MAI VISTO PRIMA
Lucas Blackwood era a un solo giorno di viaggio da Torre delle Acque Grigie.
A un solo giorno dal luogo scelto per la Battaglia dell’Alba.
A un solo giorno dalla storia pensava, come gli aveva ripetuto mille volte suo padre, dalla gloria, dall’onore di esserci e dal dovere di un Blackwood di prendervi parte, cosa anch’essa ripetutagli mille volte dal defunto Tytos Blackwood.
Al fuoco del bivacco, ripensava solitario a tutte le ragioni che l’avevano portato a cavalcare freneticamente a tappe forzate per essere in quel luogo quando la battaglia avrebbe avuto inizio.
“ Qualcosa non va, mio Lord?” giunse all’orecchie di Lucas, che si avvide solo in quel momento del sopraggiunto ser Aaron Rivers.
“ Penso a quello che ci aspetta da domani in poi, Aaron…” cominciò il giovane Lord di Raventree, preoccupato “ e alle ragioni che mi hanno spinto per questa scelta. In effetti ora mi ritrovo combattuto. La Battaglia dell’Alba sarà un evento storico, che onore e gloria porterà tutti coloro vi parteciperanno. Per questo, sarà un bene per Casa Blackwood di poter affermare così da esserci stata, di avervi preso parte. Ed è anche l’unico modo che conosco, al momento, di ripagare
Lord Stark per tutto quanto mi ha concesso. Dopo la morte di mio padre, avrebbe potuto senza sforzo scordarsi di tutte le promesse e dare ciò che mi ha dato a qualcun altro, ma non l’ha fatto. Ha preferito essere di parola. Ha preferito l’onore. Adesso che c’è così tanto bisogno di ogni spada disponibile, che uomo e anche che Lord sarei se me ne fossi stato al sicuro al Nido dell’Aquila? Mi sarei vergognato. “ concluse fissando nuovamente il fuoco, smarrito
“ Alle donne piacciono i giovani guerrieri coperti di gloria. Se li immaginano ammaccati, con la spada di traverso sulle spalle, che lenti e inesorabili tornano dalla battaglia appena conclusa. Trionfanti, vittoriosi. E loro a prendersene cura…” cercò di risollevargli un po’ il morale ser Aaron, ironicamente, ma senza risultato. Il nuovo Lord di Raventree rimase visibilmente angosciato.
Allora ser Aaron si sedette di fronte a lui, cercando nel mentre che l’osservava di ravvivare il fuoco spostando le braci con l’uso di un bastone.
“ Dovete guardare le cose da un'altra prospettiva, mio Lord, se permettete.” Riprese Rivers
“ E quale sarebbe?” chiese Lucas, attento
“ Che questo è il vostro ultimo sforzo. Una volta finita questa battaglia, ciò che vi aspetta è un avvenire radioso. Sarete reggente della Valle di Arryn, che diamine! Un titolo di grande prestigio, e anche potere. E sarete sposato. E mica con chiunque, con Lady Sansa Stark, per la quale molti ucciderebbero oggi, per entrare in quel talamo, se non altro per ingraziarsi il padre.
E tutto questo non vi sembra una ricompensa abbastanza soddisfacente per una sola battaglia?” sorrise infine il suo fido aiutante e amico di vecchia data, convinto d’essere riuscito a persuaderlo d’abbandonare quei pensieri di dubbio.
E invece, Lucas si fece se possibile ancora più cupo.
“ Sai qual è la cosa che mi spaventa di più, Aaron?”
“ La sconfitta?” cercò di indovinare lui
“ No. Quello di cui ho veramente paura è di non riuscire a combattere. Non perché mi manchi il coraggio, o non sappia usare la spada. Ma perché non ho mai combattuto. Non ho esperienza.”
“ Ci saremo noi a proteggervi,mio Lord. E’ solo questo che vi spaventa?”
“ No, Aaron. Quello che mi spaventa è di restare schiacciato sopra il nome che porto” sentenziò Lucas, serio e conscio, osservando il fuoco.
