaza per celebrare la vittoria dell'islamista Mohamed Morsi . Per Hamas si tratta di un «momento storico». In campagna elettorale il leader della Fratellanza ha promesso sostegno ai palestinesi «nella loro lotta legittima». Peccato però che una persona sia morta e cinque siano rimaste ferite dagli spari in aria a Rafah.

Redazione Online

Fonte: CorrieredellaSera
binariomorto
00giovedì 6 dicembre 2012 14:09
Egitto, Consulta assediata dagli islamici:
salta verdetto sulla legalità della Costituente

Avrebbe dovuto esaminare la legalità della commissione - dominata dai Fratelli Musulmani - che ha scritto la contestata bozza di carta fondamentale, che di fatto attribuisce poteri illimitati al presidente Morsi. In cinquemila hanno bloccato l'organismo di giustizia


IL CAIRO - L'annuncio è arrivato dalla tv di Stato egiziana: l'Alta Corte costituzionale egiziana ha rinviato l'udienza in cui avrebbe dovuto esaminare oggi la legalità della commissione costituente - dominata dagli islamici - che ha redatto la contestata bozza di Costituzione. Stamani davanti alla sede della Corte si erano radunati centinaia di sostenitori del presidente Mohammed Morsi: molti di loro hanno passato la notte davanti all'edificio per impedire l'accesso ai giudici. Una pressione che si è presto trasformata in un vero e proprio assedio: i manifestanti hanno impedito l'accesso di tutti i giudici e costringendo la Corte a un rinvio della sentenza sullo scioglimento dell'assemblea costituente.

Con l'udienza di oggi, la Corte aveva sfidato il decreto presidenziale che vieta lo scioglimento dell'assemblea costituente per vie giudiziarie. La decisione dei giudici di confermare la seduta di oggi - ora rinviata - aveva messo ancora più sotto pressione Morsi, accusato dall'opposizione di essersi attribuiti poteri dittatoriali con il decreto che ha posto le sue decisioni al di sopra di ogni esame giudiziario. La costituente, boicottata dall'opposizione liberale per protesta, ha adottato tra giovedì e venerdì un progetto di Costituzione che sarà sottoposta a referendum il 15 dicembre.

Secondo il nuovo assetto dei poteri che uscirebbe dalla Costituzione, al presidente sarebbero assegnati quasi poteri assoluti, in quanto la carica sfuggirebbe al controllo della magistratura. Il decreto di Morsi rende così il pronunciamento della Corte un atto simbolico. Tuttavia un verdetto negativo sulla legittimità della Costituente getterebbe ulteriori dubbi sulla legittimità dell'Assemblea, creata in tutta fretta escludendo membri liberali o cristiani. Gli islamisti che appoggiano il presidente Morsi affermano che i tribunali sono pieni di giudici fedeli al deposto regime di Hosni Mubarak.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00giovedì 6 dicembre 2012 14:10
Egitto, protesta contro presidente Morsi:
polizia lancia lacrimogeni su manifestanti

Le forze dell'opposizione avevano indetto una manifestazione nella centrale piazza Tahrir ma una parte del corteo si è spostata verso la residenza ufficiale del presidente egiziano, accusato di essersi attribuito poteri dittatoriali con il decreto che ha posto le sue decisioni al di sopra di ogni esame giudiziario


IL CAIRO - La polizia ha sparato lacrimogeni sui manifestanti al palazzo del presidente egiziano Mohamed Morsi mentre tentavano di scavalcare le barriere in filo spinato. Secondo alcune fonti ci sono decine di intossicati dai gas. Le forze dell'opposizione avevano indetto una grande manifestazione di protesta nella centrale piazza Tahrir ma parte dei manifestanti si è spostata verso la residenza ufficiale di Morsi. Secondo alcune fonti, il presidente avrebbe lasciato il palazzo poco dopo il peggiorare della protesta, sarebbe tornato nella sua residenza privata alla periferia est del Cairo. In serata, le forze di sicurezza si sono ritirate dal perimetro esterno del palazzo presidenziale di Mohamed Morsi. Lo riferisce la tv di stato egiziana.

Morsi è accusato dall'opposizione di essersi attribuito poteri dittatoriali con il decreto che ha posto le sue decisioni al di sopra di ogni esame giudiziario. La costituente, boicottata dall'opposizione liberale per protesta, ha adottato tra giovedì e venerdì scorsi un progetto di Costituzione che sarà sottoposta a referendum il 15 dicembre.

