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by Claudione

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2014 11:10
05/09/2012 10:31
 
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State sintonizzati perchè questo è solo l’inizio. Dopo l’articolo del mitico professor Bagnai e il suo dividendo de che… avremo tempo e modo di smontare quattro chiacchere al bar che i pasdaran dello Stato minimo lasciano qua e la nelle trasmissioni televisive nostrane…

Una premessa è fondamentale!  Possiamo stare qui tutta la sera a discutere di come la classe politica ha dilapidato la Greenspan Put in questi anni,  ma impariamo a chiamare le dinamiche e le cose con il proprio nome.

A noi stasera interessa evidenziare come si gioca con troppa facilità con i numeri, amplificandoli ad uso e consumo degli ignoranti, ovvero coloro che ignorano, spesso e volentieri per portare avanti la propria causa…

Le ideologie hanno metodi molto efficaci per rafforzare il consenso: del terrore abbiamo già parlato, oggi parliamo del senso di colpa. Sì, perché non c’è ingiustizia, non c’è assurdità, non c’è palese violazione del buon senso che un popolo non possa accettare, purché tu lo convinca che la colpa è sua. E il metodo è semplice: basta un po’ di sana supercazzola.

Sentite ad esempio l’intervento di Andrea Giuricin a “Cominciamo bene”, mercoledì scorso: “Dall’entrata nell’euro l’Italia ha avuto un bonus del 6% annuo del Pil… quasi 100 miliardi di euro l’anno, grazie agli interessi più bassi”. Però! Cominciamo proprio bene…

Certo che siamo veramente stati imperdonabili! Sprecare un regalo simile! Dall’Europa ci arrivavano tutti questi euro, e noi cosa facevamo? Da quei selvaggi che siamo, che siamo sempre stati, che sempre saremo, li gettavamo nel cratere dell’Etna, in un immenso sacrificio rituale alla divinità pagana dello Spreco. E allora ce la meritiamo la crisi, l’Imu, lo spread, la svendita all’estero delle nostre aziende, ecc. Penitenziagite!

Solo che questi sono numeri in libertà, come si fa presto a verificare: sono una supercazzola meno divertente di quelle del conte Mascetti, che almeno aveva la lingua sciolta. Ragioniamo, si fa presto.

Il periodo di riferimento è evidentemente quello prima della crisi, il periodo nel quale i tassi sono scesi: diciamo dal 1999 al 2007. Siccome in quel periodo il rapporto debito/Pil è stato di poco superiore al 100%, dire che abbiamo risparmiato il 6% del Pil in conto interessi significa dire che senza euro i tassi di interesse sarebbero stati più alti di circa il 6% rispetto allo storico. Ora, fra il 1999 e il 2007 il tasso di interesse medio sul debito si è situato attorno al 5%, e quindi Giuricin ci sta dicendo che, in assenza di euro, questo tasso si sarebbe collocato attorno al 5%+6%=11%.

Uno scenario spaventoso, ma soprattutto ridicolo.

Tassi di interesse a questo livello (fra il 10% e l’11%) in Italia sono stati raggiunti solo negli anni ’80 e primissimi anni ‘90. Attenzione: mi riferisco al costo medio effettivo del debito, cioè alla spesa per interessi divisa per lo stock di debito. Certo che in qualche mese qualche particolare tipo di titolo è arrivato magari anche al 20% o oltre. Ma il debito non è composto da un solo tipo di titolo, e gli interessi pagati non sono tutti commisurati al risultato dell’ultima asta. Un confronto sensato deve essere riferito al costo medio effettivo, che negli anni ’80 andò dal 13.9% del 1982 al 9.6% del 1988.

Solo che negli anni ’80 l’inflazione in Italia si era spinta anche oltre il 20%, con una media attorno al 10%, in seguito allo shock petrolifero del 1979 e a un costante apprezzamento del dollaro fino al 1986. I tassi di interesse erano elevati in tutto il mondo, non molto distanti da quelli italiani, con una media pari a circa il 9% (li calcolo come media dei tassi di interesse sui titoli a lungo termine di Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Germania).

Ma dal 1999 al 2007 (il periodo del famigerato “dividendo”) la situazione era ben diversa: l’inflazione in Italia era al 2.3% in media, con tassi d’interesse mondiali attorno al 3.7%. Lo scenario controfattuale proposto dai luogocomunisti, con tassi all’11% per l’Italia se fosse rimasta fuori dall’euro, è avulso dalla realtà. Esso non tiene conto della situazione dei mercati internazionali nel decennio appena trascorso: i risparmi accumulati da alcune economie emergenti determinavano (e tuttora determinano) una notevole offerta di liquidità a livello globale. È l’eccesso di risparmio globale, descritto da Ben Bernanke nel 2005, che ha contribuito all’abbassamento del costo del denaro in tutto il mondo.

Questo è stato il vero dividendo.

E infatti tassi d’interesse sul debito pubblico attorno all’11% si sono registrati solo in economie relativamente arretrate, nelle quali quindi la crescita e l’inflazione erano in genere più sostenute che in Italia: il Messico, il Botswana, il Myanmar, il Sud Africa. Ma in quel periodo nessuna economia del continente europeo, dentro o fuori dall’euro, ha avuto tassi di interesse così alti (pur nella diversità delle condizioni economiche sottostanti). È quindi un ovvio falso storico dire che se fossimo rimasti fuori dall’euro avremmo avuto tassi più alti di chi fuori dall’euro c’era, e magari era anche (purtroppo) in condizioni non migliori delle nostre. Assimilare l’Italia al Myanmar, euro o non euro, è un’operazione, come dire, piuttosto ardita.

