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by Claudione

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2014 11:10
23/05/2012 11:06
 
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Lady & Gentleman ecco a Voi il tormentone del momento! Eurobond si o eurobond no…
– Dopo il difficile G8 in cui si è trovata sola, la Germania di Angela Merkel torna a dire di no agli eurobond. Lo fa con dichiarazioni rese note stamane dal sottosegretario alle Finanze Steffen Kampeter, quindi uno dei vice di Wolfgang Schaeuble. Berlino insomma punta di nuovo i piedi, in vista dell’atteso incontro bilaterale tra i ministri economici francese e tedesco, Pierre Moscovici e Wolfgang Schaeuble, e del vertice europeo. REPUBBLICA   
Noi abbiamo sempre detto, ha affermato Kampeter intervistato dall’emittente radio pubblica Deutschlandfunk stamane, che introdurre gli eurobond sarebbe prescrivere all’Europa la medicina sbagliata nel momento sbagliato. E ha proseguito: “E quindi gli eurobond come medicina sbagliata avrebbero anche effetti collaterali errati e negativi… noi insistiamo nel ricordare che a nostra opinione il primo passo è restaurare la solidità delle finanze pubbliche dei paesi europei, e specie dei paesi membri dell’eurozona. E quindi il fiscal compact (ndr il più recente patto per il rigore nella spesa pubblica e il consolidamento dei debiti sovrani, firmato da 25 su 27 paesi membri dell’Unione europea, ma ancora in attesa di ratifica da parte del Parlamento tedesco) è stato il passo giusto”.
Se è per questo la Germania e le sue banche sono colpevoli di aver spacciato in mezza Europa la cura miracolosa del credito, una medicina letale che sta avendo, quella si effetti collaterali errati e negativi
E chissenefrega degli eurobond e chissenefrega delle fobie e ambizioni di egemonia di Angelina e dei suoi sudditi! La democrazia in Europa è MORTA questo è il problema!
Il problema non sono gli eurobond ma la Banca Centrale Europea, si la BCE e l’idiozia che a parte le barzellette sull’indipendenza della banche centrali BANCHE CENTRALI …INDIPENDENTI DAL NULLA!… 
 L’Eurosistema non può concedere prestiti agli organi dell’UE né a enti pubblici nazionali; tale vincolo rappresenta un ulteriore elemento di protezione da interferenze di autorità pubbliche. 
Ovviamente le interferenze sono solo pubbliche in quanto quelle private non esistono vero!Ma alle banche private si, i prestiti sono possibili come è accaduto recentemente, sono possibili perchè a loro volta le banche private sono azioniste e quindi proprietarie del patrimonio delle varie banche centrali di ogni paese che a loro volta sono azioniste della BCE. Semplice no!
Inutile girarci intorno! Anche se si tratterebbe di risolvere il problema solo temporaneamente, in attesa che il fantasma del doppio decennio perduto giapponese faccia il suo corso anche in occidente, La BCE deve avere mano libera come la FED, la BOE e la BOI, rispettivamente banche centrali americana, inglese e giapponese che acquistano direttamente e sostengono le emissioni di titoli di stato dei rispettivi paesi come ha fatto recentemente anche la famigerata Bundesbank in …LA MANO INVISIBILE ma questo non si dice non è politicamente corretto farlo sapere vero!
Vienna, 23 mag. (TMNews) – Il cancelliere socialdemocratico austriaco Werner Faymann “sostiene pienamente” la posizione del presidente francese Francois Hollande in favore degli eurobond, idea invece respinta dal cancelliere tedesco, Angela Merkel. “Sì, sostengo pienamente Hollande che vuole sollevare questa questione nel corso del summit europeo” di oggi a Bruxelles, ha dichiarato Werner Faymann al quotidiano austriaco Kleiner Zeitung.
Ma si tratta in ogni caso di “un progetto a lungo termine, che non potrà essere realizzato nei prossimi due o tre anni”, ha aggiunto Faymann, che sottolinea comunque la necessità di “una disciplina di bilancio credibile, condizione indispensabile per la creazione di eurobond”.
Ma certamente abbiamo almeno altri 10/15 anni di crisi e stagnazione per pensarci con calma senza fretta tanto non succede nulla a breve vero!
SOTTO ACCUSA LA POLITICA DI AUSTERITÀ DELLA MERKEL. Nel documento i socialdemocratici hanno criticato alla radice la gestione della crisi finanziaria europea del governo, contestando l’assioma che ha dato vita alla politica di austerità: non sono stati i disavanzi e i debiti eccessivi di alcuni Paesi a provocare la crisi ma è stata la crisi finanziaria a far aumentare debiti e disavanzi. Sbagliata la diagnosi, Merkel ha sbagliato anche la terapia e la politica di austerità imposta ha destabilizzato i debiti sovrani europei e la zona euro. È la prima volta che l’Spd si azzarda a mettere in discussione apertamente la linea di politica europea di Angela Merkel e a farne addirittura lo strumento principale della lunga campagna elettorale per la cancelleria.
Hei Angelina senza l’appoggio della SPD sei proprio sicura di far approvare dal tuo parlamento il fiscal compactino o meglio la crescente voglia di egemonia che molti politici ed economisti tedeschi stanno quotidianamente rincorrendo.
Mentre un persistente silenzio e oblio avvolge i nostri media e quotidiani sulle responsabilità tedesche in questa crisi è giunto il tempo di muoverci magari anche attraverso l’acquisto di una pagina intera dei maggiori quotidiani spiegando cosa in realtà e accaduto in questi anni dietro le quinte della Germania, senza per questo nascondere le nostre gravi responsabilità e ricordando al popolo tedesco che senza europa le loro esportazioni evaporano come nebbia al sole e che potrebbe arrivare il giorno in cui tra le macerie europee potrebbe tornare a vagare il lontano ricordo di quelle di Berlino alla fine della seconda guerra mondiale.


[SM=x79828] ...... [SM=g1430727]



 

28/05/2012 15:08
 
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.....perché non solo gli addetti al ""lavoro.....lo devono SAPERE...e ai più ..NOOOOO....
[SM=g1430727]


«Per due volte, nel XX secolo, la Germania con mezzi militari ha distrutto se stessa e l’ordine europeo. Poi ha convinto l’Occidente di averne tratto le giuste lezioni: solo abbracciando pienamente l’integrazione d’Europa, abbiamo conquistato il consenso alla nostra riunificazione. Sarebbe una tragica ironia se la Germania unita, con mezzi pacifici e le migliori intenzioni, causasse la distruzione dell’ordine europeo una terza volta. Eppure il rischio è proprio questo». CorrieredellaSera
No, non sono parole pronunciate da Andrea Mazzalai uno qualunque, ma si tratta dell’ex ministro degli esteri tedesco, Joschka Fischer il quale sceglie parole pesanti come pietre per lanciare un allarme fatto di passione e ragione…
«Mi preoccupa – spiega Fischer – che l’attuale strategia chiaramente non funziona. Va contro la democrazia, come dimostrano i risultati delle elezioni in Grecia, in Francia e anche in Italia. E va contro la realtà: lo sappiamo sin dalla crisi del 1929, dalle politiche deflattive di Herbert Hoover in America e del cancelliere Heinrich Brüning nella Germania di Weimar, che l’austerità in una fase di crisi finanziaria porta solo a una depressione. Sfortunatamente, sembra che i primi a dimenticarlo siamo proprio noi tedeschi. Certo l’economia della Germania è in crescita, ma ciò può cambiare rapidamente, anzi sta già cambiando». L’ex vice-cancelliere del governo rosso-verde invita a non farsi alcuna illusione: l’Europa è oggi sull’orlo di un abisso. «O l’euro cade, torna la renazionalizzazione e l’Unione Europea si disintegra, il che porterebbe a una drammatica crisi economica globale, qualcosa che la nostra generazione non mai vissuto. Oppure gli europei vanno avanti verso l’Unione fiscale e l’Unione politica nell’Eurogruppo. I governi e i popoli degli Stati membri non possono più sopportare il peso dell’austerità senza crescita. E non abbiamo più molto tempo, parlo di settimane, forse di pochi mesi».
Bene incominciamo con demolire uno dei miti che da tempo girano come fantasmi nei castelli in aria di questa crisi, ovvero quella della crescita tedesca, da sempre superiore in tutto e per tutto a quella del nostro Paese.
Date un’occhiata a questi dati che risalgono al periodo antecedente l’avvio dell’esperimento della moneta unica ma soprattutto fate un confronto tra la crescita tedesca e quella del nostro Paese tra il 2000 e il  2003.

Più che locomotive sino al 2003 Germania ed Italia sono state le lumache della crescita europea. Poi anno dopo anno il divario ha incominciato ad aumentare nel 2006 sino ai nostri giorni.

Ora questo basta e avanza per cancellare alcune leggende metropolitane di presunto virtuosismo teutonico che raccontano come il divario industriale e nella crescita è sempre stato netto tra il nostro Paese e la Germania sin dalla notte dei tempi.
E’ cosi difficile comprendere che per la Germania l’euro è stato come il Paese dei Balocchi per Pinocchio.
Come riuscire a spiegare che il gatto italiano e la volpe tedesca hanno suggerito all’Italia che sotterrando la lira nel campo dei miracoli europeo le loro monetine si sarebbero moltiplicate all’infinito, in questa unione delle meraviglie.
Ora come abbiamo visto recentemente con un tempismo degno di nota il Der Spiegel appoggiato ovviamente dai sempre interessati anglosassoni attraverso il Times ci ha proposto la leggendario ” Operazione autoinganno ” secondo la quale l’Italia entrò nell’ euro solo grazie ad artifici e trucchi contabili, sui quali il cancellieri Kohl fu più volte avvertito ma per che questioni di convenienza politica rifiutò di prendere in considerazione in quanto la Francia avrebbe dichiarato che senza l’Italia non sarebbe mai entrata nell’euro.
Mi spiegate voi il motivo per il quale oggi molti dei principali protagonisti di quel campo dei miracoli di fronte alla fine dell’euro e all’avvento del terzo reich economico sono prodighi nel rammentare come in fondo la Germania è stata l’unica beneficiaria di questa farsa europea.
C’è qualcuno che è disposto a credere che Francia e Germania abbiano accolto il figliol prodigo Italia nella loro grande famiglia solo per spirito di amore paterno e materno?
L’economia tedesca sarebbe stata surclassata da quella italiana se quest’ultima fosse rimasta fuori dall’euro.
Sentite cosa ci raccontava lo scorso autunno Martin Wolf dalle colonne del Financial Times…
Qual è il paese che ha guadagnato di più dalla creazione dell’euro? A mio parere, la Germania. È un’opinione scarsamente condivisa dai tedeschi, ma è uno scetticismo che non ha ragione di esistere. La Germania trae beneficio dall’esistenza dell’euro e deve dirlo chiaramente, molto più di quanto non faccia oggi:(…)  Perché (…)  i tedeschi dovrebbero accettare l’idea che la riuscita dell’euro è nel loro interesse? La risposta immediata è che l’economia tedesca dipende in fortissima misura dall’export per quanto riguarda la domanda. Dal 2000 al 2008 ben due terzi della crescita complessiva della domanda in Germania sono venuti dalla domanda esterna. La Germania ha bisogno di mercati “prigionieri” e di un tasso di cambio competitivo. L’euro le ha garantito entrambe le cose, e in misura smodata: la crisi nei paesi della periferia ha trascinato giù il valore della moneta unica, e molti dei partner commerciali della Germania nella zona euro (che assorbe i due quinti delle sue esportazioni, nove volte più della Cina) non sono competitivi dopo un decennio di aumento dei costi relativi.
Ora proprio in queste settimane i telebani del giornalismo tedesco tra un sondaggio tarroccato  e l’altro contro la permanenza nell’euro della Grecia  e l’avversione agli eurobond da parte di quasi l’80 % della popolazione tedesca, sono riusciti a chiedersi che senso abbia restare nell’euro visto che ormai le esportazioni tedesche viaggiano verso nuovi orizzonti.
Come riporta puntualmente il sempre attento  VOCI DALLA GERMANIA  il realtà l’illusione tedesca si fa sempre più evidente tra le pieghe degli ultimi dati pubblicati dall’ Ufficio Centrale  di Statistica  soprattutto se guardiamo alle virgole nel complesso dei dati…
Esportazioni 2011, % diretta verso la UE e l’area Euro
 
 
  Paesi EU Unione monetaria
2011 % 59,2 % 39,7
2010 % 60,0 % 40,8
2009 % 62,3 % 42,8
2008 %63,3 % 42,8
2007 % 64,6 % 43,8
A proposito della favola del surplus mondiale tedesco andiamo a dare un’occhiata a cosa ci racconta il professor Bagnai …A me verrebbe naturale consultare le statistiche OCSE sul commercio bilaterale della Germania, no? Andiamo dunque a vedere, con il nostro bon sens, cosa c’è scritto. Il file coi dati originali è qui, così se ho sbagliato mi correggerete. Nel terzo foglio ho messo i saldi bilaterali della Germania, ordinati dal più grande (Eurozona) al più piccolo (Cina). Sono medie, in miliardi di dollari, riferite all’ultimo decennio. Ve li riporto per comodità:
 
 

