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by Claudione

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2014 11:10
21/06/2012 13:08
 
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Oggi torneremo a parlare di “Shock Economy” per me la stella polare per comprendere quello che sta accadendo…
Un vero e proprio shock economico come piaceva tanto a Milton Friedman, la liquidazione delle Nazioni ad opera dell’oligarchia finanziaria…
«In uno dei suoi saggi più influenti, Friedman formulò la panacea tattica che costituisce il nucleo del capitalismo contemporaneo, e che io definisco “dottrina dello shock”. Osservava che “soltanto una crisi – reale o percepita – produce vero cambiamento.
Quando quella crisi si verifica, le azioni intraprese dipendono dalleidee che circolano.
Questa, io credo, è la nostra funzione principale: sviluppare alternative alle politiche esistenti, mantenerle in vita e disponibili finché il politicamente impossibile diventa il politicamente inevitabile”. Alcune persone accumulano cibo in scatola e acqua in previsione di grandi disastri; i friedmaniani accumulano idee per il libero mercato.
E quando la crisi colpisce – ne era convinto il professore dell’università di Chicago – è fondamentale agire in fretta, imporre un mutamento rapido e irreversibile prima che la società tormentata dalla  crisi torni a rifugiarsi nella tirannia dello status quo» (Naomi Klein).
Ma andiamo per gradi!
In questi ultimi mesi è salito spesso alla ribalta l’eterno nuovo dilemma sulla nostra permanenza o meno all’interno di un’esperienza fallimentare come questa unione monetaria, un’esperienza fallimentare in quanto essenzialmente basata prima sui capitali e sulle monete, piuttosto che su un’unione politica e fiscale, senza alcun ritegno per le singole identità nazionali, un inno alla globalizzazione che dimentica l’importanza detta glocalizzazione.
Il recente post dal titolo ITALIA FUORI DALL’ EURO LA SVALUTAZIONE CI HA FATTO BENE significava condividere solo un passaggio storico che ripercorre quanto accadde nel 1992 dalla voce del professor Monti e dimostrare con dati alla mano e non chiacchere che la svalutazione non significa automaticamente inflazione.
Euro o non euro è un argomento che non mi affascina più di tanto! Quello che è accaduto in questi anni,
A differenza di molti che hanno le loro sicurezze io preferisco non esprimermi sull’opportunità o meno di uscire dall’euro perchè credo che nessuno sia in grado di determinare anche con dati alla mano quale sarà la reazione della gente e delle dinamiche macroeconomiche.
Non ho forse scritto più volte che la follia nel singolo è un’eccezione mentre nella masse è la regola!
Vi lascio con due opposte visioni su quello che potrebbe accadere in caso di uscita dall’euro, una di Alessandro Platerotti sul SOLE24ORE  che prospetta addirittura un incubo e quella del professor Bagnai su   Goofynomics dove in fondo al blog con i post più popolari potete farvi un’idea dell’inevitabilità secondo l’autore di un’uscita dall’euro con il contorno del Il ritorno del terrorismo l … Non starà dicendo che dobbiamo uscire dall’euro? Temo sia doloroso ma inevitabile, dovremmo gestire questo processo anziché subirlo. L’euro è solo l’undicesima moneta dell’Unione, quella che funziona peggio: l’Europa c’era prima e ci sarà dopo.
Bene ognuno sulla base della propria consapevolezza si faccia una propria opinione, ma attenzione nessuna sicurezza meglio il dubbio.
Sul suo blog Bagnai inoltre sottolina come gli Usa hanno mille e un motivo economico e geopolitico per desiderare che l’euro tenga, a partire da quello, evidente, che niente come l’euro può liberarli da un concorrente temibile…
Quello che probabilmente il professor Bagnai non intravvede è l’esperimento per eccellenza che è in corso in Europ,  ovvero la “Shock economy”, lo shock neoliberista con il quale si sta cercando di smantellare lo stato sociale in Europa o meglio l’economia sociale di mercato.
Bene a questo proposito in attesa perenne di un’eventuale autorizzazione a pubblicare il pezzo che ci aiuterà a comprendere cosa in realtàsta accadendo come sviluppo della crisi subprime, diamo un’occhiata ancora una volta a quello che ci racconta John Perkins, non uno qualunque ma una delle più importanti pedine sullo scacchiere della CORPORATOCRAZIA americana oggi profondamente pentito…