Ma sappiamo già che al luogocomunista non difetta il coraggio delle altrui opinioni, soprattutto quando si tratta di denigrare il proprio paese. E in questo caso di coraggio ce ne vuole proprio tanto. Onore al merito.

Sin qui l’intervento di Alberto Bagnai sul Foglio Quotidiano…

In effetti altro che dividendo dell’ euro, tra Greenspan e Bernanke, le “put” degli esaltati del monetarismo eccellente hanno spopolato in questi anni.

La leggendaria Greenspan put il cui testimone è stato preso da Bernanke, era ed è una sorta di droga che la Federal Reserve fornisce da ormai oltre una decina di anni ai mercati finanziari, una droga che trovava il suo massimo effetto attraverso la continua riduzione dei tassi d’interesse e persistenti iniezioni di liquidità ad ogni crisi di astinenza dei mercati…altro che dividendo dell’euro!

Ovviamente l’economista Andrea Giuricin che troverete inserendolo in Google, per pura coincidenza nella casa delle idee per il libero mercato ovvero l’Istituto Bruno Leoni, sostine che …

“Dall’entrata nell’euro l’Italia ha avuto un bonus del 6% annuo del Pil… quasi 100 miliardi di euro l’anno, grazie agli interessi più bassi”.

So che la ciurma di Icebergfinanza ama grafici e dati più di mille parole… quindi state sintonizzati!

Andiamo a vedere come è andata in realtà in questi anni prendendo spunto dal lavoro apparso sul sito del Ministero delle Finanze a meno che anche questo non si da catalogarsi come un sito telebano secondo il pensiero dei pasdaran dello Stato minimo…





Ma se già si pagava intorno al 6 %, di quale bonus o dividendo abbiamo beneficiato… visto che i tassi neanche con il viagra di Greenspan sarebbero risaliti al livello dei primi anni ’90.

Non dimenticate che si parla di default italiano solo dallo scorso anno e la media non riesce a salire sopra il 5 % neanche con tutto il casino creato in questi ultimi mesi!

E dove sarebbero i leggendari 100 miliardi all’anno del mitico Giuricin se per quest’anno facciamo fatica a superare a mala pena gli 80 miliardi….

Il Def cifra al 5,3% del Pil l’ammontare della spesa per interessi nel 2012, contro il 4,9% del 2011. In soldoni, si tratta di 80,7 miliardi, in aumento rispetto ai 74,4 miliardi del 2011. Nel 2013 si dovrebbe toccare quota 85,1 miliardi (il 5,4% del Pil). di Dino Pesole – Il Sole 24 Ore – leggi su 24o.it/ZLLEc

Che dire non vi sembra come sparare sulla Croce Rossa!

Ma ascoltate cosa scrive il mitico Giuricin su ChicagoBlog chiedendosi se il nostro Paese porterà i libri in tribunale…

Per queste due ragioni lo spread continua a rimanere a livelli elevati, ma vi è un altro fattore esterno che è altrettanto preoccupante: la tenuta dell’Euro.

La moneta unica può funzionare solo se i paesi che ve ne fanno parte vanno più o meno nella stessa direzione. Dal momento della creazione dell’Euro non è stato così, anzi. Alcuni paesi come la Grecia o l’Italia hanno continuato con politiche di spreco pubblico, mentre nei paesi del Nord Europa si è deciso di fare le riforme necessarie per ridare fiato all’economia.

Ora ci troviamo di fronte ad un bivio importante. Euro o non Euro? L’uscita dell’Euro non conviene a nessuno, dato che anche la Germania vedrebbe una caduta del Pil del 10 per cento il primo anno dopo la caduta della moneta unica.

Addirittura una caduta del 10 % del PIL non ci sono riusciti neanche con il fallimento della Lehman Brothers a far collassare la Germania cosi tanto…



Ancora più difficile sarebbe la situazione italiana con la svalutazione della “nuova Lira” e inflazione al 30 per cento con perdita del potere d’acquisto delle famiglie dello stesso ordine di grandezza.

Inflazione al 30 % wow….chi offre di più, inflazione o svalutazione non importa!

La disoccupazione salirebbe verso il 20 per cento, il doppio di adesso e vi sarebbe un crollo dell’economia. Cosa fare dunque di fronte alla forte recessione e al debito così elevato? (…)

È necessario riprendere il cammino delle liberalizzazioni in primo luogo e abbattere il debito pubblico, i problemi che fanno davvero paura ai mercati.

Bene non serve aggiungere altro, dopo lo Stato minimo avremo lo Stato defunto!

A breve vi comunicheremo il giorno e l’ora del funerale dello Stato italiano, morto per insufficienza da dividendo dell’euro!  Pace all’anima sua!

Ah dimenticavo! Se almeno Voi non ci date una mano a diffondere tra amici e parenti, giornali on line e forum, queste informazioni, queste notizie la Consapevolezza servirà poco o a nulla!

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