Ser Aaron Rivers capì. Non era la paura della battaglia in sé, né dell’inesperienza, o di scoprirsi un codardo. Rivers sapeva, conoscendo il suo signore e avendo già partecipato a varie battaglie, che Lord Lucas avrebbe saputo controllare queste paure. Le battaglie a cui aveva partecipato in passato gli avevano consegnato la capacità di saper riconoscere i vari tipi di uomini.
Ma non aveva mai considerato la situazione, perché a lui mai sarebbe toccata, di combattere sapendo che non si può morire.
E adesso che la prendeva in considerazione, comprese che era in effetti un fardello davvero pesante da portarsi sulle spalle su un campo di battaglia.
Lord Lucas Blackwood non era sposato e non aveva eredi, al momento. Il futuro gliene prometteva, ma solo dopo quella battaglia. Se lui fosse morto, non sarebbe morto solo un uomo tra le migliaia che sempre cadono in battaglia. La sua fine significava anche la fine di Casa Blackwood stessa, verso la quale Lucas nutriva un profondo senso del dovere. Era quello il motivo dei suoi dubbi, delle sue angosce.
Pensando a una risposta, Rivers capì che non aveva una pronta, così si ritrovò anch’esso a fissare il fuoco, pensieroso.
“ Capisco ciò che dite, mio signore. E devo dire che è un motivo importante.”
“ Già” si strinse nelle spalle Lucas “ma è inutile starci a pensare adesso. Ormai è deciso. Controlla gli uomini e i cavalli. All’alba partiamo, perciò cerca di riposare.” Ordinò infine, sdraiandosi sul proprio giaciglio.
“Sì mio signore” rispose Rivers, che immediatamente si alzò, per passare in rassegna la dozzina di uomini al loro seguito, controllare i cavalli e andare a riposare.Non prima però di aver gettato un ultimo sguardo verso il suo signore che, ne era certo, non stava dormendo.
Alle prime luci dell’alba tutti erano ai propri posti. Procedettero lenti , dopo giorni di tappe forzate, e questo sembrò strano a ser Aaron, visto che la battaglia sarebbe potuta cominciare ormai in qualunque momento. Procedeva subito dietro al giovane Lord di Raventree, che era ancora visibilmente turbato, ma non disse nulla.
Poi, improvvisamente, Lord Blackwood aumentò la propria andatura, e chiese a ser Rivers di raggiungerlo. Quando gli fu al fianco, senza guardarlo in faccia gli chiese
“ Cosa ne pensi di mio padre, Aaron?”
Aaron preferì la sincerità. Il precedente Lord di Raventree, Tytos Blackwood, non gli era mia piaciuto troppo.
“ Un uomo di talento, ma anche per molti versi un traditore, a mio avviso. Ha voltato le spalle a Casa Tully in un momento delicatissimo, lasciando che il Frey ne facesse ciò che vuole, solo per il suo interesse. E tutti ne abbiamo visto i risultati. Questa è stata la sua colpa ed era una colpa grave.”
Sospiro di pausa per entrambi
“ma devo riconoscere che è stato anche un uomo di coraggio. Ha fatto un gioco estremamente pericoloso, pur sapendo bene che l’errore si pagava con la vita, così come poi è successo. Ma l’ha fatto lo stesso, ottenendo ciò a cui ambiva. Per questo, merita comunque rispetto. Non è detto che le guerre si vincano con la spada e questo, senza dubbio, vostro padre l’ha dimostrato. Si può dire che abbia inciso molto più lui sull’esito di questa guerra di tanti cavalieri gonfi solo di qualche vittima e qualche battaglia. Mentre vostro padre invece, con inchiostro, pergamena e corvi ha abbattuto un esercito intero”
“ Credi che gli Arryn abbiano fatto bene a ucciderlo? “
“ Io non credo che…”
“Esigo una risposta, ser Rivers” si impose Lord Lucas. Ser Aaron ci pensò a lungo, quindi pronunciò la sua idea al riguardo
“ Ebbene…no. Qualunque altra delle Casate avrebbe avuto il mio consenso, gli Arryn no.