 
Se poi andate a dare un’occhiata alle pagine 5 e 6 del documento aggiornato rilasciato dal DESTATIS avrete la conferma che le balle …ops le bugie hanno le gambe corte in quanto mai nessuno va a verificarle.
Ecco. Le cose stanno così. (…)  secondo l’OCSE, la Germania ha avuto, nella media dell’ultimo decennio, un surplus (non un deficit) con la Russia, nonostante probabilmente importi da essa qualche fonte di energia fossile. Per capire perché bisognerebbe andare nel dettaglio, ma a me ora non interessa capire perché: mi interessa farvi capire che nessuno vi sta dicendo la verità. Naturalmente, dire che “è in surplus con tutti gli altri paesi” significa suggerire (astutamente) la solita baggianata, ovvero che la Germania è in surplus con gli emergenti, perché è forte e competitiva avendo fatto le riforme. Se vi andate a vedere cosa è successo con la Cina (ne avevamo parlato qui) o con il Brasile vedete che non è vero: in entrambi i casi la Germania era in deficit all’inizio della crisi, un deficit strutturale che si è in parte ricomposto solo perché sono crollate le importazioni tedesche (e non decollate le esportazioni). Altro che “competitività”! Altro che “modello da seguire”! Seguire dove? Nel baratro? Ah, e guardatevi anche il risultato con l’Indonesia (un emergente del quale non vi parlano, ma che non è del tutto trascurabile), o quello con la Corea del Sud, o quello con il Cile… Notate anche che il surplus verso l’India è un terzo di quello verso la Grecia (devo aggiungere altro? Avete un’idea delle dimensioni di India e Grecia?).
Ma torniamo a Martin Wolf…
Soprattutto, immaginate che cosa sarebbe successo in assenza dell’euro. Il tasso di cambio del marco tedesco sarebbe schizzato alle stelle con l’economia europea sballottata dalle crisi valutarie, come successe negli anni 90. Nei paesi della periferia, le svalutazioni delle monete nazionali sarebbero state ingenti almeno quanto quelle della sterlina, forse ancora di più. (…)
La Germania ha un fortissimo interesse politico ed economico a far funzionare la zona euro, non importa quanto sia impopolare. L’euro si è dimostrato una valuta stabile: il tasso d’inflazione è stato minore che ai tempi della Bundesbank. L’euro ha anche protetto l’economia tedesca da scossoni ancora peggiori. La sfida è modificare i meccanismi di funzionamento della zona euro e riformare le sue istituzioni in modo che l’economia funzioni per tutti. I cambiamenti sono dolorosi. Ma la Germania non ha nessuna alternativa sensata. (Traduzione di Fabio Galimberti)
Chissà perchè oggi Prodi e Vincenzo Visco ministro delle Finanze all’epoca dell’ingresso nella comunità europea, ma non solo, ci raccontano che la Germania ha beneficiato largamente dell’euro e che l’ingresso italiano è stato favorito per indebolire l’euro e favorire l’export tedesco.
Poi alla fine ci si mette anche il professore a confermare quello che ormai è il segreto di Pulcinella, magari con una certa dose di ritardo…
Roma, 24 mag. (TMNews) – Evitare che qualche Paese esca dall’euro è interesse di tutti, a cominciare dalla Germania, se l’Italia riacquistasse il potere di svalutare la propria moneta sarebbero problemi per le esportazioni tedesche. Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Monti, parlando a ‘Piazza pulita’: “Se uno di questi paesi salta, è un problema per tutti. E’ anche interesse tedesco, bisogna spiegare che la Germania è un grande beneficiario dell’integrazione europea, hanno un grande mercato europeo a disposizione nel quale i singoli paesi non possono più svalutare… Io non voglio neanche citare questi scenari, ma se per esempio l’Italia dovesse uscire dall’euro e riacquistare libertà sul proprio tasso di cambio e la lira si svalutasse, sarebbe un grosso problema per le esportazioni tedesche”.
Monti ha simulato un colloquio con la Merkel: “Le direi, cara cancelliera: voi siete un paese disciplinato, noi siamo – gli altri paesi d’Europa – abbiamo capito che è nel nostro stesso interesse diventare anche noi disciplinati e lo stiamo facendo”. Ma nel frattempo, è il messaggio di Monti, non si può far finta di niente durante una crisi come quella attuale “perché per quanti sforzi i paesi facciano – e l’Italia oggi è molto più avanti di tanti, anche della Francia – saranno sforzi vani se nasce una sfiducia nell’euro”.
Ma non è finita ascoltate cosa ci racconta Fitoussi … «Non c’è da sorprendersi: così come è strutturata oggi, l’Europa è destinata alla paralisi», ha spiegato a Lettera43.it Jean-Paul Fitoussi, economista e docente all’Istituto di studi politici di Parigi e dell’Università Luiss di Roma, nonché membro del consiglio d’analisi economica del governo francese. «Il Trattato di Lisbona prevede che le decisioni siano prese all’unanimità: impossibile. Il risultato è che non vengono mai prese. O che sono talmente addolcite da consegnarci al fallimento».
(...)  i tedeschi non voglio accollarsi il costo del debito degli altri. R. Questa è follia: la Germania ha goduto finora del fatto che gli altri si siano indebitati. D. Come? R. Più gli altri stanno male e devono pagare interessi alti sulle proprie obbligazioni statali, meno paga la Germania, considerata solida. Oltretutto, non è che i tedeschi abbiano poco debito: il loro è pari all’88% della ricchezza nazionale, non hanno niente da pontificare. D. Merkel però è inamovibile. R. Ripeto, la Germania non può dare lezioni. D. Perché? R. Ha giocato sporco: Berlino ha guadagnato perché ha fatto concorrenza fiscale e sociale a quelli che doveva aiutare. D. Cosa intende con concorrenza sociale? R. Semplice: le imprese hanno abbassato i salari e diminuito le tutele sociali. Hanno scelto una ricetta che fa male a tutti: ai lavoratori tedeschi e agli altri Paesi dell’Europa. (…)
Ma questo come accade negli anni tragici dell’esaltazione ideologica della Grande Germania, sono in pochi a comprenderlo soprattutto sotto il bombardamento mediatico e politico di un popolo che viene invece esaltato, istigato a scegliere diversamente.
Non dimentichiamocelo non facciamo di tutta l’erba un fascio! Ho molti amici in Germania e non tutti sono affascinati da questa grande ed ennesima illusione tedesca.
Tornando infine a Fischer, concludiamo con un pezzo di storia
L’intervista è finita. Ma Fischer, sempre affascinato dalla Storia, vuole ancora raccontare un aneddoto: «Sono stato spesso a Venezia, ma solo alcuni mesi fa, per la prima volta ho dormito in laguna. Un’esperienza indimenticabile: alle 7 della sera, la città era vuota, nulla sembrava vivo. E allora ho pensato alla Serenissima, alla grande potenza che ha dominato il Mediterraneo e parte del Medio Oriente, esercitando per secoli una forte egemonia economica, politica e culturale, ridotta a un bellissimo museo deserto. Vogliamo che anche l’Europa diventi questo? Non credo, ma potremmo esservi molto vicini».
 Si più vicini di quello che ognuno di noi è disposto a credere, perchè chiunque dimentica il suo passato è destinato a riviverlo!
 
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[Modificato da udineipp53 28/05/2012 15:11]
01/06/2012 10:47
 
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Tutte le manovra fatte fino ad oggi dal professore, e speriamo che si fermi, hanno messo mani e piedi nelle tasche degli italiani, attraverso i provvedimenti per le pensioni, l’introduzione dell’IMU con contestuale aumento del 60% della rendita catastale di riferimento, nuove accise su tabacchi e benzina, con conseguenti e pesanti ripercussioni anche sulle bollette energetiche, l’obbligo del tracciamento dei pagamenti sopra i 1000 euro, che mi sa tanto di regalo alle banche che di effettivo contrasto all’evasione, aumento delle addizionali regionali, aumento dei contributi a carico dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti ed imprenditore agricoli), obbligo ai poveri pensionate di aprire un conto bancarie per 1 volta l’anno che prende più di 1000 euro di pensione, anche se già oggi molte banche e poste italiane stanno obbligando i malcapitati pensionati ad aprirlo con la minaccia o meglio il ricatto di non pagare più la pensione (in questo caso dove sono le fiamme gialle?), il sicuro aumento dell’IVA da ottobre 2012, con ulteriori conseguenze drammatiche sui consumi e produzione, l’introduzione di una nuova accise per il finanziamento della Protezione civile, la stessa degli scandali del 2010, di 5 cent. per lo Stato ed altri 5 cent. che possono chiedere le Regioni colpite.
E la stessa manovra svuota-tasche ha lasciato indenni dai provvedimenti quella fascia di popolazione, forse perché ne son pochi, come la mancata introduzione della super irpef per chi superava un certo reddito, la fasulla tassazione del 1.50% su capitali scudati tanto per farlo, la manca patrimoniale sui grandi patrimoni, i regali alle banche, i mancati tagli alla politica, ed oggi ne stiamo vedendo di tutti i colori e da tutti i partiti, che con i nostri soldi fanno quello che vogliono, comprano immobili, diamanti, oro, investimenti nei paesi più remoti tranne che in Italia.
Ed intanto, notizia fresca fresca di ieri, sia la Corte dei Conti sia la Bancad’Italia, hanno bacchettato il professore, che con tutte le tasse e balzelli introdotti, portano l’Italia al non invidiabile primo posto europeo come nazione con la più alta tassazione, e con questo livello di tassazione non si va da nessuna parte, e che il vero problema è la voragine sempre più grande della spesa pubblica.
Ma pare che sia i componenti del governo che i partiti politici, parlano parlano parlano, ma continuano imperterriti per la loro strada nell’introduzione di sempre più tasse, ma di riduzioni non se ne vedono, e che mancano ancora 17 mld di euro, per cui aspettiamoci, spero vivamente di sbagliarmi, una nuova manovra correttiva dei conti, così come ammesso anche da esponenti del governo i quali negano che ci saranno nuove tasse!, e speriamo che i tagli non riguardano sempre i soliti noti, anche se alcuni giorni fa il Governo stesso, poi smentito trattandosi di un refuso (!) , aveva previsto l’abolizione delle esenzioni dal ticket sanitario i disoccupati, …….. che fossero le prove generali di quello che sara’ ??, di “refusi” di riduzioni dei costi della politica stranamente non succedono mai !!
Iniziamo dall’IMU, vista l’avvicinarsi della scadenza e dei preoccupanti numeri e della confusione totale e non  c’è giorno in cui i leggono e si sentono dati drammatici, che porterà il paese nel baratro, con la totale indifferenza dei Professori e politici. Questo  furto,  introdotta con il decreto “salvatialia” dal Professore & C. e con il benestare di tutto il mondo politico, il Governo, voluto da tutti pur di far fuori Berlusconi (a ragione), prevede di incassare circa 21 mld di euro pari a circa 2/3 dell’intera manovra di dicembre, e che costerà al popolo italiano lacrime e sangue, ed ho molti dubbi che tutti riusciranno a pagarla, anche perché sempre più Comuni pare che abbiano l’intenzione di applicare l’aliquota massima del 10.6 per mille sulle seconde case, quindi il salasso per questi sfortunati possessore sarà ancora più insostenibile, che hanno l’unica colpa di aver investito anni di sacrifici nel mattone.  E non solo !!, ci sono tanti proprietari, e tra questi molti che hanno perso anche il lavoro, che riescono già a malapena di pagare il mutuo per l’acquisto delle “maledette” 4 mura, e che con l’introduzione dell’IMU rischiano seriamente di perdere anni ed anni di sacrifici, a favore di chi ?? delle banche, categoria, manco a dirlo, baciato dalle grazie del Governo dei tecnici…. e dei banchieri, sarà pura coincidenza ??……. la storia ci farà da testimone !! L’ultimo ed ignobile provvedimento, preso dai grandi professori con la gentil collaborazione degli “onesti” politici, che prevede la possibilità di pagare in tre rate anziché in due è una grossa presa in giro (avrei usato un’altra espressione!!), perché non è vero che l’imposta totale calcolata (come ancora non si sa e ci sono molti punti oscuri sul calcolo) va diviso tre, ma attenzione questa possibilità di dividere l’obolo riguarda solo la prima rata, tant’è che i Comuni (altro pozzo senza fine) stanno protestando e qualche motivo ci sarà o no ?!! ed inoltre la possibilità di rateizzare riguarda solo l’imposta sulla prima casa, e non gli altri immobili eventualmente posseduti, quindi state molto attenti !! La promessa dei nostri impiegati (i politici) per noi li paghiamo, che l’IMU sarà solo temporaneo per il 2012, è la solita promessa da marinaio dei politici, pur di accaparrarsi qualche voto in più alle prossime politiche, perché alle prossime politiche ci sarà veramente da lottare per loro! Cari signori della politica facciamo i seri, so che per Voi è difficile,  ma almeno provateci !!
Inoltre nelle norme di introduzione dell’IMU, c’è un trafiletto che riguardala TARSU, questa imposta, che sappiamo tutti che riguarda la raccolta della “monnezza”!!, prenderà un nuovo nome TARES, che sostituisce la vecchia tassa, a cui andrà aggiunta una non meglio componente di 030cent. a mq.,destinata a coprire i costi dei servizi dei Comuni, ma non aspettiamoci assolutamente una riduzione dei costi stessi.
Eppure….. eppure c’è chi dell’IMU non gliene frega per niente !! chi sono ? sindacati, partiti politici, e fondazioni bancarie.
SINDACATI
Ebbene si, anche gli immobili dei sindacati non sconteranno l’IMU, nonostante che vantano un patrimonio  immobiliare immenso, ma non pagheranno un solo euro di IMU. Questo grazie ad una legge, la numero 504 del 30 dicembre 1992 (governo Amato, quello della manovra da 90mila miliardi, sempre in nome del salvataggio dell’Italia), che di fatto impedisce allo Stato italiano di avanzare richieste ai sindacati. E i soldi sottratti, o meglio non percepiti, dalle casse statali sono davvero tanti:la Cgil,  sostiene di avere circa 3mila sedi in tutta Italia, ma si tratta di una specie di autocertificazione, in quanto i sindacati non sono assolutamente tenuti a presentare i loro bilanci. Solo un altro dei tanti privilegi dell’”altra Casta”, come è stata brillantemente definita dal giornalista dell’Espresso Stefano Liviadotti.
La Cisl dichiara di avere addirittura 5mila sedi. E la Uil, pare, sarebbe in possesso di immobili per un valore di 35 milioni di euro. La legge, però, paragona in modo del tutto immotivato i sindacati alle Onlus, ossia alle organizzazioni di utilità sociale senza scopo di lucro.
Senza scopo di lucro? I sindacati? Un paradosso. Ma c’è di più. Cgil, Cisl, Uil, Cisnal (poi diventata Ugl) e Cida hanno ereditato immobili dai sindacati del Ventennio fascista, senza dover pagare tasse. Tutto secondo legge, in questo caso la 902 del 1977, che con l’articolo 2 disciplina la suddivisione dei patrimoni residui delle organizzazioni sindacali fasciste. Non c’è da stupirsi: soltanto nella scorsa legislatura, 53 deputati e 27 senatori, quindi 80 parlamentari in totale, provenivano dalla Triplice. Logico che in parlamento si facciano leggi “ad personam”, o meglio ad usum sindacati. I regali più importanti, inutile dirlo, arrivano però sempre quando al governo c’è una coalizione di centro-sinistra.
Eccone alcuni: nel maggio 1997 il governo Prodi, per iniziativa del ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini, ha tirato fuori dal cilindro la legge 127, la quale grazie all’articolo 13 libera le associazioni dall’obbligo di autorizzazione nelle attività e nelle operazioni immobiliari. Con la finanziaria del 2000 vengono invece istituiti fondi per la formazione continua gestiti da sindacati e associazioni degli imprenditori. Ancora con il governo Amato, nel 2001 è fissato l’importo fisso per i patronati calcolato su tutti i contributi obbligatori versati da aziende e lavoratori agli enti. Attraverso i patronati, i Caf (Centri di assistenza fiscale) e le deleghe sindacali sulle pensioni giungono fiumi di denaro nelle casse dei sindacati. Un meccanismo infallibile: i patronati si occupano di previdenza, richieste di aumento e pratiche di invalidità. E per ogni pratica l’Inps rimborsa. L’assistito del patronato è però logicamente anche un potenziale cliente dei Caf: i Centri di assistenza fiscale, nati ovviamente con la sinistra al governo (Amato, anno 1992), compilano le dichiarazioni dei redditi e le spediscono via internet all’Inps. Ad ogni spedizione corrisponde un rimborso, anche se i costi sono pressoché azzerati.
In soccorso dei Caf è arrivato persino il decreto legislativo 241 del 1997, governo D’Alema, che concedeva loro l’esclusiva sulla verifica dei dati inseriti sui 730. Costringendo il Ministero delle Finanze a elargire un lauto rimborso per ogni 730 inviato dai Caf.
Peccato che tale decreto sia stato “bastonato” nel 2006 dalla Corte di Giustizia Europea, senza che nessun quotidiano nazionale sempre attento alle sanzioni europee ne abbia dato notizia. Ma su internet  si trova www.fiscooggi.it/giurisprudenza/articolo/il-730-nessuna-esclusiv...
Alla fine le entrate che derivano dai tesseramenti, la cui revoca è pressoché impossibile, sono quelle meno importanti.
Allora, i sindacati davvero meritano agevolazioni fiscali? Proprio quei sindacati che ogni giorno, e senza vergogna per le loro esenzioni fiscali, e dei loro doppi e tripli stipendi da dirigenti, continuano sempre con il solito ritornello, che il mondo degli imprenditori, dei liberi professionisti è un mondo di evasori, dimenticando che fino ad oggi sono già 24 imprenditori che si suicidano, e certamente non perché evadono, anche per colpa dei sindacati così ligi di continuare a difendere anche l’indifendibile e succhiando sangue a chi da lavoro a tante famiglie !!!!!!!!! Esenzioni per gli stessi sindacati, che per la manovra salvitalia e …. “spolpa cittadino” non hanno alzato un dito, cosa che stanno facendo sul falso problema sull’articolo 18, ricordandosi solo ora : “Non c’è equità, faremo lo sciopero generale”
Fondazioni bancarie e banche
Qui vale in parte lo stesso discorso sugli immobili fatto per i sindacati, solo che le agevolazioni a favore del mondo bancario sono maggiori, tant’è che con la prima manovra Monti gli istituti bancari, proprietari delle fondazioni,  sono stati addirittura beneficiari di fondi e provvedimenti ad “bancam”.  Sono stati reperiti fondi per rimpinguare il fondo di garanzia per le banche, e che con questa garanzia dovrebbero mettere in circolazione i denari a loro pervenuti dalla BCE all’irrisorio tasso dell’1%, per le banche italiane si parla di circa 250 mld di euro, e che invece servono per acquistare titoli di Stato, ed ovviamente da buon mestieranti, con rendimenti elevati, e per coprire le loro porcate con i flop dei loro “virtuosi” investimenti, i cosiddetti titoli tossici, che hanno poi girato agli ignari risparmiatori (vedi per tutti i tango bond argentini). E non contenti degli aiuti al settore bancario, con il DL sulle liberalizzazioni approvato al Senato il 1 marzo 2012 veniva previsto l’abolizione delle commissioni bancarie sulle linee di credito. Dopo l’approvazione si è dimesso il comitato di presidenza dell’Associazione bancaria italiana(Abi). (ps: per protesta)  Questa sarebbe stata la prima norma a favore dei consumatori. Sarebbe stato bello se fosse durato. Infatti, il governo, il 21 marzo, ha accolto interamente e con una certa velocità, l’ordine del giorno bipartisan sul decreto Liberalizzazioni volto a risolvere la norma sulle commissioni bancarie presente nell’articolo 27bis. Il documento bipartisan è firmato da Stefano Fluvi(PD) assieme a Stefano Saglia(PDL), Andrea Lulli (PD), Angelo Cera(UDC), Maurizio Bernardo(PDL) , componenti la triade ABC e Catia Polidori(Popolo e territorio). I banchieri ordinano e i “maggiordomi” eseguono. Stranamente i tre partiti della nuova maggioranza, che tanto parlano, tanto criticano, ma poi eseguono in maniera egregia i compiti a casa, con le approvazioni. La ripresa economica e la ripresa dei consumi dipende quasi in toto dai soldi che le banche dovrebbero mettere in circolo, ma come leggiamo giornalmente le banche stringono sempre di più i cordoni delle loro borse, con il mutismo assoluto del Governo dei Banchieri, e quei pochi fortunati che riescono ad ottenere l’elemosina dalle banche pagano tassi molto alti. E non c’è nessuno provvedimento del governo che possa portare ad un aumento dei consumi, se, chi dovrebbe alimentarlo non mette benzina nella macchina.
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04/06/2012 11:51
 
