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by Claudione

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2014 11:10
11/06/2012 13:03
 
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...sempre ricordandovi il mio ultimo post di settembre scorso.... in altro di chiacchiere .......
[SM=g1430727] ........Monti e i leggendari ...poteri forti.....

Avevamo un estremo bisogno di sentirci dire da un massone come Licio Gelli che i poteri forti non esistono in Italia non ce ne sono più!
Roma, 8 giu. (Adnkronos) – ”Poteri forti? Non ce ne sono piu’. Fa comodo dirlo perche’ l’Italia vive di complotti ma poi sono complotti per modo di dire. I politici sono incapaci e inventano queste cose….”. E’ senza appelli il giudizio di Licio Gelli sull’esistenza dei ‘poteri forti’ nel nostro Paese. ”In Italia -dice all’Adnkronos l’ex Maestro Venerabile della Loggia P2- non funziona nulla di nulla”. ”Il mio giudizio sul governo e’ completamente negativo -scandisce Gelli- Monti non e’ quello che occorreva al Paese. Serviva un uomo preparato” e invece il presidente del Consiglio ”serve chi ritiene di poter servire, e’ uno che disposto ad andare con tutti”.
Affascinante no! Grazie al nostro Bill abbiamo scoperto in questo video di Repubblica che il 18 novembre dello scorso anno Monti al momento del suo insediamento…
“Siamo leggermente disturbati, ma tocca a noi dare la prova che voi non avete ragione per queste allusioni”. Così il premier Mario Monti, in aula a Montecitorio, sfida i critici che lo associano ai poteri forti. E ricorda: “i poteri forti in Italia non ci sono, ci sono invece nel mondo – dice il premier – e io ho avuto il privilegio di vederli quasi tutti, i poteri forti, nella mia funzione di commissario alla concorrenza” dell’Unione europea. Il giorno in cui io proibiì una fusione tra due grandissime società americane, benchè fosse intervenuto anche il presidente degli Stati Uniti, l’Economist scrisse che il mondo degli affari americano considera Mario Monti il Saddam Hussein del business”.
Santo cielo ma se non ci sono perchè allora abbattersi per aver perso l’appoggio dei poteri forti, professor Monti, nessuno crede ai poteri forti, in Italia e nel mondo proliferano le missioni e le opere di carità!
Ovviamente non poteva mancare la risposta di Ferruccio De Bortoli uno che non ha mai avuto occasione di conoscere poteri forti… I leggendari  poteri forti aggiungendo che in Italia non vi sono vere élite o egemonie di qualità, ma solo una congerie disordinata e caotica di ingessature corporative
A dire il vero suonerebbe meglio una congerie disordinata e caotica di un manipolo di falliti e incompetenti, psicopatologicamente …malati che continuano ad amministrare la liquidazione di questo Paese!
Avanti con la sviolinata…
La settimana più difficile del governo si chiude con la scelta, coraggiosa, dei nuovi vertici Rai. Ora speriamo che un analogo colpo d’acceleratore sia impresso alle misure, assai tormentate, del pacchetto sviluppo. Monti fa bene ad andare avanti senza guardare in faccia nessuno e a cogliere le critiche (anche di questo giornale) con spirito costruttivo. La parte responsabile del Paese, che crediamo maggioritaria, sa che non vi sono alternative a questo governo, al di fuori del caos greco. Elezioni anticipate sarebbero semplicemente una sciagura nazionale e tutti dobbiamo guardare, con ragionevole fiducia, all’appuntamento europeo di fine mese. Se l’Europa si sveglierà dal proprio torpore autodistruttivo, salvando l’euro e se stessa, dovrà ringraziare anche il nostro premier.
La polemica domestica, sull’influsso che i poteri forti avrebbero sulla vita nazionale, ci offre l’occasione per parlare della classe dirigente, soprattutto privata, di questo Paese. Alla politica non diamo tregua, è vero. Ha ragione D’Alema, che non cede alla tentazione nazionale di vedere complotti ovunque, a lamentarsene.
Come dice John Perkins nel suo libro sul Destino Manifesto è vero non c’è alcun complottto solo tante persone di buona volontà che con emolumenti e rendite spettacolari perseguono costantemente il proprio interesse a scapito del bene comune.
Ma perché la vorremmo migliore. I partiti sono indispensabili alla vita democratica, per questo li sferziamo quotidianamente. Del cosiddetto establishment , il mondo dell’industria, della finanza, della classe dirigente privata, ci occupiamo poco.
E ci mancherebbe anche questa mica si può parlare male di coloro che sono gli azionisti del proprio giornale, direttore, se non ricordo male il buon Don MIlani soleva ricordare … qual’è mai il giornale che scrive per  il fine che in teoria gli sarebbe primario cioè informare o non invece per quello di influenzare in una direzione. ,
Una lacuna. Da colmare. Ma la realtà, amara, è ben diversa dalla mistica della tecnostruttura esclusiva, un po’ opaca, più incline a rinchiudersi in alberghi di lusso che ad accettare la sovranità popolare. È grave invece che nel nostro Paese abbia perso di significato – non del tutto per fortuna – il concetto di una classe dirigente responsabile, preoccupata anche dell’interesse generale, in grado di esprimere un indirizzo, un’idea di società, come quella che nel Dopoguerra rese possibile il miracolo economico. Insomma fiera di dirigere, non sfacciata nell’esigere. Dedita per prima a dare il buon esempio. Esistono élite di grande livello cui il governo ha fatto abbondante ricorso anche in questi giorni: le migliori università, la Banca d’Italia e non solo. Un tempo ve n’erano di più: raffinate culture d’impresa di grandi gruppi, anche bancari, privati e pubblici. È rimasto ben poco.
