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2 luglio alle ore 18:15
51 anni fa moriva il sauro volante Tornese.
Dopo l’ultima corsa di Tordivalle in cui con i dolori a una setola fallì sotto il nubifragio, Tornese tornò in scuderia in solitudine, sotto i fischi del pubblico, incespicando anche sulla gualdrappa che gli venne consegnata per la carriera, inesorabilmente solo.
Per sempre solo, ritornato per poche ore il figlio di nessuno, incapace di fornire reddito, affidato all’Unire per una carriera stalloniera che tutti sapevano sarebbe stata irrilevante, fu allora, quando sentì perfino qualche fischio levarsi dalla tribuna davanti alla quale quel giorno non era passato per primo che Tornese decise di lasciarsi andare.
Non lottò più contro il gigantesco tumore che aveva iniziato a rodergli il fegato e improvvisamente la setola che lo aveva accompagnato nel dolore per anni iniziò ad essere insopportabile e il Campione Tornese iniziò a mostrare a tutti quanto fosse doloroso e umano il dover zoppicare.
Nell’amore della gente aveva sopportato tutto e sarebbe rimasto eterno per quello; appena divenne un problema Tornese si lasciò andare, per educazione, per non dare disturbo.
Morì, e il veterinario Menichetti che l’accudiva non riuscì a trovare altro luogo per lui che un galoppatoio.
Fu sepolto così, come Mozart, senza onori e memorie, sotto un grande cespuglio che almeno fiorisce ogni primavera, probabilmente soltanto per lui