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...buona giornata virtuali ippicandesi.....
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NUOVO SUPERPIANO SEGRETO SALVA EURO ALL’ORIZZONTE!



Non credo valga la pena di spenderci troppe parole per ulteriori delucidazioni prego rivolgersi a San Tommaso!

L’UNIONE BANCARIA E’ MOLTO LONTANA  come ci racconta Voci dalla Germania e i tedeschi continuano a giocare con i fiammiferi nella santabarbara europea rifiutand qualsiasi proposta, dimenticando che il loro sistema finanziario è una cristalleria a cielo aperto. Non è la Grecia il loro problema ma la Spagna e tutta la spazzatura derivata subprime americana contabilizzata con la fantasia tipica di color che si credono uber alles.

Se nei prossimi mesi la Germania continua a giocare con il fuoco perpetrando il mobbing finanziario nei confronti delgi altri stati, lasciando salire la temperatura dello spread per continuare ad indebitarsi a tassi zero o negativi è pregata di accomodarsi fuori dall’euro, per continuare a seguire la propria ideologia fatta di controllo dell’inflazione e austerità.

Nel frattempo la BCE potrà finalmente mettere in piedi la stessa catena di San Antonio che hanno messo in piedi Federal Reserve, BOE, BNS e BOJ rimandando il momento della verità allagando il mercato di ulteriore liquidità.

Cosi facendo la Bundesbank potrà continuare a dilettarsi con le sue fantasie accademiche ed ideologiche in attesa che il fantasma dell’iperinflazione della Repubblica di Weimar si dissolva come neve al sole in una debt deflation da manuale.

Per la cronaca … 

Quattro le direttrici, secondo una ricostruzione del giornale tedesco “Welt am Sonntag”: integrazione della politica di bilancio, unione bancaria, unione politica e unione fiscale. Al progetto stanno lavorando Draghi, Barroso, Van Rompuy e Jucker

A parte Draghi guardando i protagonisti c’è da mettersi le mani nei capelli! Hei ragazzi c’è anche Gollum!

Redazione Il Fatto Quotidiano | 3 giugno 2012

 

La Bce e la Ue stanno mettendo a punto un “superpiano” per l’Eurozona con lo scopo di salvare e rafforzare l’euro. E’ la ricostruzione del giornale tedesco Welt am Sonntag (l’edizione domenicale del giornale conservatore) secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg. Il piano include proposte per integrare la politica di bilancio, creare “un’unione bancaria”, “un’unione politica” e sottoscrivere riforme strutturali comuni. Al piano starebbero lavorando il presidente della Bce Mario Draghi, il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso, il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy e il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker.

 

I leader dell’Eurozona hanno incaricato proprio Draghi e altri tre leader europei di produrre una bozza per la fine di questo mese. Un rapporto su questo cosiddetto “masterplan” sarà incluso nelle risoluzioni del vertice europeo di fine giugno. Il gruppo dei quattro è stato anche incaricato di creare una roadmap per arricchire le proposte entro la fine dell’anno.

 

L’unione bancaria. Si fonda su tre elementi principali: un istituto europeo di vigilanza bancaria, un comune Fondo interbancario di tutela dei depositi e un fondo comunitario d’emergenza per gli istituti bisognosi. Soprattutto quest’ultimo sarebbe una risposta diretta ad uno dei maggiori problemi della crisi dell’euro, spiega la Welt: cioè le grandi banche in difficoltà che diventano rapidamente una minaccia per la vita del Paese d’origine. Un problema che ha spinto l’Irlanda “tra le braccia” del piano di salvataggio e che ora minaccia, come noto, la Spagna. 

 

Ma su questo – ed è la partita che si sta giocando da mesi – ci sono resistenze da parte della Germania, soprattutto su un fondo di salvataggio europeo. “Specialmente in Germania – dicono fonti della Bce citate dal giornale tedesco – si può vendere questa idea solo se il fondo è finanziato dal settore finanziario stesso, come una tassa bancaria o una tassa sulle transazioni”. Ma si tratterebbe di un fondo che sarebbe in grado di agire solo dopo molti anni. Sarebbe, secondo i detrattori tedeschi - assistenza a breve termine con il denaro dei contribuenti, il che significherebbe una sorta di unione fiscale, ma “passando dalla porte posteriore”. La conclusione del giornale berlinese del resto, “è che il problema non è certo l’unione bancaria per far tornare ai cittadini l’entusiasmo per l’Europa”.

07/06/2012 14:18
 
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Negli anni Ottanta Sting sperava che i russi amassero i loro bambini, nel 2012 forse dovrebbe augurarsi che siano i
tedeschi a farlo …
Nel mese di maggio lo staff di gestione di Frame si è spostato come ogni trimestre a Londra, vero fulcro della gestione del denaro europeo. Abbiamo avuto quindi l’occasione di poter condividere, con i migliori “strategist” e gestori presenti in Inghilterra, le varie visioni sul mercato. Le parole che abbiamo sentito più spesso sono state “problema politico” e “punto di non ritorno”.
Esatto… la situazione è talmente critica che a questo punto non ci sono alternative, a meno che non si voglia l’implosione del sistema finanziario. Avete presente un uomo che mangia come un bufalo, pesa 150 kg, fuma due  pacchetti di sigarette e beve una bottiglia di super alcolici al giorno? Quest’uomo, fino a quando non avrà un infarto
che gli fa capire che deve TOTALMENTE cambiare il suo modo di vivere, non capirà che la sua condotta di vita lo sta
ammazzando. Bene, io penso che l’Unione Europea sia in questa situazione.

Credo che gli addetti ai lavori abbiano letto la bellissima analisi di Fugnoli, dove si dimostra chiaramente che se fossimo una repubblica federale, saremmo messi molto meglio degli Stati Uniti. Per tale motivo il problema lo si può risolvere soltanto politicamente, qualcuno dovrà accettare dei compromessi e qualcun altro dovrà smettere di buttare via il denaro pubblico. Noi, modesti operatori del mercato finanziario, possiamo solo sperare.
Un anziano gestore, scherzando (ma neanche troppo), suggeriva di far uscire la Germania dall’Euro, cosicché ci sarebbero voluti due dollari per il nuovo marco tedesco e il resto dell’Europa avrebbe avuto l’euro alla parità con la valuta americana. In questo modo, con una bella svalutazione competitiva, potremmo far ripartire l’industria e l’esportazione. Penso infatti che difficilmente l’Audi riuscirebbe a vendere così tante macchine (giusto per fare un esempio) se da domani una A4 costasse 100.000 euro. Ma credo che i tedeschi siano ben consci della situazione e, da inguaribile ottimista qual io sono, alla fine cederanno su qualcosa, pur vendendo cara la pelle. Non so se saranno gli Eurobond o il fondo salva Stati o, ancora, un cambio di politica della BCE. A tale proposito Draghi è sicuramente molto più apprezzato del suo predecessore Trichet, il quale, non dimentichiamoci, alzò i tassi d’interesse (!!!) prima di andarsene, distruggendo la poca fiducia di cui godeva la BCE.

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08/06/2012 15:57
 
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MONTI E I POTERI FORTI!



 

E’ bastato un editoriale dei soliti bocconiani all’amatriciana sul Corriere della Sera ed ecco che il professor Monti in evidente ed inevitabile calo di popolarità, sussurra al mondo intero che i poteri forti lo hanno lasciato solo.

Strano che il professor Monti si lamenti che i poteri forti lo hanno lasciato solo è come se un figlio si lamentasse che la madre lo ha abbandonato, visto che da sempre la famiglia del professor Monti sono i poteri forti.

(AGI) – Roma, 7 giu. – I poteri forti hanno abbandonato il governo. Mario Monti parla in videoconferenza al congresso nazionale dell’Acri e ammette che l’esecutivo da lui guidato ha “sicuramente perso in questi ultimi tempi l’appoggio, che gli osservatori attribuivano, dei poteri forti. Non incontriamo – ha aggiunto Monti – infatti favori, in questo momento, di un grande quotidiano che e’ espressione autorevole di poteri forti, e presso Confindustria”.

Ma scusi professor Monti, a Lei interessa quello che pensano gli italiani o quello che scrivono due professori qualunque figli di un’ideologia qualunque? Immagino che chi perda il lavoro oggi non abbia nulla a che vedere con i poteri forti vero professore!