Santo cielo non sapevo che i bocconiani all’amatriciana fossero un élite di grande livello, non c’è piatto di questo governo che non sia stato cucinato alla Bocconi. Per quanto riguarda poi le banche figuriamoci il governo è intriso di raffinata cultura …d’ Intesa!
(…) Una cosa giusta ho sentito nell’editoriale di De Bortoli, non qualche volta ma spesso e volentieri …anche per colpa loro, per via di una certa arroganza intellettuale e di un senso di estraneità alle sorti del Paese.
La nostra storia è ricca di anti-italiani o italiani per caso.
Altrochè se me ne sono accorto, in questi mesi gli esterofili e la moltitudine di medici, dotti e sapienti dell’ultima ora quella che fa trend abbondano! L’Italia è un Paese di “mierda” guarda come è brafa la Gemania o come si vive meglio in Merica o ancora sotto le gonne della regina Elisabetta!
Un vezzo culturale sintomo di un’appartenenza debole. Poi ci sono altre élite , se possiamo chiamarle così, non certo nell’accezione che Wright Mills usò per quelle americane. Le più diffuse sono sprovviste di regole e valori. Circoli di potere, cordate, alleanze trasversali, blocchi corporativi, alti burocrati, persino magistrati, cerchi magici di varia natura, spesso casereccia.
Tutto meno che nuclei di una moderna classe dirigente. I più recenti studi sulla composizione delle élite italiane ci dicono che la struttura è ancora quasi essenzialmente maschile. Nove su dieci sono uomini. Sette su dieci in Francia, sei nel Regno Unito. L’età media delle persone di potere cresce e ormai ha superato i 60 anni; le élite italiane sono forti nel consenso e deboli in competenze;
Si li conosciamo sono gli psicopatici non deboli in competenze ma totalmente incompetenti, ma non mi dica direttore che non li conosce, qua e la ci sono anche nella categoria dei giornalisti, si quelli che fanno del giornalismo italiano una delle cause per le quali  in Italia la libertà di stampa ci colloca al 40° posto dopo  Cile, Benin e Namibia.
Affascinante no!
Per quanto riguarda invece il passaggio qui sotto non posso che essere d’accordo, ma mi raccomando non lo dica al professor Giannino perchè potrebbe prendersi un coccolone, lui e i ragazzi di Chicago…
Un’altra scomoda verità: ci eravamo illusi che il privato con le sue virtù cambiasse il pubblico. Dobbiamo constatare che molto più frequentemente i difetti del pubblico hanno contagiato il privato. Eravamo convinti che le privatizzazioni in Italia avrebbero esaltato i comportamenti virtuosi e isolato le pratiche peggiori. Hanno premiato, salvo pochi casi, le consorterie opache e diffuso la convinzione perniciosa che una relazione conti più di un risultato, che l’amicizia prevalga sul merito. Il mercato per troppi è ancora un luogo dello spirito, una selva oscura dalla quale difendersi.
Con ogni mezzo. Le privatizzazioni italiane non sono state decise nel giugno di vent’anni fa, a bordo del panfilo Britannia, sul quale la finanza anglosassone avrebbe irretito la nostra, come insiste un’altra vulgata sui poteri forti.
Ma hanno visto la tendenza sistematica del grande capitalismo privato italiano a trovare rifugio negli ex monopoli pubblici o nel sistema delle concessioni statali quando non a realizzare solo un maledetto e immediato guadagno. La vendita o la svendita del patrimonio pubblico non è stata accompagnata da una decisa apertura alla concorrenza e raramente ha coinciso con un reale processo di internazionalizzazione degli acquirenti. La borghesia produttiva, che tanti meriti ha avuto in questo Paese, ha mostrato segni di stanchezza, difendendosi dalla globalizzazione anziché aggredirla. A dispetto di un passato glorioso e in contrasto con un tessuto di piccole e medie imprese che si batte ogni giorno per la sopravvivenza. Certo, esistono casi di straordinario valore, marchi di risonanza mondiale, storie personali di eccezionale successo. E meno male. Ma colpisce che spesso si dica che sono emerse nonostante, non grazie al nostro Paese. E che i loro artefici si sentano sempre meno italiani.
L’ultima amara realtà è che non vi sono vere élite o egemonie di qualità, ma solo una congerie disordinata e caotica di ingessature corporative, una miriade di casellanti muniti di veto. Chi teme i poteri forti può stare tranquillo. Chi ha a cuore il futuro del Paese, la formazione di una classe dirigente di qualità, le riforme e il ritorno alla crescita, ha molto di che preoccuparsi.
Ferruccio De Bortoli CorrieredellaSera
Fa piacere sentirselo dire, ma ne eravamo già consapevoli.
Sarebbe bello se ogni tanto fosse possibile lasciare libero qualche competente, coraggioso e bravo giornalista, libero di indagare ed informare sui conflitti di interesse che distruggono questo Paese, ma in fondo è solo un sogno, in quanto oggi non è la validità di una teoria ciò che conta ma il suo contagio, non conta informare ma condizionare!
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