Secondo il nuovo assetto dei poteri che uscirebbe dalla Costituzione, al presidente sarebbero assegnati quasi poteri assoluti, in quanto la carica sfuggirebbe al controllo della magistratura. Il decreto di Morsi rende così il pronunciamento della Corte un atto simbolico. Tuttavia un verdetto negativo sulla legittimità della Costituente getterebbe ulteriori dubbi sulla legittimità dell'Assemblea, creata in tutta fretta escludendo membri liberali o cristiani. Gli islamisti che appoggiano il presidente Morsi affermano che i tribunali sono pieni di giudici fedeli al deposto regime di Hosni Mubarak. Il 2 dicembre davanti alla sede della Corte si erano radunati centinaia di sostenitori del presidente egiziano: molti di loro hanno passato la notte davanti all'edificio per impedire l'accesso ai giudici. Una pressione che si è presto trasformata in un assedio (VIDEO). I manifestanti hanno impedito l'accesso di tutti i giudici, costringendo la Corte a un rinvio della sentenza sullo scioglimento dell'assemblea costituente.

Oggi in Egitto molte testate indipendenti non sono uscite per protestare contro la bozza della costituzione approvata la settimana scorsa dall'Assemblea costituente, dominata dai Fratelli musulmani e dai salafiti, che contiene articoli liberticidi. "No alla dittatura" hanno scritto i giornali annunciando lo sciopero (VIDEO).

Fonte: Repubblica
binariomorto
00giovedì 6 dicembre 2012 14:10
Egitto, nuovi scontri: sette morti al Cairo.
Opposizione: "Sangue annulla legittimità Morsi"

Morsi terrà un discorso alla nazione e lancerà un appello per il dialogo, dopo gli ultimi scontri all'esterno del palazzo presidenziale. Ma adesso anche la più alta istanza religiosa del Paese, l'Istituto Al-Azhar, gli chiede di sospendere i decreti e la bozza di Costituzione che amplificano i suoi poteri. Ultimatum della Guardia Repubblicana ai dimostranti: "Sgomberare l'area". Dimissionari tutti i consiglieri presidenziali e il presidente della tv egiziana


IL CAIRO - Il presidente egiziano Mohamed Morsi oggi si rivolgerà alla nazione parlando in televisione, dopo una nuova notte di scontri che hanno causato sette morti e 446 feriti. La fonte, un suo collaboratore, ha aggiunto che Morsi dovrebbe lanciare un appello al dialogo con l'opposizione, ma non ha fatto riferimento a particolari proposte. "Ci sono alcune idee in fase di discussione", ha spiegato, ma di certo "non ci sarà alcun ritorno al passato, anzi, ci saranno passi verso il futuro".

Gli oppositori del presidente chiedono la cancellazione del decreto presidenziale che attribuisce a Morsi poteri straordinari. Il presidente intende far celebrare il 15 dicembre un referendum sulla nuova costituzione, che ha una forte impronta islamica e dalla cui redazione sono di fatto state escluse le forze dell'opposizione. Ma sul presidente ora pesa anche la richiesta di sospendere il decreto giunta dall'Istituto Al-Azhar, la più alta istanza teologica dell'Islam sunnita del Paese.

Morsi, rientrato nel palazzo presidenziale presidiato da almeno tre carri armati, ha incontrato il generale Abdel Fattah al-Sisi, capo dell'esercito e ministro della Difesa, oltre al primo ministro e ai ministri di Interno e Giustizia, per discutere le modalità attraverso cui giungere a una stabilizzazione della nazione dopo gli scontri, in modo da "proteggere le conquiste della rivoluzione", per citare il comunicato diffuso attraverso il sito presidenziale.

Subito dopo il vertice, il generale Mohammed Zaki, comandante della guardia repubblicana, sottolineando che il dispiegamento dei militari mira esclusivamente a riportare la calma e non sarà strumento di oppressione dei dimostranti, ha dato l'ultimatum: la folla dovrà sgombrare l'area intorno al palazzo presidenziale entro le 15 ora locale (le 14 in Italia), vietate tutte le manifestazioni programmate nel pomeriggio. Dopo l'annuncio, testimoni hanno riferito che i manifestanti hanno iniziato ad abbandonare l'area.