Ma chi se ne frega dei poteri forti e di Confindustria. Ora sappiamo che i poteri forti stanno dietro al Corriere della Sera è bastato l’ennesimo editoriale paranoioso…per mettere in crisi Monti, quattro parole il croce le solite di due noioso professori per mettere in crisi un altro professore.

Ammetto l’ignoranzama ho sempre pensato che in Italia i poteri forti fossero il Topolino e Tex!

Dall’alto della loro cattedra, quella dalla quale sono abbituati a dare solo lezioni agli altri, condividono l’ovvietà La direzione è sbagliata! … Ciò che il governo oggi sta discutendo ci pare, purtroppo, molto più simile alla vecchia politica che alla ventata innovatrice che respirammo per qualche settimana lo scorso novembre.

Si, peccato che a loro interessi solo privatizzare, non sanno suggerire nient’altro, sono caduti da piccoli nel pentolone della privatizzazione e non si sono più ripresi!

Non posso negare che avremmo potuto fare di piu’ e meglio, ma molte delle riforme sono state messe a punto con incisivita’, nonostante molte di queste riforme infrangessero molti dei tabu’ che erano intoccabili. Penso alla riforme della pensioni”. Per quanto riguarda la riforma del mercato del lavoro, Monti afferma con sicurezza che essa “e’ stata molto sottovalutata in Italia soprattutto da coloro, come il sistema delle imprese, che ne sono e ne saranno i principali beneficiari”. Il tutto accompagnato ad una ferrea politica di rigore nella gestione della spesa pubblica che il capo del governo assicura non verra’ meno nei prossimi mesi: “Il rigore dei conti pubblici, lo dico a scanso di equivoci, non e’ in discussione. Questa deve essere una condizione per tutto il Paese. Dobbiamo essere grati a chi ha tracciato la strada. E’ il caso della Germania”.

Immagino già Anghelina in brodo di giuggiule, immagino la sua foto a casa di Monti con sotto un altare su cui troneggia, la bibbia del pareggio di bilancio!

” Sono fiducioso, attraverso i contatti di queste ore sta emergendo il senso di urgenza di prendere decisioni diffili e importanti che facciano evolvere la costruzione comune”. Occorre lavorare, ha spiegato ancora, “una unione bancaria, che dovrebbe essere chiamata unione finanziaria, per togliere la lente unicamente dal sistema bancario”. Si tratta di garantire una “sorveglianza piu’ integrata sui sistemi finanziari” e di pensare a “un sistema europeo che permetta di risolvere le crisi bancarie”.

Si per salvare le banche di Anghelina, il tuo idolo caro professore, si le banche tedesche quelle che hanno fatto credito ai greci, agli irlandesi, agli spagnoli e ai prodi italiani che da sempre comprano le wurstel wagen con il 60 % di credito al consumo e leasing in media!

4500 miliardi di euro per salvare le banche europee, soprattutto quelle francesi e tedesche. I fondi affluiti in questi due anni alla Grecia sono serviti per sostenere di riflesso le banche tedesche e francesi esposte alla leva demenziale nei confronti dei paesi periferici.

Non lo sapevate. Be ora… sapevatelo!

I poteri forti non sono solo dietro il giornale tal dei tali o la televisione di pinco pallo, ma stanno anche sul web, dietro analisi e commenti interessati. Siamo in guerra e ogni mezzo è lecito, guerre economiche e finanziarie, guerre ideologiche!

Un ultimo consiglio professor Monti! Lei li ha visti li speculatori politici in azione, quelli che venderebbero anche la madre per salvare il proprio posto in Parlamento.

Nonostante quello che sta accadendo sono ancora tutti li che quotidianamente mercanteggiano sulle rovine di questo Paese, mi creda li lasci fare, dia le dimissioni e li lasci provare a governare a tirarci fuori da questa depressione con le loro ricette fatte di sorrisi o di pacche sulle spalle.

Non durerebbero un mese intero, giusto in tempo per vedere il fantasma di Maria Antonietta tornare dalla storia!

Questa non è una democrazia, questo è diventato un bordello politico! Chiunque simentica il passato prima o poi è destinato a fare i conti con le sue ombre!
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08/06/2012 16:03
 
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In questi ultimi giorni ho letto con interesse le varie proposte di economisti e analisti, giornalisti e politici, tecnici ed affini per abbattere il debito del nostro Paese.
Non importa se provengono da keynesiani o dai figli della scuola di Chicago, non importa se sono bocconiani all’amatriciana o canederli all’austriaca, quello che importa è che ognuno di loro prospetta una soluzione a seconda della propria ideologia spesso e volentieri la migliore a prescindere.
Qua e la vi sono ragionamenti interessanti con cifre e capriole contabili, ma restano pur sempre disquisizioni tecniche.
La barzelletta del secolo è quella che, siccome lo Stato ha distrutto il mercato, soffocandolo, per risolvere la crisi non rimane altro che alienare i beni dello Stato, ovvero il patrimonio pubblico indistinto degli italiani, dai beni immobiliari ai servizi, consegnandoli ai privati i quali, senza ombra di dubbio, sapranno gestirlo nella migliore maniera possibile!
Non torno sull’argomento del mercato e del suo fallimento ma faccio notare che spesso e volentieri grazie alla connivenza dello Stato sono stati i privati a beneficiare di questa orgia collettiva di debito e cattiva amministrazione, per non dire altro, con contorno di frodi, manipolazioni e crimini veri e propri.
C’è ancora qualche ingenuo in giro che crede alla balla ( fonte Credit Suisse Global Wealth Report 2011) secondo la quale il 67,7 % della popolazione mondiale detiene solo il 3,4 % della ricchezza per colpa dello Stato ?
Sento parlare i soloni delle varie scuole di crescita, crescita e ancora crescita, ma mai nessuno di redistribuzione, redistribuzione e ancora redistribuzione.
Glielo spiegate Voi a questi illuminati che questa crisi è figlia di un eccesso, di troppa crescita, troppe case, troppe auto, emolumenti e rendite impressionanti, il tutto foraggiato a sua volta da un eccesso di debito. Glielo spiegate voi che la storia per via empirica urla con non c’è alcuna alternativa alla deflazione da debiti in atto, che la leggenda metropolitana dell’inflazione non funziona, che la crescita non potrà mai cancellare l’eccesso di debito se non attraverso il fallimento di coloro che hanno osato troppo.
Siamo sostanzialmente obesi e come disse il Delai Lama… Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.
Se in Italia vi sono circa 15000 miliardi di patrimonio statale e privato e dedotti gli immobili ne restano 7000 se proprio dobbiamo trovare i famosi 800 miliardi per rientrare dal debito sino ad arrivare alla percentuale del 60 % del PIL miriamo ai patrimoni e alle rendite dei furbetti del quartierino, della finanza creativa, dei capitalisti della domenica , ai patrimoni della politica inutile e parassitaria.
Se l’Italia è il Paese dell’evasione ed elusione per eccellenza non è solo colpa delle tasse ma di una mentalità perversa, è colpa dell’avidità, della corruzione di un degrado sociale, di una crisi antropologica.
Come fare? State scherzando? Loro sono abili a dirvi che non si può fare senza ledere la libertà di tutti, sono professionisti nel gioco delle tre carte e quando lo fanno pescano nel mucchio come ha fatto il governo Monti per fare prima senza dare fastidio ai soliti noti.
Come ha detto prima l’ex trader di Wall Street    “Partiamo da due concetti. Il potere di lobbying di queste persone è sconfinato. E se non vuoi fare qualcosa, puoi trovare un migliaio di scuse per non farla. È come per il riscaldamento climatico: molti continuano a ignorare il problema dicendo che non ci sono abbastanza dati, e intanto la Terra si fa sempre più rovente.
Ecco non ci sono prove, non ci sono abbastanza dati, …non c’è alternativa GROWTH, GROWTH. GROWTH, MARKET, MARKET, MARKET!
Hanno trovato TRILIONI di dollari e euro per salvare banche fallite sembra addirittura 4500 miliardi di euro in Europa  e Voi credete veramente che non sia possibile trovare in uno Stato 800 miliardi di ricchezza rubata nello spazio di un istante, in un Paese come l’Italia dove il 45 % della ricchezza è in mano al 10 %.
09/06/2012 00:12
 
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...Claudione, ti sei dimenticato l'ultima riga dell'articolo di Icebergfinanza...."Si sono un comunista e mangio bambini. Populismo, demagogia? Buona crescita a tutti!

E' stato più semplice spolpare pensionati e statali che risanare il debito con una bella patrimoniale a quel 10% di popolazione che ha in mano il 45% della ricchezza del nostro Paese. Sinchè ci sarà da mangiare per tutti, sinchè non saremo, noi "poveri" , poveri del tutto, quel 10% potrà stare tranquillo, ma se mai questa crisi ci porterà alla fame, non vorrei esere nei panni di quesl 10%......

Ciao Claudione [SM=x79732]



udineipp53, 08/06/2012 16.03:

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In questi ultimi giorni ho letto con interesse le varie proposte di economisti e analisti, giornalisti e politici, tecnici ed affini per abbattere il debito del nostro Paese.
Non importa se provengono da keynesiani o dai figli della scuola di Chicago, non importa se sono bocconiani all’amatriciana o canederli all’austriaca, quello che importa è che ognuno di loro prospetta una soluzione a seconda della propria ideologia spesso e volentieri la migliore a prescindere.
Qua e la vi sono ragionamenti interessanti con cifre e capriole contabili, ma restano pur sempre disquisizioni tecniche.
La barzelletta del secolo è quella che, siccome lo Stato ha distrutto il mercato, soffocandolo, per risolvere la crisi non rimane altro che alienare i beni dello Stato, ovvero il patrimonio pubblico indistinto degli italiani, dai beni immobiliari ai servizi, consegnandoli ai privati i quali, senza ombra di dubbio, sapranno gestirlo nella migliore maniera possibile!
Non torno sull’argomento del mercato e del suo fallimento ma faccio notare che spesso e volentieri grazie alla connivenza dello Stato sono stati i privati a beneficiare di questa orgia collettiva di debito e cattiva amministrazione, per non dire altro, con contorno di frodi, manipolazioni e crimini veri e propri.
C’è ancora qualche ingenuo in giro che crede alla balla ( fonte Credit Suisse Global Wealth Report 2011) secondo la quale il 67,7 % della popolazione mondiale detiene solo il 3,4 % della ricchezza per colpa dello Stato ?
Sento parlare i soloni delle varie scuole di crescita, crescita e ancora crescita, ma mai nessuno di redistribuzione, redistribuzione e ancora redistribuzione.
Glielo spiegate Voi a questi illuminati che questa crisi è figlia di un eccesso, di troppa crescita, troppe case, troppe auto, emolumenti e rendite impressionanti, il tutto foraggiato a sua volta da un eccesso di debito. Glielo spiegate voi che la storia per via empirica urla con non c’è alcuna alternativa alla deflazione da debiti in atto, che la leggenda metropolitana dell’inflazione non funziona, che la crescita non potrà mai cancellare l’eccesso di debito se non attraverso il fallimento di coloro che hanno osato troppo.
Siamo sostanzialmente obesi e come disse il Delai Lama… Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.
Se in Italia vi sono circa 15000 miliardi di patrimonio statale e privato e dedotti gli immobili ne restano 7000 se proprio dobbiamo trovare i famosi 800 miliardi per rientrare dal debito sino ad arrivare alla percentuale del 60 % del PIL miriamo ai patrimoni e alle rendite dei furbetti del quartierino, della finanza creativa, dei capitalisti della domenica , ai patrimoni della politica inutile e parassitaria.
Se l’Italia è il Paese dell’evasione ed elusione per eccellenza non è solo colpa delle tasse ma di una mentalità perversa, è colpa dell’avidità, della corruzione di un degrado sociale, di una crisi antropologica.
Come fare? State scherzando? Loro sono abili a dirvi che non si può fare senza ledere la libertà di tutti, sono professionisti nel gioco delle tre carte e quando lo fanno pescano nel mucchio come ha fatto il governo Monti per fare prima senza dare fastidio ai soliti noti.
Come ha detto prima l’ex trader di Wall Street    “Partiamo da due concetti. Il potere di lobbying di queste persone è sconfinato. E se non vuoi fare qualcosa, puoi trovare un migliaio di scuse per non farla. È come per il riscaldamento climatico: molti continuano a ignorare il problema dicendo che non ci sono abbastanza dati, e intanto la Terra si fa sempre più rovente.
Ecco non ci sono prove, non ci sono abbastanza dati, …non c’è alternativa GROWTH, GROWTH. GROWTH, MARKET, MARKET, MARKET!
Hanno trovato TRILIONI di dollari e euro per salvare banche fallite sembra addirittura 4500 miliardi di euro in Europa e Voi credete veramente che non sia possibile trovare in uno Stato 800 miliardi di ricchezza rubata nello spazio di un istante, in un Paese come l’Italia dove il 45 % della ricchezza è in mano al 10 %.




11/06/2012 13:03
 
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...sempre ricordandovi il mio ultimo post di settembre scorso.... in altro di chiacchiere .......
[SM=g1430727] ........Monti e i leggendari ...poteri forti.....

