Roberto Faticoni Presidente ARTI
Crisi Ippica: Roberto Faticoni e la sua visione della crisi e di un'ippica migliore
Roberto Faticoni
Adesso vi racconto una storia. Sapete come nasce l'Arti, l'associazione che rappresento?
Nasce come associazione di protesta da un gruppo di guidatori-allenatori stanchi dei soliti sotterfugi e della non trasparenza.
Si parte dall'anno 2008, quando i rappresentanti delle categorie riuscirono appoggiati dai soldati in sciopero a conquistare la famigerata legge 185.
Va fatto un plauso ai rappresentanti di categoria di allora (e di adesso), che in quel momento hanno lottato per il bene dell'ippica, pero' commisero un grande sbaglio: ricominciare senza le riforme del settore e delle scommesse.
Certamente la colpa non è stata solo dei politici, ma ce la dobbiamo prendere anche noi ippici che, avendo visto i soldi, siamo subito scesi in pista cantando vittoria.
I rappresentanti in questa occasione furono un po' leggeri, non avendo probabilmente capito che senza le riforme del settore (scommesse in testa) si sarebbe arrivati dove siamo ora, all'ovvio riacutizzarsi della crisi.
Avendo i soldi a disposizione, a quel punto, fermandosi per un mese intero sarebbe stato il momento perfetto per chiedere le riforme.
Ma arriviamo ai giorni nostri e al secondo sciopero: nato dopo aver saputo dell'abbattimento del 40% del montepremi.
Era giusto farlo per non mostrare all'opinione pubblica che ci sottomettavamo al sistema; e' stato uno sciopero produttivo finche' e' durato, unico nella storia della Repubblica Italiana a durare 42 giorni (sofferti).
Tutte le categorie furono unite nello scioperare ma, nel momento in cui si e' parlato di pochi spiccioli in piu' senza certezze scritte, una minoranza ha abbandonato la nave e la maggioranza per non creare disgregazioni ha deciso di seguirli creando, di fatto, quello che stiamo vivendo adesso.
Si ricominciava (ufficialmente) a -20%:tutti contenti pensando al miracolo senza avere capito che l'intervento divino, invece, non c'era mai stato.
Oramai il danno era fatto, rientrando in pista, senza aspettare 12 giorni per la scrittura di un decreto legge che cosi facendo e' slittato 3 mesi dopo, in data 24 aprile 2012.
Come spesso accade, oltre il danno anche la beffa poiche' dopo 2 mesi il montepremi e' tornato a -40% e, avendo perso il 55% delle scommesse dall'inizio dell'anno (anche a causa del mese abbondante di sciopero) non ci si poteva piu' permettere di fermarci, altrimenti si sarebbe arrivati al fallimento totale, perdendo scommettitori e scommesse che sono la linfa vitale dell'ippica.
Come tutti sappiamo le scommesse sono gestite dall'AAMS da 10 anni a questa parte, ma finalmente (con forti pressioni) si e' riuscito a far passare un decreto legge contenente l'aumeto del payout, il cambiamento di alcune scommesse, e l'abolizione del doppio totalizzatore.
Tutto ciò è avvenuto grazie all'intervento del dott. Ruffo dal settembre 2011 e dalla mia voglia di capire perche' all'AAMS, nel passato nessuna categoria era mai stata ricevuta: riuscendo per la prima volta, in qualita' di rappresentante delle stesse, ad entrarci come ARTI e a portare le altre.
Gli Ippodromi hanno sempre campato di assistenzialismo non preoccupandosi della filiera produttiva, non preoccupandosi del deterioramento delle loro cattedrali, continuando ad aumentare i loro introiti grazie alle convenzioni (percepiscono soldi semplicemente per organizzare le corse), mentre il montepremi invece continuava a calare perche' la frase "residuale" (contenuta nella legge) permetteva di levare soldi solo al montepremi.
Continuo a ripetere che la mia associazione e' nata come associazione di protesta costruttiva: anche in questo momento di fame e di crisi dove servirebbe l'unione totale, qualcuno continua a dividerci senza lasciar trasparire quale sia veramente il motivo.
Si dovrebbe partire da 0 - 0, una nuova partita in cui un solo interlocutore eletto da una consulta di categorie dovrebbe essere alla guida.
Ma ora siamo al punto di non ritorno, e siamo costretti a sperare che il ministro Catania, il dottor Vaccari decidano di salvare 300 mila lavoratori (o forse piu') a partire dagli ippodromi ai coltivatori diretti.
Nel mio piccolo, con la mia associazione, pur non avendo la forza (sia in numero si finanziaria), ma avendo dignita' e principi, finche' ci sara' speranza di salvare il settore, cercherò insieme a tutta la filiera di risanare il settore riportando l'ippica ai fasti di un tempo.