00 05/04/2009 10:44
I diari di Montanelli


di Nicola Tranfaglia


La pubblicazione dei Diari 1957-1978 di Indro Montanelli da parte dell’editore Rizzoli (284 pagine, 21 euro) con una prefazione attenta di Sergio Romano costituiscono un documento di grande importanza sulla vita del grande giornalista toscano ma anche sulla storia italiana di quegli anni rispetto alla quale nei Diari compaiono frammenti e osservazioni di notevole interesse di cui gli storici dovranno a modo loro tenere conto.

Essendo chi scrive nello stesso tempo uno storico e un giornalista, il lettore potrà immaginare come faccio fatica a parlarne in uno spazio ristretto sicché mi riservo proprio qui di riparlarne in un’altra occasione con l’ampiezza che la lettura del libro ha stimolato in me per le numerose considerazioni che il testo non può non provocare.
Diciamo prima di tutto, come ha già scritto Romano, che se Montanelli avesse steso con continuità i suoi diari avremmo avuto a disposizione un libro molto importante per la nostra storia nazionale e non solo per quella dei mezzi di comunicazione.

Ma anche con la frammentarietà che caratterizza questo volume possiamo dire che si tratta di un testo assai significativo.
Anzitutto Montanelli in questi Diari è sempre sincero e non di rado, se prende in giro qualcuno, è proprio sé stesso.
Non mancano le frecciate contro personaggi del mondo culturale e politico del nostro paese o anche di altri ma soprattutto il testo ci fa capire il ruolo importante che Montanelli, giornalista principe in quegli anni (lo sarebbe stato anche negli ultimi della sua vita) occupa.

Prima ancora di diventare direttore del Giornale nuovo ha rapporti e scambi con i protagonisti della politica italiana: da Rumor a Fanfani, da Moro ad Andreotti, da Marcora a Donat Cattin.
Inoltre il giornalismo per lui non ha segreti e i giudizi sui colleghi sono sempre chiari e non di rado critici.
Faccio qualche esempio.

“16 novembre 1969. Mi riferiscono di Bocca questo giudizio su di me: “Sempre il più bravo di tutti. Bravissimo. Troppo bravo. Ma mettendo lo stesso impegno a scrivere gli articoli su Venezia e quello sull’arbitro Lo Bello, dimostra che in realtà non è impegnato in nulla.” E’ vero. Non sono impegnato in nulla. In nulla meno che nel mio mestiere.”
Risposta straordinaria di Montanelli che ci fa capire perché negli ultimi anni non ha accettato il dominio di Berlusconi e ha preferito fondare “La Voce” e poi ritornare al “Corriere” pur di non accettare quel dominio. La fedeltà al suo mestiere è stata quella che ha prevalso su ogni altra considerazione.

Un altro esempio. Il fastidio della retorica da qualsiasi parte venisse è un motivo costante dei suoi Diari e anche se qua è là confina con un inevitabile cinismo, è molto apprezzabile nel paese in cui viviamo e soprattutto nel nostro tempo.
Potremmo continuare con molti altri esempi ma per ora è importante segnalare i Diari e il loro interesse.
Se qualcuno li leggerà con un pò di attenzione non potrà dimenticare le pagine su personaggi fondamentali del nostro giornalismo e della cultura italiana come Leo Longanesi e Giovanni Ansaldo che di Montanelli sono stati per lunghi anni amici e interlocutori.


www.nicolatranfaglia.com



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