Avevamo un estremo bisogno di sentirci dire da un massone come Licio Gelli che i poteri forti non esistono in Italia non ce ne sono più!
Roma, 8 giu. (Adnkronos) – ”Poteri forti? Non ce ne sono piu’. Fa comodo dirlo perche’ l’Italia vive di complotti ma poi sono complotti per modo di dire. I politici sono incapaci e inventano queste cose….”. E’ senza appelli il giudizio di Licio Gelli sull’esistenza dei ‘poteri forti’ nel nostro Paese. ”In Italia -dice all’Adnkronos l’ex Maestro Venerabile della Loggia P2- non funziona nulla di nulla”. ”Il mio giudizio sul governo e’ completamente negativo -scandisce Gelli- Monti non e’ quello che occorreva al Paese. Serviva un uomo preparato” e invece il presidente del Consiglio ”serve chi ritiene di poter servire, e’ uno che disposto ad andare con tutti”.
Affascinante no! Grazie al nostro Bill abbiamo scoperto in questo video di Repubblica che il 18 novembre dello scorso anno Monti al momento del suo insediamento…
“Siamo leggermente disturbati, ma tocca a noi dare la prova che voi non avete ragione per queste allusioni”. Così il premier Mario Monti, in aula a Montecitorio, sfida i critici che lo associano ai poteri forti. E ricorda: “i poteri forti in Italia non ci sono, ci sono invece nel mondo – dice il premier – e io ho avuto il privilegio di vederli quasi tutti, i poteri forti, nella mia funzione di commissario alla concorrenza” dell’Unione europea. Il giorno in cui io proibiì una fusione tra due grandissime società americane, benchè fosse intervenuto anche il presidente degli Stati Uniti, l’Economist scrisse che il mondo degli affari americano considera Mario Monti il Saddam Hussein del business”.
Santo cielo ma se non ci sono perchè allora abbattersi per aver perso l’appoggio dei poteri forti, professor Monti, nessuno crede ai poteri forti, in Italia e nel mondo proliferano le missioni e le opere di carità!
Ovviamente non poteva mancare la risposta di Ferruccio De Bortoli uno che non ha mai avuto occasione di conoscere poteri forti… I leggendari  poteri forti aggiungendo che in Italia non vi sono vere élite o egemonie di qualità, ma solo una congerie disordinata e caotica di ingessature corporative
A dire il vero suonerebbe meglio una congerie disordinata e caotica di un manipolo di falliti e incompetenti, psicopatologicamente …malati che continuano ad amministrare la liquidazione di questo Paese!
Avanti con la sviolinata…
La settimana più difficile del governo si chiude con la scelta, coraggiosa, dei nuovi vertici Rai. Ora speriamo che un analogo colpo d’acceleratore sia impresso alle misure, assai tormentate, del pacchetto sviluppo. Monti fa bene ad andare avanti senza guardare in faccia nessuno e a cogliere le critiche (anche di questo giornale) con spirito costruttivo. La parte responsabile del Paese, che crediamo maggioritaria, sa che non vi sono alternative a questo governo, al di fuori del caos greco. Elezioni anticipate sarebbero semplicemente una sciagura nazionale e tutti dobbiamo guardare, con ragionevole fiducia, all’appuntamento europeo di fine mese. Se l’Europa si sveglierà dal proprio torpore autodistruttivo, salvando l’euro e se stessa, dovrà ringraziare anche il nostro premier.
La polemica domestica, sull’influsso che i poteri forti avrebbero sulla vita nazionale, ci offre l’occasione per parlare della classe dirigente, soprattutto privata, di questo Paese. Alla politica non diamo tregua, è vero. Ha ragione D’Alema, che non cede alla tentazione nazionale di vedere complotti ovunque, a lamentarsene.
Come dice John Perkins nel suo libro sul Destino Manifesto è vero non c’è alcun complottto solo tante persone di buona volontà che con emolumenti e rendite spettacolari perseguono costantemente il proprio interesse a scapito del bene comune.
Ma perché la vorremmo migliore. I partiti sono indispensabili alla vita democratica, per questo li sferziamo quotidianamente. Del cosiddetto establishment , il mondo dell’industria, della finanza, della classe dirigente privata, ci occupiamo poco.
E ci mancherebbe anche questa mica si può parlare male di coloro che sono gli azionisti del proprio giornale, direttore, se non ricordo male il buon Don MIlani soleva ricordare … qual’è mai il giornale che scrive per  il fine che in teoria gli sarebbe primario cioè informare o non invece per quello di influenzare in una direzione. ,
Una lacuna. Da colmare. Ma la realtà, amara, è ben diversa dalla mistica della tecnostruttura esclusiva, un po’ opaca, più incline a rinchiudersi in alberghi di lusso che ad accettare la sovranità popolare. È grave invece che nel nostro Paese abbia perso di significato – non del tutto per fortuna – il concetto di una classe dirigente responsabile, preoccupata anche dell’interesse generale, in grado di esprimere un indirizzo, un’idea di società, come quella che nel Dopoguerra rese possibile il miracolo economico. Insomma fiera di dirigere, non sfacciata nell’esigere. Dedita per prima a dare il buon esempio. Esistono élite di grande livello cui il governo ha fatto abbondante ricorso anche in questi giorni: le migliori università, la Banca d’Italia e non solo. Un tempo ve n’erano di più: raffinate culture d’impresa di grandi gruppi, anche bancari, privati e pubblici. È rimasto ben poco.
Santo cielo non sapevo che i bocconiani all’amatriciana fossero un élite di grande livello, non c’è piatto di questo governo che non sia stato cucinato alla Bocconi. Per quanto riguarda poi le banche figuriamoci il governo è intriso di raffinata cultura …d’ Intesa!
(…) Una cosa giusta ho sentito nell’editoriale di De Bortoli, non qualche volta ma spesso e volentieri …anche per colpa loro, per via di una certa arroganza intellettuale e di un senso di estraneità alle sorti del Paese.
La nostra storia è ricca di anti-italiani o italiani per caso.
Altrochè se me ne sono accorto, in questi mesi gli esterofili e la moltitudine di medici, dotti e sapienti dell’ultima ora quella che fa trend abbondano! L’Italia è un Paese di “mierda” guarda come è brafa la Gemania o come si vive meglio in Merica o ancora sotto le gonne della regina Elisabetta!
Un vezzo culturale sintomo di un’appartenenza debole. Poi ci sono altre élite , se possiamo chiamarle così, non certo nell’accezione che Wright Mills usò per quelle americane. Le più diffuse sono sprovviste di regole e valori. Circoli di potere, cordate, alleanze trasversali, blocchi corporativi, alti burocrati, persino magistrati, cerchi magici di varia natura, spesso casereccia.
Tutto meno che nuclei di una moderna classe dirigente. I più recenti studi sulla composizione delle élite italiane ci dicono che la struttura è ancora quasi essenzialmente maschile. Nove su dieci sono uomini. Sette su dieci in Francia, sei nel Regno Unito. L’età media delle persone di potere cresce e ormai ha superato i 60 anni; le élite italiane sono forti nel consenso e deboli in competenze;
Si li conosciamo sono gli psicopatici non deboli in competenze ma totalmente incompetenti, ma non mi dica direttore che non li conosce, qua e la ci sono anche nella categoria dei giornalisti, si quelli che fanno del giornalismo italiano una delle cause per le quali  in Italia la libertà di stampa ci colloca al 40° posto dopo  Cile, Benin e Namibia.
Affascinante no!
Per quanto riguarda invece il passaggio qui sotto non posso che essere d’accordo, ma mi raccomando non lo dica al professor Giannino perchè potrebbe prendersi un coccolone, lui e i ragazzi di Chicago…
Un’altra scomoda verità: ci eravamo illusi che il privato con le sue virtù cambiasse il pubblico. Dobbiamo constatare che molto più frequentemente i difetti del pubblico hanno contagiato il privato. Eravamo convinti che le privatizzazioni in Italia avrebbero esaltato i comportamenti virtuosi e isolato le pratiche peggiori. Hanno premiato, salvo pochi casi, le consorterie opache e diffuso la convinzione perniciosa che una relazione conti più di un risultato, che l’amicizia prevalga sul merito. Il mercato per troppi è ancora un luogo dello spirito, una selva oscura dalla quale difendersi.
Con ogni mezzo. Le privatizzazioni italiane non sono state decise nel giugno di vent’anni fa, a bordo del panfilo Britannia, sul quale la finanza anglosassone avrebbe irretito la nostra, come insiste un’altra vulgata sui poteri forti.
Ma hanno visto la tendenza sistematica del grande capitalismo privato italiano a trovare rifugio negli ex monopoli pubblici o nel sistema delle concessioni statali quando non a realizzare solo un maledetto e immediato guadagno. La vendita o la svendita del patrimonio pubblico non è stata accompagnata da una decisa apertura alla concorrenza e raramente ha coinciso con un reale processo di internazionalizzazione degli acquirenti. La borghesia produttiva, che tanti meriti ha avuto in questo Paese, ha mostrato segni di stanchezza, difendendosi dalla globalizzazione anziché aggredirla. A dispetto di un passato glorioso e in contrasto con un tessuto di piccole e medie imprese che si batte ogni giorno per la sopravvivenza. Certo, esistono casi di straordinario valore, marchi di risonanza mondiale, storie personali di eccezionale successo. E meno male. Ma colpisce che spesso si dica che sono emerse nonostante, non grazie al nostro Paese. E che i loro artefici si sentano sempre meno italiani.
L’ultima amara realtà è che non vi sono vere élite o egemonie di qualità, ma solo una congerie disordinata e caotica di ingessature corporative, una miriade di casellanti muniti di veto. Chi teme i poteri forti può stare tranquillo. Chi ha a cuore il futuro del Paese, la formazione di una classe dirigente di qualità, le riforme e il ritorno alla crescita, ha molto di che preoccuparsi.
Ferruccio De Bortoli CorrieredellaSera
Fa piacere sentirselo dire, ma ne eravamo già consapevoli.
Sarebbe bello se ogni tanto fosse possibile lasciare libero qualche competente, coraggioso e bravo giornalista, libero di indagare ed informare sui conflitti di interesse che distruggono questo Paese, ma in fondo è solo un sogno, in quanto oggi non è la validità di una teoria ciò che conta ma il suo contagio, non conta informare ma condizionare!
12/06/2012 11:48
 
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Ancora una volta  uno scenario diverso, ombre nuove e vecchie che si accalcano e si intrecciano: adesso si parla di “guerra fredda” scoppiata tra l’Opus Dei e il gruppo dei Cavalieri di Colombo. Questo perché Ettore Gotti Tedeschi, l’ex presidente della banca vaticana, lo Ior, «vicino all’Opus Dei», avrebbe avuto forti contrasti con Carl Anderson, Consigliere supremo dell’Ordine dei Cavalieri di Colombo, e uno dei quattro membri del consiglio di sovrintendenza dello Ior. Una guerra che si vorrebbe circoscrivere nel perimetro delle mura vaticane ma che invece fa pensare, una volta di più, che arrivi da lontano, Oltreoceano, e che laggiù abbia importanti riflessi. Nel mirino, di nuovo  persone fedeli al Papa. 

Ma chi sono questi cavalieri, spesso confusi con quelli di Malta? Si tratta di una organizzazione rigorosamente made in Usa, che  oggi vanta un milione e settecentomila membri. Il fondatore, padre Michael McGivney, diverrà  beato. Irlandese di origine e americano di adozione, scelse Cristoforo Colombo come personaggio di riferimento per l’associazione che alla fine del secolo scorso aiutava gli immigrati poveri, in maggior parte cattolici, che volevano diventare veri figli dell’America. 

Negli Usa i Cavalieri, tutti laici, sono ovviamente molto conosciuti, anche per via delle loro posizioni decisamente pro-life e certo non in linea con quelle espresse dall’amministrazione Obama. La loro “fedeltà” alla Santa Sede è a prova di bomba. «Abbiamo iniziato a collaborare con il Vaticano per espresso invito di Papa Benedetto XV», ha ricordato Anderson, in un’intervista rilasciata al Secolo XIX di qualche anno fa, «dopo la Prima guerra mondiale il mio predecessore venne a Genova a visitare la casa di Colombo, poi andò a Roma dal Papa. In Vaticano Papa Benedetto volle celebrare una messa all’altare della Madonna della Guardia». I Cavalieri hanno sempre fatto molto per la Santa Sede e per i Papi in tutto il mondo e a Roma, dove hanno organizzato strutture caritative e sportive. Ogni anno, oltre tutto, grazie alla sovvenzione dei Cavalieri di Colombo, in ogni parte del mondo viene ritrasmessa la Benedizione Urbi et Orbi nel giorno di Natale. Uno di loro è sempre stato presente nella dirigenza dello Ior, dunque appare difficile parlare  di un irrefrenabile desiderio di “scalare” i vertici della banca vaticana. 

Intanto, si registra una pausa negli interrogatori a Paolo Gabriele, l’ex aiutante di camera di Benedetto XVI, che per ora rimane  l’unico indagato  nella complessa vicenda delle carte trafugate dai sacri palazzi. Un interessante capitolo della vicenda, poco analizzato, è quello descritto dal vaticanista Sandro Magister, che nel suo blog segnala che tra le carte trafugate ci sono «documenti riguardanti due realtà di primo piano della Chiesa cattolica, una antica e una nuova: la Compagnia di Gesù e la Comunità di Sant’Egidio».

La Comunità di Sant'Egidio, fondata da Andrea Riccardi, oggi ministro per la Cooperazione,  compare al centro  una vicenda particolare attraverso uno dei documenti vaticani ora divenuti pubblici. E che, ancora una volta, rimandano agli Stati Uniti. Si tratta, ricostruisce Magister,  di un cablogramma cifrato spedito dalla nunziatura apostolica di Washington alla segreteria di Stato vaticana, il 3 novembre 2011. «In esso», spiega Magister, «si riferisce il parere contrario del cardinale di Chicago, Francis E. George, all’intenzione della Comunità di Sant’Egidio di conferire una onorificenza al governatore dell’Illinois, il cattolico Pat Quinn, per aver firmato la legge con cui questo Stato ha abolito la pena di morte». Il cardinale definisce «inopportuna» tale onorificenza, poiché Quinn, spiega il cardinale, ha promosso la legge sul matrimonio omosessuale, è a favore dell’aborto libero e ha estromesso di fatto le istituzioni ecclesiali dalle adozioni di minori, non esentandole dall’obbligo di dover dare i bambini anche a coppie gay. La nunziatura apostolica a Washington ha preso molto sul serio le sue osservazioni e le ha trasmesse a Roma, nel cablogramma firmato da monsignor Jean-François Lantheaume, «all’epoca incaricato d’affari in attesa dell’arrivo del nuovo nunzio Carlo Maria Vigano». Viganò, per inciso, è uno degli alti prelati tra i  primi “coinvolti” , nel gennaio  scorso, nella vicenda Vatileaks. L’autorevole doppia bocciatura per Quinn pare abbia avuto effetto e così non si ha nessuna notizia sul conferimento dell’onorificenza al governatore.

