Taranto, cane fatto a pezzi
Agghiacciante scoperta in un gabbiotto
TARANTO (21 giugno) - Un cane fatto a pezzi e abbandonato in un gabbiotto. L’allarme arriva nel tardo pomeriggio. Qualcuno chiama la presidente dell’Anpa, l’associazione per la protezione animali: «Venga in via Cesare Battisti in un gabbiotto, c’è un odore nauseabondo».
La scoperta. Chi telefona aggiunge le indicazioni per trovare il luogo, via Cesare Battisti, all’altezza del Caffè “Chantal”, a poca distanza dal Palamazzola. C’è un distributore di benzina attualmente chiuso. C’è un cartello: “Proprietà privata”. «Non si poteva entrare», dice l’avvocato Alessandra Tracuzzi che è presidente dell’Anpa, «ma era tutto vero, c’era un odore terribile quanto inconfondibile, quello della putrefazione. A quel punto ho chiamato la polizia che ha inviato due volanti, specificando che si sarebbe potuto trattare di un animale morto, cosa più che probabile, ma anche di una persona a voler ipotizzare il peggio». La Volante arriva, la scoperta è sconcertante: in due sacchi racchiusi in un gabbiotto c’erano i resti di un cane tagliato a pezzi, la testa era stata staccata dal corpo. Intorno c’erano alcune coppette per l’acqua e per il cibo, segno dell’assistenza prestata da qualche volontario.
La denuncia. A quel punto la storia viene a galla. In quel gabbiotto che un tempo era il rifugio di chi era addetto alle pompe di benzina, si era rifugiato un randagio. Uno dei tanti, innocui, che popolano la città. I volontari lo avevano per così dire adottato e non mancavano di portare cibo ed acqua. Ma da un po’ di giorni il cane era sparito. Potrebbe essere lo stesso che qualcuno ha ucciso e fatto a pezzi, seguendo una follia che rimarrà con tutta probabilità senza un colpevole. L’avvocato Tracuzzi ha sporto denuncia contro ignoti, potrebbero esserci anche indagini della polizia a voler essere ottimisti, dal momento che comunque hanno accertato la presenza di quei due sacchi, con quel terribile contenuto. E certo i casi di “bestiale” violenza sugli animali, si stanno moltiplicando.
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TARANTO (22 giugno) - Lo strazio di un cane che vede morire un figlio Il figlio investito. E il padre che si accascia su di lui, lo protegge, cerca di spostarlo dalla strada sulla quale l’ha lasciato senza vita l’auto pirata. I protagonisti di questa triste e commovente vicenda non sono persone, ma cani. Randagi dall’animo umano.
L’episodio si è verificato ieri pomeriggio a Taranto, in via Garibaldi, il lungomare della città vecchia. Un’auto arriva a tutta velocità e travolge un meticcio di colore bianco. Per il cane non c’è scampo. Muore subito. Il conducente dell'auto scappa via, non si ferma, non soccorre la bestia ancora agonizzante sull’asfalto. Sul posto arrivano delle persone, anche una pattuglia dei vigili urbani che era in servizio lì vicino. Ma soprattutto arriva lui, il papà del cane ucciso.
«Due randagi inseparabili - dicono gli abitanti della zona - vivono sempre insieme, li conosciamo bene». Il padre arriva sulla strada e tenta di soccorrere il povero figlio ormai esanime. Blocca il traffico, si accascia su di lui, un tenero ed estremo quanto inutile tentativo di protezione. Ad un certo punto, prova con le due zampe anteriori a portarlo via di là. Ma non ci riesce e così si siede su di lui e inizia a leccarlo. È andata avanti così per un’ora.
Una storia toccante, un addio struggente documentato da una serie di foto di quanti hanno assistito a quei momenti. L’arrivo della Polizia Municipale e dei veterinari dell’Asl ha poi consentito, la rimozione del cane morto.
Gli scatti di quei momenti, diffusi dall’associazione culturale “Filonide”, raccontano più delle parole quel senso di dolcezza e amore che a molti umani manca. «Sono padre e figlio, sono cani di quartiere - afferma Marcello Bellacicco, presidente dell’associazione - e ieri pomeriggio abbiamo assistito a questa scena molto toccante. È stato incredibile vedere quel cane che non lasciava avvicinare nessuno al proprio figlio, che lo custodiva, lo proteggeva dal traffico. Mentre un uomo lo aveva ucciso sfrecciando come un razzo con la sua auto e non fermandosi nemmeno per vedere cosa fosse successo».
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- TINAK MO -
Sperar e disperar, questa è la vita...