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by Claudione

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2014 11:10
28/05/2012 15:08
 
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.....perché non solo gli addetti al ""lavoro.....lo devono SAPERE...e ai più ..NOOOOO....
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«Per due volte, nel XX secolo, la Germania con mezzi militari ha distrutto se stessa e l’ordine europeo. Poi ha convinto l’Occidente di averne tratto le giuste lezioni: solo abbracciando pienamente l’integrazione d’Europa, abbiamo conquistato il consenso alla nostra riunificazione. Sarebbe una tragica ironia se la Germania unita, con mezzi pacifici e le migliori intenzioni, causasse la distruzione dell’ordine europeo una terza volta. Eppure il rischio è proprio questo». CorrieredellaSera
No, non sono parole pronunciate da Andrea Mazzalai uno qualunque, ma si tratta dell’ex ministro degli esteri tedesco, Joschka Fischer il quale sceglie parole pesanti come pietre per lanciare un allarme fatto di passione e ragione…
«Mi preoccupa – spiega Fischer – che l’attuale strategia chiaramente non funziona. Va contro la democrazia, come dimostrano i risultati delle elezioni in Grecia, in Francia e anche in Italia. E va contro la realtà: lo sappiamo sin dalla crisi del 1929, dalle politiche deflattive di Herbert Hoover in America e del cancelliere Heinrich Brüning nella Germania di Weimar, che l’austerità in una fase di crisi finanziaria porta solo a una depressione. Sfortunatamente, sembra che i primi a dimenticarlo siamo proprio noi tedeschi. Certo l’economia della Germania è in crescita, ma ciò può cambiare rapidamente, anzi sta già cambiando». L’ex vice-cancelliere del governo rosso-verde invita a non farsi alcuna illusione: l’Europa è oggi sull’orlo di un abisso. «O l’euro cade, torna la renazionalizzazione e l’Unione Europea si disintegra, il che porterebbe a una drammatica crisi economica globale, qualcosa che la nostra generazione non mai vissuto. Oppure gli europei vanno avanti verso l’Unione fiscale e l’Unione politica nell’Eurogruppo. I governi e i popoli degli Stati membri non possono più sopportare il peso dell’austerità senza crescita. E non abbiamo più molto tempo, parlo di settimane, forse di pochi mesi».
Bene incominciamo con demolire uno dei miti che da tempo girano come fantasmi nei castelli in aria di questa crisi, ovvero quella della crescita tedesca, da sempre superiore in tutto e per tutto a quella del nostro Paese.
Date un’occhiata a questi dati che risalgono al periodo antecedente l’avvio dell’esperimento della moneta unica ma soprattutto fate un confronto tra la crescita tedesca e quella del nostro Paese tra il 2000 e il  2003.

Più che locomotive sino al 2003 Germania ed Italia sono state le lumache della crescita europea. Poi anno dopo anno il divario ha incominciato ad aumentare nel 2006 sino ai nostri giorni.

Ora questo basta e avanza per cancellare alcune leggende metropolitane di presunto virtuosismo teutonico che raccontano come il divario industriale e nella crescita è sempre stato netto tra il nostro Paese e la Germania sin dalla notte dei tempi.
E’ cosi difficile comprendere che per la Germania l’euro è stato come il Paese dei Balocchi per Pinocchio.
Come riuscire a spiegare che il gatto italiano e la volpe tedesca hanno suggerito all’Italia che sotterrando la lira nel campo dei miracoli europeo le loro monetine si sarebbero moltiplicate all’infinito, in questa unione delle meraviglie.
Ora come abbiamo visto recentemente con un tempismo degno di nota il Der Spiegel appoggiato ovviamente dai sempre interessati anglosassoni attraverso il Times ci ha proposto la leggendario ” Operazione autoinganno ” secondo la quale l’Italia entrò nell’ euro solo grazie ad artifici e trucchi contabili, sui quali il cancellieri Kohl fu più volte avvertito ma per che questioni di convenienza politica rifiutò di prendere in considerazione in quanto la Francia avrebbe dichiarato che senza l’Italia non sarebbe mai entrata nell’euro.
Mi spiegate voi il motivo per il quale oggi molti dei principali protagonisti di quel campo dei miracoli di fronte alla fine dell’euro e all’avvento del terzo reich economico sono prodighi nel rammentare come in fondo la Germania è stata l’unica beneficiaria di questa farsa europea.
C’è qualcuno che è disposto a credere che Francia e Germania abbiano accolto il figliol prodigo Italia nella loro grande famiglia solo per spirito di amore paterno e materno?
L’economia tedesca sarebbe stata surclassata da quella italiana se quest’ultima fosse rimasta fuori dall’euro.
Sentite cosa ci raccontava lo scorso autunno Martin Wolf dalle colonne del Financial Times…
Qual è il paese che ha guadagnato di più dalla creazione dell’euro? A mio parere, la Germania. È un’opinione scarsamente condivisa dai tedeschi, ma è uno scetticismo che non ha ragione di esistere. La Germania trae beneficio dall’esistenza dell’euro e deve dirlo chiaramente, molto più di quanto non faccia oggi:(…)  Perché (…)  i tedeschi dovrebbero accettare l’idea che la riuscita dell’euro è nel loro interesse? La risposta immediata è che l’economia tedesca dipende in fortissima misura dall’export per quanto riguarda la domanda. Dal 2000 al 2008 ben due terzi della crescita complessiva della domanda in Germania sono venuti dalla domanda esterna. La Germania ha bisogno di mercati “prigionieri” e di un tasso di cambio competitivo. L’euro le ha garantito entrambe le cose, e in misura smodata: la crisi nei paesi della periferia ha trascinato giù il valore della moneta unica, e molti dei partner commerciali della Germania nella zona euro (che assorbe i due quinti delle sue esportazioni, nove volte più della Cina) non sono competitivi dopo un decennio di aumento dei costi relativi.
Ora proprio in queste settimane i telebani del giornalismo tedesco tra un sondaggio tarroccato  e l’altro contro la permanenza nell’euro della Grecia  e l’avversione agli eurobond da parte di quasi l’80 % della popolazione tedesca, sono riusciti a chiedersi che senso abbia restare nell’euro visto che ormai le esportazioni tedesche viaggiano verso nuovi orizzonti.
Come riporta puntualmente il sempre attento  VOCI DALLA GERMANIA  il realtà l’illusione tedesca si fa sempre più evidente tra le pieghe degli ultimi dati pubblicati dall’ Ufficio Centrale  di Statistica  soprattutto se guardiamo alle virgole nel complesso dei dati…
Esportazioni 2011, % diretta verso la UE e l’area Euro
 