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14/06/2012 09:31
 
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........buona giornata forum [SM=g1430727] ......


Si dice che giocando con i sinonimi una faccia di bronzo è colui che è una faccia tosta, sfacciato, sfrontato, insolente, irriverente, spudoratamente audace, impudente, petulante sino all’inverosimile talvolta.

New York, 13 giu – L’Europa “ha  problemi gravi”. Lo ha detto l’amministratore delegato di  JpMorgan Chase Jamie Dimon durante la testimonianza alla  commissione bancaria del Senato, sottolineando che la banca  ha a disposizione strumenti per “proteggere il gruppo contro  eventi sistemici, come la crisi finanziaria o la situazione  dell’Eurozona”.

Si il loro strumento è la Federal Reserve braccio destro di JPMorgan! SI dice che Dimon non si sia fatto intimidire dagli uomini del Congresso, ci mancherebbe chi finanza le elezioni americane, chi foraggia i pascoli verdi del Congresso americano…



Serve aggiungere altro?

Nemmeno le proteste in aula e le accuse di truffatore lo hanno intimorito anzi ha attaccato il Congresso…

NESSUN GIOCO D’AZZARDO. L’amministratore delegato ha definito la strategia del Cio una «strategia di copertura» e non di proprietary trading: una strategia di copertura con i derivati non significa gioco d’azzardo. Questo almeno all’inizio, poi la strategia è «mutata in qualcosa che più che proteggere la banca, ha creato nuovi e maggiori potenziali rischi». Le ammissioni non hanno impedito a Dimon di criticare il Congresso sulla Volcker Rule: le parti della normativa non ancora definita non erano necessarie e fanno confusione. La riforma di Wall Street – è il suo messaggio – è troppo complicata e non è detto che avrebbe evitato il buco di Jp Morgan che, comunque, è un caso isolato. «Servono regole semplici e chiare». Un sì, quindi, alle regole ma no a una eccessiva regolamentazione.(Lettera43)

Avete presente un pollaio. Le regole semplici e chiare per le volpi sono che non si devono toccare le gallinelle dalle uova d’oro ovvero i depositi dei risparmiatori o meglio ancora dei polli da spennare, ma certe norme come gira al largo… sono troppo complicate, non necessarie e fanno confusione!

Invece servono regole semplici e chiare come un cartello su ogni pollo con su scritto pollo da spennare!

Ha anche affermato Dimon che il diavolo sta nei dettagli della Volcker Rule…si Devil, un nome e un programma nella finanza. Ricordate Schakespeare? Il diavolo è un fuoriclasse nel recitare le Sacre Scritture!

Tempi da lupi…no da volpi!

Sentite cosa dice l’altro illuminato della compagnia, quello che sostiene di essere la mano di dio…   June 13 (Bloomberg) — Lloyd C. Blankfein, chairman and chief executive officer of Goldman Sachs Group Inc., said mistakes in risk judgment shouldn’t be penalized “too much.”     “If you put too much penalty on risk judgment, what kind of world are you going to have?” Blankfein, 57, said at the Chicago Club, where he was participating in a discussion with Motorola Solutions Inc. Chairman and CEO Greg Brown. “If you’re getting pounded and being made to ask questions, what kind of economic system do we have?”

Si che razza di sistema economico è mai questo che non lascia in pace le volpi che in fondo non fanno altro che fare il loro lavoro ovvero spennare i polli!

Sia Dimon che Blankfein hanno detto che la crisi europea è un brutto momento, figuriamoci godono dalla mattina alla sera in mezzo alla tempesta, più volatilità c’è e più loro guadagnano e speculano!

Rilassatevi in fondo dopo essere spennati è uno spettacolo essere arrostiti e finire in un oceano di patatine fragranti!



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14/06/2012 23:28
 
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.......se la Grecia......by by.....
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In Grecia ci sarà una nuova Dracma dopo le elezioni di domenica prossima? E cosa accadrà alle banconote in Euro in circolazione? Finanza.com ha raccolto l'opinione di Bengt Dennis, ex governatore della Banca Centrale Svedese e attualmente consulente indipendente per East Capital, società di gestione indipendente, specializzata e leader nei mercati finanziari dell’Est Europa e Cina.
Chi deciderebbe in merito all'uscita della Grecia da Eurolandia?
Nessuno vuole attribuirsi la colpa di buttare fuori la Grecia. Tuttavia, se la Grecia non si impegnerà a rispettare le condizioni del piano di aiuti concordato, l'Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale non concederanno altri finanziamenti. Pertanto l'unica alternativa sarebbe lasciare l'Eurozona e introdurre una nuova valuta nazionale.Quali sarebbero le linee guida su come intervenire?
Ci sono diversi modi di intervenire, ma normalmente si adottano una serie di strumenti.Una nuova dracma?
Non conosciamo ancora il nome della nuova valuta ma tutti parlano di una Nuova Dracma (ND). Più probabilmente, per ragioni pratiche, la Nuova Dracma sarà introdotta al cambio di 1 Euro ma sarà svalutata immediatamente del 40-80% in base all'iperreazione del tasso di cambio.Quando potrebbe accadere?
L'intera Area Euro è vulnerabile in questo momento. Tutto può accadere. È probabile una corsa agli sportelli bancari, ma è difficile prevederne le tempistiche. Lo scenario di base è che l'uscita della Grecia non avverrà prima delle elezioni del 17 giugno.Come sarebbe gestito?
Verrebbe deciso in un fine settimana. Molto probabilmente un lunedì e un martedì sarebbero dichiarati giorni festivi, forse un'intera settimana. Verrebbero chiusi anche bancomat e cambiavalute. Su tutte le banconote in Euro presenti nei bancomat sarebbe posto il timbro "Nuova Dracma”. Sarebbero aperti in tutto il paese uffici incaricati di apporre il timbro sulle banconote poiché gli Euro col timbro diventerebbero l'unica valuta legale. Tutti i depositi bancari verrebbero convertiti nella nuova valuta così come tutti i debiti. Per quel momento la Banca Centrale Greca avrà già ordinato all'estero di stampare le nuove banconote con la massima urgenza.E cosa accadrà alle banconote in Euro in circolazione?
Non saranno più considerate valuta legale. L'esportazione sarà considerata un reato penale, nel weekend verrebbero introdotti controlli sui cambi e sui capitali che potrebbero restare in vigore per un bel po' di tempo.Ma devono esserci molte scappatoie….?
…sì, ci sarebbe la tentazione di imbrogliare il sistema, tuttavia il numero di banconote che si può esportare in una valigia è limitato. Ma questo probabilmente sarà il problema minore.Il modo per proteggersi è di ritirare il proprio denaro dalle banche con ampio anticipo prima della chiusura e trasferire il denaro su un conto sicuro in una banca non greca all'estero.È legale il passaggio a una nuova valuta?
Certamente! Ogni governo, con l'approvazione del Parlamento, è libero di introdurre una nuova valuta e di convertire tutte le attività e passività in una nuova valuta. Fanno eccezione le passività soggette al diritto estero. Inoltre, il governo greco molto probabilmente cercherà di ristrutturare il debito pubblico e le obbligazioni garantite dallo stato nel rispetto delle procedure dei Club di Parigi e Londra.È già avvenuto in passato il fallimento parziale di un'unione monetaria?
Sì, ci sono numerosi esempi di fallimento parziale o totale. Tuttavia gli eventi del passato difficilmente danno utili indicazioni su come comportarsi nella situazione attuale.La Grecia resterà nell'UE?
Sì, oggi è opinione condivisa che la Grecia continuerà a far parte dell'Unione Europea. Quindi farà parte del mercato internazionale e avrà accesso a determinati fondi. Tuttavia si interromperanno i finanziamenti provenienti dalla BCE.Il sistema bancario greco continuerà a funzionare?
Tutte le banche falliranno e sarà necessaria una ricapitalizzazione. È possibile che alcune banche estere saranno operative prima.Quanto tempo richiederà la ripresa economica della Grecia?
Alcuni settori, per esempio il turismo, riceveranno un impulso immediato grazie all'incremento di competitività determinato dalla svalutazione della valuta; per altri settori ci vorrà più tempo.Visto che il settore delle esportazioni è limitato, per rafforzare la bilancia commerciale sarà più importante sostituire le importazioni.Potrebbero volerci diversi anni affinché la Grecia riprenda a crescere in modo sostenibile. Il compito più difficile sarà contenere le pressioni inflazionistiche causate da un aumento dei prezzi all'importazione. Se il governo fallisce in questo intento verrà meno il vantaggio competitivo.Ci sono scenari alternativi?
Sì, è possibile che il paese se la cavi alla bell'e meglio fino al prossimo anno. Ciò dipende dagli sviluppi politici in Grecia e dalla volontà del resto dell'Area Euro, sempre che l'FMI continui a fornire finanziamenti su base trimestrale.La Grecia potrebbe persino restare nell'Eurozona introducendo una valuta parallela per le operazioni locali. Tuttavia, questa valuta sarebbe probabilmente transitoria. Serviranno comunque aiuti esterni per ottemperare a determinati obblighi internazionali.Tuttavia l'FMI difficilmente invierà nuovi fondi alla Grecia poiché la sua esposizione nel paese è già estremamente alta.
19/06/2012 10:23
 
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ITALIA FUORI DALL’EURO: LA SVALUTAZIONE CI HA FATTO BENE!



Una premessa è fondamentale! In questo momento nessuno è i grado di valutare l’impatto di un’eventuale uscita del nostro Paese dall’euro e tantomeno le conseguenze per ogni Paese dell’area euro. Chiunque sostenga il contrario è un ciarlatano e un imbroglione!

Chiunque quotidianamente agita fantasmi e apocalissi varie ha un solo interesse…nella finanza, nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasferisce da una tasca all’altra!

La settimana prima del voto greco c’era la fine del mondo dietro l’angolo e ora c’è ancora tempo, giusto il tempo per farsi fregare dai soliti noti. La stampa anglosassone aveva preparato gli articoli giusti per contrastare un’eventuale voto favorevole, le solite analisi a senso unico e ora sotto a chi tocca.

Ovviamente non toccateci l’America o l’Inghilterra non vorrete mica che sputiamo nel piatto in cui mangiamo, sulla terra che ci protegge, che sovvenzioniamo, sugli uomini che paghiamo, che ci coccolano, che ci proteggono!

Pur senza dimenticare che il contesto economico e storico è completamente differente diamo un’occhiata a quanto accadde nel 1992 all’epoca della svalutazione della lira a seguito dell’uscita dallo SME ma soprattutto vediamo come si puà facilmente smontare la leggenda metropolitana secondo la quale ad una maggiore svalutazione corrisponde una maggiore inflazione…

Leggetevi questa autentica perla un pezzo di storia, uno scoop eccezzziunale veramente, tratto dalla REPUBBLICA  del 12 settembre 1993 un anno dopo la svalutazione della lira…

Domenica 13 settembre 1992. Il presidente del Consiglio, Giuliano  Amato, annuncia in tv la svalutazione della lira. Dopo un’ intera  estate di tensioni e dopo una estenuante, costosa battaglia per  difendere il cambio, la moneta italiana perde il 7 per cento del  suo valore, frutto di una svalutazione del 3,5 per cento e di una  rivalutazione di egual misura di tutte le altre monete europee.  Manca una settimana al referendum francese sul Trattato di  Maastricht per l’ Europa del futuro. Ne mancano tre alla  presentazione in Parlamento della Legge Finanziaria. Sono passati  poco più di due mesi dalla nascita del governo.

Amato  spiega agli italiani la complessa operazione: dice e non dice,  non pronuncia mai la parola svalutazione.

Ma così  è. La roccaforte della lira si frantuma sotto i colpi  della speculazione e quel giorno, ormai un anno fa, diventa una  data storica. La lira svaluta, dopo che l’ integrazione con il  resto d’ Europa era andata avanti, dopo che aveva conquistato  fiducia con l’ ingresso nella cosiddetta “banda stretta” dello  Sme, dove siedono le valute forti. Perde il 7% del suo valore ma  negozia con i partners, fino a strappare ai tedeschi la promessa  di un ribasso dei tassi. L’ indomani la Bundesbank agisce. Ma sui  mercati le tensioni non si placano. Tre giorni più tardi,  un vertice notturno convocato d’ urgenza a Bruxelles cerca di  trovare i rimedi per riportare ordine nei cambi. E’ una seduta  drammatica: la sterlina esce dallo Sme; la lira deve  autosospendersi. La decisione è annunciata come  “temporanea”, ma ancora oggi, a un anno di distanza, la moneta  italiana è lì, il disegno europeo sempre più  simile a un sogno. Rientrerà? Quando? E in quale Sme visto  che il vecchio meccanismo, nel frattempo, è radicalmente  cambiato?

Ma ascoltate ora se non è un segno dei tempi…

ROMA – Un anno dalla svalutazione: parla il rettore  della Bocconi, Mario Monti. Professore, provi a fare un bilancio  e a individuare cosa può accadere

. “Il 13 settembre 1992,  quando Amato annunciò la svalutazione in Tv, sembrava un  fatto essenzialmente italiano mentre in effetti è stato di  portata più generale. Questo può arrecare  consolazione.

Potremmo dire: “non siamo stati gli unici a  saltare, ma anzi siamo stati i primi a vedere la strada da  seguire”. … “non siamo stati gli unici a  saltare, ma anzi siamo stati i primi a vedere la strada da  seguire”. “non siamo stati gli unici a  saltare, ma anzi siamo stati i primi a vedere la strada da  seguire”. “non siamo stati gli unici a  saltare, ma anzi siamo stati i primi a vedere la strada da  seguire”. ire ire ire ire…

Contestualizzate quanto volete ma non è affascinante la storia!

Però può anche portare a considerazioni  più preoccupate su come altri paesi stanno cercando di  reagire alla crisi dello Sme e come noi stiamo cercando di  reagire”.

In che senso?

“Nel senso che vi è una tendenza  in Italia a considerare la svalutazione come uno degli elementi  positivi del nuovo panorama, anche da parte di coloro che fino al  13 settembre scorso si erano pronunciati a favore del  mantenimento del cambio. Io sono tra questi e perciò mi  sono chiesto ogni tanto in che cosa fosse giusta e in che  sbagliata la posizione che poi è stata smentita dai  fatti”.