“In ultima analisi, l’impero globale dipende in larga misura dal fatto che il dollaro funge da unità monetaria e che la zecca degli Stati Uniti ha il diritto di stampare quei dollari. Cosi facciamo prestiti a paesi come l’Ecuador sapendo benissimo che non li restituiranno mai; anzi non vogliamo proprio che onorino i loro debiti (…) Gli Stati Uniti  battono una moneta che non è garantita in oro. Anzi non è garantita da nient’altro che una generale fiducia internazionale nella nostra economia e nella nostra capacità di schierare a nostro sostegno le forze e le risorse dell’impero che abbiamo creato. La possibilità di battere moneta ci dà un potere immenso. Significa tra le altre cose che possiamo continuare a concedere prestiti che non saranno mai resituiti, e che possiamo accumulare enormi debiti noi stessi…” ( tratto da Confessioni di un sicario dell’economia )
Ma andiamo avanti e sentiamo cosa disse lo scorso anno in un’intervista all’ HuffingtonPost pubblicata su Comedonchisciotte…
Siamo stati ingannati e portati a credere che una forma mutante di capitalismo, sposata da Milton Friedman e promossa dal presidente Reagan, e da ogni presidente da quel momento, sia accettabile, pur essendo una forma che ha portato a un mondo in cui meno del 5% di noi (negli Stati Uniti) consuma più del 25% delle risorse mentre quasi la metà degli altri vive in condizioni di povertà.
Si tratta invero di un totale fallimento. L’unico modo in cui Cina, India, Africa e America Latina potrebbero adottare tale modello è di trovare altri cinque pianeti uguali alla Terra … ma inabitati.
La maggior parte di noi comprende bene quello che mio nipote non può capire: che la sua vita è minacciata dalla crisi generata durante la nostra epoca. Il punto non è la prevenzione. Non si tratta di risintonizzarci sulla “normalità”. E neppure di sbarazzarci del capitalismo.
La soluzione consiste nel sostituire il mantra di Milton Friedman, secondo cui “Il fine dell’impresa è la massimizzazione del profitto, prescindendo dai costi sociali e ambientali”, con uno più realizzabile: “Realizza profitti unicamente nel contesto della creazione di un mondo sostenibile, giusto e pacifico”, e dare origine a un’economia basata sulla produzione di cose di cui il mondo realmente necessita.
Questo obiettivo nulla ha di radicale o di nuovo. Per più di un secolo dopo la fondazione di questo paese, gli Stati hanno riconosciuto diritti e privilegi solamente a quelle società che potevano dimostrare di adoperarsi per il pubblico interesse, facendo chiudere quelle che venivano meno a tale premessa. Le cose cambiarono dopo una delibera della Corte Suprema del 1886 che concesse alle società gli stessi diritti di cui godevano le persone fisiche, senza però le responsabilità a carico dei singoli.
Come sicario dell’economia, ho preso parte a molti degli eventi che ci hanno spinto in questo territorio minato. Come scrittore e conferenziere, ho passato gli ultimi anni viaggiando negli Stati Uniti e visitando Cina, Islanda, Bolivia, India, e molti altri paesi, parlando con leader politici e imprenditori, studenti, insegnanti, operai, e genti d’ogni sorta. Ho letto saggi su programmi economici di Obama, sugli attuali regimi per la riforma di Wall Street, e le altre politiche. Mi ha colpito il fatto che la maggior parte delle discussioni riguardassero il triage e che, anche se c’è la necessità di fermare l’emorragia, dobbiamo al contempo snidare il virus che ha causato questi sintomi.
“Hoodwinked” presenta un piano per una cura a lungo termine. Nei giorni seguenti la pubblicazione del libro, avvenuta il 10 novembre 2009, ho parlato di questo progetto alle Nazioni Unite, in programmi radiofonici e televisivi, e in una conferenza cui hanno partecipato 2.400 studenti MBA, presso la Cornell University.
Ne ritorno avvertendo la speranza che siano finalmente pronti ad accogliere l’avvertimento di Omar e attuare la trasformazione che, per la generazione di mio nipote, rappresenterà la salvezza.

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