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by Claudione

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2014 11:10
15/06/2013 17:17
 
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Non è più il tempo di scrivere due righe tanto per scrivere, due righe per fare analisi di dove andrà l’economia, dove andranno i mercati, non è più il tempo dell’attesa, non quello delle belle parole, non è più il tempo dei deboli di cuore e di stomaco!
Si può discutere a lungo di come in decenni sciacalli e speculatori politici italiani hanno distrutto questo paese con la felice connivenza in parte del popolo che li ha votati e rivotati sino alle estreme conseguenze, delle responsabilità di un popolo e di altre fesserie, ma oggi c’è un limite, un limite tracciato dalla storia che sta per essere passato.
Ieri il solito Schauble al quale probabilmentela vita non ha riservato tante fortune, se non quella di potersi oggi sfogare sugli altri per le proprie disgrazie ha proseguito la triste e paranoica cantilena alemanna… nein, nein, nein!
Non sto qui a ripetervi le enormi responsabilità tedesche in questa crisi ma c’è un limite a tutto e non importa se i nipotini di zio adolfo sono in campagna elettorale.
Prima di andare oltre sintetizzo per tutti coloro che non masticano minimamente economia che la storia e l’evidenza empirica insegna che senza investimenti statali nel bel mezzo di una crisi di debito privato, provocata dalle banche, una debt deflation generalizzata non c’è scampo e che un’alta e feroce tassazione, l’austerità come insegna la storia della Repubblica di Weimar ma non solo sono l’anticamera dell’inferno.
E’ importante non dimenticare nome e cognomi di quelli imbecilli che in parlamento hanno votato ad occhi chiusi la trappola del Fiscal Compact che invece il Bundesrat l’organo attraverso il quale i Lander partecipano al potere legislativo e all’amministrazione dello Stato Federale sta osteggiando e bloccando e noi invece che facciamo la inseriamo addirittura nella costituzione, una trappola demenziale e mortale!
È un lungo e accurato ragionamento, sulla fiducia recuperata, sugli sforzi fatti finora, sui rischi corsi dall’eurozona, quello che propone Wolfgang Schäuble prima di dire ancora una volta no. L’Italia chiede il calcolo degli investimenti fuori dal deficit, e il ministro delle Finanze tedesco replica: questa strada “è sbagliata”. Il paese si trova in una “situazione economica sensibile”, conviene, commentando i dati Istat sugli effetti della recessione. E accoglie l’allarme sulla disoccupazione giovanile: questa piaga dell’Italia e di tanti paesi dell’Ue è una “sfida per tutti noi”. Schaeuble, però, legge il problema italiano come una deriva prodotta da errori di lungo corso: crescita debole, accumulo del debito pubblico, perdita di competitività. E dunque non c’è alternativa, la via è unica: “è decisivo per un forte e soprattutto duraturo effetto sulla crescita e sull’occupazione, un’ulteriore veloce coerente applicazione delle riforme strutturali”. Nella consapevolezza che gli effetti non sono immediati: come non lo furono in Germania, sul mercato del lavoro. Quindi, piena fiducia nel governo di Enrico Letta, e nel fatto che seguirà il solco di Mario Monti. “I rapporti fra il governo italiano e quello tedesco sono di piena fiducia e molto buoni”, chiarisce tentando di mettere la parola fine alle polemiche che acuiscono l’attrito fra i due Paesi. E con ottimismo liquida l’ultima minaccia di Silvio … (Sole24Ore)
Vedi caro Wolfgang non girarci troppo intorno, non ho voglia di ripetere le menzogne che state raccontando ai vostri concittadini, tu stai facendo in maniera egregia il tuo sporco lavoro di speculatore politico per continuare a favorire il tuo Paese come è giusto che sia, per permettere alle vostre aziende di raziare la nostra creatività e fantasia che Voi neanche vi sogna, il nostro tessuto industriale e commerciale, il problema non è solo Silvio o la massa di ignoranti che siede in Parlamento e non sa fare altro che riempirsi la bocca di più europa senza sapere di cosa si parla e senza fare nulla per imporre alla Germania il rispetto della sovranità di ogni Paese, il problema è che se si tira troppo la corda per due voti, prima o poi saranno 60 milioni di italiani il vostro problema.
Ma andiamo avanti. Ricordate la semplice formula empirica secondo la quale per ogni dollaro di tasse se ne hanno tre in meno di spesa aggregata?
Non sto qui a rifarvi la lezione tanto oggi non frega più nulla a nessuno di evidenze fondamentali, si lavora solo di fantasia, si lavora solo con il cervello ofuscato dai vari fiscal compact, pareggi di bilanci e doppi pacchi e contropacchetti, ma vi prego se incontrate questo signore, ricordateglielo…
Dunque l’Iva aumenterà. Ormai è quasi una certezza. Balbettante, in Senato, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, ha dovuto ammettere che otto miliardi di euro per evitare l’aumento dell’aliquota di luglio e per abolire l’Imu sulla prima casa, non ci sono. Queste risorse “non sono rinvenibili” nel bilancio dello Stato.
Le cose sono andate peggio di quanto il ministro si aspettava. Inaspettato è stato il calo del 7% del gettito Iva che ha fatto suonare un campanello di allarme sulla tenuta del gettito fiscale. Inaspettato è stato il colpo di coda della crisi finanziaria. Saccomanni puntava ad un calo dello spread di 100 punti con l’uscita dall’Italia dalla procedura di deficit eccessivo. Lo spread oggi è risalito fino a quota 290, oltre il limite fisiologico indicato dall’ex premier Mario Monti come coerente con la situazione economica del Paese. Nessuno dei problemi che c’era qualche mese fa è scomparso. In questa situazione qualsiasi manovra sull’Iva diventa pericolosa.Huffingtonpost.it
Ovviamente se inaspettato è stato il calo del 7 % dell’IVA allora si aumenta l’IVA … grandiosoooo!
Adam, Adam Smith dove seiiiiiiiiii, qui stanno massacrando i clienti del macellaio e del panettiere, non ci arrivano!
I quattro miliardi di gettito annuo aggiuntivo che è previsto dovranno arrivare dall’aumento dell’aliquota, sono già iscritti a bilancio. E, soprattutto, sono una “clausola di salvaguardia” chiesta dall’Europa, uno dei compiti a casa imposti a Roma tramite il governo Monti nel momento peggiore della crisi dello spread. Quei quattro miliardi non possono essere semplicemente cancellati. Se si vuole agire, bisogna trovarli da qualche altra parte. Il problema è dove.
Perchè Saccomanni non racconta che nella prima parte dell’anno in questa depressione made in Italy, le entrate hanno tenuto grazie alla lotta all’evasione e non certo grazie alle tasse il cui gettito è sensibilmente calato? Quanto tempo ancora serve agli evasori, compresi gli amici degli amici per trasferire soldi dalla Svizzera all’Asia, prima che qualche buonanima si occupi della pratica Svizzera ma non solo.
Non prendiamoci in giro per favore!
L’augurio è che Letta vada sino in fondo e non si faccia mettere i piedi sulla testa da questi paranoici weimariani, soprattutto sul lavoro e sui giovani, diversamente il tempo è scaduto!

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