Lord Tytos ha tramato e tradito, ma mai ha alzato la mano contro chi gli è stato vicino fino a quel momento, né l’avrebbe fatto in seguito. Inoltre, gli Arryn potranno anche fare i pavoni con il loro onore, ma è solo per l’aiuto dei Tully che sono durati tutto questo tempo, altrimenti sarebbero scomparsi molto prima. Senza contare che, quando vostro padre era di fatto l’unico a sorreggere Casa Tully, avesse voluto avrebbe potuto fare ciò che voleva della Valle, e forse anche dei pirati Greyjoy. Ma non lo fece. Secondo me, quello degli Aryn non è altro che un turpe assassinio, davanti agli occhi di tutti gli dèi, vecchi e nuovi.”
Lord Lucas Blackwood ponderò attentamente ciò che aveva udito.
Quindi sorrise, e Aaron si sentì subito sollevato.
“Credo che quello che dici sia vero, Aaron” disse cordialmente Lucas “ ed era quello che ho pensato anch’io, stanotte. Da tutto questo, ho tratto insegnamento. Il mio dovere non è solo verso Casa Blackwood, lo è anche verso Lord Stark, verso Lady Sansa, verso le genti che un giorno spero dovrò governare. Ed è anche il passo obbligato verso la realizzazione dei miei sogni. La morte è solo un prezzo che si potrebbe dover pagare nel tentare.E adesso andiamo a questo dannata battaglia”
“Sì, mio signore” rispose Rivers, contento della risposta del giovane Lord e orgoglioso di servirlo.
“ Mio signore, ora che ci penso…quando torneremo, potrei seguirvi nella Valle…dicono che le ragazze nella Valle…” riprese a scherzare Rivers
“ Ne parleremo al ritorno, Aaron. Adesso c’è la battaglia” gli rispose Lucas, seriamente, dopodiché ordinò di aumentare l’andatura.
Un paio d’ore dopo, ormai prossimi a Torre delle Acque Grigie, allo scarno contingente battente insegna Blackwood si fecero incontro due uomini in armatura, a cavallo di potenti cavalli da guerra.
“Altolà” intimò loro uno dei due “Per ordine di Lord…” poi le parole si bloccarono.
Uno dei due sollevò la celata dell’elmo, sgranando gli occhi stupefatto. Lord Blackwood lo riconobbe subito : si trattava di Jory Cassel.
“Lord Blackwood…ma…voi dovreste essere…” iniziò il cavaliere, cercando le parole giuste, che trovò invece Lucas, completando la sua obiezione “ Al Nido dell’Aquila? No. Il mio posto è qui.”
“Ma…”obbiettò Cassel “ Lord Stark aveva disposto che voi andaste al Nido dell’Aquila con
Lady Sansa. Che ne sarà di lei?”
“A questo ho già pensato, ser Cassel” rispose Lucas, fermo
“ Lord Stark sarà contrariato da tutto ciò. Stava giusto scrivendovi”
“ Allora risparmierà l’inchiostro, credo. Andrò a chiedergli udienza appena possibile” poi si girò alle sue spalle “ questi sono i miei uomini. Certo non sono grossi rinforzi, ma validi combattenti senza dubbio. Siamo giunti fin qui a tappe forzate. Spero potrete dargli qualcosa”
“ Questo lo farò non appena Lord Stark me lo ordinerà” si impuntò il cavaliere. Certo il giovane Lord di Raventree era stato troppo altezzoso.
Quando giunsero alla torre delle acque grigie, il tintinnio del metallo era ovunque, e attorno a sé sembrava un formicaio, con uomini stipati in ogni dove fuori delle mura che andavano e venivano in continuazione. Gli armigeri Blackwood, compreso ser Rivers, vennero fatti accomodare, senza troppa grazia, fuori del castello. Lord Lucas invece venne condotto all’interno, nella piazza d’arme, piena di uomini in arme. Neanche fecero in tempo a scendere da cavallo, che un cavaliere andò loro incontro, strafottente “Questo damerino è Lord Blackwood?” chiese rivolto a ser Cassel
“Attento a come parlate, ser. Costui è il Lord di Raventree, futuro genero di Lord Eddard Stark. Volete forse mancargli di rispetto?” si acciglò ser Cassel, studiandolo severo in volto
“Nessuna mancanza di rispetto, ser Cassel. Questo è un campo di battaglia, non una corte. E in effetti ho più da imparare che da insegnare. Sì, sono Lord Blackwood, cavaliere” ammorbidì i toni Lucas rispondendo al ser.
