La lotta di classe di 'sta mattina

Come disse Dalla Chiesa, il generale, a chi gli chiedeva come mai fosse andato a quella riunione, egli rispose: ”Sono andato a fare capolino” .
Anch’io sono andato a fare capolino, ma non dove Dalla Chiesa, bensì ad una riunione di un sindacato per rendermi conto come vanno le cose visto che il mio, di queste riunioni a livello locale, non ne ha quasi mai fatte.
Ho voluto saggiare l’atmosfera e rendermi conto se è vero che in queste sedi esistono alterchi, liti e quant’altro possa attestare che tutto ciò che riportano i mass media non sia frutto di sofisticazioni mediatiche.
Ho constatato l’esistenza di forme di immaturità nell’affrontare le problematiche che sono tipiche nell’esposizione di fatti e circostanze alle quali, i sindacati, sono particolarmente sensibili.
Mi rendo conto che sono fortunato nell’intravedere nel sindacato quella forma di responsabilità che tuttora lo pervade e lo in dirizza alla ricerca di soluzioni atte al benessere di tutti i lavoratori.
Mah!, deve premettere che, nonostante la calma, la pazienza e la cultura sociale di cui erano muniti i relatori, la cosa non ha scaturito l’effetto voluto, o desiderato, per il contributo di alcune frange propense a mediare il proprio status a dispetto di tanti altri loro colleghi meno fortunati come quelli in mobilità e precari visti da loro come contendenti-
Un episodio di spicciola meschinità che intravisto da una inferriata intellettuale li separava dalla nostra realtà sociale nella quale, il sindacato, in quell’occasione, sembrava procedere all’uncinetto.
Questi signori che avevano tanto da recriminare non sanno che nel mio Ente, come in tanti altri enti pubblici, nel ’77, si ebbe l’effetto della Legge 285, provvedimenti per l’occupazione giovanile, che portò una boccata d’ossigeno a tanti giovani disoccupati prelevati dagli uffici di collocamento, molto attivi in passato.
Nonostante fossero stati inseriti nella mia amministrazione con livelli più alti del mio, e in attesa di un successivi consolidamento del rapporto di lavoro, me li ritrovai al mio fianco pervasi da gioia e impegno per la manna ricevuta.
Io, vincitore di pubblico concorso e con requisiti didattici superiori alla maggior parte di questi, non pensai mai che il frutto di tale scelta fosse da imputarsi ad un mio decremento lavorativo.
Continuai ad impegnarmi come sempre, ed oggi, me li ritrovo al mio fianco come se avessimo fatto le superiori assieme.
Amici di un tempo e amici ancora oggi.
Ecco, è arrivato il tempo che il sindacato educhi le “masse” ad adottare la lotta come quella di una volta, quella “di classe” nella quale tutte le categorie sociali erano impegnati al raggiungimento del benessere sociale e non come in questa circostanza nella quale, il sindacato, da a pensare di avere fallito .
Colgo l’occasione per esternare il mio plauso a chi come i moderatori ed i relatori si sono visti pervasi da vergogna e riluttanza per non aver potuto esternare al meglio delle loro capacità il senso, lo spirito e la dottrina del loro sindacato.
Anche questo è il valore del tempo attuale.
Giuseppe (Pino) Verbari

con quello che scrivi sul Sindacato di oggi che, credo, non abbia più né il peso, né la "statura" di quello dei Di Vittorio, dei Lama e via dicendo. Ed io sono stato soggetto proprio di un passaggio dalle Ferrovie concesse del Sud Est, la cui DG in Roma fu chiusa anche per dissapori tra i Sindacati di Bari e Lecce e quelli di Roma, all'INAIL dove mi accadde la cosa contraria a quella che tu dici. Pur avendo un DPCM in cui era scritto che avrei dovuto mantenere qualifica e stipendio eguali a quello di provenienza, mi ritrovai a ricoprire mansioni più basse con circa un milione e mezzo al mese in meno, con un milione al mese di mutuo da pagare...potevo andare a Bari ed evitare la decurtazione, ma ragioni molto gravi di famiglia me lo impedirono...tutto questo per dire che i sindacati mi abbandonarono al mio "destino" ed io intentai già dal secondo mese causa all'Amministrazione affinché fosse rispettato il DPCM.. furono per me e la mia famiglia dieci lunghi anni difficili durante i quali sopravvivemmo, essendo anche entrato in vigore l'euro - quindi stipendio ulteriormente dimezzato - ma alla fine la causa fu vinta e mi presentai con la...carriola alla cassa, anche se, quei dieci anni persi non ce li renderà più nessuno! Ma se lo stipendio era ridotto, l'esperienza sul lavoro, invece, mi portò a conseguire mansioni sempre più alte in un ambiente d'èlite ed ad un'amicizia con i nuovi colleghi sempre più forte.
Quindi io che avevo sempre difeso il Sindacato, mi ritrovai doppiamente tradito per la chiusura della D.G. prima e per avermi lasciato solo sul nuovo posto di lavoro, poi.....rimango però sempre dell'idea che, senza i sindacati, senza QUESTI sindacati, il datore di lavoro e lo stato in primis farebbero un sol boccone di chi lavora per mantenere una famiglia.

Ciao Giuseppe