......non ci siamo..amici....NON SI FA UNA NAZIONE CON UNA STRETTA DI MANO A CAVALLO...
Il mondo sta cambiando. Ce ne stiamo rendendo conto?
In questi giorni caratterizzati da una calura estiva a tratti insopportabile, anche per chi ha la possibilità di passare qualche giorno al mare con la famiglia come il sottoscritto, ci si rendo conto che l’estate è arrivata anche per l’economia ed i mercati. Anche se sono “in ferie”, non ho mai totalmente staccato la spina, per non “perdere il filo”. Ma mi sono reso conto che in questi giorni, a parte le news sul “Royal Baby”, non abbiamo assistito a grandi novità. Anzi, mi sembra che sempre più arrivino conferme che la strada è segnata.
Ma quale strada?
Beh, innanzitutto una strada che nei prossimi mesi sarà NON uguale per tutti. Che vedrà USA ed Europa sotto luci differenti ma non per questo l’una meno importante dell’altra. E poi Cina e Giappone, le due bombe innescate che potrebbero avere effetti devastanti sui mercati: ma andiamo con ordine.
Lo scenario sta palesemente cambiando
Chi segue il blog ha letto più volta la mia affermazione secondo la quale nei prossimi mesi la FED cercherà di “pilotare” i mercati con la tecnica della “comunicazione”. Ovvero, pochi fatti effettivi ma solo tante parole, un tira e molla che cerca di dare realismo ma anche di tenere la volatilità sotto controllo. La carota ed il bastone. Gli ultimi schizzi di positività li ha dati Bernanke secondo il quale il tapering potrebbe anche non arrivare a settembre. Ma notate, sempre verbo condizionale, quasi per poter sempre dire. “ io non ho mai venduto certezze”. E questa è la verità. Certezze zero ma una convinzione ormai forte per il sottoscritto. E credetemi non solo per me.
Il periodo del denaro a go-go, pompato da banche centrali in tre continenti sta per chiudersi e gli equilibri macro-economici che lo hanno accompagnato stanno incrinandosi.
Abbiamo avuto negli ultimi anni:
1) gli Stati Uniti che stampavano denaro
2) la Cina che contribuiva con una domanda interna quasi insaziabile a colmare l’eccesso produttivo di tanti stati tra cui anche la Germania, e che era lo sfogo anche per mercati particolari come materie prime e buoni del Tesoro americano;
3) e poi c’erano il Giappone e l’Europa, quasi in sordina ed incapaci di risollevarsi.
Ora però, questo scenario sta palesemente cambiando.
Ed i prossimi mesi saranno determinanti per tracciare le nuove linee geopolitiche globali.
Intanto però qualche indizio ce l’abbiamo. La Federal Reserve ha detto chiaro e tondo che smetterà di iniettare denaro nelle vene dell’economia mondiale nei prossimi mesi. C’è un po’ di dibattito sul quando, come detto prima Ben prende tempo anche sul mese di settembre per avviare il “tapering”, ma tutto è da vedere. Però la FED non ha lasciato nessun dubbio: la banca centrale americana si ritirerà dal mercato delle obbligazioni, lasciando gli investitori senza un compratore potente ed enorme.
Ma signori, qualcuno si è chiesto cosa potrebbe significare questo?
La FED oggi era praticamente l’unico sottoscrittore di bond USA. E quando la FED dirà STOP? Ah, ma c’è ancora l’altro polmone, la Cina.
Peccato che la Cina non è più quella di una volta. La crescita economica sta scemando. Certo, sempre 7% anziché 10%. Ma è un rallentamento che, viste le dimensioni del mercato cinese, non sono da poco.
E tra l’altro voi tutti sapete dei problemi interni che stanno facendo paura ai mercati. Bolle speculative, crisi di liquidità, mercato immobiliare gonfiatissimo, appalti pubblici bloccati per anni, e grandi conseguenze sul mercato delle materie prime quali rame e platino che sono crollati, mettendo fine ad un «super-ciclo» di prezzi in rialzo che durava ormai da anni.
Abenomics: rivoluzionario per il Giappone ma non per il mondo
Il Giappone, nel frattempo, tenta l’ultima carta dell’Abenomics. Shinzo Abe, il primo ministro con il ciuffo alla Elvis Presley, sta spingendo la banca centrale a fare la Fed, stampando denaro e tenendo i tassi bassissimi.
E proprio come è successo negli USA, gli stimolli della BoJ hanno drogato di brutto l’economia regalando euforia e utili alle imprese. Una ricchezza artificiosa che ha permesso al partito di Abe di stravincere le elezioni politiche qualche giorno fa.
Ma non temete, l’Abenomics non si spegnerà presto. Anzi continuerà alla grande. Non oso immaginare gli effetti colalterali di questo esperimento di politica monetaria.
Certo , il denaro stampato verrà anche qui usato per comprare asset. Ed infatti gli investitori istituzionali giapponesi, dopo lunghe esitazioni, hanno cominciato a comprare a man bassa titoli obbligazionari esteri: la settimana scorsa sono risultati acquirenti netti per 1.105,7 miliardi di yen (circa 11 miliardi di dollari), avendone comprati per ben 5.622,8 miliardi di yen. Si tratta dell’ammontare più alto da otto anni, dopo che già nella settimana precedente erano stati compratori netti per 973,9 miliardi di yen. La notizia appare positiva per i mercati sotto diversi profili. Anzitutto, i loro acquisti fanno da calmiere ai prezzi dei Treasuries americani: se anche in futuro la Federal Reserve limitasse i suoi massicci acquisti di bond Usa, una impennata dei loro tassi appare ancora meno probabile (a meno che non emergano preoccupazioni serie di inflazione). In secondo luogo, è la stessa banca centrale giapponese – con la politica monetaria iper-espansiva introdotta ad aprile, che prevede il raddoppio dei suoi acquisti di bond – ad aver sollecitato implicitamente banche e compagnie assicurative domestiche a diversificare maggiormente il loro portafoglio al di là dei Japan Government Bond (Jgb), anche per cercare più alti rendimenti: una loro “disobbedienza” troppo prolungata avrebbe messo in questione le strategie della Nippon Ginko.
E quindi via a nuove speculazioni, carry trade e quant’altro. Ma il denaro giapponese riuscirà a compensare le lacune lasciate dalla FED? Ne dubito fortemente.
BCE: una forward guidance innovativa
Resta la BCE, che con la sua forward guidance ha un po’ rivoluzionato quanto visto in passato. Tassi indefinitamente bassi, quansi come se ci fosse l’intenzione di osare di più. Intanto però Mario Draghi potrà fare ben poco.
La chiave di tutto?
Semplice. Le elezioni tedesche a settembre.
Signori, lì si deciderà il nostro futuro e quell’ dell’Euro e dell’Europa.
E credetemi, non sto esagerando: intanto none scludo che i Bund sovraperformino nel breve i T-Note.
Ma di questo e di tanto forse altro parleremo in futuro.