“Allora presto potreste pentirvi di esserlo, mio Lord di vattalapesca”
“ Lord di Raventree, SER” rispose Lucas, interrompendolo
“ Sì, certamente. Lord Eddard ha saputo del vostro arrivo dalle vedette. Ha ordinato di condurvi immediatamente da lui. Sembra piuttosto risentito”
Lord Lucas scesa da cavallo e seguì il cavaliere, che lo condusse nella sala più alta della torre, dove, venne a sapere, erano gli alloggi di Lord Stark.
Non appena venne introdotto, Lord Stark fece uscire il cavaliere “Lasciateci soli.”ordinò seccamente, e il cavaliere sparì, richiudendo la porta.
Allora Stark partì all’attacco
“ Che sei venuto a fare?”
“ Il mio dovere” rispose Lucas, per ora saldo “ e a mettermi al vostro servizio. “
“ Quello che mi serve è un marito per Sansa e un reggente per la Valle. Morissi, mi procureresti non pochi grattacapi” reagì severo Eddard Stark, imperioso
“ Questa è la Battaglia dell’Alba. E’ mio dovere esserci. Come posso sperare di governare la Valle, se non combatto neanche per chi la abita? Direbbero tutti che mi nascondo sotto le gonne della mia consorte. Così, invece, avrò fatto il mio dovere, come mio padre mi ha ripetuto fino alla noia, e forse avrò anche un po’ di gloria per il maggior lustro di Raventree e Casa Blackwood”
“Questo è il profilo perfetto di un eroe, di cui sono pieni i cimiteri. O di un idiota, di cui i cimiteri sono anche più pieni. Per gli Dèi, ma che ti è saltato in mente? Dovere, dici. Verso chi? Io ti ho detto di andare al Nido dell’Aquila. E tu sei qui. E se ti fai ammazzare? E’ questo il tuo dovere di marito? Crepare in una palude prima ancora delle nozze non mi sembra proprio che lo sia.”
“ Ho una spada, Lord Stark, ed è al vostro servizio. E ho anche i miei uomini.”
“ Hai uno sparuto gruppetto di uomini e una spada che non hai mai usato. Stai abusando della mia pazienza, Lucas.Se io do un ordine quello deve essere. Sono stato chiaro?”
lo rimproverò Lord Stark, sempre più adirato.
“ Adesso ripartirai immediatamente per Nido dell’Aquila.”
“Non posso farlo, Lord Stark. “ rispose Lucas, tristemente, ma comunque risoluto
“Questo è il mio posto. E’ il mio dovere verso tutto e tutti. E adesso come adesso è l’unico modo che conosco per ripagarvi di ciò che avete fatto per me”
“ Per ripagarmi dovevi fare quello che ti ho comandato. E che farai. Tuo padre mi sarebbe stato molto utile, era un valido stratega e comandante. Tu sei troppo giovane per essere l’uno e l’altro.
Non so che farmene di te. Tu torni indietro adesso”
Eddard Stark stava difficoltosamente cercando di mantenere la calma, questo Lucas lo vide chiaramente. Ma ormai aveva preso la sua decisione.
E tornare indietro sarebbe stato peggio di non essere mai partito. Quindi, seppur con la voce rotta dalla soggezione, mantenne il proprio convincimento
“ Non posso farlo. E ormai la battaglia incombe. Dovessimo essere sconfitti, dove sarò dopo non avrebbe nessuna importanza. Lasciate che mi metta al vostro servizio, ve ne prego.”
Su questo aveva ragione, Lord Stark lo sapeva bene. Fosse arrivata la sconfitta, sarebbe arrivata anche la fine per tutti. Ma Lord Stark era, o voleva essere, certo della vittoria, per cui rischiare la vita di Lord Blackwood lo disturbava non poco. E non solo perché la sua morte sarebbe stata un problema per il futuro assetto della casata. Ma anche perché, e questo lo faceva arrabbiare ancora di più, il giovane Lord Lucas non si rendeva conto che lui aveva promesso ad un Tytos Blackwood in punto di morte di prendersi cura del figlio. Una promessa che, essendo anche lui padre, non voleva in alcun modo rompere.