 E che risposte si è dato?

“Un punto dove  certamente ho visto male riguarda le conseguenze  inflazionistiche”. Perché l’ inflazione è bassa…. 

“Un punto dove  certamente ho visto male riguarda le conseguenze  inflazionistiche”Un punto dove  certamente ho visto male riguarda le conseguenze  inflazionistiche”Un punto dove  certamente ho visto male riguarda le conseguenze  inflazionistiche “

 ”Sì, per ora non ci sono stati effetti”. C’ entra anche la  recessione…. “C’ entra la recessione, c’ entra l’ accordo sul  costo del lavoro, c’ entra un’ abitudine a calcolare meglio da  parte di tutti gli acquirenti sia imprese sia consumatori.  Chiunque venda qualcosa fa più fatica di prima a far  salire il prezzo di ciò che vende. Ma non possiamo ancora  escludere che, alla lunga, un effetto inflazionistico ci possa  essere”.

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21/06/2012 13:08
 
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Oggi torneremo a parlare di “Shock Economy” per me la stella polare per comprendere quello che sta accadendo…
Un vero e proprio shock economico come piaceva tanto a Milton Friedman, la liquidazione delle Nazioni ad opera dell’oligarchia finanziaria…
«In uno dei suoi saggi più influenti, Friedman formulò la panacea tattica che costituisce il nucleo del capitalismo contemporaneo, e che io definisco “dottrina dello shock”. Osservava che “soltanto una crisi – reale o percepita – produce vero cambiamento.
Quando quella crisi si verifica, le azioni intraprese dipendono dalleidee che circolano.
Questa, io credo, è la nostra funzione principale: sviluppare alternative alle politiche esistenti, mantenerle in vita e disponibili finché il politicamente impossibile diventa il politicamente inevitabile”. Alcune persone accumulano cibo in scatola e acqua in previsione di grandi disastri; i friedmaniani accumulano idee per il libero mercato.
E quando la crisi colpisce – ne era convinto il professore dell’università di Chicago – è fondamentale agire in fretta, imporre un mutamento rapido e irreversibile prima che la società tormentata dalla  crisi torni a rifugiarsi nella tirannia dello status quo» (Naomi Klein).
Ma andiamo per gradi!
In questi ultimi mesi è salito spesso alla ribalta l’eterno nuovo dilemma sulla nostra permanenza o meno all’interno di un’esperienza fallimentare come questa unione monetaria, un’esperienza fallimentare in quanto essenzialmente basata prima sui capitali e sulle monete, piuttosto che su un’unione politica e fiscale, senza alcun ritegno per le singole identità nazionali, un inno alla globalizzazione che dimentica l’importanza detta glocalizzazione.
Il recente post dal titolo ITALIA FUORI DALL’ EURO LA SVALUTAZIONE CI HA FATTO BENE significava condividere solo un passaggio storico che ripercorre quanto accadde nel 1992 dalla voce del professor Monti e dimostrare con dati alla mano e non chiacchere che la svalutazione non significa automaticamente inflazione.
Euro o non euro è un argomento che non mi affascina più di tanto! Quello che è accaduto in questi anni,
A differenza di molti che hanno le loro sicurezze io preferisco non esprimermi sull’opportunità o meno di uscire dall’euro perchè credo che nessuno sia in grado di determinare anche con dati alla mano quale sarà la reazione della gente e delle dinamiche macroeconomiche.
Non ho forse scritto più volte che la follia nel singolo è un’eccezione mentre nella masse è la regola!
Vi lascio con due opposte visioni su quello che potrebbe accadere in caso di uscita dall’euro, una di Alessandro Platerotti sul SOLE24ORE  che prospetta addirittura un incubo e quella del professor Bagnai su   Goofynomics dove in fondo al blog con i post più popolari potete farvi un’idea dell’inevitabilità secondo l’autore di un’uscita dall’euro con il contorno del Il ritorno del terrorismo l … Non starà dicendo che dobbiamo uscire dall’euro? Temo sia doloroso ma inevitabile, dovremmo gestire questo processo anziché subirlo. L’euro è solo l’undicesima moneta dell’Unione, quella che funziona peggio: l’Europa c’era prima e ci sarà dopo.
Bene ognuno sulla base della propria consapevolezza si faccia una propria opinione, ma attenzione nessuna sicurezza meglio il dubbio.
Sul suo blog Bagnai inoltre sottolina come gli Usa hanno mille e un motivo economico e geopolitico per desiderare che l’euro tenga, a partire da quello, evidente, che niente come l’euro può liberarli da un concorrente temibile…
Quello che probabilmente il professor Bagnai non intravvede è l’esperimento per eccellenza che è in corso in Europ,  ovvero la “Shock economy”, lo shock neoliberista con il quale si sta cercando di smantellare lo stato sociale in Europa o meglio l’economia sociale di mercato.
Bene a questo proposito in attesa perenne di un’eventuale autorizzazione a pubblicare il pezzo che ci aiuterà a comprendere cosa in realtàsta accadendo come sviluppo della crisi subprime, diamo un’occhiata ancora una volta a quello che ci racconta John Perkins, non uno qualunque ma una delle più importanti pedine sullo scacchiere della CORPORATOCRAZIA americana oggi profondamente pentito…
“In ultima analisi, l’impero globale dipende in larga misura dal fatto che il dollaro funge da unità monetaria e che la zecca degli Stati Uniti ha il diritto di stampare quei dollari. Cosi facciamo prestiti a paesi come l’Ecuador sapendo benissimo che non li restituiranno mai; anzi non vogliamo proprio che onorino i loro debiti (…) Gli Stati Uniti  battono una moneta che non è garantita in oro. Anzi non è garantita da nient’altro che una generale fiducia internazionale nella nostra economia e nella nostra capacità di schierare a nostro sostegno le forze e le risorse dell’impero che abbiamo creato. La possibilità di battere moneta ci dà un potere immenso. Significa tra le altre cose che possiamo continuare a concedere prestiti che non saranno mai resituiti, e che possiamo accumulare enormi debiti noi stessi…” ( tratto da Confessioni di un sicario dell’economia )
Ma andiamo avanti e sentiamo cosa disse lo scorso anno in un’intervista all’ HuffingtonPost pubblicata su Comedonchisciotte…
Siamo stati ingannati e portati a credere che una forma mutante di capitalismo, sposata da Milton Friedman e promossa dal presidente Reagan, e da ogni presidente da quel momento, sia accettabile, pur essendo una forma che ha portato a un mondo in cui meno del 5% di noi (negli Stati Uniti) consuma più del 25% delle risorse mentre quasi la metà degli altri vive in condizioni di povertà.
Si tratta invero di un totale fallimento. L’unico modo in cui Cina, India, Africa e America Latina potrebbero adottare tale modello è di trovare altri cinque pianeti uguali alla Terra … ma inabitati.
La maggior parte di noi comprende bene quello che mio nipote non può capire: che la sua vita è minacciata dalla crisi generata durante la nostra epoca. Il punto non è la prevenzione. Non si tratta di risintonizzarci sulla “normalità”. E neppure di sbarazzarci del capitalismo.
La soluzione consiste nel sostituire il mantra di Milton Friedman, secondo cui “Il fine dell’impresa è la massimizzazione del profitto, prescindendo dai costi sociali e ambientali”, con uno più realizzabile: “Realizza profitti unicamente nel contesto della creazione di un mondo sostenibile, giusto e pacifico”, e dare origine a un’economia basata sulla produzione di cose di cui il mondo realmente necessita.
Questo obiettivo nulla ha di radicale o di nuovo. Per più di un secolo dopo la fondazione di questo paese, gli Stati hanno riconosciuto diritti e privilegi solamente a quelle società che potevano dimostrare di adoperarsi per il pubblico interesse, facendo chiudere quelle che venivano meno a tale premessa. Le cose cambiarono dopo una delibera della Corte Suprema del 1886 che concesse alle società gli stessi diritti di cui godevano le persone fisiche, senza però le responsabilità a carico dei singoli.
Come sicario dell’economia, ho preso parte a molti degli eventi che ci hanno spinto in questo territorio minato. Come scrittore e conferenziere, ho passato gli ultimi anni viaggiando negli Stati Uniti e visitando Cina, Islanda, Bolivia, India, e molti altri paesi, parlando con leader politici e imprenditori, studenti, insegnanti, operai, e genti d’ogni sorta. Ho letto saggi su programmi economici di Obama, sugli attuali regimi per la riforma di Wall Street, e le altre politiche. Mi ha colpito il fatto che la maggior parte delle discussioni riguardassero il triage e che, anche se c’è la necessità di fermare l’emorragia, dobbiamo al contempo snidare il virus che ha causato questi sintomi.
“Hoodwinked” presenta un piano per una cura a lungo termine. Nei giorni seguenti la pubblicazione del libro, avvenuta il 10 novembre 2009, ho parlato di questo progetto alle Nazioni Unite, in programmi radiofonici e televisivi, e in una conferenza cui hanno partecipato 2.400 studenti MBA, presso la Cornell University.
Ne ritorno avvertendo la speranza che siano finalmente pronti ad accogliere l’avvertimento di Omar e attuare la trasformazione che, per la generazione di mio nipote, rappresenterà la salvezza.

[SM=g1430727]
22/06/2012 12:42
 
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......IPOCRISIA......
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ITALIA: IL RITORNO ALLA LIRA!
[SM=g1430706]

In questi ultimi giorni e mesi mi sono spesso piegato in due dalle risate ad ascoltare alcune osservazioni da parte degli esponenti del defunto governo della ciorciola dal nazionalizzare è rubare di Antonio Martino al torniamo tutti insieme appassionatamente alla lira di Silvio rubacuori sino alla folgorazione sulla via di Damasco del mitico Brunetta.
E potrei continuare all’infinito con altre citazioni dal mitico Brunetta per arrivare ai leggendari portaborse che lavorano qui e la nella stampa. Per par condicio dobbiamo inoltre accennare al mitico Fassina innamorato di uno dei più spettacolari fallimenti della storia economica americana Larry Summers, economista prestato spesso alla politica, che è diventato infatti uno degli «autori» preferiti da Fassina ultimamente.
Nipote di due premi Nobel, ex segretario del Tesoro Usa con Bill Clinton, ex capo economista della Banca mondiale, ex presidente dell’ Università di Harvard, dove è tornato a insegnare dopo aver lasciato la guida del National economic Council del presidente Barack Obama, Summers è anche un frequente commentatore dell’ FT e tra i fondatori, per l’ edizione online, della rubrica «A List».  L’ interesse per le idee di Summers, però, non è soltanto personale. Ogni volta che compare un suo articolo, Fassina (che tra il 2000 e il 2005 ha lavorato come economista per il Fondo monetario internazionale a Washington) non si limita a leggerlo avidamente, ma lo inoltra subito per email anche agli amici (quanto meno a quelli che parlano inglese).
Ieri Mario Seminerio in un piccolo capolavoro sul suo BLOG PHASTIDIO ha sintetizzato il concetto della malafede molesta malattia, difficile da curare che prolifera in questi mesi in ogni ambiente.
Si non ci sono viene di mezzo la sindrome di Peter,la sindrome dell’incompetenza anche questa molesta ha lasciato il posto alla malafede molesta, l’inganno, la falsità e la menzogna. Quando questa crisi sarà finita mi toglierò molti sassolini dalla scarpa e non risparmierò nessuno, sottolineo NESSUNO.
Leggetevi per intero le dichiarazioni di uno dei componenti del board della BCE  REUTERS e capirete molte cose … “Certamente è un mistero il perché il fondo EFSF è stato autorizzato ad intervenire sul mercato secondario circa un anno fa e ancora nessun governo ha usato questa possibilità”, si è chiesto Coeure.
Ma leggiamo Seminerio…
Il portavoce del Commissario agli Affari Economici e Monetari europei, commentando la possibilità di usare le risorse del fondo salva-stati EFSF o del suo prossimo successore, ESM, per comprare sul mercato secondario titoli di stato spagnoli ed italiani e piegarne quindi al ribasso i rendimenti, ha commentato ieri, durante la periodica conferenza stampa della Commissione, che tale misura
«Sarebbe solo paracetamolo finanziario. Potrebbe alleviare tensione, dolore e malessere…ma non curare le cause alla radice del male, i problemi strutturali delle economie di Italia, Spagna ed altri. Non è un sostituto di riforme strutturali ed economiche che può rafforzare la fiducia»
Da dove cominciare?
Intanto, occorre premettere che il fondo salva-stati, nella sua configurazione passata (EFSF) o futura (ESM), nasce come firewall per gli stati di emergenza in cui i mercati rifiutassero di comprare debito dei paesi più “problematici”, per così dire. E sappiamo da sempre che questo firewall, al quale ha lavorato lo stesso Rehn, è nato fortemente rachitico, cioè del tutto insufficiente a “scudare” i paesi più grandi, come Italia e Spagna. Per questo motivo, da più parti, si chiedeva e si chiede di associare l’ESM ad una licenza bancaria, per potersi indebitare a leva presso la Bce e “minacciare” i mercati di quella “overwhelming force“, quella forza schiacciante, che sola può piegare i rendimenti.
Intendiamoci: in questa idea ci sarebbe un potenziale, enorme moral hazard: la Bce stampa moneta e gli stati nazionali si fanno gli affari loro. Sarebbe così se non fosse che gli aiuti dell’ESM nascono con incorporate delle condizionalità forti: tu fai questo e solo dopo io ti aiuto. Ma se i paesi in questione hanno già fatto, in misura non trascurabile, i compiti a casa e si trovano a pagare il conto di mercati molto dubbiosi perché tali paesi, proprio a causa di manovre fortemente recessive, si trovano ad avere un rapporto debito-Pil che si autoalimenta, oltre a settori bancari che stanno andando in malora sotto il peso di specificità nazionali (Spagna, con l’immobiliare) o per la profondità della recessione autoinflitta (Italia)?
Non è forse vero che l’Italia ha varato la riforma pensionistica più severa (o per meglio dire truculenta) d’Europa? Non è forse vero che la Spagna ha fatto lo stesso massacro con la riforma del mercato del lavoro? Non è forse vero che l’Italia viaggia, pur con un Pil a meno 3 per cento, verso un avanzo primario del 4-5 per cento e quindi per definizione è solvibile, e che l’anno prossimo avrà un pareggio di bilancio strutturale, cioè corretto per la profonda recessione in cui ci hanno ficcato?
Qualcuno ha dato un’ occhiata all’ultima bilancia commerciale aggiungo io, si è accorto le che le esportazioni hanno fatto un balzo del 5,5 % mese su mese e di oltre il 14 % rispetto allo stesso mese del 2011?  BorsaItaliana Ve l’hanno raccontato che il saldo della bilancia commerciale grazie alla recessione è negativo per soli 202 milioni di euro rispetto ai 2,8 miliardi dello scorso anno ad aprile ? Va tutto male in Italia…vero?
Possibile che non ci sia nessuno in grado di capire questa lieve contraddizione, e che ogni volta si debba fare ricorso a termini demenziali quali “fiducia”? Che razza di fiducia ci può essere se un paese è costretto in recessione e credit crunch dall’austerità che gli è stata imposta, e questo avvitamento fa esplodere il rapporto debito-Pil e fuggire gli investitori, alzando il costo del debito ed autoavverando la profezia dell’insolvenza?
Ed è mai possibile che nessuno si renda conto che, se tutti i paesi stringono contemporaneamente, non potrà mai esserci alcuna espansione, e che nel breve termine i risultati sarebbero identici anche se si tagliasse la spesa?
No Mario solo gli idioti e gli estremisti accademici alla Bundesbank pensano di risolvere una depressione con l’austerità un pò come fece il buon Heinrich Bruning nella famigerata Repubblica di Weimar aprendo le porte al nazismo e agli estremisti! Demenza pura demenza senile!
Ovviamente, questa freddura sul paracetamolo proferita dal confuso signor Amadeu Altafaj, portavoce di Rehn, è stata subito utilizzata dalla stampa italiana più “interessata” come conferma del presunto sputtanamento di Mario Monti.
 Non a caso si segnala il solito editoriale “a soggetto” e piuttosto confuso di Francesco Forte sul Giornale, puntualmente dimentico che l’Italia è perfettamente solvibile, per i motivi illustrati sopra.
Solvibile signori, l’Italia è solvibile….come vi racconto da oltre un anno! Lorettaaaaa, Loreeettaaaa dove sei! Ha dimenticavo ha i Grillo per la testa!
Ma tant’è: da uno che riesce a scrivere, per obbedire al committente, che l’Italia potrebbe tornare alla lira ma agganciandosi all’euro, come ai tempi dello SME (da cui siamo stati buttati fuori a calci in cul0 nel settembre del 1992, con le stesse identiche premesse), non è che ci si possa attendere molto.
E questa è la stessa testata, e la stessa gente, che nei giorni dispari vuole uscire dall’euro per poter “stampare moneta” con cui comprare il nostro debito e piegarne il costo, e in quelli pari scrive che Monti è screditato perché cerca scorciatoie al paracetamolo, cioè un firewall con cui comprare il nostro debito e piegarne il costo. Ci vuole pazienza, e moltissima.
Si ci vuole pazienza, moltissima a dosi massicce in questa crisi, ma come i lettori ben sanno la verità è figlia del tempo!