Intanto, le immagini televisive hanno testimoniato i tafferugli, gli scontri, i lanci di pietre e i lacrimogeni che hanno incendiato la notte al Cairo. Migliaia di manifestanti, pro e contro Morsi, si sono radunati davanti al palazzo presidenziale e, secondo il bilancio della procura che sta indagando sugli incidenti, sono sette i morti, 305 le persone arrestate. Il ministero della Sanità, citato dalla tv di Stato, parla di 446 feriti. Violenze anche a Ismailia, dove è stata data alle fiamme una sede del movimento dei Fratelli Musulmani, di cui è espressione Morsi. Anche quella della vicina Suez è stata incendiata.

Una escalation di violenze che ha indotto il presidente della televisione egiziana, Essam el Amir, a presentare le sue dimissioni al ministro dell'informazione, Salah Abdel Maksoud, per protestare contro "la gestione del Paese". Secondo Al Jazeera, si sarebbe dimesso anche il vicepresidente del Partito Libertà e Giusitizia, Rafiq Habib, vicino ai Fratelli Musulmani.

Il leader dei Fratelli Musulmani, Mohamed Badie, a sua volta, ha richiamato la popolazione all'unità: "Le nostre divisioni servono solo ai nemici della nazione". Badie guiderà la cerimonia funebre di sei vittime degli scontri di ieri, rende noto il website del partito della Fratellanza, Giustizia e libertà, cerimonia che si terrà in una moschea davanti al palazzo presidenziale, secondo la Mena.

Intanto, l'opposizione per voce di Mohamed El Baradei condanna le violenze, accusando il presidente Morsi di esserne responsabile e si dice aperta al dialogo a patto che Morsi ritiri il decreto presidenziale con cui si è aumentato i poteri in modo pressoché illimitato. Nella serata di ieri è arrivata una risposta dal primo ministro Hisham Qandil, che si appella alla calma per poter "dare una chance agli sforzi ora in corso per iniziare un dialogo per la riconciliazione nazionale".

Mekki: possibili modifiche ad articoli contestati. Gli articoli ''contestati'' della Costituzione possono essere modificati, ha detto il vicepresidente egiziano Mahmoud Mekki, ma non prima del referendum. C'è comunque "una sincera volontà politica di superare l'attuale periodo e rispondere alle richieste della gente", ha affermato Mekki, aggiungendo che "la porta del dialogo è aperta a coloro che si oppongono alla bozza di Costituzione. Dobbiamo trovare una via di uscita e siamo seri nella ricerca del consenso. Non abbiamo alcuna altra alternativa al dialogo'', ha detto Mekki evocando la possibilità di modificare gli articoli ''contestati'' della Costituzione, ammettendo di avere anche lui ''riserve'' sulla dichiarazione costituzionale emessa dal presidente. E ancora: "I manifestanti hanno richieste che devono essere rispettate e delle quali occorre tenere conto'', ha detto il vicepresidente egiziano Mahmoud Mekki.

Da parte sua, Morsi si è limitato ad assicurare tramite il suo portavoce che la presidenza rispetta il diritto alle manifestazioni pacifiche e ha dato direttive alle forze dell'ordine di agire con moderazione.

Scontri davanti al palazzo. I Fratelli musulmani hanno convocato una manifestazione di sostegno al presidente Morsi davanti al palazzo presidenziale. Contemporaneamente, anche l'opposizione egiziana ha chiamato i suoi sostenitori a manifestare. E come prevedibile tra le due fazioni sono scoppiati scontri: sono 'volate' anche molotov, come hanno mostrato immagini delle tv. Mohamed Fadel Fahmy, su Twitter, ha scritto che i Fratelli musulmani hanno distrutto le tende dei manifestanti di piazza Tahrir e che alcune donne sono state colpite con bastoni e pietre. Dopo qualche ora gli islamici, che durante la manifestazione hanno scandito gli slogan "la gente vuole pulire la piazza" e "Morsi ha la legittimità", hanno scacciato gli oppositori del presidente, che si sono rifugiati nelle strade vicine. In un comunicato i Fratelli musulmani hanno poi riferito di avere fermato davanti al palazzo di Ittahadeya tre persone in possesso di pistole e di proiettili. La polizia si è schierata in assetto antisommossa per dividere le due fazioni davanti al palazzo presidenziale.