“ E dove pensi che dovrei schierarti? Tu che non hai mai brandito la spada in guerra, e che adesso vuoi affrontare gli estranei?”
“ Al vostro comando. Avanguardia” qui la risposta fu immediata e sicura. Lord Stark sorrise, acido.
Questo era troppo. Preparò le grida:
“ SIA MALEDET…”
“ Hai scelto proprio bene, Ned!” esclamò una voce tonante, mentre la porta si apriva. Entrò un uomo enorme, con una folta barba e un elmo con lunghe corna di cervo ricurve
Lord Stark guardò verso l’alto. L’ingresso di Robert Baratheon e il suo spirito combattivo in quel momento era la peggiore delle cose che potevano capitare.
Diede una bella pacca sulla schiena di Lord Eddard
“ Allora non è un damerino come avevo sentito dalla truppa! Ma l’hai sentito? Avanguardia! Senza aver mai combattuto prima. Questo sì che è coraggio….”
“ Robert, non è il momento. “ lo ammonì Eddard Stark “ e Lord Blackwood sta tornando al Nido dell’Aquila” sentenziò infine
“ Andiamo, Ned, questo non è giusto. Il ragazzo vuole combattere, no? Lascia che combatta“
si impuntò Robert
“ Non è questo il momento”
“ E quando dovrebbe essere? Quando sarà vecchio? O a un torneo per damerini? Diamine, Ned, qui si parla del futuro di tutti noi!” si inalberò Robert.
A quel punto, Eddard si arrese. Con l’ingresso di Robert era diventata una discussione sterile, e il giovane Lord di Raventree aveva acquisito nuova sicurezza.
“ E va bene, maledizione. Sarai nell’avanguardia, sotto il mio comando. Adesso ritirati”
Lucas, soddisfatto , si ritirò senza dire una parola, perché capì subito dall’espressione di Lord Stark quanto fosse adirato. Non appena uscì, Ned si voltò verso Robert
“ Non sono affari tuoi, questi”
“ Ahhh, fottiti, Ned…” lo circuì Robert “ dovresti ringraziarmi.”
“ Non vedo perché”
“ Secondo te uno molla una bella ragazza come tua figlia Sansa, il Nido dell’Aquila, si scapicolla fino a qui per combattere e poi se ne va alla prima sculacciata che gli dai. Cavoli, Ned, e dire che pensavo fossi intelligente. Non se ne sarebbe mai andato. E meglio nella avanguardia che tra i fanti”
“ Questo lo so anche io, Robert.Ma qui si combattono gli Estranei” rispose preoccupato Ned
“ E a lui sono toccati per primi. Brutta rogna” ammise Robert “ ma tant’è. Spero non si faccia ammazzare. Sarebbe un buon genero. Di quelli cui andare fieri”
“ Lo so. Ma a Sansa serve un marito e un abito da sposa, non un uomo ammirevole e il nero del lutto” si accigliò nuovamente Lord Stark.
“ Ha un alto senso del dovere e dell’onore. Ma non è detto che sia un difetto”
“ In questo caso può esserlo”
“ Ahh, Ned…non cambi mai, dannato! Sempre di ghiaccio come la Barriera…dì la verità…ti piace eh? “ lo riprese amichevolmente Robert
“ Non è questo il punto” replicò Ned
“ No, non lo è. E’ il tuo senso dell’onore, il punto. Hai promesso al padre di occupartene, e senti che qui potresti non riuscire a farlo. Vero?” gli domandò infine Baratheon, retorico
“ Ti capisco. Speriamo vada tutto bene.”
“ Già speriamo. Anche perché se crepa…”
“ Catelyn tornerà cupa e fredda e Sansa una lagna senza fine…ahahahahah, allora sì che rimpiangerai gli Estranei” si divertì Robert
“ Gli metterò alle costole Barristan” decise Ned
“ Ottima scelta…sperando il ragazzo non si lanci alla carica…”
“ E’ giovane, non stupido”
Quindi i due si salutarono, andando a prepararsi per l’imminente battaglia.