 
  Paesi EU Unione monetaria
2011 % 59,2 % 39,7
2010 % 60,0 % 40,8
2009 % 62,3 % 42,8
2008 %63,3 % 42,8
2007 % 64,6 % 43,8
A proposito della favola del surplus mondiale tedesco andiamo a dare un’occhiata a cosa ci racconta il professor Bagnai …A me verrebbe naturale consultare le statistiche OCSE sul commercio bilaterale della Germania, no? Andiamo dunque a vedere, con il nostro bon sens, cosa c’è scritto. Il file coi dati originali è qui, così se ho sbagliato mi correggerete. Nel terzo foglio ho messo i saldi bilaterali della Germania, ordinati dal più grande (Eurozona) al più piccolo (Cina). Sono medie, in miliardi di dollari, riferite all’ultimo decennio. Ve li riporto per comodità:
 
 

 
Se poi andate a dare un’occhiata alle pagine 5 e 6 del documento aggiornato rilasciato dal DESTATIS avrete la conferma che le balle …ops le bugie hanno le gambe corte in quanto mai nessuno va a verificarle.
Ecco. Le cose stanno così. (…)  secondo l’OCSE, la Germania ha avuto, nella media dell’ultimo decennio, un surplus (non un deficit) con la Russia, nonostante probabilmente importi da essa qualche fonte di energia fossile. Per capire perché bisognerebbe andare nel dettaglio, ma a me ora non interessa capire perché: mi interessa farvi capire che nessuno vi sta dicendo la verità. Naturalmente, dire che “è in surplus con tutti gli altri paesi” significa suggerire (astutamente) la solita baggianata, ovvero che la Germania è in surplus con gli emergenti, perché è forte e competitiva avendo fatto le riforme. Se vi andate a vedere cosa è successo con la Cina (ne avevamo parlato qui) o con il Brasile vedete che non è vero: in entrambi i casi la Germania era in deficit all’inizio della crisi, un deficit strutturale che si è in parte ricomposto solo perché sono crollate le importazioni tedesche (e non decollate le esportazioni). Altro che “competitività”! Altro che “modello da seguire”! Seguire dove? Nel baratro? Ah, e guardatevi anche il risultato con l’Indonesia (un emergente del quale non vi parlano, ma che non è del tutto trascurabile), o quello con la Corea del Sud, o quello con il Cile… Notate anche che il surplus verso l’India è un terzo di quello verso la Grecia (devo aggiungere altro? Avete un’idea delle dimensioni di India e Grecia?).
Ma torniamo a Martin Wolf…
Soprattutto, immaginate che cosa sarebbe successo in assenza dell’euro. Il tasso di cambio del marco tedesco sarebbe schizzato alle stelle con l’economia europea sballottata dalle crisi valutarie, come successe negli anni 90. Nei paesi della periferia, le svalutazioni delle monete nazionali sarebbero state ingenti almeno quanto quelle della sterlina, forse ancora di più. (…)
La Germania ha un fortissimo interesse politico ed economico a far funzionare la zona euro, non importa quanto sia impopolare. L’euro si è dimostrato una valuta stabile: il tasso d’inflazione è stato minore che ai tempi della Bundesbank. L’euro ha anche protetto l’economia tedesca da scossoni ancora peggiori. La sfida è modificare i meccanismi di funzionamento della zona euro e riformare le sue istituzioni in modo che l’economia funzioni per tutti. I cambiamenti sono dolorosi. Ma la Germania non ha nessuna alternativa sensata. (Traduzione di Fabio Galimberti)
Chissà perchè oggi Prodi e Vincenzo Visco ministro delle Finanze all’epoca dell’ingresso nella comunità europea, ma non solo, ci raccontano che la Germania ha beneficiato largamente dell’euro e che l’ingresso italiano è stato favorito per indebolire l’euro e favorire l’export tedesco.
Poi alla fine ci si mette anche il professore a confermare quello che ormai è il segreto di Pulcinella, magari con una certa dose di ritardo…