El Baradei: "Morsi responsabile" ''Alla luce di quello che sta succedendo ora davanti al palazzo di Ittahadeya, ritengo il presidente Mohamed Morsi responsabile della protezione delle manifestazioni pacifiche se vuole preservare quello che gli resta della sua legittimità'', accusa il leader del partito di opposizione Al Dostour, Mohamed El Baradei, che è stato accusato di sovversione insieme agli altri capi dell'opposizione Amr Moussa e Hamdin Sabbahi. Tutti pronti al dialogo se il presidente ritirerà il suo decreto, altrimenti "la battaglia continua".

Dimissionari i consiglieri presidenziali. In seguito alle violenze di oggi, tutti i 17 consiglieri del presidente Mohamed Morsi hanno dato le dimissioni. Malgrado tutto, resta confermato per il 15 dicembre il referendum sulla nuova Costituzione adottata nei giorni scorsi dall'Assemblea del popolo egiziano e che prevede la 'sharia'', la legge islamica, come fonte principale della legislazione nazionale. ''I lavori proseguono'', ha detto Mekki ai giornalisti.

Clinton: "Dialogo urgente". Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha sottolineato la necessità che in Egitto si realizzi un "dialogo trasparente" tra tutte le parti e che nel Paese siano rispettati i diritti di tutti i cittadini. "Gli scontri ai quali assistiamo attualmente dimostrano la necessità urgente di un dialogo che si deve tenere tra tutte le parti in causa", ha dichiarato Clinton, aggiungendo che il popolo egiziano ''merita una costituzione che protegga i diritti di tutti i cittadini, uomini e donne, musulmani e cristiani''.

Protesta a oltranza. I social network hanno lanciato un appello perché vengano forniti cibo e riparo ai manifestanti che hanno annunciato di non voler lasciare i luoghi della protesta fino a che Morsi non ritirerà il decreto del 22 novembre scorso, con il quale si era garantito ampi poteri, "dittatoriali" secondo l'opposizione laica e liberale. L'opposizione chiede inoltre l'annullamento del referendum costituzionale del 15 dicembre e la formazione di una nuova assemblea costituente che "rifletta tutte le categorie" della società egiziana. "Se il presidente non risponde a queste richieste entro venerdì perderà la sua legittimita", ha avvertito il Fronte di salvezza nazionale, che raccoglie 18 movimenti di opposizione, coordinato da El Baradei.

Fonte: Repubblica
binariomorto
00giovedì 6 dicembre 2012 14:18
Egitto: ultimatum presidenza, via da palazzo alle 15
Baradei: presidente responsabile delle violenze
Tutti i suoi consiglieri rassegnano le dimissioni

I manifestanti devono lasciare la zona del palazzo presidenziale e tutte le manifestazioni nel pomeriggio sono proibite. Lo ha stabilito la guardia repubblicana, secondo un comunicato della presidenza egiziana.

Tutta la zona attorno al palazzo è off limits, presidiata da carri armati dell' esercito e filo spinato. All'interno ci sono centinaia di sostenitori dei Fratelli musulmani. I carri armati stanno bloccando le strade adiacenti al palazzo.

Sale intanto a sette il bilancio dei manifestanti morti ieri negli scontri pro e contro Morsi davanti al palazzo del presidente egiziano al Cairo. Lo rende noto la procura, che sta indagando sugli incidenti. Sono 305, sempre secondo la procura, le persone arrestate.

Numerosi islamici che hanno accolto l'appello dei Fratelli musulmani hanno trascorso una notte di veglia davanti al palazzo della presidenza, dormendo all'interno di tende o avvolti in coperte.

Nelle vicinanze immediate del palazzo nella notte è prevalsa la calma, con i manifestanti pro-Morsi che hanno scandito a lungo slogan a favore del capo di stato. Intorno al palazzo e nelle strade vicine però si notano ancora i cocci dei vetri, le pietre, e numerose auto con parabrezza e finestrini rotti per gli scontri delle ore precedenti.

Il presidente della televisione di Stato egiziana Essam el Amir, ha annunciato di aver presentato le sue dimissioni al ministro dell'informazione Salah Abdel Maksoud, per protestare contro "la gestione del Paese". Lo rende noto un comunicato.

Fonte: ANSA
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