Nel pomeriggio, tutta l’avanguardia era pronta.
Lucas era poco dietro Lord Stark, che aveva al suo fianco Jory Cassel e Howland Reed. E ancora dietro di loro, l’immenso esercito dei Sette Regni, martello degli uomini contro gli Estranei.
Lucas si girò alle sua spalle, sollevandosi al contempo dalla sella.
Mai aveva visto prima una cosa del genere.
Dietro di loro c’era un immenso oceano di scudi di tutti i tipi e colori, e una distesa di punte d’acciaio ondeggiava e si rifletteva sotto la luce grigia del giorno, a perdita d’occhio, fino all’orizzonte.
Su di un alta torre l’immenso drago nero dei Targaryen sbuffava nervosamente, tenuto buono dalla sua padrona Daenerys Targaryen, i cui capelli argentati erano un altro vessillo tra le migliaia, sollevati dal vento, in tutta la sua fulgida bellezza, come l’eroe di una leggenda dell’Età degli Eroi.
Su tante altre torri, arcieri, catapulte e balestre coi colpi infuocati erano pronte a lanciare i loro veloci messaggi di morte al primo avvistamento della minaccia del gelo incombente.
Uno spettacolo magnifico, per quanto preoccupante, come un desiderio a lungo inseguito, che alla fine non si è certi di voler esaudire.
Tornò nuovamente in posizione, guardando avanti a sé, e vide che Lord Stark, lo stava osservando, freddo e distante. Gli disse solo :
“ Cerca di starmi vicino e non farti ammazzare, mia figlia ne sarebbe oltremodo contrariata”
Poi non gli disse più nulla, né lo degnò più di occhiate. Posò anche lui il suo sguardo verso l’immensa folla di uomini dietro di loro. Il silenzio era calato tra loro. Lord Star, capo chino, inspirò a fondo, poi tornò a osservare tutti quei soldati, ma con un aria diversa.
Tutti gli occhi del mondo, in quel momento, erano puntati su di lui.
A volte, si ritrovò a pensare lord Blackwood, l’esito di una battaglia può essere deciso non solo dalla preparazione, dalla forza dell’esercito, dall’abilità strategica o dall’esperienza.
A volte, per vincere anche la battaglie più difficili, basta un uomo in grado di accendere gli animi di ardore, di quella infondata certezza di vittoria.
Proprio quello che lord Stark fece.
“Non vedo confratelli! Un dispiacere per il mio cuore! Una vergogna per i loro!” comincio Eddard, con tutto il fiato che aveva “Penso sia il momento di finire quello che la confraternita dei guardiani ha cominciato da tempi immemorabili! Perciò…”
Fece una pausa, “Udite le mie parole, siate testimoni del mio giuramento!” Le truppe Stark si inginocchiarono.
“Cala la notte, e la mia guardia ha inizio.
Non si concluderà fino alla mia morte. “
Era il giuramento dei Guardiani della Notte, questo Lucas lo sapeva, così come capì il senso di ciò che stava accadendo. Meccanicamente, senza riflettere, sottovoce ripetè le parole di Lord Stark, sentendo un senso di fierezza crescere dentro di sé ad ogni parola, così come lo vedeva crescere nelle espressioni di soldati che fino a poco prima erano evidentemente attanagliati dalla paura.
“Io vivrò al mio posto, e al mio posto morirò.
Io sono la spada delle tenebre.
Io sono la sentinella che veglia sul muro.
Io sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l'alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui domini degli uomini.
Io consacro la mia vita e il mio onore a questa battaglia!”
Molti sguainarono spade, levandole verso il cielo plumbeo, quasi a sfidarle, e molteplici lance vibrarono in cerchio, agitando l’aria, annunciando a chiunque le potesse udire che stava per scatenarsi una tempesta d’acciaio tagliente.
La marea umana li presente, caricata al massimo, non potè infine che sommergere questi suoni sotto un boato di approvazione per le parole del loro comandante, al grido :
“Per questa notte… per l’Alba!”