Roma, 24 mag. (TMNews) – Evitare che qualche Paese esca dall’euro è interesse di tutti, a cominciare dalla Germania, se l’Italia riacquistasse il potere di svalutare la propria moneta sarebbero problemi per le esportazioni tedesche. Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Monti, parlando a ‘Piazza pulita’: “Se uno di questi paesi salta, è un problema per tutti. E’ anche interesse tedesco, bisogna spiegare che la Germania è un grande beneficiario dell’integrazione europea, hanno un grande mercato europeo a disposizione nel quale i singoli paesi non possono più svalutare… Io non voglio neanche citare questi scenari, ma se per esempio l’Italia dovesse uscire dall’euro e riacquistare libertà sul proprio tasso di cambio e la lira si svalutasse, sarebbe un grosso problema per le esportazioni tedesche”.
Monti ha simulato un colloquio con la Merkel: “Le direi, cara cancelliera: voi siete un paese disciplinato, noi siamo – gli altri paesi d’Europa – abbiamo capito che è nel nostro stesso interesse diventare anche noi disciplinati e lo stiamo facendo”. Ma nel frattempo, è il messaggio di Monti, non si può far finta di niente durante una crisi come quella attuale “perché per quanti sforzi i paesi facciano – e l’Italia oggi è molto più avanti di tanti, anche della Francia – saranno sforzi vani se nasce una sfiducia nell’euro”.
Ma non è finita ascoltate cosa ci racconta Fitoussi … «Non c’è da sorprendersi: così come è strutturata oggi, l’Europa è destinata alla paralisi», ha spiegato a Lettera43.it Jean-Paul Fitoussi, economista e docente all’Istituto di studi politici di Parigi e dell’Università Luiss di Roma, nonché membro del consiglio d’analisi economica del governo francese. «Il Trattato di Lisbona prevede che le decisioni siano prese all’unanimità: impossibile. Il risultato è che non vengono mai prese. O che sono talmente addolcite da consegnarci al fallimento».
(...)  i tedeschi non voglio accollarsi il costo del debito degli altri. R. Questa è follia: la Germania ha goduto finora del fatto che gli altri si siano indebitati. D. Come? R. Più gli altri stanno male e devono pagare interessi alti sulle proprie obbligazioni statali, meno paga la Germania, considerata solida. Oltretutto, non è che i tedeschi abbiano poco debito: il loro è pari all’88% della ricchezza nazionale, non hanno niente da pontificare. D. Merkel però è inamovibile. R. Ripeto, la Germania non può dare lezioni. D. Perché? R. Ha giocato sporco: Berlino ha guadagnato perché ha fatto concorrenza fiscale e sociale a quelli che doveva aiutare. D. Cosa intende con concorrenza sociale? R. Semplice: le imprese hanno abbassato i salari e diminuito le tutele sociali. Hanno scelto una ricetta che fa male a tutti: ai lavoratori tedeschi e agli altri Paesi dell’Europa. (…)
Ma questo come accade negli anni tragici dell’esaltazione ideologica della Grande Germania, sono in pochi a comprenderlo soprattutto sotto il bombardamento mediatico e politico di un popolo che viene invece esaltato, istigato a scegliere diversamente.
Non dimentichiamocelo non facciamo di tutta l’erba un fascio! Ho molti amici in Germania e non tutti sono affascinati da questa grande ed ennesima illusione tedesca.
Tornando infine a Fischer, concludiamo con un pezzo di storia
L’intervista è finita. Ma Fischer, sempre affascinato dalla Storia, vuole ancora raccontare un aneddoto: «Sono stato spesso a Venezia, ma solo alcuni mesi fa, per la prima volta ho dormito in laguna. Un’esperienza indimenticabile: alle 7 della sera, la città era vuota, nulla sembrava vivo. E allora ho pensato alla Serenissima, alla grande potenza che ha dominato il Mediterraneo e parte del Medio Oriente, esercitando per secoli una forte egemonia economica, politica e culturale, ridotta a un bellissimo museo deserto. Vogliamo che anche l’Europa diventi questo? Non credo, ma potremmo esservi molto vicini».
 Si più vicini di quello che ognuno di noi è disposto a credere, perchè chiunque dimentica il suo passato è destinato a riviverlo!
 
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[Modificato da udineipp53 28/05/2012 15:11]
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