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27/06/2012 11:19
 
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Non basta dire Nein: Germania bocciata. Per Egan Jones rating tedesco inferiore a quello austriaco

"Mai gli Eurobond finchè sarò in vita”. La cancelliera Angela Merkel ieri sera ha pronunciato per l’ennesima volta il suo no a qualsiasi forma di responsabilità condivisa sul debito in Europa.
Non è bastato però a impedire la bocciatura della Germania da parte di Egan Jones, dinamica agenzia di rating che da qualche tempo si sta distinguendo per anticipare le mosse delle big three del rating (Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch), accusate di arrivare con i loro giudizi solo una volta che i buoi sono scappati dalla stalla, ossia solo quando i mercati finanziari hanno già di fatto scontato un miglioramento o un deterioramento del merito di credito di un emittente.
Questa notte Egan Jones ha tagliato il rating di Berlino ad A+ dal precedente AA-, con la prospettiva di una ulteriore riduzione ad A-, come segnalato da un outlook negativo. Tanto per capire l'abisso che separa le valutazioni di Egan Jones da quelle delle altre agenzie di rating, la Germania ad oggi per S&P ha un rating pari alla tripla A (AAA), mentre è interessante notare che in questo momento, per Egan Jones, Berlino ha un rating inferiore a quello di Austria, Gran Bretagna e Olanda.

Nel report diffuso da Egan Jones si legge che Angela Merkel "continua a creare tensioni con gli altri membri dell’Unione europea, opponendo resistenza agli Eurobond e ad allentamenti monetari e continuando a battere sul tema dei controlli fiscali. Ma la Germania sarà probabilmente battuta ai voti dagli altri membri della Bce e in quel caso avrebbe un’esposizione prospettica molto più elevata".
L’agenzia di rating aggiunge che attraverso Target 2 (il sistema di regolamento tra i Paesi dell'Ue)  l’esposizione tedesca anche verso le banche dei Paesi periferici è pari a circa 700 miliardi di euro. Contabilizzando anche tale esposizione, il rapporto debito/Pil della Germania salirebbe dall’87% al 114 per cento. Saranno poi da monitorare - chiude l'agenzia di rating - le ricadute di un’eventuale uscita della Grecia dall’Euro.

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27/06/2012 11:25
 
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ITALIA: LA QUINTA VIA!



Scrive nella sua rubrica “Numeri primi”  sul Corriere della Sera Fulvio Coltorti a proposito di debito pubblico e euro…

” Il debito pubblico che abbiamo accumulato costa quest’anno 84 miliardi di interessi ( 366 miliardi nel quadriennio 2012/2015 ) e impone manovre restrittive inique per la felicità dei “mercati” che giocano con il nostro futuro. I grandi speculatori, in primis i fondi ispirati dai soliti gruppi anglosassoni, vogliono realizzare profitti dalle loro scommesse sulla destabulizzazione dell’eurozona e noi restiamo perennement nell’angolo. L’unico modo di liberarsi da una schiavitù che sembra perpetua e destinata a impoverirci tutti è una consistente riduzione del debito…

Poi Coltorti elenca cinque strade storicamente seguite ovvero il default, il consolidamento a breve, l’inflazione e la vendita di beni pubblici.

Ma a me interessa l’ultima strada proposta…

(…) ” La Banca d’Italia valuta la ricchezza degli italiani in 8600 miliardi (  esclusi gli immobili aggiungo io… ) dei quali 3800 posseduti dal 10 % delle famiglie più ricche.Un prelievo straordinario diluito sui sei/sette anni inciderebbe di fatto solo sulle rendite e potrebbesistemare per sempre i nostri guai a patto che si riesca poi a tenere un giverno adeguato. Per i ricchi onesti, vivere in un paese felice dovrebbe valere assai più che emulare Paperon de Paperoni in una valle di lacrime “

Chi ha orecchie per intendere intenda e gi altri continuino pure a parlare del sesso degli angeli!

[SM=g1430727]
03/07/2012 10:58
 
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OLANDA E FINLANDIA … CAN CHE ABBAIA NON MORDE!

 






Non c’è stato un solo momento durante la crisi dell’ euro che Finlandia e Olanda non abbiano evidenziato le loro doti di cani da guardia dell’ortodossia tedesca

Suggerirei soprattutto all’Olanda un minimo di umiltà e un’ occhiata allo specchio della propria economia che non viaggia certo in acque tranquille. Comunque sia l’ opinione dei due paesi in questione vale come il due di picche che si tratti di avere il Partenone a garanzia o chissa’ quale altra garanzia…

La minaccia del governo finlandese di porre il veto all’eventuale attivazione del meccanismo anti-spread, voluto e ottenuto dall’Italia durante il vertice Ue della settimana scorsa, è un bluff. È quanto risulta da una lettura attenta del trattato dell’Esm, il fondo di salvataggio permanente dell’Eurozona, confortata dall’interpretazione del nuovo portavoce del commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn. 
Come ha confermato il portavoce, Simon O’Connor, l’eventuale “no” dei finlandesi all’acquisto sul mercato secondario, da parte dell’Esm, dei titoli di Stato di un Paese sotto l’attacco dei mercati non basterebbe a bloccare la decisione, se la Commissione europea e la Banca centrale europea (Bce) concludessero che la mancata azione minaccerebbe la sostenibilità economica e finanziaria della zona euro.

In questo caso, infatti, cambierebbe la procedura di voto nel consiglio di amministrazione dell’Esm, passando dal cosiddetto “comune accordo” (equivalente all’unanimità) a una sorta di maggioranza superqualificata, corrispondente all’85% delle quote di partecipazione al capitale versato dell’Esm, assegnate a ciascuno Stato membro. La Finlandia ha appena l’1,7974% delle quote. E non riuscirebbe a raggiungere il 15% per bloccare la decisione neanche se si alleasse con l’Olanda, altro Paese che si è opposto al meccanismo anti-spread, che detiene il 5,7170% delle quote.

Da notare, per contro, che l’Italia, con il 17,9137% delle quote, da sola potrebbe bloccare decisioni non gradite, come anche la Germania (27,1464%) e la Francia (20,3859%). Sotto la “soglia di blocco” resta invece la Spagna, con l’11,9037% delle quote.

«Una procedura di votazione d’urgenza – si legge nel Trattato, all’art.4) è utilizzata nei casi in cui la Commissione e la Bce concludono che la mancata adozione di una decisione urgente circa la concessione o l’attuazione di un’assistenza finanziaria (…) minaccerebbe la sostenibilità economica e finanziaria della zona euro. L’adozione di una decisione di comune accordo (…) nel quadro di detta procedura d’urgenza richiede una maggioranza qualificata dell’85% dei voti espressi».

Lo stesso meccanismo di voto (maggioranza qualificata all’85% delle quote in caso d’urgenza) vale anche per gli acquisti, da parte dell’Esm, di titoli di Stato sul mercato primario, ovvero al momento dell’emissione. Gli interventi sul primario, comunque, che sono generalmente considerati più efficaci e meno inclini ad alimentare la speculazione rispetto a quelli sul mercato secondario, non sono stati menzionati nella minaccia di “veto” finalndese.

Se però al coro dei no di Olanda e Finlandia si unisse qualche altro Paese tale da superare il 15% potrebbe riaffiorare un problema, l’ennesimo, da risolvere per far tornare a girare l’Europa.

[SM=g1430727]
[Modificato da udineipp53 03/07/2012 10:58]
10/07/2012 12:37
 
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E’ importante non dimenticare che la manipolazione e la frode non e’ solo quella di qualche psicopatico incompetente che in questi anni ha giocato sulla pelle di milioni di essere umani, ma anche quella istituzionale messa in atto dalle banche centrali…
 
Cosa si intende per repressione finanziaria? La politica di governo che interferisce con il libero mercato e la valutazione del debito o della valuta si può considerare una forma di repressione finanziaria. Queste politiche possono essere progettate per modificare il prezzo di mercato del debito o della valuta attraverso un intervento diretto, oppure indirettamente alterando la quantità di debito o valuta richiesta a un determinato prezzo. La ragione più comune alla base della repressione finanziaria è di migliorare la capacità con cui un paese finanzia il debito pubblico senza ricorrere a una dolorosa manovra fiscale. Abbassando in modo artificiale il costo di finanziamento del debito al di sotto del livello che verrebbe richiesto dal mercato libero, i governi possono ridurre i costi di finanziamento e rallentare il tasso di accumulo del debito. Possiamo considerare la repressione finanziaria come una forma di “insolvenza occulta”, un modo “educato” per un paese moderno con una moneta inconvertibile di congelare i debiti mentre apparentemente paga interamente interessi e capitale. Molti politici si rivolgono alla repressione finanziaria come a una forma furtiva di imposizione fiscale e austerità fiscale. L’aumento delle imposte dirette o i tagli alle spese precedentemente autorizzate sono pericolosi dal punto di vista politico; la “tassa” sotto forma della repressione è molto più subdola. 
Le tattiche sono cambiate nel corso degli anni ma la repressione finanziaria esiste da quanto esiste il debito. Basti pensare all’epoca dei romani che, in momenti di difficoltà, raschiavano il metallo prezioso dalle monete. Oggi ci sono varianti pressoché illimitate di strumenti repressivi utilizzati dal governo per ridurre il costo del debito e per ottenere un profilo di rischio e rendimento favorevole al governo e sfavorevole agli investitori. Gli economisti Carmen Reinhart e M. Belen Sbrancia hanno esaminato un periodo particolarmente intenso di repressione finanziaria avvenuto dopo la Seconda Guerra Mondiale e hanno delineato una serie di politiche definibili come repressione finanziaria.1)  Limiti espliciti o indiretti ai tassi di interesse. Tra gli esempi più recenti ricordiamo il tasso di interesse target della banca centrale che fissa i tassi al di sotto della soglia di equilibrio del libero mercato 2)  Creazione di un “pubblico involontario” per promuovere il credito al governo a tassi artificialmente bassi. I piani di allentamento quantitativo o di acquisto di attività delle banche centrali in Europa, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti sono un esempio di questa pratica, così come le restrizioni per le operazioni in conto capitale e i controlli sui cambi che vengono adottati sempre più frequentemente da molti mercati emergenti.3) Altre restrizioni governative e norme per il settore finanziario. La proprietà statale di banche e altri grandi istituti finanziari che erogano direttamente prestiti rientra in questa categoria, come molte nuove norme che riguardano le riserve bancarie e gli obiettivi di liquidità che di fatto prevedono il possesso di una quantità maggiore di titoli di stato. Anche molte norme cosiddette macroprudenziali rientrano in questa forma di repressione. 

[SM=g1430727]
10/07/2012 23:10
 
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Ciao Claudione...
complimenti per il lavorone che fai in questa cartella, molto interessante!! Vai così!!

Un abbraccio [SM=x79732] ,
Pino
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