Mentre una momentanea euforia rendeva tutti ebbri di gloria e onore, Lucas vide sopraggiungere, poco distante da sé, un imponente figura a cavallo, che si dirigeva senza difficoltà in testa alla colonna d’avanguardia: Robert Baratheon, capì subito senza il minimo dubbio. Come era nel suo stile, Robert Baraheon fece notare il suo pensiero guerresco, urlando anch’esso : “…se pensi che m’importi di quel vecchio giuramento ti sei bevuto il cervello, così come tutti voi!” esordì, suscitando le prime risate “Ce l’ho io un motivo valido per sfondare le chiappe a quelli la fuori! …Per il vino che ci berremo e per le donne che ci terranno compagnia domani! ...e che io sia dannato se non è così!”
Anche per lui, per la sua guascona e guerresca promessa, la folla sollevò le picche e le spade, un boato pervase l’aria. In effetti, pensò Lucas, anche un po’ di sfrontatezza e spavalderia serviva, alla vigila della battaglia. Ringraziò gli dèi e plaudì tra sé Lord Stark per aver ancora tra loro un uomo di tale valore.
Robert si fermò poco distante da Lord Eddard, tre-quattro metri, scambiando con lui un breve dialogo, che Lucas però non riuscì a cogliere, salvo che nel finale, una sola,singola frase:
“Dannata pelle di Lupo! Ne butto giù almeno il doppio di te! E poi non ti conviene starmi tanto vicino; quel micino sputa fuoco potrebbe far finta di non riconoscermi e incenerire le mie vecchie chiappe solo per il gusto di farlo!”
Un sorriso increspò le labbra del giovane Lord di Raventree, che continuò a osservarli mentre sorridenti si voltavano verso l’esterno, verso l’ignoto della battaglia.
Sentì un forte senso di ammirazione, un desiderio enorme di diventare un giorno anche lui così,degno di reggere il destino di un mondo e di poterne sorridere al tempo stesso.
Avrebbe voluto raggiungerli, essere tra loro, in prima fila. Strinse tra le mani le redini del suo cavallo da guerra con forza, voglioso di spronarlo ad avanzare con regale imperiosità verso quei due uomini, ma non lo fece.
Anche perché ne mancò il tempo.
Una vedetta urlò.
Avvertì un vento salire alle sue spalle, un profondo ruggito scuotere anche le viscere della terra, un ombra oscurare il cielo. Un attimo dopo, avanti a sé vide alto nel cielo un immenso spettro nero volare furente verso il nemico avvistato. Per un secondo, ebbe come l’impressione che l’uomo avesse fatto un patto con lo Sconosciuto.
Dietro a quell’immenso spettro alato nel cielo, migliaia di dardi infuocati solcarono il cielo, seguiti da scie bianche come nuvole nel cielo di primavera.
Era giunto il momento.
Tutta l’avanguardia sguainò le spade.
Lentamente, la formazione prese ad avanzare.
Lord Lucas Blackwood sapeva che stava avanzando, in un atmosfera di grandiosa e al contempo disperata determinazione di tutti, verso il suo destino, verso la storia, verso l’adempimento del proprio dovere. Le sue certezze e i suoi dubbi svanirono tutti insieme. Non contavano più niente.
Aveva provato infinite volte a immaginare gli Estranei, ma mai c’era riuscito. Quando infine in lontananza li vide, la sua mente raccomandò al corpo di non farsi intimorire, di essere saldo, mentre la pura prendeva invece possesso della bocca del suo stomaco. Non avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere.
Ma quando, alle sue spalle, udì il ruggito della marea umana mischiato al cozzare delle lame sugli scudi, vide capitare a se stesso e al resto dell’avanguardia qualcosa di incredibile. Mutarono.
Da qualche parte, come all’unisono, come se il Padre avesse scelto di far parte di tutti loro, divennero giganti. Le loro sembianze erano sempre le stesse, ma le ombre che proiettavano in avanti mai parvero più forti e minacciose, uomini fusi coi destrieri apparivano. Erano tutti diventati, nell’animo, epici combattenti di leggende andate perdute.
In quel momento fu certo della vittoria.
Perché aveva visto accadere qualcosa di grandioso.
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